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mercoledì 18 febbraio 2015

The Honourable Woman: 10 curiosità sulla serie con Maggie Gyllenhaal

Scopriamo qualcosa in più su The Honourable Woman, mini-serie in otto episodi creata da Hugo Blick con protagonista Maggie Gyllenhaal nei panni di Nessa Stein, ruolo per cui ha vinto il Golden Globe, potente nobildonna anglo-israeliana invischiata in un intrigo internazionale sullo sfondo del conflitto israelo-palestinese. Dal 17 febbraio su Sky Atlantic.



Capelli corti, abiti impeccabili, gesti eleganti e parole sempre misurate: Nessa Stein (Maggie Gyllenhaal) si muove sinuosamente tra la gestione dell’azienda di famiglia, ex fabbrica di armi convertita in industria per lo sviluppo delle comunicazioni, una dimensione privata scandita da numerosi impegni mondani e il rapporto con il fratello Ephra (Andrew Buchan). Una vita apparentemente perfetta, cui si aggiunge il titolo di “Baronessa di Tilbury della contea dell’Essex“, ma che nasconde più di un segreto terribile: ventinove anni prima, quando Nessa e Ephra erano ancora molto piccoli, il padre, un rifugiato israeliano a Londra, è stato ucciso davanti ai loro occhi. Misteriosi sono anche i rapporti tra i due fratelli: ereditata l’azienda di famiglia, in principio è Ephra a gestirla, poi sostituito da Nessa, che cerca di darle una nuova pelle, concentrandosi sulla diffusione della fibra ottica in Palestina piuttosto che sul fabbricare armi. Quando però il vincitore di un importante appalto, il palestinese Samir Meshal, viene trovato morto, Nessa si trova invischiata in un complotto internazionale che coinvolge Israele, Palestina e l’M16, i servizi segreti inglesi. 

Creata da Hugo Blick, sia sceneggiatore che regista di tutti gli otto episodi, The Honourable Woman, miniserie prodotta da BBC Two, in America è stata accolta con lodi e riconoscimenti, compreso il Golden Globe alla migliore attrice in una mini-serie tv a Maggie Gyllenhaal, protagonista assoluta, che regge su di sé tutte le otto ore di durata, creando un personaggio complesso che si scopre al pubblico lentamente con il procedere dell’azione, e che, da americana nata a New York, sfodera un perfetto accento inglese, oltre che degli abiti impeccabili che oltre oceano hanno fatto impazzire le riviste di moda. 

Scopriamo qualcosa di più su The Honourable Woman, dal 17 febbraio in onda su Sky Atlantic, canale 110 di Sky, con un doppio appuntamento a partire dalle 21:10. 


1. IL COPIONE 



Hugo Blick, sceneggiatore e regista di The Honourable Woman, per convincerla ad accettare il ruolo di Nessa, ha mandato a Maggie Gyllenhaal la sceneggiatura di tutti gli otto episodi della mini-serie, un fatto inusuale per la tv. L’attrice è rimasta subito colpita dalla sceneggiatura e ha voluto prendere parte al progetto assolutamente, anche se ha due bambini piccoli e ha dovuto portarli a Londra e in Marocco per cinque mesi: “Ho fatto di tutto per non accettare, ma è stato impossibile: non riuscivo a smettere di leggere i copioni, sono così insolitamente fenomenali! Non avevo mai letto niente di simile prima: è un mix perfetto di thriller e profonda umanità” ha dichiarato in un’intervista. 


2. TRE MESI DI RIPRESE IN TRE CONTINENTI 



Le riprese di The Honourable Woman si sono svolte in tre mesi, da luglio a settembre 2013, in tre continenti differenti: i set sono stati allestiti a Londra e nel Kent, in Marocco e negli Stati Uniti. 


3. L’ACCENTO INGLESE 



Maggie Gyllenhaal è nata a New York, ma in The Honourable Woman interpreta una donna anglo-israeliana e sfoggia un perfetto accento inglese: l’attrice ha potuto contare per il ruolo sui suoi studi giovanili alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra e ha ammesso, durante un’intervista, di adorare l’accento inglese. 


