venerdì 29 febbraio 2008

Citazione cinematografica n. 4


"Ormai hai 21 anni: è ora che tu sappia di chi sei figlio!"


da: Un Americano a Roma


Alberto Sordi



Original: Id.

Titolo originale: Un Americano a Roma
Regia: Steno
Anno: 1954
Interpreti: Alberto Sordi, Maria Pia Casilio, Giulio Calì

lunedì 25 febbraio 2008

Oscar 2008: That’s all folks!

Assegnati i premi dell'Academy Awards.

E anche quest’anno i premi ai migliori artisti cinematografici sono stati assegnati.
I fratelli Coen con “Non è un paese per vecchi” hanno stravinto: Oscar come Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Non Originale e Miglior Attore Non Protagonista (Javier Bardem).

I fratelli Coen

“Il Petroliere” ha visto il trionfo di un commosso Daniel Day-Lewis, premio Oscar per la seconda volta, come Miglior Attore Protagonista e si è aggiudicato anche il premio per la Miglior Fotografia.

Daniel Day-Lewis

Per la categoria attori, certi da tempo i premi per Day-Lewis e Bardem, confermato il mio pronostico sulla francese Marion Cottilard come Miglior Attrice Protagonista (che è letteralmente impazzita quando hanno proclamato la sua vittoria) e totalmente inaspettata la vittoria come Miglior Attrice Non Protagonista di Tilda Swinton: un premio che mi ha sorpreso perché in genere la Swinton è un’ottima attrice ma spesso ignorata da coloro che devono assegnare premi.
Una curiosità: quest’anno i migliori attori sono tutti europei, con gli inglesi Day-Lewis e Swinton, la francese Cotillard e lo spagnolo Bardem, non c’è traccia di artisti americani.
Rimane la grande delusione per l’ennesima sconfitta di Johnny Depp: l’Academy pare averci preso gusto a nominarlo per poi non premiarlo.

Marion Cotillard

Il Miglior Film d’Animazione è stato “Ratatouille”: “Persepolis” forse è troppo particolare e politicizzato per i gusti americani.
Miglior Film Straniero è stato decretato “Il Falsario – Operazione Behernard”.
Per quanto riguarda gli italiani hanno vinto il premio per le Migliori Scenografie del film “Sweeney Todd” l’inossidabile Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo (che avevano già vinto l’Oscar per “The Aviator”), e Dario Marianelli, che ha conquistato la statuetta per la Miglior Colonna Sonora del film “Espiazione”.
Miglior Canzone è stata giudicata “Falling Slowly” del film “Once”, scritta da Glen Hansard e Marketa Irglova: alla faccia di Alan Menken che aveva ben tre nomination per il film “Come d’incanto”.
La Migliore Sceneggiatura Originale è stata giudicata quella di “Juno”, scritta dalla singolare Diablo Cody: ex-spogliarellista, si è presentata sul tappeto rosso tatuata e leopardata, ma ha conquistato tutti.

L'insolito look di Diablo Cody

Altri premi sono andati a “The Bourne Ultimatum”: Miglior Montaggio e Miglior Montaggio Sonoro.
“La bussola d’oro” ha avuto il premio per i Migliori Effetti Speciali, “Elizabeth The Golden Age” quello per i Miglior Costumi, “La vie en rose” il Miglior Trucco.
Inoltre: Miglior Documentario è stato quello di Alex Gibney e Eva Orner “Taxi To The Dark Side”; Miglior Documentario Breve “Freeheld” di Cynthia Wade e Vanessa Roth; Migliori Cortometraggi “Les Mozart des pickpockets” di Philippe Pollet-Villard e quello Animato “Peter & The Wolf” di Suzie Templeton e Hugh Welchman.

L'evento è stato presentato di nuovo da Jon Stewart, che però era stato più brillante nell’edizione del 2006. In realtà tutta la serata è sembrata sottotono: lo spettro dello sciopero degli sceneggiatori era ancora nell’aria.

Jon Stewart

A movimentare lo show ci sono stati i numeri musicali delle cinque canzoni nominate per il premio.

Per quanto riguarda il Red Carpet, le star quest’anno hanno scelto fondamentalmente tre colori: il rosso (tantissimo), il classico nero e il bianco.
Tra i tanti vestiti delle signore i più belli sono stati, a mio avviso, quello rosso indossato da Heidi Klum e quello bianco portato dalla moglie di Forest Whitaker.

