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domenica 18 agosto 2013

Top10 sigle cartoni

Da “Jeeg Robot d'acciaio” a “Sailor Moon”, la top10 delle sigle dei cartoni che hanno segnato l'infanzia di almeno tre generazioni di Italiani 



Dopo la top10 delle migliori sigle delle serie tv, non potevamo non rendere omaggio alle sigle dei cartoni animati: che siano l'apertura di anime giapponesi o di prodotti americani, tutte hanno in comune il potere di aver profondamente segnato l'infanzia di almeno tre generazioni di Italiani. 
Arrivati in massa dal sol levante negli anni '70, gli anime giapponesi si sono impressi indelebilmente nelle menti dei bambini dell'epoca e da allora non hanno mai smesso di rappresentare un appuntamento fisso delle mattine e dei pomeriggi dei piccoli (e non solo). Robot giganti, cavalieri dalle sfavillanti armature, guerriere vestite alla marinara, divinità dell'Olimpo e diavoli: dal Giappone con furore sono arrivate storie incredibili e fantastiche. L'America invece ci ha portato i cartoni sui supereroi e alcune delle opere più dissacranti della tv, come "I Simpson", "South Park" e "I Griffin". 
Trasmessi a livello nazionale all'interno di programmi per bambini come "Bim Bum Bam" - spettacolo da cui sono passati alcuni dei conduttori più affermati di oggi come Paolo Bonolis e Licia Colò - e, a livello regionale, da reti televisive che sono diventate sinonimo dell'infanzia - come Super3 a Roma e dintorni -, i cartoni animati si sono sempre distinti per le loro sigle: rigorosamente riadattate in italiano, le sigle, insieme alle canzoni dei film Disney, sono state senza dubbio il primo approccio alla musica dei bambini nati negli ultimi 40 anni. 
Quando parliamo di sigle tv di cartoni in Italia, ci sono due nomi fondamentali che vengono in mente: I Cavalieri del Re e Cristina D'Avena, intera famiglia votata alle sigle i primi, storica interprete della maggior parte delle sigle dei cartoni animati dagli anni '80 in poi la seconda. A dimostrazione che quello che ci ha colpito da piccoli continua a far parte di noi da adulti, i concerti di Cristina D'Avena in giro per l'Italia sono ancora molto seguiti: migliaia di adulti si commuovono senza vergogna cantando "Ti voglio bene Denver" e "I Puffi". 
Vediamo quindi quali sono le sigle dei cartoni animati che hanno maggiormente segnato l'infanzia degli italiani negli ultimi 40 anni. 


10 I CAVALIERI DELLO ZODIACO (1986) - HOLLY E BENJI (1982) 
Siccome sono rimasti fuori dalla top10 gioielli come "L'Uomo Tigre" e "Pollon", non potevamo non inserire tutti i titoli in classifica, quindi alla decima posizione abbiamo una parità. Si tratta di due veri e propri pilastri dell'infanzia dei trentenni di oggi, ovvero i magici Cavalieri dello Zodiaco, tratti dal manga "Saint Seya" di Masami Kurumada, che, con le loro armature ispirate alle costellazioni, hanno creato alcuni dei più convinti cosplayer che, non potendo ottenere i poteri di Pegasus e Sirio Il Dragone, hanno pensato bene di costruirsi almeno i costumi, e i calciatori Holly e Benji, tratti dal manga "Captain Tsubasa" di Yoichi Takahashi, che, con i loro calci volanti e il campo infinito, hanno portato migliaia di bambini nelle scuole calcio. Storica la sigla dei Cavalieri cantata da Massimo Dorati e quella di "Holly e Benji" nella versione di Cristina D'Avena. 