4. UN GUARDAROBA IMPECCABILE 



In America pubblico e riviste di moda sono impazziti per il look di Maggie Gyllenhaal in The Honourable Woman: il suo personaggio, Nessa Stein, sfoggia un guardaroba cento per cento british style, composto da completi di Stella McCartney dalle linee semplici ed eleganti, cappotti di Mulberry e sottovesti di Bodas. L’attrice ha dichiarato che il guardaroba di Nessa l’ha aiutata a entrare in connessione con il ruolo: “I vestiti sono sempre la chiave d’accesso al personaggio”, ha detto in un’intervista, mentre il costumista della serie, Edward K Gibbon, ha affermato: “I vestiti contano: quelli di Nessa esprimono il suo rapporto con il potere”. 


5. HUGO BLICK E BATMAN 



Il regista, sceneggiatore e produttore Hugo Blick, che ha scritto e diretto tutti gli otto episodi di The Honourable Woman, è stato anche attore e ha esordito nel film Batman diretto da Tim Burton nel 1989: Blick interpretava il giovane Jack Napier, che in seguito diventa il Joker, colui che introduce la frase di culto “Hai mai danzato col diavolo nel pallido plenilunio?” e uccide i genitori di Bruce Wayne. 


6. IL VERO NOME DI MAGGIE GYLLENHAAL 



Il vero nome di Maggie Gyllenhaal non è Margaret, come molti credono, ma Margalit Ruth Gyllenhaal: Margalit è un nome ebraico che significa perla. 


 7. LE NOBILI ORIGINI DI MAGGIE GYLLENHAAL 



Maggie Gyllenhaal appartiene a una famiglia di artisti di New York: sua madre è la sceneggiatrice Naomi Foner, suo padre è il regista Stephen Gyllenhaal e suo fratello è l’attore Jake Gyllenhaal. I Gyllenhaal discendono da una nobile dinastia svedese. 


8. MAGGIE GYLLENHAAL E IL SESSO 



In molti dei suoi lavori, Secretary e Hysteria su tutti, Maggie Gyllenhaal si è trovata a interpretare personaggi che hanno molto a che fare con il sesso: The Honourable Woman non fa eccezione, come ha commentato l’attrice: “Le persone spesso mi chiedono se mi sento attratta da film in cui c’è molto sesso: tutti sono interessati al sesso. Mi piace esplorare tutti gli aspetti dell’essere umano”. 


9. IL GOLDEN GLOBE 



Per la sua interpretazione in The Honourable Woman, lo scorso 11 gennaio Maggie Gyllenhaal ha vinto il Golden Globe come migliore attrice in una mini-serie televisiva. In precedenza l’attrice era stata nominata due volte ai Golden Globes: nel 2003 per il film Secretary di Steven Shainberg e nel 2006 per SherryBaby di Laurie Collyer. Nel 2010 era stata inoltre nominata al premio Oscar come migliore attrice non protagonista nel 2010 per la sua interpretazione in Crazy Heart di Scott Cooper, insieme al suo compagno di set Jeff Bridges, che quell’anno ha vinto il premio come migliore attore protagonista. 


10. L’IMPEGNO POLITICO 



In The Honorable Woman Maggie Gyllenhaal interpreta un personaggio che si trova a dover fronteggiare in prima persona il conflitto israelo-palestinese: nella vita privata si è esposta politicamente in diverse occasioni, soprattutto contro la guerra in Iraq, che ha definito un conflitto cominciato “in nome del petrolio e dell’imperialismo” e ha partecipato alla campagna “Artists United to Win Without War”. Nel 2004, insieme al fratello, ha supportato John Kerry alle elezioni presidenziali mentre nel 2008 si è schierata in favore di Barack Obama. Tutta la famiglia Gyllenhaal sostiene inoltre la campagna American Civil Liberties Union (ACLU) e l’organizzazione no-profit Witness, che attraverso internet, denuncia le violazioni dei diritti umani.


domenica 15 febbraio 2015

1992, la serie su Mani pulite: tra Gomorra e Romanzo Criminale

Presentata in anteprima mondiale al Festival di Berlino, 1992, serie ideata da Stefano Accorsi che racconta, sullo sfondo della Milano degli anni ’90 segnata da Tangentopoli, la vita di sei personaggi che accompagnano lo spettatore attraverso un anno cruciale per l’Italia. In onda dal 24 marzo su Sky Atlantic