Heidi Klum in un favoloso abito rosso di Dior


Keisha Whitaker in uno stupendo abito bianco


Incredibile come moltissime attrici famose abbiano presenziato alla serata in dolce attesa: Cate Blanchett (al settimo mese di gravidanza), Nicole Kidman e Jessica Alba (mancava solo la Jolie!).

Cate Blanchett

Nicole Kidman


Jessica Alba

In sostanza una serata non molto entusiasmante, con pochissimi colpi di scena, praticamente zero satira politica, niente sketch divertenti e numeri musicali non particolarmente memorabili.
E questo è tutto gente!

I fratelli Coen con Martin Scorsese



Daniel Day-Lewis, Tilda Swinton, Marion Cotillard, Javier Bardem

Oscar 2008: i risultati del sondaggio

In questo momento sono attaccata alla tv sul canale Sky Cinema 16:9 e sto aspettando di sapere, come tutti i cinemaniaci doc, chi si porterà a casa zio Oscar.

Intanto ecco il risultato del sondaggio a cui i lettori di Eyes Wide Ciak hanno partecipato.
Alla domanda "Chi vincerà l'Oscar come miglior film?" avete risposto:


Quindi ricapitolando abbiamo:

- Espiazione e Juno a parimeritro con il 23% dei voti
- Michael Calyton al 7%
- No Country For Old Man (Non è un paese per vecchi) vince con il 30% dei voti
- There Will Be Blood (Il Petroliere) conquista il 15%

Vedremo se avete visto giusto!

And The Oscar goes to...

domenica 24 febbraio 2008

Oscar 2008

Facciamo un po’ di pronostici!

Premetto che in genere con gli Oscar ci azzecco parecchio, ma purtroppo quest’anno non sono affatto preparata: dei film nominati ho visto soltanto “Espiazione”.
Comunque, a naso, posso lanciarmi lo stesso in qualche previsione.




Per la categoria “Miglior Film” credo che vincerà “Non è un paese per vecchi” dei fratelli Coen.
E’ stato molto apprezzato ed è già indicato come un film cult.
Il concorrente più pericoloso è “Espiazione”, che ha vinto ai Golden Globes.
Il colpo di coda invece potrebbe essere “Il Petroliere”, che in questi giorni ha fatto molto parlare di sé e potrebbe ribaltare completamente il risultato all’ultimo momento.


Per la “Miglior Regia” credo proprio che all’80% vinceranno i Coen.
Ma, siccome i fratelli registi hanno già vinto l’Oscar nel 1996 per “Fargo”, l’Academy potrebbe decidere di dare il premio a qualcuno che non l’ha ancora vinto. A quel punto se la batteranno Anderson e Schnabel, entrambi nominati più volte.

I fratelli Coen

Per il premio al “Migliore Attore Protagonista” devo ammettere che sono smaccatamente di parte: spero fortemente che vinca Johnny Depp, più che un attore un trasformista, il migliore della sua generazione e, per quanto mi riguarda, il migliore in assoluto in questi anni. L’unico che se continua così, migliorando sorprendentemente ad ogni film, diventerà ancora più grande di Marlon Brando.
Detto questo, c’è il fatto che Depp è inspiegabilmente snobbato dall’Academy e dai premi in generale, infatti ha vinto il suo primo Golden Globe soltanto quest’anno e sempre per Sweeney Todd. Inoltre il film per cui è nominato è un musical, genere spesso ritenuto inferiore a quello drammatico.
L’unico serio pericolo credo sia rappresentato, anche se ha già vinto l’Oscar, da Daniel Day-Lewis: fa pochi film, ma quando torna davanti alla macchina da presa lascia sempre un segno importante.
La sorpresa potrebbe essere Viggo Mortensen, molto apprezzato in “Eastern Promises”: in questi anni ha dimostrato di non essere solo un belloccio, ma un ottimo e versatile attore.

Johnny Depp nel ruolo di Sweeney Todd

Per la “Migliore Attrice Protagonista” credo che vincerà Marion Cotillard, perché è nominata per un personaggio realmente esistito e pare proprio che l’Academy premi sempre gli attori che si cimentano in un ruolo biografico.
Per me, dovrebbe vincere Laura Linney: altra grande attrice nominata spessissimo ma poi mai premiata.
Un’altra possibile è Julie Christie: grandissima attrice, già premio Oscar, che finalmente è tornata con un ruolo importante.