9 LADY OSCAR (1982)
Tratto dal manga d Ryoko Ikeda "Le rose di Versailles", "Lady Oscar" è stato per molti bambini il primo assaggio dei tormenti che la vita può offrire: Oscar, costretta a vivere come un uomo dal padre che voleva un figlio maschio, lotta ogni giorno con la sua identità e finisce per innamorarsi di un uomo che non ricambia il suo amore, ignorando il sentimento del fedele amico André. La travagliata storia d'amore tra Oscar André - futuro ideale maschile di migliaia di ragazze, altro che quel damerino del Conte Fersen - ha appassionato e turbato generazioni di ragazzini, annientandoli psicologicamente con il tragico finale. Un prodotto forse adatto a un pubblico più adulto anche nelle atmosfere, essendo ambientato nella Parigi della Rivoluzione francese. Della sigla di "Lady Oscar" esistono due versioni entrambe molto amate: quella di I Cavalieri del Re e quella di Cristina D'Avena. 



8 DEVILMAN (1972) 
Con la sua intro rock, "Devilman", tratto dal manga di Go Nagai, ha una delle sigle più amate dai fruitori di anime e cartoni: d'altra parte il demone Devilman, che si è impossessato del corpo del giovane Akira per distruggere la Terra, non poteva non avere una presentazione degna della sua potenza, cantata ancora una volta da I Cavalieri del Re. 



7 SAILOR MOON (1992) 
Sailor Moon, la bella guerriera che veste alla marinara, nata dalla matita di Naoko Takeuchi, ha segnato l'infanzia di quasi tutte le bambine degli anni '90: le protagoniste del cartone, liceali che scoprono di avere dei poteri derivanti dai vari pianeti del Sistema Solare, sono da un lato carine e spensierate e dall'altro delle guerriere combattive. Un mix rivoluzionario: per la prima volta sono delle ragazze a combattere e a sconfiggere demoni e mostri. "Sailor Moon" è diventata presto una vera e propria maestra di vita, insegnando alle bambine (e non solo) il valore dell'amicizia e della forza di volontà e ha creato un altro ideale maschile irraggiungibile: Milord. Il cartone, composto da cinque stagioni, ha una sigla diversa per ogni serie, tutte cantate da Cristina D'Avena, ma come la prima nessuna mai. 



6 BATMAN (1992) 
Cupa e drammatica, la sigla di "Batman" versione cartoon è incalzante e piena di ritmo, rendendo giustizia all'epicità dell'uomo pipistrello. Ai microfoni c'è ancora una volta Cristina D'Avena. 



5 OCCHI DI GATTO (1983) 
Le tre sorelle ladre, nate dalla matita di Tsukasa Hojo, che si fanno chiamare "occhi di gatto", sono tra le eroine più sexy dei fumetti: con le loro tutine aderenti hanno sconvolto i bambini degli anni '80 proprio come aveva fatto pochi anni prima Lamù col suo costume tigrato. Proprietarie del bar Cat's Eye, che fa loro da copertura, e ladre esclusivamente della perduta collezione d'arte appartenuta al padre scomparso, le tre sorelle sono introdotte da una delle sigle più accattivanti mai trasmesse in Italia. Cantata da Cristina D'Avena, la sigla di "Occhi di gatto" sembra una hit estiva che ha fatto ballare migliaia di bambini. 



4 KEN IL GUERRIERO (1984) 
La sigla di "Ken il guerriero" non è epica: di più. Il guerriero Ken, 64esimo successore della Divina Scuola Hokuto, nato dalla mente e dalle matite di Buronson e Tetsuo Hara, è forse l'eroe più granitico e violento nel panorama animato giapponese. I suoi colpi micidiali e il personale codice d'onore con cui riesce a sopravvivere in un mondo post-apocalittico sono diventati vangelo per un'intera generazione. La sigla, solenne e incalzante, è scritta e interpretata da Claudio Maioli, pianista di Lucio Battisti e compositore. 



3 LUPIN III (1969) 
Cantata da Enzo Draghi, la sigla di "Lupin III" è una vera e propria istituzione: anche i non appassionati di cartoni animati conoscono a memoria l'irresistibile ritornello "Lupin, l'incorreggibile Lupin". Allegra e trascinante, la sigla rispecchia alla perfezione il carattere del suo protagonista, il ladro gentiluomo e sbruffone Lupin III, nato dalla matita di Monkey Punch. 



