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mercoledì 28 novembre 2012

Momento Di Vero Godimento n. 101

Questo week-end sono tornata a Parigi e ho potuto completare la missione cominciata a marzo: quando sono andata alla Cinémathèque Française per la mostra di Tim Burton lo stupendo libro dedicato all'esposizione ancora non c'era. 
Ora, a distanza di 8 mesi, posso dirlo: FINALMENTE MIO!
The Art of Tim Burton è semplicemente imprescindibile per gli amanti del regista e uno dei libri più belli che abbia mai avuto.
Se potete vi consiglio di prenderlo!






















martedì 25 settembre 2012

Cercando Grace


30 anni fa, il 14 settembre 1982, moriva Grace Kelly.
Attrice, diva, premio Oscar, icona di stile e poi principessa.
Un volto e un'eleganza che sono diventati iconici.
Per celebrare i 30 anni della sua morte, il mondo del cinema e della carta stampata non sta perdendo tempo: sono infatti in uscita ben tre libri dedicati a Grace Kelly e, in questi giorni, sono cominciate le riprese di Grace di Monaco, film diretto da Olivier Dahan (uno che di biopic se ne intende, avendo fatto vincere un Oscar a Marion Cotillard per La vie en rose,  pellicola dedicata alla cantante Edith Piaf), in cui a vestire i leggendari panni di Grace Kelly sarà Nicole Kidman.

Tre libri dicevamo.
Un album fotografico, una biografia e un romanzo.
Il romanzo in questione si chiama Cercando Grace ed è scritto da Enzo Miccio.
E chi è direte voi?
Io non mi sono posta la domanda quando mi è stato proposto di scrivere una recensione del libro: sono completamente partita quando ho saputo che il volume riguardava Grace Kelly. Nella mia famiglia infatti c'era il mito di Grace e mia madre mi ha tramandato, come un tesoro di inestimabile valore, una cartolina d'epoca autografata da Grace Kelly in persona e dal principe Ranieri, ottenuta mandando una lettera in francese quando era una bambina. 
Sì lo so, una roba incredibile.

Il mio tesssssoro

Galvanizzata dal tema "Grace Kelly" ho quindi accettato senza pensarci due volte.
Solo quando mi è arrivato il volume ho realizzato chi fosse l'autore: uno degli spietati conduttori di Ma come ti vesti?!, programma televisivo in cui l'esperto di moda e organizzatore di matrimoni Miccio e la collega Carla Gozzi danno suggerimenti di stile a persone che vanno in giro come se la mattina si fossero buttate in un cassonetto della spazzatura.

Diciamo, per voler essere carini, non proprio il mio genere di programma.
Ho quindi realizzato di avere tra le mani un esponente di primo livello della "chick-lit", ovvero letteratura per sgallettate che pensano solo ai vestiti, ai trucchi, a trovare il principe azzurro.
Cercate di capire il mio sgomento.
Conscia che non avrei trovato in quelle pagine lo stile asciutto e dissacrante di Lansdale, ho intrapreso la lettura. E' esattamente come mi aspettavo: scritto con enfasi, con uno stile "sciocchino" e azzimato, con l'insopportabile uso di parole francesi al posto di quelle italiane che conferiscono un'aura di artificiosa ricercatezza. 
Un dramma.

Poi però, nonostante tutto, qualcosa di buono l'ho trovato: è sicuramente una lettura leggera, l'esempio perfetto di "libro da spiaggia", o, meglio, "da bagno" visto che ormai l'estate è finita, però le parti dedicate a Grace Kelly e soprattutto all'influenza che il suo mito ha avuto sulle donne negli ultimi 50 anni sono interessanti.
Intriga vedere come la protagonista del racconto, Virginia, una ricca donna di Milano con il mito di Grace Kelly, che trova l'amore a Parigi grazie ad una mostra dedicata all'attrice, cerchi di ridare splendore alla sua vita inseguendo una leggenda che vive in foto d'epoca, borse e gioielli dai prezzi proibitivi. E' innegabile che mai come nell'ultimo secolo le "icone" siano diventate parte integrante della nostra vita e che ispirino moda, cinema, letteratura, stile ed anche la vita di ogni giorno di tutti noi, anche se non siamo premi Oscar o nobili. Ecco in questo senso la lettura diventa interessante: ci offre la possibilità di riflettere sull'importanza che l'estetica dell'immagine ha sulla vita di tutti i giorni, soprattutto quella dei campioni di bellezza e stile come Grace Kelly.