Marion Cotillard nel ruolo di Edith Piaf

Il premio per il “Miglior Attore Non Protagonista” credo che se lo aggiudicherà Javier Bardem, ma io faccio il tifo per Hal Holbrook, che in “Into The Wild” mi ha davvero commosso.

Javier Bardem in "Non è un paese per vecchi"

La “Migliore Attrice Non Protagonista” credo proprio che sarà di nuovo Cate Blanchett: questo è stato un anno d’oro per lei, infatti è nominata sia come Miglior Attrice Protagonista per "Elizabeth The Golden Age" e come Non Protagonista per “Io non sono qui”: e io faccio il tifo per lei perché, insieme a Nicole Kidman, è la mia attrice preferita e in questo momento, per me, è la migliore in assoluto.

Cate Blanchett in "Io non sono qui"

Per gli atri premi non mi pronuncio, non so abbastanza.

Allora stanotte sapremo, e, come si dice sempre, anche se spesso non succede così, che vinca il migliore!

venerdì 22 febbraio 2008

Citazione cinematografica n. 3

"Se c'è una cosa che la scienza ci insegna è affrontare i nostri successi, e ancor più i nostri insuccessi, con calma, dignità e classe.
Figlio di puttana bastardo!
Te la farò pagare per questo!"

da: Frankenstein Junior

Gene Wilder nel ruolo del Dottor Frankenstein


Original: If science teaches us anything, it teaches us to accept our failures as well as our successes with quiet dignity and grace.
Son of a bich, bastard!
I'll get you for this!


Titolo originale: Young Frankenstein
Regia: Mel Brooks
Anno: 1974
Interpreti: Gene Wilder, Marty Feldman, Peter Boyle, Cloris Leachman, Teri Garr

giovedì 21 febbraio 2008

Into The Wild

"Non amo di meno gli uomini, ma la natura di più".


Sean Penn mi ha stupito.
Che fosse un ottimo attore lo ha dimostrato in molte occasioni, ma, con la fama di dongiovanni, con la passione per l’alcool e le droghe che ha, non pensavo potesse essere una persona così sensibile e attenta ai dettagli.
Mi sbagliavo.
Con “Into The Wild”, Penn ci ha regalato non un film ma un delicato acquerello, una brezza leggera, una melodia delicata e armoniosa.
La storia è tratta dall’omonimo libro di Jon Krakauer e narra le vicende di Chistopher McCandless, figlio di ricchi borghesi, che, esasperato dalla falsità e dalla mancanza di affetto della sua famiglia, decide di abbandonare tutto e tutti e di partire alla scoperta delle terre più selvagge d’America.
Moderno San Francesco con un pizzico del Sal kerouachiano, Chris si spoglia di tutti i suoi beni materiali, brucia la carta d’identità e ne assume una nuova: si fa chiamare Alex Supertramp, “estremista e viaggiatore esteta”.
Il suo viaggio lo porta a vedere luoghi bellissimi, fino alla tanto sognata Alaska, ma alla fine, nonostante la natura selvaggia in cui Chris si immerge sia davvero splendida, ad affascinare è l’umanità che il ragazzo incontra lungo il suo cammino: un’umanità composta da personaggi assai diversi tra loro, ma con un particolare messaggio da donare, un pensiero, un’emozione unica e irripetibile che solo gli esseri umani nella loro straordinaria complessità sanno dare.
Incontriamo così gli hippies altruisti e vagabondi, tra cui spicca l’intensa Jan Burrens interpretata dalla fuoriclasse Catherine Keener, che sembrano senza pensieri ma che in realtà nascondono drammi personali, la giovane Tracy (Kirsten Stewart) che si innamora di Chris, i danesi allegri e senza pudore, il rude ma buono Wayne Westerberg (Vince Vaoughn), che tra una bevuta e l’altra regala delle vere e proprie perle di saggezza, e il commovente ex-militare Ron Franz, magistralmente impersonato da un Hal Holbrook da Oscar (infatti è nominato), che addirittura vorrebbe adottare il giovane girovago.
Man mano che il viaggio di Chris procede scopriamo che il suo percorso è contemporaneamente un fuggire dai suoi genitori (i premi Oscar William Hurt e Marcia Gay Harden) e un cercare di raggiungere un qualcosa che in realtà non è in un luogo, ma dentro se stesso.
Il racconto è spezzettato in vari piani temporali e suddiviso in capitoli, con flashback che ci raccontano qualcosa dell’infanzia tormentata di Chris. Scopriamo così che in fondo è solo un giovane alla ricerca della sua identità, di un personale codice di valori e soprattutto di affetto.
Il tutto è scandito da una natura imponente, che sta a guardare in silenzio, ed è a volte amica e altre volte ostile, ma, a differenza delle persone, non per scelta o per cattiveria.
La chiave del film è tutta qui: la natura esiste di per sé, senza bisogno di affermarsi o di trovare uno scopo, perché lo scopo sembra averlo già intriso nella sua stessa essenza, l’uomo invece ha bisogno di auto-affermarsi, di capire che cosa vuole e di essere felice e soprattutto di condividere la propria felicità con altri esseri umani.
Chris alla fine capirà tutto questo, ma sarà troppo tardi.


