lunedì 23 febbraio 2015

Oscar 2015: vincitori, vinti e Lego




E anche quest'anno ci sono ricaduta: benché non provassi particolare interesse nel seguire questa edizione, alla fine ho fatto ancora una volta le sei del mattino per seguire gli Oscar, manifestazione criticata e snobbata dagli amanti di cinema "puri", quanto guardata con piacere colpevole e non da chi ama il mondo del cinema anche nei suoi aspetti più patinati e superficiali. Per il resto del mondo invece gli Oscar sono semplicemente un trafiletto nelle notizie del mattino dopo: anni di salute guadagnati. 

Torniamo al mio scetticismo iniziale: perché quest'anno non avevo tutta questa voglia di guardare gli Oscar? Perché secondo me, a monte, la selezione è stata quanto meno discutibile: fuori tutti i veri nomi grossi della stagione, penso a David Fincher e al suo Gone Girl, a Blackhat di Michael Mann, a Inherent Vice di Paul Thomas Anderson, a Mommy di Xavier Dolan, Turner di Mike Leigh e Maps to the Stars di David Cronenberg, e dentro una serie di film mediocri come The Imitation Game e La teoria del tutto, accompagnati da ottimi film come Birdman, Boyhood, The Grand Budapest Hotel e Whiplash, ma con nessun nome davvero folgorante in gara.

Per non parlare poi delle nomination agli attori: per fare un esempio esplicativo, l'incredibile, stupenda Jessica Chastain è rimasta senza nessuna nomination, né per A Most Violent Year né per The Disappearance of Eleanor Rigby, e quella cagna di Keira Knightley ne ha avuta una per la sua modesta parte in The Imitation Game. Capite bene che su questi presupposti è frustrante parlare di premi "ai migliori" dell'anno. 

Jessichina mia non fare quella faccia, io ti amo sempre e comunque, l'Academy non ti merita 


Nonostante questo ho fatto la nottata ancora una volta, forse più che altro a dimostrare che l'età ancora non avanza, ma soprattutto per vedere la presentazione di Neil Patrick Harris, irresistibile uomo da palcoscenico e per sempre nel mio cuore come Barney Stinson. Anche qui però ci sono state diverse note dolenti: dopo un inizio a bomba, la conduzione di Harris non è stata memorabile, anche se qui in Italia abbiamo avuto l'aggravante della traduzione simultanea degli interpreti di Sky, altri cani. Per non parlare dell'intervento di Frank Matano e Francesco Mandelli in qualità di...boh: esperti? Simpatizzanti? Poracci? Per fortuna me li sono persi e ne ho solamente letto sui social, della serie: Italia, cerchiamo sempre di peggiorare le cose. 

Infine deludente persino il red carpet: quando la meglio vestita della serata è quella bora di Jennifer Lopez, che mi sta simpatica eh, ma diciamo che non è proprio nota per essere una nobildonna, c'è decisamente qualcosa che non va. 

E quindi partiamo con il riassunto della serata: in fondo l'elenco di tutti i vincitori degli Oscar 2015


RED CARPET

Quest'anno il red carpet è stato quasi un disastro: se da Meryl Streep ci aspettiamo sempre una mise scelta un po' a casaccio, come ci ha abituato da 20 anni a questa parte, lo stesso non si può dire di bellezze come Margot Robbie o Sienna Miller, che, insieme al pluri-premio Oscar, vincono il premio di "vestito anonimo della serata", scegliendo dei veri e propri sacchi di plastica neri per sfilare sul tappeto rosso. Perché in nome del pantheon greco?! Sei una figa, sei agli Oscar, perché ti metti la busta della monnezza addosso?! Un delitto.

Meryl Streep, Margot Robbie e Sienna Miller

Un vero shock le scelte di attrici in genere eleganti e raffinate come Marion Cotillard e Nicole Kidman che, come tutte le altre colleghe palesemente costrette a fare la fame negli ultimi 15 giorni per entrare nei vestiti da sera, devono aver sublimato il loro appetito scegliendo degli abiti che ricordano il cibo:

Marion Cotillard in un Dior "polpetta di riso"


Nicole Kidman si porta in anticipo sulla Pasqua con il vestito "Gold Bunny" della Lindt

Non sono mancati i vestiti osceni: Naomi Watts si è messa addosso una saracinesca, Lorelai Linklater si è tirata addosso un secchio di vernice e Kelly Osbourne sta cercando di candidarsi ufficialmente per il ruolo di Ursula nel film in live-action di La Sirenetta.