17 febbraio 1992: il pool della Procura della Repubblica di Milano, guidato dal magistrato Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi), coglie in fragranza di reato l’ingegnere Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro del Partito Socialista Italiano, con ancora in mano una tangente di sette milioni di lire. Nella squadra di Di Pietro c’è anche Luca (Domenico Diele), poliziotto appena entrato nel team, che ha delle forti motivazioni personali: il suo obiettivo è incastrare anche un altro imprenditore di Milano, Michele Mainaghi (Tommaso Ragno), colpevole di avergli rovinato la vita. 

Comincia così 1992, serie in dieci puntate prodotta da Sky Atlantic HD e Wildside, in collaborazione con La7, che racconta un anno fondamentale per la storia italiana, in cui, grazie allo scandalo di Mani pulite, che ha portato poi alla scoperta di Tangentopoli, ha scoperchiato una trama fitta di corruzione intrecciata a diversi livelli, che univa politica, economia, spettacolo e comunicazione. Nata da un’idea di Stefano Accorsi, la serie, scritta da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, sceglie di raccontare il cambiamento politico e culturale di quegli anni lasciando le indagini e i personaggi reali sullo sfondo, puntando invece l’obbiettivo su dei protagonisti di finzione, che portano su di sé la responsabilità di raccontare diversi elementi fondamentali dell’Italia di venti anni fa, che hanno portato al paese di oggi. 

Oltre a Luca, una delle 60mila vittime del sistema di appalti sanitari truccati, che portò all’epoca alla diffusione dell’HIV a causa di una partita infetta di sacche di sangue per la trasfusione, c’è anche Veronica (Miriam Leone), aspirante soubrette che si lega all’imprenditore Mainaghi per ottenere la conduzione di Domenica In, incarnando così una delle capostipite del sistema marcio del mondo dello spettacolo italiano, venuto poi a galla nel 2006 con l’inchiesta Vallettopoli. Significativo anche il personaggio di Pietro Bosco (Guido Caprino), ex militare di istanza in Afghanistan rimandato in patria con disonore, che si lancia in politica con il nascente partito della Lega Nord

A unire i destini di tutti i personaggi è la figura carismatica e ambigua di Leonardo Notte (Stefano Accorsi), ex sessantottino ora esperto di pubblicità, che sa essere estremamente persuasivo scavando nelle debolezze e nei desideri delle persone, chiamato a individuare una figura vincente da lanciare in politica per oscurare lo scandalo di Mani pulite. Da eminenza grigia che percorre i corridoi del potere senza però mai mostrare il volto in prima persona, Notte è una figura inquietante e allo stesso tempo affascinante, che precorre i tempi e cavalca l’onda del cambiamento, cercando contemporaneamente di lasciare tutto immobile e immutabile. Un personaggio complesso e sfaccettato, che, secondo la stessa ammissione degli autori, si ispira al Don Draper di Mad Men, incarnato con la giusta convinzione da Accorsi, alla sua migliore interpretazione degli ultimi anni. 

Inevitabile il confronto con Gomorra e Romanzo Criminale, le altre due serie evento prodotte sempre da Sky, che raccontano periodi diversi della storia italiana: collocandosi esattamente a metà tra gli anni ’70 della Banda della Magliana e la Scampia moderna, la Milano anni ’90 di 1992 è l’anello di congiunzione tra le due serie, non solo temporalmente, ma anche geograficamente, mostrando un mondo che è meno violento della Napoli dei camorristi o dei criminali di Roma, ma che è forse più destabilizzante, nascondendo corruzione e violenza in ambienti apparentemente irreprensibili e onesti, in cui i corrotti indossano cravatte e uccidono a colpi di mazzette. 