2 JEEG ROBOT D'ACCIAIO (1975) 
"Jeeg Robot d'acciaio", cartone realizzato dalla Toei Animation su soggetto di Go Nagai, è storia dell'animazione giapponese. Arrivato per la prima volta in Italia nel 1979, Jeeg Robot è, insieme a "Mazinga" e "UFO Robot Goldrake", sul podio degli anime con protagonisti robottoni giganti. Rispetto agli altri però può vantare una sigla spettacolare: cantata da Roberto Fogu, in arte Fogus, sulla base originale di Michiaki Watanabe, questa sigla sembra una hit estiva fatta per scatenarsi e ballare. Per anni è girata la voce che il cantante della sigla fosse un giovane e, allora sconosciuto, Piero Pelù, che ha però sempre smentito e nel 2008 ha ceduto al tormentone registrando la sua versione della canzone. 



1 I SIMPSON (1989) 
La sigla di "I Simpson" non è una sigla come le altre: è un camaleonte in continua trasformazione. Accompagnata dall'inconfondibile e iconico tema di Danny Elfman, la sigla cambia ad ogni episodio: la scritta di Bart sulla lavagna è sempre diversa, così come il motivo suonato al sax da Lisa e la scena finale in cui la famiglia Simpson si ritrova riunita davanti alla tv, in modi ogni volta sempre più fantasiosi e assurdi. Un piccolo capolavoro creato da Matt Groening e soci.



Pubblicato su TvZap.

mercoledì 24 luglio 2013

Top10 Sigle Tv

Dalla grafica stile anni ’60 di “Mad Man” alle melodie composte da Angelo Badalamenti per “Twin Peaks”, la classifica delle migliori sigle delle serie tv

Si dice che l’abito non fa il monaco e che non bisogna giudicare un libro dalla copertina: vero, ma per quanto riguarda le sigle delle serie tv è difficile non farsi condizionare. Chi non ha mai cantato la canzone di “Happy Days”? E chi non ha mai cercato di emulare, magari con risultati meno sfavillanti, la corsa sulla spiaggia dei bagnini di “Baywatch”? Le sigle di “Beautiful” e di “La signora in giallo” in Italia sono ormai scandiscono il pranzo e il riposo post-pranzo. In origine concepite semplicemente come cornici in cui venivano introdotti gli attori protagonisti della serie, le sigle negli anni sono diventate un mondo a sé stante, piccoli film che non si limitano a presentare i nomi dei protagonisti ma che richiamano nelle immagini e nelle suggestioni le atmosfere della serie di cui sono portavoce. Le sigle migliori dunque non solo hanno un motivo accattivante, ma presentano in immagini la storia e a volte sono dei piccoli capolavori. Vediamo quindi quali sono le migliori dieci sigle tv.


10 DESPERATE HOUSEWIVES
La sigla di “Desperate Housewives”: ovvero la dimostrazione di come le casalinghe abbiano una vita difficile sia oggi, dotate di lavatrici e cellulari, che nell’antico Egitto. Spesso accomunate dall’essere trattate come zerbini dalla famiglia e avere una vita con pochi stimoli. Gli autori hanno fuso insieme alcuni famosi dipinti, “Adamo ed Eva” del pittore rinascimentale tedesco Lucas Cranach il Vecchio, gli affreschi della tomba della regina egizia Nefertari, il “Ritratto dei coniugi Arnolfini” del pittore fiammingo Jan van Eyck e “American Gothic” di Grant Wood, con immagini pop come le pin-ups, i barattoli di zuppa Campbell di Andy Warhol e i quadri in stile fumetto di Robert Dale. Il tutto sul tema musicale creato appositamente da Danny Elfman, uno dei più grandi compositori contemporanei.