Le peggio vestite: Naomi Watts, Lorelai Linklater e Kelly Osbourne


Quest'anno invece nella categoria "si può fare di più", che comprende vestiti non osceni ma sostanzialmente anonimi, sono rientrate diverse attrici tra cui Reese Whiterspoon, Patricia Arquette e Carrie Washington

Le pavide: Reese Whiterspoon, Patricia Arquette e Carrie Washington

Il colore predominante degli Oscar 2015 è stato il rosa antico, quasi nude, che ha reso tante attrici delle vere e proprie bomboniere, capitanate da Gwyneth Paltrow, decorata per l'occasione dal boss delle torte in persona: 

Le bomboniere: Anna Kendrick, Gwyneth Paltrow e Zoe Saldana

E per la categoria "vabbé so' inglesi, non si sanno vestire" vincono Keira Knightley, Sophie Hunter (con però al braccio l'accessorio vincente, ovvero il marito Benedict Cumberbatch), entrambe parzialmente giustificate dal fatto di essere incinte, e Felicity Jones, che non ha nessuna scusa per essersi presentata sul tappeto rosso come una meringa: 

Keira Knightley, Sophie Hunter e Benedict Cumberbatch e Felicity Jones


Passiamo quindi alla categoria "ce devo pensà, ma me sa che è no": appartenenti al gruppo Lupita Nyong'o che l'anno scorso ha vinto un Oscar per essersi spupazzata Michael Fassbender in 12 anni schiavo ma nessuno se lo ricordava e ha cercato di rinfrescare la memoria a tutti ricoprendosi di perle, Scarlett Johansson che si è tagliata i capelli come Miley Cyrus (o Veronica Pivetti versione sadomaso) e poi si è messa un albero di natale addosso (e che comunque è più magra ora che è appena diventata madre di quanto non lo sia mai stata prima, misteri) e Lady Gaga, che ha messo un vestito tutto sommato non male e ha poi rovinato personalizzato tutto con dei guanti che sembrano quelli con cui si lavano i piatti:


Lupita Nyong'o, Scarlett Johansson e Lady Gaga


Prima di passare alle mie preferite della serata, un discorso a parte per Julianne Moore: Julianne, tu ti meriti il premio da quasi venti anni, quasi sicuramente vinci (anche se ti dovevano nominare per Maps to the Stars, ma vabbé) questa è la tua serata e ti metti questa roba? Boh, non ho parole. Probabilmente affetta anche lei dalla "sindrome di Kate Winslet": aspettano per così tanto tempo di vincere che quando è il momento non ci capiscono più niente. Voglio vedè che si metterà Leonardo DiCaprimo se mai vincerà.


Julianne Moore

Passiamo finalmente alle promosse a pieni voti della serata: se lo stesso non si può dire dei suoi film, dal punto di vista dell'abbigliamento Jennifer Aniston non sbaglia mai, e anche ieri sera era elegantissima, con un vestito a sirena scintillante color nude, Emma Stone ha osato con un abito verde che non starebbe stato bene quasi a nessuna se non a una con gli occhi enormi e verdi e i capelli rossi come lei e infine la coppia madre-figlia Melanie Griffith e Dakota Johnson ha sfoggiato una forma fisica invidiabile (e dato un esempio di come "i piccoli raccomandati crescono di generazione in generazione". 

Jennifer Aniston, Emma Stone, Melanie Griffith e Dakota Johnson


E arriviamo infine alle mie preferite della serata: Jennifer Lopez non ha proprio i modi e l'aspetto di una signora, ma ieri sera era perfetta con il suo abito nude a metà tra principessa delle fiabe e milfona sexy con super-scollatura. 

Jennifer Lopez

Il mio personale podio: Cate Blanchett ha sempre l'allure da regina e, qualunque cosa facciano o si mettano le altre, è sempre quella intrinsecamente più elegante, Jessica Chastain ha indossato abiti molto più belli, ma è di una bellezza talmente disarmante che (mancando oltretutto Charlize Theron e Jessica Alba) è comunque sempre la più bella, e infine Rosamund Pike è finalmente riuscita ad azzeccare un vestito, valorizzandosi come è giusto che sia.

Cate Blanchett, Jessica Chastain e Rosamund Pike


Poco da segnalare sul fronte maschile: inguardabile Jared Leto in versione Gesù lilla e un vero pirata J.K. Simmons con tanto di cappello e orologio da taschino. 