Impeccabile il lavoro di ricostruzione storica, non solo per quanto riguarda scenografie e costumi, ma soprattutto per l’utilizzo intelligente della musica, cui si aggiungono le composizioni originali di Davide “Boosta” Dileo, tastierista e fondatore dei Subsonica, e dei programmi televisivi dell’epoca: spezzoni di Non è la Rai, Casa Vianello e Domenica In riescono a raccontare il periodo molto più dei dialoghi. Convincente anche la regia di Giuseppe Gagliardi, già autore del film Tatanka, che sta addosso ai suoi personaggi non lasciandoli nemmeno un minuto, inquadrandoli da vicino e spesso scomponendo i loro volti in semplici occhi, orecchie e bocche, rendendoli così i frammenti di una generazione intera. 

Progetto ambizioso, 1992 è nato, secondo le intenzioni degli autori, come il primo tassello di una trilogia, che, se sarà confermata, arriverà fino al 1994. La prima stagione, presentata in anteprima al Festival di Berlino, debutterà in Italia, e contemporaneamente in Gran Bretagna, Germania, Irlanda e Austria, il prossimo 24 marzo su Sky Atlantic HD.


mercoledì 30 aprile 2014

Gomorra – La serie: il volto spietato e oscuro della nuova tv italiana

Il 6 maggio, in anteprima mondiale, arriva su Sky Atlantic, canale 110 di Sky, “Gomorra – La serie”, il kolossal televisivo in 12 episodi ispirato all’omonimo romanzo di Roberto Saviano e diretto dal tris di registi formato da Stefano Sollima, Francesca Comencini e Claudio Cupellini 



Nel 2006 il romanzo d’esordio del giornalista Roberto Saviano intitolato "Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra", affresco del mondo criminale ed economico delle famiglie camorriste di Napoli, Casal di Principe e San Cipriano D’Aversa, diventò immediatamente un fenomeno letterario e un caso pubblico, vendendo milioni di copie in tutto il mondo e facendo diventare il suo autore una delle figure più in vista nel campo dell’informazione italiana e non solo. Due anni dopo il regista Matteo Garrone trionfava a Cannes con il film tratto dal romanzo, vincendo il Grand Prix della Giuria e ottenendo gli elogi di personalità quali Martin Scorsese, rimasto affascinato dalla pellicola del regista romano. 

Con queste premesse di successo consolidato e fama arriva ora "Gomorra – La serie", kolossal televisivo in 12 puntate ispirate al romanzo di Saviano, prodotte da Sky Atlantic in collaborazione con Cattleya, Fandango, La7 e Beta Film, che segna un esperimento produttivo unico nel panorama televisivo italiano. Ideata da Stefano Sollima, che ha scritto la sceneggiatura insieme a Stefano Bises e allo stesso Roberto Saviano, la serie trae spunto dal romanzo originale riprendendone le atmosfere e i temi ma concentrandosi su storie e personaggi completamente originali. Nella serie vediamo avvicendarsi i giochi di potere della famiglia Savastano, clan di spicco della camorra campana, che recluta i suoi uomini nel quartiere di Scampia e gestisce i suoi interessi in modo calcolato e freddo, senza curarsi delle perdite umane. Protagonisti della storia sono Pietro Savastano (Fortunato Cerlino), boss tutto d’un pezzo che non esita a sporcarsi le mani in prima persona quando necessario ma che non sa dire di no al figlio Gennaro (Salvatore Esposito), viziato rampollo del clan ancora estraneo agli affari di famiglia, Imma (Maria Pia Calzone), moglie di Pietro e madre di Gennaro, e Ciro (Marco D’Amore), amico di Gennaro e soldato fidato di Pietro. 

Marco D'Amore e Salvatore Esposito


Girata nel corso di un anno prevalentemente nei territori di Napoli e Caserta, ma toccando anche altre città come Roma, Milano, Ferrara e Barcellona, “Gomorra – La serie” è una produzione che prende spunto dal sistema televisivo americano, affidando a Stefano Sollima, ideatore, sceneggiatore e regista della maggior parte degli episodi, il ruolo di showrunner e demiurgo, creando in questo modo un prodotto dal taglio autoriale e coerente, potendosi avvalere inoltre dell’apporto artistico di altri due registi di spicco del panorama cinematografico italiano: Francesca Comencini e Claudio Cupellini. La serie ha infatti la particolarità di cambiare più volte punto di vista nel corso degli episodi, facendo coincidere lo sguardo del personaggio in esame con quello di un differente autore dietro la macchina da presa: quando il centro dell’attenzione è Ciro a dirigere è Sollima, quando invece è Imma c’è la mano della Comencini e quando invece il fulcro è Gennaro interviene allora Cupellini. Grazie a questa gestione della storia e dei personaggi la serie assume la valenza di un vero e proprio romanzo che si immerge a piene mani nella realtà più oscura e sfaccettata dell’Italia, costruendo un racconto che colpisce per la sua durezza e per lo spietato realismo, sottolineato dall’uso costante del dialetto napoletano. 