9 FRINGE
La sigla di “Fringe”, il cui tema musicale è stato scritto dall’ideatore e produttore J.J. Abrams, non è una semplice sigla, ma una vera e propria creatura in continua evoluzione. Ogni immagine presentata nasconde un messaggio in codice e con l’evolversi della storia anche la sigla è cambiata: con gli spostamenti da un universo all’altro dei personaggi è il diverso filtro di colore a far capire allo spettatore in quale mondo è ambientata quella puntata e, con i salti temporali, arrivano anche una versione della sigla vintage per le puntate ambientate nel passato e una futuristica per gli episodi avanti nel futuro.




8 WILLY IL PRINCIPE DI BEL AIR
La sigla di “Willy, il principe di Bel-Air” è anni ’90 allo stato puro. Will Smith potrà interpretare tutti gli eroi che vuole, combattere alieni e robot, ma per chi è stato giovane negli anni ’90 resterà sempre il ragazzo sbruffone della serie tv. Uno dei pochi casi in cui la sigla è un vero e proprio video musicale: Will Smith, anche cantante, introduce la serie con una canzone scritta da lui, tradotta in Italia, di cui tutti all’epoca, e non solo, sapevano le parole.




7 X-FILES
Qui cominciamo ad entrare nell’area cult: la celebre sigla di “X-Files” è diventata leggenda grazie al tema musicale di Mark Snow che, con il suo inconfondibile effetto eco, suggerisce mistero e angoscia. Le immagini di ufo e i giochi di luce e ombra completano il quadro, facendo della sigla di “X-files” una delle più amate e celebrate del piccolo schermo.




6 TWIN PEAKS
Quando le immagini di un grande del cinema come David Lynch incontrano le note del compositore Angelo Badalamenti non può che uscire fuori un’opera che lascia il segno: la sigla di “Twin Peaks” con il suo tema musicale ipnotico e le immagini apparentemente innocue ma che comunicano uno straniante senso di angoscia, costituisce una delle sigle più amate e calzanti di tutti i tempi. Solo la coppia Lynch-Badalamenti può inquietare mostrando i boschi e le fabbriche di una piccola cittadina americana.




5 GAME OF THRONES
E’ la sigla del momento. Il tema musicale composto da Ramin Djawadi è uno dei più canticchiati dell’anno e le immagini in tre dimensioni della cartina geografica dei Sette Regni si evolvono di stagione in stagione, mostrandoci ogni volta un angolo diverso del mondo creato da George R.R. Martin. Tum, du, du du tum tu, tudu tù!




4 MAD MEN
Il sofisticato tema musicale tratto dalla canzone “A Beautiful Mine” composta da RJD2 si sposa alla perfezione con l’immagine di un uomo stilizzato che crolla da un palazzo ricoperto da pubblicità americane anni ’60. Una perfetta sintesi del senso della serie, dello stile dell’epoca e del percorso interiore del protagonista Don Draper (Jon Hamm): “Mad Men” è già tutto nella sigla.




3 BATMAN
Una delle sigle più riuscite di sempre: le immagini a fumetti dei protagonisti Batman (Adam West) e Robin (Burt Ward) si alternano all’iconico tema musicale di Neal Hefti. Una bomba di cui, proprio come Batman, non siamo ancora riusciti a liberarci. Na-na-na-na-na-na-Batmaaan!




2 TRUE BLOOD
Oppossum spiaccicati sull'asfalto, diner fatiscenti, coccodrilli appesi a essiccare, cori gospel e ferventi religiosi in preghiera: il sud degli Stati Uniti in una manciata d'immagini. Il tutto accompagnato dall'irresistibile canzone "Bad Things" di Jace Everett e dalle immagini di sesso e sangue. La sigla più sexy della tv.




1 DEXTER
Non c'è niente da fare. Anche se quella di "True Blood" ha la migliore canzone, anche se quella di "Fringe" l'ha scritta J.J. Abrams, quella di "House M.D." ha le tavole anatomiche e quella di "Mad men" è super-stilosa, la sigla di "Dexter" resta, e resterà a lungo, imbattibile. Un'idea tanto semplice quanto geniale: la violenza che si cela in ogni piccolo gesto quotidiano (o, nel caso di Dexter, la violenza che cerca di nascondersi nella banalità della normalità). Non solo è un'idea favolosa e inquietante, ma in pochi secondi racchiude l'essenza di tutta l'opera. Il tutto accompagnato dalle splendide note di Rolfe Kent. 
Un capolavoro.