Hal Holbrook e Emile Hirsch

Penn ha creato un’opera dalla bellezza selvaggia, un viaggio metafisico, dilatando il tempo fino a renderlo quasi immobile, un vero percorso di iniziazione con in più una critica alla frenesia e alla mancanza di rispetto per il prossimo della società moderna, una società che ha perso di vista il fatto che il successo personale, senza altre persone con cui condividerlo, è inutile e senza significato.
Tutto il cast è veramente eccezionale e una nota di merito va al giovane Emile Hirsch: appena ventiduenne, ha saputo dare a Chris tutte le sfumature che il personaggio richiede, mantenendo allo stesso tempo un’aria da eterno bambino e un’espressione dura, malinconica e molto matura. E’ nata una stella!
Note assolutamente straordinarie sono quelle composte da Eddie Vedder, cantante dei Pearl Jam, che ha scritto la colonna sonora del film: un capolavoro.
L’unica critica è che forse sarebbe stato meglio non utilizzare una voce narrante (quella della sorella di Chris) e le scritte tratte dal diario del ragazzo, ma far parlare soltanto le immagini e la musica per un impatto emotivo ancora più forte.
Un film assolutamente da vedere, che ha colto il bisogno delle nuove generazioni di tornare ad avere ideali in cui credere e per cui impegnarsi e di recuperare lo spirito di fiducia e di solidarietà verso il prossimo che era proprio della fine degli anni sessanta.

La citazione: "Io non capisco perchè la gente è così cattiva con il prossimo così spesso!"


Voto: ♥♥♥♥

martedì 19 febbraio 2008

L'innocenza del peccato

Il fascino non discreto della borghesia.


Se foste una giovanissima e bella annunciatrice del meteo, a cui fa la corte uno stuolo di pretendenti, chi scegliereste? Il capo della rete che vi offre una promozione? Il collega di lavoro piacente e sposatissimo? O il giovane miliardario, rampollo di una delle più illustri famiglie della città? Nessuno di questi perchè la bionda e sexy conduttrice Gabrielle (Ludivine Sagnier) cede soltanto allo scrittore sessantenne Charles Saint-Denis (Francois Berlèand). Questi, sposato ma amante delle donne e della bella vita, fa di Gabrielle la sua ennesima amante e la introduce a pratiche erotiche estreme per poi abbandonarla senza un perché. Gabrielle allora, per ripicca, accetta la corte di Paul André Claude Gaudens (Benoit Magimel), erede di una ricchissima famiglia e nemico di vecchia data del celebre scrittore, e, pur di ferire l’amante che l’ha abbandonata e che si rifà vivo solo dopo aver appreso la notizia delle nozze imminenti, accetta di sposarlo nonostante il giovane abbia seri problemi psicologici. Questo triangolo unito da sentimenti e pulsioni malate e perverse sfocerà presto in tragedia.
Chabrol vorrebbe raccontare, usando una regia distaccata e immagini affollate di troppi dettagli inutili, una storia sulle perversioni umane e su come queste siano complesse, soprattutto nei ceti alto-borghesi. La pellicola in realtà manca totalmente l’obbiettivo: la storia è raccontata male perché non è reso con efficacia il momento emozionante e coinvolgente della seduzione, in effetti non si capisce come faccia l’attempato scrittore a conquistare la seducente ventenne, e soprattutto non c’è la fondamentale analisi del complicato processo di sottomissione psicologica che porta Gabrielle ad accettare le perversioni erotiche del suo amante.
Non c’è nemmeno la sensualità: le scene di sesso sono pochissime e sempre velate, il che non è un male in sé, ma non stuzzicano per nulla lo spettatore, il massimo è dato da una scena in cui Gabrielle si presenta ornata soltanto da piume di pavone e la situazione invece di risultare eccitante è semplicemente ridicola.

