Il western diverso di Ed Harris
Virgil Cole e Everett Hitch non sono uno sceriffo e un vice-sceriffo normali.
Pistoleri fenomenali dalla parte della legge, possiedono l’ironia di Butch Cassidy e Sundence Kid piuttosto che incarnare il modello del cow-boy virile tutto d’un pezzo alla John Wayne.
A dare il volto a questi due straordinari personaggi sono Ed Harris, anche regista e produttore della pellicola, e Viggo Mortensen, che mostra la sua ennesima incredibile trasformazione.
Per parlare di questo western atipico, divertente e appassionante, che comprende nel cast anche i premi Oscar Jeremy Irons e Renée Zelwegger, sono giunti al Festival Internazionale del Film proprio Harris e Mortensen.
L’attore alla sua seconda regia – la prima è “Pollock” – ha spiegato che l’ironia dei personaggi e dei dialoghi deriva all’85% dal libro “Appaloosa” scritto da Robert B. Parker e per il resto da idee proposte da Mortensen e da Irons. Interessante come i momenti migliori del film siano proprio i dialoghi tra i due protagonisti, spesso costituiti da una comunicazione non verbale giocata tutta sugli sguardi davvero irresistibile.
Altro aspetto singolare della pellicola è il personaggio femminile, Allie, una donna decisamente poco perbene, distante dal modello della fanciulla indifesa devota al suo uomo.
Harris ha spiegato che ha cercato di rappresentare in maniera onesta una donna di quel tempo, non voleva una semplice vedova manipolatrice, ma una donna che lotta con tutti i mezzi di cui dispone per andare avanti.
A Mortensen è stato chiesto invece se preferisce recitare in film dall’alto budget o in pellicole d’autore e l’attore ha risposto che: “Un buon lavoro è un buon lavoro, non si possono fare classificazioni, dipende dal regista, se è bravo oppure no”.
Sia Mortensen che Harris hanno basato le loro carriere su personaggi drammatici e questa è una delle prime volte in cui entrambi si cimentano con ruoli più ironici; interrogato sull’argomento, Harris ha affermato che: “Uno dei miei attori preferiti è Paul Newman, che se n’è andato poco tempo fa, e di lui mi piaceva soprattutto la vena ironica. In effetti vorrei aver avuto più ruoli di questo tipo”.
Sul lavoro fatto insieme i due attori hanno rivelato che tra loro non solo c’è una stima reciproca, ma anche una vera e propria amicizia, nata sul set di “History of Violence” di David Cronenberg.
Harris ha rivelato di aver elaborato alcuni aspetti del suo personaggio in base alle caratteristiche di quello interpretato da Mortensen, facendo in modo che i due ruoli si completassero a vicenda.
Mortensen invece ha studiato a fondo il libro e la sceneggiatura, arricchendo la sua preparazione visionando foto d’epoca e i vestiti di quel periodo, immedesimandosi completamente nel ruolo di un uomo del west di fine ottocento.
Un incontro interessante, così come il film, uno dei più amati dal pubblico al Festival di Roma.
Pubblicato su Cineforme.
Virgil Cole e Everett Hitch non sono uno sceriffo e un vice-sceriffo normali.
Pistoleri fenomenali dalla parte della legge, possiedono l’ironia di Butch Cassidy e Sundence Kid piuttosto che incarnare il modello del cow-boy virile tutto d’un pezzo alla John Wayne.
A dare il volto a questi due straordinari personaggi sono Ed Harris, anche regista e produttore della pellicola, e Viggo Mortensen, che mostra la sua ennesima incredibile trasformazione.
Per parlare di questo western atipico, divertente e appassionante, che comprende nel cast anche i premi Oscar Jeremy Irons e Renée Zelwegger, sono giunti al Festival Internazionale del Film proprio Harris e Mortensen.
L’attore alla sua seconda regia – la prima è “Pollock” – ha spiegato che l’ironia dei personaggi e dei dialoghi deriva all’85% dal libro “Appaloosa” scritto da Robert B. Parker e per il resto da idee proposte da Mortensen e da Irons. Interessante come i momenti migliori del film siano proprio i dialoghi tra i due protagonisti, spesso costituiti da una comunicazione non verbale giocata tutta sugli sguardi davvero irresistibile.
Altro aspetto singolare della pellicola è il personaggio femminile, Allie, una donna decisamente poco perbene, distante dal modello della fanciulla indifesa devota al suo uomo.
Harris ha spiegato che ha cercato di rappresentare in maniera onesta una donna di quel tempo, non voleva una semplice vedova manipolatrice, ma una donna che lotta con tutti i mezzi di cui dispone per andare avanti.
A Mortensen è stato chiesto invece se preferisce recitare in film dall’alto budget o in pellicole d’autore e l’attore ha risposto che: “Un buon lavoro è un buon lavoro, non si possono fare classificazioni, dipende dal regista, se è bravo oppure no”.
Sia Mortensen che Harris hanno basato le loro carriere su personaggi drammatici e questa è una delle prime volte in cui entrambi si cimentano con ruoli più ironici; interrogato sull’argomento, Harris ha affermato che: “Uno dei miei attori preferiti è Paul Newman, che se n’è andato poco tempo fa, e di lui mi piaceva soprattutto la vena ironica. In effetti vorrei aver avuto più ruoli di questo tipo”.
Sul lavoro fatto insieme i due attori hanno rivelato che tra loro non solo c’è una stima reciproca, ma anche una vera e propria amicizia, nata sul set di “History of Violence” di David Cronenberg.
Harris ha rivelato di aver elaborato alcuni aspetti del suo personaggio in base alle caratteristiche di quello interpretato da Mortensen, facendo in modo che i due ruoli si completassero a vicenda.
Mortensen invece ha studiato a fondo il libro e la sceneggiatura, arricchendo la sua preparazione visionando foto d’epoca e i vestiti di quel periodo, immedesimandosi completamente nel ruolo di un uomo del west di fine ottocento.
Un incontro interessante, così come il film, uno dei più amati dal pubblico al Festival di Roma.
Pubblicato su Cineforme.
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