Pubblicato su TvZap.

sabato 13 luglio 2013

Top10 - i migliori non protagonisti della tv

Anche se Mario non lo ammetterebbe mai, il suo collega nonché fratello Luigi è essenziale per lui, così come l'orso Yoghi deve confrontarsi ogni giorno con Bubu e Ollio con Stanlio. In tutte le storie c'è sempre un protagonista a cui è affiancato un compagno che gli fa da supporto morale e diventa la sua parte complementare, quel quid senza il quale l'eroe di turno non potrebbe svolgere il suo compito. Le spalle, o sidekick come le chiamano in inglese, sono quindi personaggi fondamentali, che spesso hanno caratteristiche opposte a quelle del protagonista, facendone così risaltare le qualità o mettendole in discussione. Le spalle spesso sono personaggi comici che catturano l'attenzione con la loro ironia e la tendenza a sdrammatizzare la seriosità del protagonista. Quando la spalla è davvero ben scritta e interpretata, allora il personaggio diviene più popolare e amato del protagonista, spesso diventando l'icona del film o serie televisiva. In tv abbiamo infiniti esempi illustri di spalle che sono diventate personaggi di culto, come il signor Smithers in “I Simpson”, braccio destro del terribile signor Burns, la rossa Willow (Alyson Hannigan) di “Buffy l'ammazzavampiri”, mente dietro alla rocambolesca protagonista Buffy (Sarah Michelle Gellar), il gentile dottor Wilson (Robert Sean Leonard), unico amico del caustico dottor House (Hugh Laurie) o Paulie Gualtieri (Tony Sirico), spalla criminale di Tony Soprano (James Gandolfini) in “I Soprano”. Vediamo quali sono le 10 spalle che hanno più infuocato il piccolo schermo con la loro ironia diventando vere e proprie icone. 


10 ROBIN – BATMAN (1966 – 1968) 
Essere una spalla non è facile: spesso si lavora il doppio del protagonista e alla fine è sempre quest'ultimo ad ottenere maggiore attenzione. Figuriamoci quanta fatica deve fare Robin (Burt Ward) per ottenere un posto al sole dovendo lottare al fianco di Batman (Adam West) contro criminali folli e per di più indossando quella calzamaglia. Nonostante tutto, anche il Robin della serie culto anni '60 è riuscito a far stampare la sua faccia sulle magliette e a diventare così un'icona. 



9 GEORGE COSTANZA – SEINFELD (1990 – 1998) 
Una spalla ideale è leale, affidabile, generosa: tutte caratteristiche che non appartengono a George Costanza (Jason Alexander). Amico fin dai tempi del liceo di Jerry Seinfeld (Jerry Seinfeld), George mente in continuazione, imbroglia, fa cose disgustose col cibo e ha una parola caustica per tutti. Nonostante i suoi difetti, George con la sua ironia è diventato ben presto il centro vitale e comico della serie. 



8 BRIAN – I GRIFFIN (1999 – in corso) 
Si dice spesso che il cane è il migliore amico dell'uomo: Brian, il cane della famiglia Griffin, è molto più di un fedele animale domestico. Raffinato, appassionato di letteratura e musica, perennemente impegnato a leggere i quotidiani invece che a rincorrerli, sorseggia spesso Martini e cerca inutilmente di far elevare i suoi rozzi padroni umani. Il suo humor nero e i battibecchi con il perfido neonato Stewie sono presto diventati i momenti più apprezzati di “I Griffin”. 



7 NILES – LA TATA (1993 - 1999) 
Niles (Daniel Davis), il più ficcanaso dei maggiordomi ficcanaso, domestico della famiglia Sheffield, con la sua ironia scatenata, le espressioni da maschera di gomma che contrastano con le movenze eleganti, è il personaggio simbolo di “La Tata”, nonché il più amato della serie. Memorabili le sue gag contro la signorina Babcock (Lauren Lane) e le sfrenate danze in mutande quando nessuno è in casa. 