Jared Leto e J.K. Simmons con signora

Quest'anno sono mancati i fighi veri: dov'erano i Fassbender?! I Jon Hamm?! I Gerard Butler?! Almeno uno degli Hemsworth....

Da segnalare infine il momento migliore visto sul red carpet: l'abbraccio tra Emma Stone e Jennifer Aniston:

Le pucciosissime Jennifer Aniston e Emma Stone



CERIMONIA

E arriviamo alla cerimonia: in teoria la conduzione di Neil Patrick Harris doveva essere una garanzia e così è stato, almeno all'inizio. Spettacolare il numero d'apertura, in cui il cantata, attore e ballerino ha messo in scena un vero e proprio musical di Broadway ricordando i grandi classici del cinema americano (perfino Star Wars!) e presentato i candidati di quest'anno come miglior film. Al numero hanno partecipato anche Anna Kendrick e Jack Black ed è stato fantastico, una delle migliori aperture degli ultimi anni.

Neil Patrick Harris e Darth Vader



Jack Black, Neil Patrick Harris e Anna Kendrick

Ecco l'apertura completa:





Bellissimo il palco che cambiava di continuo (stupenda la scenografia che richiamava The Grand Budapest Hotel), belli alcuni momenti estemporanei come Benedict Cumberbacth che beve dalla fiaschetta o l'ingresso in sala di tanti Oscar fatti di Lego, divertente la parodia di Birdman con Harris che si è messo letteralmente in mutande (e che da noi ha provocato immediatamente un ingenerosissimo paragone con Gianni Morandi...) ma il brio della serata è andato sempre più scemando, purtroppo anche per colpa di Harris che non si è più esibito e non ha tenuto banco come i suoi predecessori. 

Il palco

Benedict Cumberbatch e la sua fiaschetta


Emma Stone con il suo Lego Oscar (e Edward Norton che trolla da dietro)


Neil Patrick Harris in mutande sul palco degli Oscar 2015


Diabolici inoltre i geni del male che hanno avuto un pensiero per Leonardo DiCaprio:




Per il resto dicevamo serata fiacca, la comicità di Tina Fey e Amy Poehler si è fatta rimpiangere. Per fortuna ci sono stati diversi numeri musicali degni nota, primo su tutti l'interpretazione di "Everything is Awesome", canzone di The Lego Movie (ingiustamente e inspiegabilmente non candidato tra i migliori film di animazione), l'omaggio di Lady Gaga ai 50 anni di Tutti insieme appassionatamente, con tanto di arrivo sul palco di Julie Andrews, e l'interpretazione di John Legend di "Glory", colonna sonora di Selma, premiata come miglior brano.

Everything is Awesome

Lady Gaga e Jule Andrews


John Legend canta Glory



Commovente inoltre un altro momento cruciale, presentato da Meryl Streep, "In Memoriam", con il ricordo di tutti gli artisti scomparsi: magone vero per Robin Williams, Bob Hoskins e Richard Attenbourough, praticamente metà della mia infanzia cinematografica è scomparsa quest'anno. 

Deludente il mancato omaggio al regista Francesco Rosi e a Joan Rivers.





Da segnalare inoltre la bellezza e la classe abbagliante della, almeno per me, coppia più bella vista agli Oscar 2015: Idris Elba e Jessica Chastain, chiamati a presentare il premio per la Miglior Fotografia, andato a Emmanuel Lubezki per Birdman, annunciato affettuosamente dalla Chastain come "Chivoooo" (i due hanno lavorato insieme sul set di The Tree of Life di Terrence Malick).


Idris Elba e Jessica Chastain belli, belli in modo assurdo





I PREMI


E arriviamo alla ciccia vera: i premiati.
Dicevo quest'anno le eccellenze vere non sono state nominate a monte, quindi la lotta si è ridotta essenzialmente ai tre titoli più gettonati, ovvero Birdman, Boyhood e The Grand Budapest Hotel. Tra i tre leoni si è fatto strada, con mio grande piacere, anche Whiplash, film passato in sordina qui da noi ma decisamente da recuperare, scritto e girato da un regista nemmeno trentenne, Damien Chazelle, che ha saputo costruire una storia piena di energia retta sulle spalle di un mastodontico J.K. Simmons, che, grazie all'interpretazione feroce e anche un po' folle del jazzista Terence Fletcher si è guadagnato l'Oscar come Migliore Attore Non Protagonista.
Bello il suo discorso, in cui ha ringraziato i genitori e invitato i figli di tutto il mondo a sentire il più spesso possibile i propri: "Chiamate vostra madre, chiamate vostro padre, se siete fortunati abbastanza da avere un genitore o entrambi in vita chiamateli, non madate loro messaggi o email, chiamateli al telefono e ditegli che li amate, ringraziateli e ascoltateli fino a quando hanno voglia di parlarvi".