Proprio di “confronto spietato col vero” ha parlato Riccardo Tozzi, presidente di Cattleya, presente alla conferenza stampa di presentazione della serie svoltasi a Roma: “Questa serie non ha bisogno del didascalismo e del buonismo che impera nella tv italiana classica” ha detto Tozzi, che ha continuato: “Non c’è però nemmeno il compiacimento nel mostrare la violenza. Il linguaggio che usiamo è nuovo e moderno e abbiamo compiuto la scelta precisa di non permettere al pubblico di identificarsi con questi personaggi che non sono mitizzati”. Uno dei fatti che più colpisce della serie è proprio questo: i personaggi sono complessi e spesso sgradevoli, mostrati nella loro quotidianità e per questo privi di quel fascino o di quell’aura di mito che avvolgeva i protagonisti di "Romanzo Criminale – La serie", altro prodotto di successo creato dallo stesso team artistico e produttivo. Ha sottolineato questo punto anche Andrea Scrosati, vice presidente esecutivo della programmazione di Sky Italia, dicendo: “Se qualcuno prova anche solo un briciolo di empatia per uno dei personaggi ha dei serissimi problemi!” ed evidenziando poi ulteriormente le differenze con “Romanzo Criminale – La serie”: “Romanzo Criminale era una storia più romanzata, un racconto in costume di fatti ormai lontani nel tempo, in cui c’era più spazio per giudizi morali e per costruire una storia più accattivante. Qui invece l’approccio è opposto: abbiamo ridotto a zero la mitizzazione dei personaggi e lavorato sulla realtà, che è molto più complessa della fiction”. 

Fortunato Cerlino


La serie scava infatti nel sottobosco della criminalità organizzata campana fornendo un punto di vista completamente crudo e spietato, come ha sottolineato Stefano Sollima: “Il punto di vista principale è quello interno: se avessimo affidato la narrazione a un poliziotto o a un giudice ci sarebbe stato già a monte un giudizio morale. Noi invece volevamo dare un quadro realistico di ciò che accade realmente tutti i giorni per le strade di quei luoghi, senza dimenticare però tutte quelle persone che sono vittime di questo sistema e che soffrono nel vedersi rappresentate da questi personaggi. E’ un racconto molto complesso”.

Grazie a un estratto video, che fa parte di una lunga intervista che andrà in onda il 29 aprile alle 22.05 su Sky Atlantic, anche Roberto Saviano ha detto la sua sulla serie, soffermandosi soprattutto sul palcoscenico in cui si svolge la vicenda, Scampia: “Il cemento di Scampia è la descrizione geopolitica di un paese” ha detto lo scrittore, che ha continuato: “Scampia non è una quinta: è un personaggio. In questa serie non c’è l’esaltazione epica dei personaggi, li vediamo per quello che sono: delle persone che vivono le loro miserie quotidiane. Non credo che ci sia pericolo di emulazione: quei fatti già avvengono. Spesso sono stato additato come sconveniente perché racconto questi fatti, mentre spesso chi è protagonista di essi non viene percepito come scandaloso: una cosa che mi sembra assurda. Con questa serie spero che la gente capisca che un libro, un film o un’opera possono davvero cambiare le cose e raccontare la verità”. 