6 BENDER – FUTURAMA (1999 – 2013) 
Secondo “Futurama” nel futuro i nostri migliori amici saranno dei robot: non dei servizievoli compagni di lavoro, ma delle macchine dalle caratteristiche molto umane. Bender, robot compagno di Fry, tracanna birra, fuma sigari, è scorretto e sboccato, ruba, imbroglia e dice continuamente la frase “bacia il mio sedere di metallo”. Una spalla che dà il cattivo esempio ma che è diventata ben presto la star della serie. 



5 JOHN WATSON – SHERLOCK (2010 – in corso) 
Martin Freeman Il dottore John Watson è una delle spalle più famose nella storia della letteratura. Le sue versioni sono plurime, sia al cinema che in tv, ma quello interpretato da Martin Freeman in “Sherlock” è forse il più irresistibile di tutti. Ex medico militare tornato in patria dopo una missione in Iraq, il Watson moderno è ironico, affidabile, sempre distratto da belle donne e inseparabile compagno di indagini dello stravagante investigatore privato Sherlock Holmes (Benedict Cumberbatch). 



4 BARNEY STINSON – HOW I MET YOUR MOTHER (2005 – in corso) 
Più che una spalla una leggenda. Inizialmente presentato come spalla comica di Ted (Josh Radnor), il musone protagonista, Barney Stinson (Neil Patrick Harris) con i suoi completi impeccabili, le idee folli e l'ironia travolgente è diventato ben presto il mattatore di “How I met your mother”. Vero e proprio guru del “rimorchio”, a partire dalle sue strampalate tecniche di approccio con le donne sono stati scritti ben tre libri che in America vanno a ruba. Diamogli il cinque! 



3 WALTER BISHOP – FRINGE (2008 – 2013) 
John Noble Chi non vorrebbe avere come spalla uno scienziato pazzo e geniale, appassionato di musica, con un debole per le droghe e la buona cucina? Inizialmente spalla ironica e folle dei protagonisti Olivia (Anna Torv) e Peter (Joshua Jackson), il dottor Walter Bishop (John Noble) è diventato ben presto il cuore pulsante di “Fringe”. Memorabili le sue intuizioni geniali, le ricette di dolci rielaborate in laboratorio, i battibecchi con l'assistente Astrid (Jasika Nicole), i dialoghi con la mucca da laboratorio Gene e le sue allucinazioni causate dalle droghe con in sottofondo sempre un ottimo disco di musica classica o rock. Il nonno che tutti vorrebbero avere. Pensate alla gioia dei fan quando sono apparsi ben due Walter Bishop. 



2 FONZIE – HAPPY DAYS (1974 – 1984) 
Inizialmente un personaggio minore, con la sua inconfondibile giacca di pelle indossata sulla t-shirt bianca, il ciuffo brillantinato e il sorriso marpione sempre accompagnato dal pollice alzato e dal saluto “ehi”, Arthur Fonzarelli, detto Fonzie (Henry Winkler), è diventato non solo il personaggio più amato di “Happy Days” e protagonista della serie, ma una vera e propria icona americana. Il successo di Fonzie è stato tale che Ron Howard, che nella serie interpreta il protagonista Richie Cunningham, per la delusione di essere stato messo in ombra ha cambiato mestiere ed è diventato regista. 



1 SPOCK – STAR TREK (1966 - 1969) 
Quando qualcuno dice “Star Trek” qual è la prima cosa che viene in mente? Spock (Leonard Nimoy) ovviamente. Il capitano Kirk (William Shatner) deve farsene una ragione, anche se formalmente è lui il protagonista, è il vulcaniano Spock a essere una vera e propria icona della televisione. Con il suo strano taglio di capelli, le orecchie a punta, l'espressione impassibile e il saluto caratteristico accompagnato dalla frase “live long and prosper” (lunga vita e prosperità), Spock è sicuramente la spalla che più illustre della tv.