J.K. Simmons migliore attore non protagonista per Whiplash


Miglior attrice non protagonista è stata invece Patricia Arquette per Boyhood (anche se per me la migliore interpretazione in questa categoria per quest'anno è stata quella di Julianne Moore in Maps to the Stars), che alla fine è stato il premio più importante vinto dalla pellicola di Linklater che a inizio stagione sembrava dover vincere tutto ma che invece ha ceduto il passo in favore di Birdman, mattatore della serata, e anche rispetto a The Grand Budapest Hotel.

Grandioso il discorso fatto dalla Arquette che ha rivendicato i diritti delle donne in America, suscitando un vero e proprio tifo da stadio da parte di Meryl Streep e Jennifer Lopez, alzatesi in piedi per omaggiarla. Arquette ha detto: "A ogni donna che ha fatto nascere un pagatore di tasse e un cittadino di questa nazione, abbiamo combattuto per gli uguali diritti di chiunque altro. È arrivato finalmente il momento di avere gli stessi stipendi e diritti per tutte le donne degli Stati Uniti d'America".

Patricia Arquette miglior attrice per Boyhood


Il tifo da stadio di Meryl Streep e Jennifer Lopez




Miglior attrice Julianne Moore per Still Alice: un premio che in realtà sarebbe dovuto andare alla strepitosa Rosamund Pike di Gone Girl, ma che arriva dopo una serie di torti durata quasi 20 anni nei confronti della rossa Julianne, una delle migliori interpreti americane ingiustamente sempre snobbata agli Oscar. Anche se il film tratta la malattia senza mai addentrarsi davvero nel dolore terribile che la malattia mentale comporta, edulcorando il processo degenerativo della protagonista che è una ricca, bella e brava donna di successo, mai che in questi film venga rappresentata gente "normale", l'interpretazione della Moore è comunque ottima, ma il genio della Pike nei panni di Amazing Amy è ben altra cosa. 

Julianne Moore miglior attrice per Still Alice


A dimostrazione di come la malattia e i biopic paghino agli Oscar, il premio al miglior attore protagonista è andato a Eddie Redmayne, che in La teoria del tutto ha messo in scena la vita del fisico Stephen Hawking: filmetto ricattatorio e strappalacrime, La teoria del tutto è, insieme a The imitation game, il grande intruso di quest'anno agli Oscar, pellicole quasi televisive e patetiche che ammiccano in continuazione allo spettatore, non approfondendo mai l'aspetto scientifico della vita dei due scienziati raccontati e, almeno per Alan Turing interpretato da Benedict Cumberbatch, nemmeno quello umano, relegando alcuni aspetti fondamentali delle loro vicende umane a semplici aneddoti, preferendo puntare su scene madri e strappalacrime. Redmaine, attore generalmente medio, si porta così a casa un Oscar soprattutto per la sua capacità mimetica con Hawking, piuttosto che per l'abilità interpretativa. 
Peccato per il mancato premio a Michael Keaton che È Birdman, con tutto il discorso metacinematografico che ne deriva. E poi sarebbe stato bellissimo vederlo ritirare il premio masticando la gomma che non ha mai sputato per tutta la sera. 

Eddie Redmayne miglior attore per La teoria del tutto


Infine i premi più importanti, ovvero regia e miglior film, sono finiti nelle rapaci mani di Alejandro Gonzalez Inarritu e il suo Birdman: battendo il favoritissimo, almeno fino a poco fa, Boyhood, il regista messicano ha scalato Hollywood, esattamente un anno dopo l'impresa del suo amico e collega Alfonso Cuaron. Fantastico l'annuncio di Sean Penn, chiamato a presentare il miglior film, che ha urlato: "Chi ha dato la green card a questo figlio di puttana?!".

Sean Penn annuncia il miglior film

Alejandro Gonzalez Inarritu è il miglior regista per Birdman, anche miglior film


Formalmente impeccabile, Birdman alla fine l'ha spuntata su Boyhood, grande idea del regista Richard Linklater, che ha ripreso i suoi attori nel corso di 12 anni seguendone la crescita e l'evoluzione, ma che forse poi nel complesso è sì un ottimo film, ma non il capolavoro che molti hanno descritto. Lo stesso vale per The Grand Budapest Hotel, anche questo formalmente impeccabile, con un grande e variegato cast, ma forse più un giocattolo in mano al suo autore, Wes Anderson, che in passato ha fatto di molto meglio. 

