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domenica 11 novembre 2012

Diario di un Festival: prime impressioni



Pensavate di esservi liberati dell'ormai storico (?) Diario di un Festival di Eyes Wide Ciak!, vero? 
E invece no!
Nonostante i tagli, nonostante i cambiamenti di direttore, nonostante il forfait di Tarantino e Baz Luhrmann noi siamo ancora una volta qui, per raccontare dall'interno il Festival Internazionale del Film di Roma.

Causa problemi tecnici ci stiamo mettendo più del solito a pubblicare i video, ma a breve arriveranno anche quelli, addirittura su un canale tutto nuovo: venghino sssiori, venghino!
Questa volta niente interviste al pubblico e agli addetti ai lavori: semplicemente un racconto per immagini dei fatti salienti della giornata e qualche commento dell'accaduto.

Perché niente domande al pubblico?
Perché il Festival del nuovo direttore Marco Müller, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per la sua natura ancora ibrida tra manifestazione popolare e d'élite, presenta un grande assente: il pubblico.

In questi primi due giorni infatti all'Auditorium Parco della Musica si sono visti solo accreditati, e sono Paolo Ferrari e Marco Müller stesso a confermare la notizia: secondo i loro dati ci sono molti più accreditati ma le vendite dei biglietti sono scese del 15% rispetto alla precedente edizione.

Come mai?
La risposta forse è semplice: pochi film di grande effetto, quasi nessun incontro con il pubblico ed eliminazione della sezione Extra. Praticamente una tragedia.
Nato come festa popolare in cui il pubblico aveva finalmente la possibilità di incontrare registi e attori, il festival si sta piano piano trasformando in una manifestazione più classica, cosa che lo priva del suo fascino unico e lo mette in competizione con altri festival molto più consolidati.

La sezione Extra curata da Mario Sesti, sostituita dalla Maxxi, era l'altro grande fiore all'occhiello di Roma, e quest'anno la qualità della selezione non è all'altezza delle precedenti.

Marco Müller e la "teoria dei pantaloni"

Ad oggi, secondo giorno, non c'è un solo film che sia veramente forte.
Le cose migliori viste fino ad ora, ma senza troppo entusiasmo, sono due commedie, Main dans la main di Valérie Donzelli e Mental di P.J. Hogan, e il film di Miike.
Fatto che si spiega con l'ormai leggendario metodo di selezione di Müller e soci, descritto da Müller in persona come "la teoria dei pantaloni": pare che il buon Müller selezioni un film solo se vede che i suoi collaboratori alla fine della visione hanno i pantaloni perfettamente stirati. Perché? Perché se sono sgualciti vuol dire che durante la proiezione si sono mossi, quindi non erano presi dal film, quindi la pellicola non è buona.
Giuro che l'ha detto davvero.

La giuria per fortuna sembra più promettente: Jeff Nichols, regista dell'ottimo Take Shelter, è un presidente giovanissimo, ad affiancarlo l'attrice Valentina Cervi, il regista Timur Bekmanbetov (sì, proprio quello di Abraham Lincoln Vampire Hunter), P. J. Hogan, Leila Hatami, Chris Fujiwara e Edgardo Cozarinsky.

Jeff Nichols, presidente della giuria

Un ensemble molto variegato, che vede un regista di commedie come Hogan accanto ad uno di blockbuster trash come Bekmanbetov, che si è dichiarato "not a festival persona" e che non crede in registi che giudicano altri registi, e ad uno più impegnato come Cozarinsky che ha affermato di voler vedere film originali e che lascino qualcosa anche 2-3 ore dopo la visione.

Vedremo se nei prossimi giorni e con diverse star in arrivo, tra cui Sylvester Stallone e Jude Law, la situazione del Festival migliorerà, fatto sta che per giudicare seriamente l'operato di Müller bisognerà aspettare il prossimo anno.
Se ci sarà ancora un Festival di Roma.


mercoledì 18 luglio 2012

La leggenda del cacciatore di vampiri



La distribuzione italiana ce la sta mettendo tutta per fuorviare il pubblico e fargli credere che no, questo non è un film in cui il più famoso dei presidenti degli Stati Uniti ammazza a colpi di accetta i vampiri, ma la realtà è questa: sì, è proprio il film in cui Abrahm Lincoln ammazza ad accettate i vampiri.

Ribattezzato La leggenda del cacciatore di vampiri, Abrahm Lincoln: Vampire Hunter arriva in Italia con la sua storia talmente assurda da sembrare in un primo momento quasi geniale ma che poi, pensandoci bene, non lo è.
La storia è quella del titolo: Abrahm Lincoln, oltre ad aver fatto il falegname, il commesso, l'avvocato ed infine il presidente degli Stati Uniti, di notte, ad insaputa perfino della sua amata Mary Todd (Mary Elizabeth Winstead), andava in giro con un'accetta d'argento a decapitare vampiri.

Un'idea di Seth Grahme-Smith, autore a metà tra il comico e la demenza totale, che si è già macchiato delle sceneggiature di Orgoglio Pregiudizio e Zombi e dell'ultimo film di Tim Burton, Dark Shadows. Il sodalizio con Burton dev'essere stato così positivo - per i due, che solo Dio sa che cosa si sono fumati sul set, non per la riuscita dell'ultimo film del regista di Burbank, che con un'altra sceneggiatura sarebbe stato ottimo - da indurre il regista a produrre questo fanta-storico-horror. Peccato che le sceneggiature di Grahme-Smith, oltre a partire da spunti che sembrano quelli di quando si giocava da bambini, cosa che poi non sarebbe nemmeno negativa, presentino dei buchi impressionanti: come anche in Dark Shadows, più che a un racconto ben scritto si assiste ad una serie di scene incollate grossolanamente l'una all'altra, in cui soluzioni e passaggi sono spesso affrettati e confusi.

La regia iper-steroidea di Timur Bekmambetov, giù autore di Wanted, contribuisce a non aiutare il film: l'uso continuo di rallenty, la saturazione ostentata dei colori, le scene madri che vorrebbero spingere al massimo sul pedale dell'epica ma che creano un effetto comico involontario, rendono il film un giocattolone spinto a velocità massima su una pista che non è in grado di affrontare, facendolo deragliare inevitabilmente.
Ormai è evidente: Bekmambetov è la risposta europea a Michael Bay, con tutti i pro e i contro del caso.

Detto ciò, il film si rivela un tale concentrato di effetti speciali gratuiti, trovate esagerate, dialoghi assurdi e scene improbabili che diventa un prodotto trash godibilissimo e divertente, tanto da strappare in più occasioni sincere risate.
Forse non era nelle intenzioni degli autori, ma come prodotto comico è perfetto.

A questo punto però sarebbe interessante realizzare una risposta italiana a Grahme-Smith, realizzando pellicole del tipo: "Garibaldi Werewolf Hunter" o "Giuseppe Mazzini contro il mostro della laguna veneta".


Benjamin Walker


La citazione: "La storia predilige le leggende agli uomini"

Hearting/Cuorometro: ♥♥

Uscita italiana: 20 luglio 2012

Titolo originale: Abraham Lincoln: Vampire Hunter
Regia: Timur Bekmambetov
Anno: 2012
Cast: Benjamin Walker, Dominic Cooper, Anthony Mackie, Mary Elizabeth Winstead, Jimmi Simpson, Rufus Sewell, Marton Csokas, Erin Wasson

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