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venerdì 19 aprile 2013

Da Arrow a Superman, la top ten che vola

Freccia Verde interpretato da Stephen Amell in “Arrow” è solo l’ultimo dei supereroi approdati al piccolo schermo: il rapporto tra supereroi e televisione è infatti molto antico, basti pensare che una delle prime versioni in live action di Superman risale alla serie anni ’50 “Adventures of Superman”, con George Reeves nei panni del protagonista. Sul piccolo schermo sono infatti passati quasi tutti i più importanti eroi dei fumetti, solo in seguito portati al cinema, come “Green Hornet”, “Batman” e “Hulk”, personaggi che hanno ritrovato grande popolarità in questo ultimo decennio grazie alle nuove versioni cinematografiche. Proprio grazie a questa nuova ondata di interesse i supereroi affollano ora gli schermi televisivi e cinematografici: l’uscita di “Iron Man 3” è imminente e Joss Whedon, regista di “The Avengers”, sta per realizzare “S.H.I.E.L.D.”, serie tv dedicata ai Vendicatori Marvel. Vediamo quindi quali sono le migliori serie televisive dedicate ai supereroi partendo dalla decima posizione, dove troviamo “Smallville”. 



10 SMALLVILLE (2001 – 2011) 
Nel bene e nel male, “Smallville”, serie dedicata alla giovinezza di Clark Kent, futuro Superman, ha segnato un’epoca, essendo uno dei primi prodotti che ha cavalcato l’onda del ritorno di interesse per i supereroi in live action. Durato per ben 10 anni, “Smallville” ha fatto del suo protagonista Tom Welling un idolo per gli adolescenti e ha contribuito ad aprire la strada, seppur con i suoi limiti, ad una versione più umana e introspettiva dei supereroi. 



9 ARROW (2012 – in corso) 
Il Freccia Verde interpretato da Stephen Amell è l’ultimo supereroe arrivato in televisione ma già ha conquistato una buona fetta di pubblico: seppur non dotato di superpoteri, tranne forse i suoi addominali d’acciaio, Freccia Verde sa lottare con grande abilità e le sue mirabolanti acrobazie hanno convinto gli spettatori. 



8 HEROES (2006 – 2010) 
In “Heroes” non c’è un solo supereroe ma addirittura un intero esercito di personaggi dai poteri strabilianti. Partita come vera e propria serie di culto per gli appassionati del genere, “Heroes” si è poi persa per strada rimanendo schiacciata dalla trama troppo ambiziosa confusa da salti temporali difficilmente conciliabili. Ha avuto però il merito di far emergere il talento di Zachary Quinto, ora Spock nella nuova saga cinematografica di “Star Trek”. 



7 ADVENTURES OF SUPERMAN (1952 – 1958) 
Prima storica versione in live action del personaggio di Superman, la serie con George Reeves era molto popolare all’epoca e ha aperto la strada ai film anni ’70 con Christopher Reeve e alle moderne versioni tv “Lois & Clark – Le nuove avventure di Superman” e “Smallville”. 



6 FLASH (1990 – 1991) 
Composto da una sola stagione da 22 episodi, “Flash” è in classifica per diversi motivi: è una delle poche opere dedicate al personaggio della DC Comics, le musiche e la sigla sono composte da Danny Elfman e il protagonista John Wesley Shipp ha avuto un gran coraggio ad indossare quel costume. Inspiegabile come sia diventato in seguito il papà di Dawson Leery (James Van Der Beek). 



5 MISFITS (2009 – 2013) 
La serie inglese con degli adolescenti terribili costretti a svolgere lavori per i servizi sociali che, grazie ad una tempesta misteriosa, acquistano dei poteri, è stata, almeno per le sue prime due stagioni, un gioiello di ironia e comicità nera. Con l’abbandono dei protagonisti più importanti si è persa per strada, ma i siparietti di Nathan (Robert Sheehan) e Simon (Iwan Rheon) sono ormai nella storia. 