Inoltre il libro trasmette il messaggio di circondarsi di cose e persone belle, di godersi la vita il più possibile perché la tragedia è dietro l'angolo, visto che la realtà si abbatte con tutta la sua ferocia anche su persone privilegiate come Grace Kelly.
Un messaggio che sarà anche argomentato in maniera frivola e semplificata, ma che è la versione moderna e glamour del classico "carpe diem". 
Ed è un consiglio da non sottovalutare mai.



Titolo: Cercando Grace
Autore: Enzo Miccio
Casa Editrice: Rizzoli
Pagine: 14, 90 euro
Prezzo: 220

venerdì 21 settembre 2012

Stanley Kubrick e me



Come si può facilmente intuire dal nome del blog, da queste parti Stanley Kubrick non è considerato un semplice regista, ma il più grande regista cinematografico che sia mai esistito, nonché uno dei geni assoluti della storia dell'umanità.
Parole grosse, ma assolutamente giustificate nel momento in cui si guarda 2001: Odissea nello spazio, Barry Lyndon o Arancia Meccanica.
In soli 12 film (più il primo e meno noto Fear and Desire) Stanley Kubrick ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema grazie alla sua regia perfetta, agli altissimi temi trattati, ad immagini che sono entrate nella coscienza collettiva e ad una sensibilità ed intelligenza fuori dal comune.

Del regista Kubrick e dei suoi film si è detto e si sa praticamente tutto.
La leggenda vuole Kubrick come un uomo intransigente e quasi tirannico, maniacale, perfezionista oltre ogni modo, che blindava i suoi set e costringeva gli attori a ripetere le scene anche 70 volte.
Pettegolezzi, dicerie, mezze verità: il Kubrick che ne viene fuori sembra un uomo difficile, che incute soggezione e non ispira certo simpatia.

Poco, quasi nulla, si sa invece di Stanley, l'uomo che si nasconde dietro al genio della macchina da presa. Ha avuto tre mogli, tre figlie, si è rifugiato in Inghilterra abbandonando l'America.
Basta. Questo è quello che è trapelato negli anni.

A colmare questa lacuna e a rendere un ritratto completo, appassionante e commovente dell'uomo, è un personaggio che ha avuto un peso enorme nell'esistenza di Stanley Kubrick: Emilio D'Alessandro, il suo assistente personale.
La storia che ha legato questi due uomini ha dell'incredibile, tanto da assomigliare alla trama di un film. Questa storia è raccontata in un libro uscito da pochi giorni, dal titolo: Stanley Kubrick e me.
E' meglio mettere subito le cose in chiaro: qualsiasi appassionato di Kubrick non può fare a meno di leggere questo libro. Il racconto infatti non solo svela alcuni retroscena irresistibili della lavorazione dei film di Kubrick, ma tratteggia un'immagine inedita, privata e affascinante del Kubrick dietro la macchina da presa.
Grazie al sentito ed emozionante racconto di D'Alessandro si intuisce infatti come Kubrick fosse una persona gentilissima, generosa, molto intelligente, sensibile e per questo spesso diffidente, sempre in fermento, dotata di grande energia ed ironia, vittima di alcune assurde manie come solo le grandi menti possono essere.