Ludivine Sagnier e François Berlèand

La caratterizzazione psicologica dei personaggi è superficiale e goffa: pillole di psicologia spicciola come il complesso di Edipo di Paul o la ricerca di uomini più anziani da parte di Gabrielle, abbandonata dal padre in tenera età, rendono il tutto ancora più falso di quanto già non sia. E’ proprio questo il problema: Chabrol avrebbe voluto criticare la borghesia dall’interno, partendo dalle sue pulsioni più segrete e oscure, invece ha confezionato un polpettone noiosissimo e freddo, falso in ogni suo dettaglio.
La recitazione degli attori è una conseguenza naturale dello stile scialbo della regia: non convince.
Risulta apatico e per nulla affascinante Berlèand nel ruolo dello scrittore, troppo svampita la Sagnier e fastidiosamente sopra le righe Magimel nel ruolo dello psicopatico.
Ridicolo e kitsch il finale simbolico che riprende il titolo originale “La fille coupeè en deux”: Gabrielle finirà a fare i numeri di magia con lo zio, in cui verrà letteralmente “tagliata in due”.
Presentato fuori concorso lo scorso anno al Festival di Venezia.
Se non andate a vederlo non perdete nulla.

La citazione: "Lo sapete qual è il sogno della santa? Tornare sulla terra con un paio di coglioni!"

Voto:

Pubblicato su Meltin' Pot.

domenica 17 febbraio 2008

Sogni e delitti

“Alla fine l’unica cosa su cui si può contare è la famiglia”.




Dopo arrampicatori sociali pronti a tutto pur di conquistare un nome e soldi e ricchi rampolli che uccidono per divertimento, Woody Allen è pronto a sbriciolare l’ultima nostra certezza: la famiglia.
Se guardando “Match Point” avete pensato che la povera Nola (Scarlett Johnasson) si era semplicemente e sfortunatamente innamorata dell’uomo sbagliato e con “Scoop” avete detto “è solo una commedia, il nobile sadico omicida è funzionale alla messa in scena comica”, con “Cassandra’s Dream” (da noi malamente tradotto “Sogni e delitti”) dovrete accettare la realtà: Woody è cambiato. Archiviati i tempi in cui interpretava il nevrotico represso che balbettava e faceva ridere con il suo occhio cinico e irresistibilmente ironico, adesso preferisce stare dietro la macchina da presa e trasmetterci la sua visione della società moderna.
Un punto di vista non troppo roseo: l’umanità oggi più che mai è vanesia, corrotta e pronta a qualsiasi cosa pur di avere successo. Qualsiasi cosa. Anche ad uccidere.
E’ quello che succede ai fratelli Ian (Ewan McGregor) e Terry (Colin Farrell): il primo è un belloccio freddo e distaccato, che sogna donne conturbanti e la bella vita e progetta di investire nel settore alberghiero mentre lavora nel ristorante del padre, il secondo è un modesto meccanico dall’animo semplice, ma con il vizio dell’alcool e del gioco d’azzardo.
Per colpa di una consistente perdita al tavolo verde, i due saranno costretti a chiedere l’aiuto del facoltoso zio Howard (Tom Wilkinson), chirurgo plastico con cliniche perfino in Cina, divenuto multimilionario, che in cambio del sostegno economico pretende dai nipoti un favore particolare: devono uccidere un suo ex-socio che vuole testimoniare contro di lui in un processo concernente misteriosi crimini.
Nel frattempo Ian conosce Angela (Hayley Atwell), un’attrice spudorata e ammiccante, di cui si innamora e che conquista facendole credere di essere un ricco imprenditore.
Spinto dalla voglia di ottenere sia la donna che i soldi, Ian convincerà Terry che in fondo non è così sbagliato eliminare il testimone, d’altra parte bisogna aiutare lo zio: la famiglia viene prima di tutto!
Allen ci regala una vera e propria tragedia greca: abbiamo “gli eroi” che commettono un errore e per colpa di questa scelta sbagliata procederanno sempre più verso il baratro, con un finale che lascia l’amaro in bocca.
Una dura riflessione sulla società contemporanea che ne esce veramente a pezzi: cosa siamo pronti a fare per ottenere ciò che vogliamo?
Secondo Allen ormai stiamo superando dei confini da cui difficilmente potremo tornare indietro e, anche se i più storceranno il naso di fronte a queste riflessioni, la verità è proprio questa: siamo pronti a sacrificare qualsiasi cosa, anche altri esseri umani, e la prospettiva peggiore è che lo facciamo con un certo distacco, come se fosse naturale.
Nessun regista ha saputo cogliere altrettanto bene l’atteggiamento generale: ormai non ci si può fidare di nessuno, specialmente di quei bravi ragazzi con la faccia pulita e la camicia ben stirata che sono gentili soltanto all’apparenza ma che in realtà sono pronti a qualsiasi cosa pur di raggiungere i propri obbiettivi.
E anche la famiglia non è più il porto sicuro in cui trovare conforto: siccome tutto è diventato merce e gli altri sono solo pedine da manovrare non c’è posto per i legami sinceri, perfino per quelli di sangue.
Il film diviso in tre tempi -antefatto, maturazione della decisione, conseguenze dell’ azione- è cristallino nella sua simmetria e la sceneggiatura è impeccabile: strepitosi i dialoghi, che vanno analizzati con molta attenzione, perfetti i tempi e le situazioni.
Londra è livida e decadente come mai prima d’ora: silenzioso palcoscenico delle miserie umane.