Salvatore Esposito, Fortunato Cerlino e Maria Pia Calzone


Scrittura di alto livello, produzione che non si risparmia sui mezzi, facendo un ottimo uso di filtri e scenografie (la casa del boss protagonista è la vera dimora di una famiglia camorrista), regia curatissima e un cast di attori straordinari, che, come ha ricordato Marco D’Amore, interprete di Ciro, sono tutti provenienti da un territorio, quello campano, fucina di talenti che spesso però non hanno sbocchi, proprio per la mancanza di fondi e organizzazioni causata di riflesso anche dalla criminalità organizzata, e che meritano invece più attenzione, “Gomorra – La serie” si annuncia come una delle produzioni più interessanti nel panorama televisivo italiano e non solo: la serie è infatti stata già acquistata in più di 40 paesi ed è pronta a invadere il mercato tedesco, inglese e americano. 

“Gomorra – La serie” arriva il prossimo 6 maggio su Sky Atlantic, canale 110 di Sky, trasmessa in prima serata alle 21:10 e in seguito in chiaro su La7.




Pubblicato su TvZap.

venerdì 11 aprile 2014

Magic City: se Mad Men incontra Boardwalk Empire

Il 9 aprile arriva su Sky Atlantic “Magic City”, serie sull’ambizioso propietario di un hotel di lusso, interpretato da Jeffrey Dean Morgan, nella Miami di fine anni ’50, tra gangster, Frank Sinatra e glamour in stile età dell’oro di Hollywood 



Spiagge infuocate, piscine cristalline, donne sinuose fasciate in abiti da sogno, la voce calda e vellutata di Frank Sinatra: siamo a Miami, alla fine del 1958, Ike Evans, ambizioso proprietario del Miramar Playa, hotel di lusso della città, sta organizzando la festa per l’ultimo dell’anno. La lista degli invitati è quella delle grandi occasioni, politici, stelle di Hollywood, tutti vogliono venire a sentir cantare Frank Sinatra nel lussuoso hotel di Ike. Ma la minaccia di scioperi e intoppi spinge Ike a legarsi mani e piedi con Ben Diamond, gangster della città dai metodi non proprio ortodossi. 

Luci soffuse, bar fumosi, femme fatales dalle labbra color fuoco: questa è “Magic City”, serie tv creata dal regista e sceneggiatore Mitch Glazer, nato e cresciuto a Miami, per il canale Starz, in cui si racconta l’afosa e ambigua città della Florida attraverso gli occhi di uomini e donne della fine degli anni ’50 che sembrano usciti direttamente da un film della Hollywood dei tempi d’oro. In “Magic City” tutto è elegante e prezioso: dagli abiti scintillanti delle donne, alle auto d’epoca fino all’impressionante e dettagliata ricostruzione di interni e scenografie. Una confezione davvero sontuosa e ricercata quella di “Magic City”, che ricorda immediatamente quella di “Mad Men”, serie AMC sui pubblicitari degli anni ’60, cui si aggiunge anche la suggestione di “Boardwalk Empire”, la serie HBO ambientata ad Atlantic City durante il proibizionismo creata da Martin Scorsese, visto l’intreccio che vede protagonisti gangster e criminali. 

Jeffrey Dean Morgan è Ike Evans


Jeffrey Dean Morgan, il Denny Duquette di “Grey’s Anatomy” e John Winchester in “Supernatural”, è il volto virile e affascinante di Ike Evans, centro motore della storia, imprenditore ambizioso e disposto a tutto pur di salvare i suoi interessi; ad affiancare il protagonista una schiera di donne bellissime, a cominciare da Olga Kurylenko, che interpreta Vera, ex show girl e moglie di Ike. Nei panni del cattivo della situazione c’è Danny Huston, che dà volto a Ben Diamond, gangster che cerca di impossessarsi dell’hotel di Ike e che avrà più di un motivo per odiare la sua famiglia quando il primogenito di Evans, Stevie (Steven Strait), comincerà una relazione segreta con la sua donna trofeo, la sirena Lily (Jessica Marais). 

Relazioni torbide, tanti nudi, ricostruzione storica curatissima e attori affascinanti: la confezione di “Magic City” è impeccabile e sopperisce a una mancanza di sviluppi incisivi nella trama, puntando tutto sulla costruzione di un’atmosfera che ha la consistenza impalpabile di un sogno alcolico e fumoso, come quella del lussuoso bar del Miramar Playa hotel, con gli oblò azzurri divenuti subito simbolo della serie targata Starz. 