Emilio D'Alessandro e Stanley Kubrick

Nato a Cassino, fuggito a Londra per evitare il servizio militare, Emilio D'Alessandro nella sua vita ha fatto di tutto: giardiniere, assistente cuoco in un ospedale, meccanico, operaio in fabbrica e soprattutto pilota automobilistico, abilità che gli ha permesso di entrare in contatto con Kubrick. D'Alessandro in Inghilterra si è sposato, ha avuto due figli, e per mantenere la famiglia, dopo diversi impieghi, ha intrapreso la professione di autista per la Mac's Minicabs. Dal 1971 è diventato autista in esclusiva per la Hawk Films e una sera gli capitò di dover trasportare un passeggero molto particolare: il fallo in porcellana di Arancia MeccanicaD'Alessandro non lo sapeva ma quell'oggetto così singolare avrebbe cambiato la sua vita. Poco tempo dopo infatti Kubrick lo volle come suo autista personale.
Il primo incontro tra i due ha del leggendario: sulla soglia di Abbots Mead, la residenza dell'epoca di casa Kubrick, D'Alessandro conobbe il genio, e la sua prima impressione fu, parole sue: "Mi sembrò Fidel Castro". Kubrick, dopo averlo salutato, gli fece vedere un articolo di giornale del 1968 in cui si parlava di D'Alessandro come pilota. Le sue prime parole furono: "Guida così anche in strada? Rispetta i limiti di velocità e la segnaletica stradale?".
In quel momento nacque un sodalizio destinato a durare 30 anni.

Entrato nell'"entourage kubrickiano", come lo definiva la costumista Milena Canonero, Emilio pian piano è diventato molto di più di un semplice autista: assistente, confidente, spalla sempre pronta a dare una mano, membro stretto della famiglia.
Grazie al suo racconto pieno di affetto e onestà possiamo quindi essere spettatori del Kubrick più privato: veniamo infatti a conoscenza di tutte le sue manie, come l'amore quasi cieco e ossessivo per gli animali, la passione per tutto ciò che ha origine militare, la sua totale noncuranza dell'abbigliamento, di cui comprava decine di copie dello stesso capo, l'odio per gli avvocati e i sindacati, l'amore per le penne stilografiche, il caffé in grani e i supermercati.



Pian piano D'Alessandro è diventato il confidente più stretto di Kubrick, tanto da sapere in ogni momento cosa pensasse: "Esistevano due modi per andare d'accordo con lui: dargli sempre ragione o farlo ridere quando volevi contraddirlo". Diventato il suo uomo di fiducia, Emilio era il tramite di Kubrick con il mondo: "Era compito mio non fargli perdere tempo, liberarlo dalle piccole e grandi incombenze della vita, perché lui potesse semplicemente essere Stanley Kubrick".
Grazie a questa stretta collaborazione, che impegnava entrambi anche 15-19 ore al giorno nei momenti di lavorazione dei film, Emilio ha potuto essere testimone e protagonista di fatti incredibili avvenuti sui set, come quando ha salvato la produzione di Barry Lyndon recuperando i fucili di scena dalla dogana irlandese, quando ha portato Marisa Berenson in un locale per camionisti dopo averla presa all'aeroporto, quando sul set di Shining negli stessi studi George Lucas e Steven Spielberg stavano girando contemporaneamente L'impero colpisce ancora e I predatori dell'arca perduta portando i tre registi a stringere amicizia, o quando ha fatto da traduttore per le telefonate tra Kubrick e Federico Fellini. Per non parlare delle lunghe conversazioni che i due avevano davanti ad una tazza di caffé nello studio privato di Kubrick, in cui solo ad Emilio era permesso entrare. Qui i due sono stati protagonisti di conversazioni incredibili, come quando hanno discusso sulla scelta del protagonista di Shining: Kubrick cercava di giustificare la scelta di Jack Nicholson, mentre Emilio avrebbe voluto Charles Bronson.

Aiutato nella stesura del racconto da Filippo Ulivieri, creatore del sito Archivio Kubrick, D'Alessandro ci ha commosso con il racconto di due vite straordinarie che si sono indissolubilmente intrecciate fino all'improvvisa e inaspettata morte del regista, avvenuta nel marzo 1999. Il racconto lucido, ironico, sincero e pieno d'affetto di Emilio D'Alessandro colpisce direttamente al cuore, appassiona come se si stesse parlando delle avventure del protagonista di un romanzo epico, e rende giustizia a due persone eccezionali, ognuna a modo suo. 
Come dice Emilio nelle ultime pagine del libro: "Ora che il suo tempo si era esaurito e il mio aveva perso ragione, mi sembrava di cogliere il filo che ci aveva legato, quel punto di impensato, eppure stabile equilibrio in cui la sua intelligenza e la mia ignoranza si erano toccate, in una unione che aveva funzionato in maniera semplice e sorprendente".