Ewan McGregor e Colin Farrell

Superlativo il cast a cominciare dalla coppia di protagonisti: il poliedrico McGregor incarna alla perfezione il fratello gelido e calcolatore, senza rimorsi o sensi di colpa, Farell ci stupisce nel ruolo, per lui inedito, del ragazzo un po’ stupido e insicuro che si pone le giuste domande a cui però non sa dare la risposta corretta, stuzzicante al punto giusto la Atwell e eccezionale il mefistofelico Wilkinson che in sole tre scene ci regala un’interpretazione memorabile.
Da antologia il dialogo a tre McGregor-Farrell-Wilkinson sotto l’albero e la pioggia battente: la natura sta a guardare la perfidia e l’assenza di morale tutta umana, che ci ha reso gli individui più potenti e inquietanti allo stesso tempo che il mondo abbia mai conosciuto.
Un film a strati, da gustare con attenzione, magari da rivedere una seconda volta per cogliere tutte quelle sfumature, quei dettagli che sono efficacissimi perché non artefatti o calcolati, ma che ricalcano alla perfezione il comportamento quotidiano delle persone. Sì, perché l’omicidio è l’atto estremo di crudeltà che l’uomo può compiere: nel mezzo ci sono le perfidie e le manipolazioni che ogni giorno ognuno di noi subisce, ha subito o fa subire agli altri.
Un punto di vista da non sottovalutare o trascurare e che anzi andrebbe approfondito.
Molto bella, e vero e proprio leit-motiv, la colonna sonora di Philip Glass.
Questo film è il degno atto finale dell’intensa trilogia londinese del regista.

La citazione: "Io non posso guardarlo negli occhi e ucciderlo!"

Voto:

sabato 16 febbraio 2008

Citazione cinematografica n. 2

"- E' una rapina?
- E' un esperimento scientifico!"


da: Ritorno al Futuro parte III


Michael J. Fox e Christopher Lloyd nei panni di Marty McFly e Doc. Emmet Brown


Original: - Is this a holdup?
- It's a science experiment!

Titolo originale: Back to the Future Part III
Regia: Robert Zemeckis
Anno: 1990
Interpreti: Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Mary Steenburgen

venerdì 15 febbraio 2008

Baci da film

Siccome oggi è San Valentino, giornata degli innamorati (nonchè mio onomastico!), voglio festeggiare con 30 dei migliori baci della storia del cinema (e non solo).
Vediamo se riuscite a riconoscerli tutti e 30!



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4)
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30)
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