La prima stagione di “Magic City”, composta da otto episodi, arriva in Italia dal 9 aprile con il primo episodio, mentre i successivi andranno in onda ogni lunedì alle 21:10 a partire dal 14 aprile sul nuovo canale Sky Atlantic.


Pubblicato su TvZap.

giovedì 10 aprile 2014

The Crazy Ones: il ritorno in tv di Robin Williams

Il 10 aprile su Sky Atlantic arriva “The Crazy Ones”, commedia creata da David E. Kelley, papà di “Ally McBeal”, che fa il verso a “Med Men” e segna il ritorno in tv di Robin Williams a 30 anni da “Mork and Mindy” 



Clienti in cerca dell’immagine giusta, campagne pubblicitarie accattivanti, grattacieli con vetrate enormi, uffici arredati con gusto moderno ed essenziale: non siamo nella New York anni ’60 di “Mad Men”, ma nella Chicago contemporanea, e il pubblicitario protagonista non ha lo charme spietato del Don Draper interpretato da Jon Hamm, ma l’estro comico inarrestabile e istrionico di Robin Williams. “The Crazy Ones”, nuova commedia targata CBS, creata da David E. Kelley, papà di “Ally McBeal”, “Chicago Hope” e “Boston Legal”, già dal nome si pone come doppio ironico di “Mad Men”, il dramma della AMC creato da Matthew Weiner, raccontando da un punto di vista più leggero il mondo spietato e folle della pubblicità. 

Protagonista di “The Crazy Ones” è Simon Roberts, pubblicitario di grido dallo humor disarmante e incontenibile, interpretato dal premio Oscar Robin Williams, che grazie a questo ruolo torna in tv a 30 anni di distanza da “Mork and Mindy”, sitcom in cui interpretava un alieno che gli ha donato fama mondiale. In “The Crazy Ones” Williams è l’anti-Don Draper: i completi eleganti sono gli stessi, ma lo spirito e la follia sono agli opposti: nella serie l’attore si cimenta in balli, canti e battute a raffica, facendo sfoggio di tutta la sua fisicità e incontenibile verve comica. A tenere sotto controllo il furore comico di Williams c’è Sarah Michelle Gellar, la Buffy di “Buffy l’ammazzavampiri”, che interpreta Sydney Roberts, figlia di Simon, molto più rigida e sobria del padre, con cui gestisce l’agenzia pubblicitaria. Per stessa ammissione della Gellar, l’attrice ha letteralmente perseguitato la produzione per poter ottenere il ruolo di Sydney e così coronare finalmente il sogno di recitare accanto a uno dei suoi miti, Robin Williams. L’ammirazione della Gellar per Williams ha certamente giovato a rendere palpabile la chimica tra i due, facendo risultare credibile il particolare rapporto padre-figlia dei Roberts che diventa presto il fulcro della serie. 

Tra i due poli rappresentati da Williams e Gellar si inseriscono altri tre personaggi chiave: Lauren, interpretata da Amanda Setton, già vista in “Gossip Girl”, segretaria un po’ svampita; Andrew, che ha il volto di Hamish Linklater, Jerry Dantana in “The Newsroom”, copywriter che cerca disperatamente di entrare nelle grazie di Simon e Zach, l’attore James Wolk, che proprio in “Mad Men” ha interpretato l’ambiguo Bob, copywriter prediletto da Simon, donnaiolo e sicuro di sé. 

Gag, situazioni assurde, dialoghi al limite del demenziale, prove fisiche, balletti, cori, battute sparate a velocità impressionante e diverse guest star (come la cantante Kelly Clarkson): “The Crazy Ones” fornisce un ritratto folle e allo stesso tempo allegro di un mondo, quello della pubblicità, che offre spunti di riflessione interessanti sulle stranezze della società e allo stesso tempo bilancia l’humor esplosivo con momenti più emotivi, soprattutto grazie al personaggio interpretato dalla Gellar, in cui il rapporto tra padri e figli crea un’atmosfera più intima. 

La prima stagione di “The Crazy Ones”, composta da 22 episodi da 25 minuti l’uno, arriva in Italia su Sky Atlantic, canale 110 di Sky, a partire dal 10 aprile alle 20.15.


Pubblicato su Tvzap.
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