Dispiace per il mancato premio alla fotografia di Dick Pope, che in Turner ha fatto un lavoro straordinario, e all'ancora una volta snobbato Paul Thomas Anderson, che non ha vinto il premio alla migliore sceneggiatura non originale, andato al banale e dimenticabile script di The Imitation Game, anche se il commovente discorso di Graham Moore, che ha confessato di aver tentato il suicidio per essersi sentito diverso, ha fatto passare il tutto in secondo piano. "Stay weird, stay different", (ovvero "siate strani, siate diversi", che richiama lo "stay hungry, stay folish" di Steve Jobs, uno dei potenti dell'informatica che molto deve ad Alan Turing) la sintesi del discorso di Graham.



Perplessità anche sul miglior film straniero, Ida, in una categoria in cui un film straordinario come il Mommy di Xavier Dolan non è stato nemmeno inserito, e sul miglior film d'animazione, che ha visto trionfare Big Hero 6 a discapito di prodotti straordinari come La storia della principessa splendente o The Lego Movie, nemmeno inserito in categoria.
Da segnalare l'Oscar per migliori costumi a Milena Canonero, che, con The Grand Budapest Hotel, ha vinto la sua quarta statuetta.

Milena Canonero firma i migliori costumi per The Grand Budapest Hotel



Questo è tutto.
Chissà se il prossimo anno ce la farò a tirare ancora una volta fino alle sei del mattino.
Nel frattempo, se non li avete visti, recuperate Michael Mann, Paul Thomas Anderson, Xavier Dolan e David Cronenberg e date una possibilità all'incredibile progetto di Jessica Chastain con il suo The Disappearance of Eleanor Rigby, film composto da due parti chiamate "Her" e "Him", ovvero le due versioni della stessa storia viste attraverso gli occhi del personaggio femminile e maschile.
Io ho, qui a fianco a me, l'edizione inglese di Gone Girl, con tanto di libro di Amazing Amy, che sta già tramando la sua vendetta.



OSCAR 2015 TUTTI I VINCITORI

MIGLIOR FILM Birdman di Alejandro Gonzalez Inarritu
MIGLIORE REGIA Alejandro Gonzalez Inarritu per Birdman
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA Eddie Redmayne per La teoria del tutto
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA Julianne Moore per Still Alice
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA J.K. Simmons per Whiplash
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA Patricia Arquette per Boyhood
MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE Big Hero 6 di Don Hall, Chris Williams and Roy Conli
MIGLIOR FILM STRANIERO Ida di Pawel Pawlikowski
MIGLIOR DOCUMENTARIO CitizenFour di Laura Poitras, Mathilde Bonnefoy and Dirk Wilutzky
MIGLIOR DOCUMENTARIO BREVE Crisis Hotline: Veterans Press 1 di Ellen Goosenberg Kent and Dana Perry
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO The Phone Call di Mat Kirkby and James Lucas
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D'ANIMAZIONE Feast di Patrick Osborne and Kristina Reed
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE Alejandro G. Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Jr. e Armando Bo per Birdman
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE Graham Moore per The Imitation Game
MIGLIORE FOTOGRAFIA Emmanuel Lubezki per Birdman
MIGLIORI COSTUMI Milena Canonero per The Grand Budapest Hotel
MIGLIOR TRUCCO Frances Hannon and Mark Coulier per The Grand Budapest Hotel
MIGLIOR SCENOGRAFIA Adam Stockhausen (Production Design) e Anna Pinnock (Set Decoration) per The Grand Budapest Hotel
MIGLIOR MONTAGGIO Tom Cross per Whiplash
MIGLIOR COLONNA SONORA Alexandre Desplat per The Grand Budapest Hotel
MIGLIOR CANZONE "Glory" di John Stephens and Lonnie Lynn per Selma
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO Alan Robert Murray and Bub Asman per American Sniper
MIGLIOR SOUND MIXING Craig Mann, Ben Wilkins and Thomas Curley per Whiplash
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI Paul Franklin, Andrew Lockley, Ian Hunter and Scott Fisher per Interstellar


2 commenti:

  1. Ecco cosa mi ricordava Nicole Kidman con quel vestito! Il "Gold Bunny" della Lindt!! GENIO!!!

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