Titolo: Stanley Kubrick e me
Autori: Emilio D'Alessandro e Filippo Ulivieri
Casa Editrice: ilSaggiatore
Uscita italiana: 30 agosto 2012
Pagine: 354
Prezzo: 17 euro

mercoledì 16 giugno 2010

Libri di cinema: Quentin Tarantino

Dopo il successo del n°4 dedicato agli Horror made in Italy, la collana Moviement dedica il nuovo numero in uscita a maggio al grande Quentin Tarantino. Regista, attore, sceneggiatore, produttore, sponsor convinto di un’idea di cinema capace di coniugare “alto” e “basso”, i film di Godard con quelli di Lucio Fulci, Quentin Tarantino è forse l’unico e autentico total film-maker degli ultimi due decenni. Basterebbe sgranare la lista dei suoi film, da Le Iene (1992) a Bastardi senza gloria (2009), per comprendere quanto la cifra stilistica tarantiniana abbia influenzato enormemente il gusto spettatoriale delle nuove generazioni. Se Pulp Fiction (1994) ha contrassegnato buona parte dell’estetica cinematografica (e non solo) degli anni novanta, lo stesso si può dire di Kill Bill (Volume I e 2, 2003, 2004), straordinario esempio di reinvenzione cinematografica nel riciclare in una perfetta sintesi “autoriale” le cosiddette “pratiche basse” del cinema e della cultura popolare. Il quinto numero di Moviement cercherà di fare il punto sul fenomeno Tarantino e sulla sua arte attraverso i contributi di autorevoli studiosi italiani e stranieri che non hanno esitato a confrontarsi con un vero e proprio oggetto di culto. Disponibile nelle migliori librerie.


Moviement n°5 – Quentin Tarantino
A cura di Gemma Lanzo e Costanzo Antermite
Formato: 21 x 29,7
Pagine: 96
Prezzo: 12 euro
ISBN: 978.88.904002.4.7
Uscita: Maggio 2010
Editore: Gemma Lanzo Editore, Manduria (Ta)

sabato 30 gennaio 2010

E' morto il grande padre del giovane Holden


Lui non avrebbe voluto essere omaggiato e ricordato, come si può capire da questo passaggio del suo capolavoro assoluto Il giovane Holden (che poi perchè in italiano c'è questo titolo assurdo?!):

Ragazzi, quando morite vi servono di tutto punto. Spero con tutta l'anima che quando morirò qualcuno avrà tanto buonsenso da scaraventarmi nel fiume o qualcosa del genere. Qualunque cosa, piuttosto che ficcarmi in un dannato cimitero. La gente che la domenica viene a mettervi un mazzo di fiori sulla pancia e tutte quelle cretinate. Chi li vuole i fiori, quando sei morto? Nessuno.

Del resto tutta la sua vita è stata un continuo nascondersi e voler essere lasciato in pace.
Ma dopo aver regalato al mondo un tale tesoro si può evitare di viverci in mezzo?

Dico solo che il suo libro è stato uno dei pilastri della mia adolescienza e una delle cose (no tranquilli, non dirò eccezionale!) più emozionanti, vere e empatiche che abbia mai letto.

Il 27 gennaio 2010 è morto, all'età di 91 anni, Jerome David Salinger, o J.D. Salinger se preferite, una delle migliori menti e penne che il mondo abbia mai avuto.

E voglio ricordarlo così:

Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.

lunedì 8 giugno 2009

60 volte 1984

"1984" di George Orwell, 8 giugno 1949



"Era una fresca limpida giornata d'aprile e gli orologi segnavano l'una. Winston Smith, col mento sprofondato nel bavero del cappotto per non esporlo al rigore del vento, scivolò lento fra i battenti di vetro dell'ingresso agli Appartamenti della Vittoria, ma non tanto lesto da impedire che una folata di polvere e sabbia entrasse con lui. L'ingresso rimandava odore di cavoli bolliti e di vecchi tappeti sfilacciati. Nel fondo, un cartellone a colori, troppo grande per essere affisso all'interno, era stato inchiodato al muro. Rappresentava una faccia enorme, più larga d'un metro: la faccia d'un uomo di circa quarantacinque anni, con grossi baffi neri e lineamenti rudi ma non sgradevoli."


Più passano gli anni più assomiglia ad una profezia.

Capolavoro assoluto.


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