4 WONDER WOMAN (1975 – 1979) 
La Wonder Woman interpretata da Lynda Carter è una vera e propria icona: l’attrice è talmente somigliante al personaggio dei fumetti da essere ormai identificata con la supereroina DC Comics; il costume che indossa nella serie tv è infatti il più imitato dai cosplayer. Sarà per questo che, nonostante se ne parli da anni, ancora non è stato realizzato un film dedicato a Wonder Woman: trovare un’attrice all’altezza non è impresa facile. 



3 L’INCREDIBILE HULK (1978 – 1982) 
L’Hulk di Ang Lee e quello interpretato da Edward Norton possono mettersi l’anima in pace: l’unico vero uomo verde è quello di Lou Ferrigno della popolare serie tv anni ’70. Il gigantesco culturista americano di origini siciliane, eterno rivale di Arnold Schwarzenegger, è infatti diventato una vera e propria icona, uno dei pochissimi a non aver bisogno di effetti speciali e computer grafica per diventare Hulk. 



2 BUFFY L’AMMAZZAVAMPIRI (1997 – 2003) 
Con la sua super forza e la missione di ammazavampiri, Buffy (Sarah Michelle Gellar) è una delle eroine più amate degli ultimi 20 anni di televisione e non solo. Personaggio moderno, ironico e perfettamente scritto, Buffy ha segnato l’immaginario collettivo ed è diventata una icona anni ’90. 



1 BATMAN (1966 – 1968) 
E’ innegabile: quando si pensa ai supereroi in tv la serie tv anni ’60 su Batman è la prima immagine che viene in mente. I costumi vistosamente pacchiani, le fantastiche scritte onomatopeiche, l’ironia demenziale, l’incredibile aplomb di Adam West (anche quando deve liberarsi di una bomba) e soprattutto la celebre sigla ne fanno un cult imprescindibile e vera icona pop.




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venerdì 31 agosto 2012

Citazione Cinematografica n. 228

"Servono eventi drammatici per scuotere la gente dall' apatia, ma io non posso farlo come Bruce Wayne: come uomo di carne e ossa mi possono ignorare o schiacciare, ma come simbolo... Come simbolo potrei essere incorruttibile. Potrei essere immortale".

da: Batman Begins

Christian Bale

Titolo originale: Batman Begins
Regia: Christopher Nolan
Anno: 2005
Cast: Christian Bale, Michael Caine, Liam Neeson, Katie Holmes, Gary Oldman, Cillian Murphy, Rutger Hauer, Tom Wilkinson, Ken Watanabe, Morgan Freeman

martedì 28 agosto 2012

Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno


"Servono eventi drammatici per scuotere la gente dall' apatia, ma io non posso farlo come Bruce Wayne: come uomo di carne e ossa mi possono ignorare o schiacciare, ma come simbolo... Come simbolo potrei essere incorruttibile. Potrei essere immortale".

Così diceva il Bruce Wayne di Batman Begins, in quel primo passo di un percorso cominciato nell'ormai lontano 2005, anno in cui un regista inglese di talento ha cambiato per sempre la storia del cinema tratto da fumetti. Christopher Nolan allora era una bella promessa, un giovane cineasta con all'attivo un film a basso budget dall'intuizione geniale, Memento, ed un remake con poco brio, Insomnia, in cui però mostrava una grande capacità nel creare atmosfere tese e dense.
Sembrava un azzardo quindi lasciare nelle mani di questo regista semi sconosciuto il rilancio di un personaggio amatissimo dal pubblico, per di più già trattato egregiamente dalla mano estrosa di Tim Burton.
La mossa è stata però vincente, e forse il caso è stato guidato, visto che nel film d'esordio di Nolan, Following, ad un certo punto si apre una porta su cui è affisso proprio il simbolo dell'uomo pipistrello. Nolan era l'uomo giusto al momento giusto.

Abbandonato il kitsch dei film di Joel Schumacher e prese le distanze dallo stile fumettoso di Burton, Nolan ha riportato il personaggio alle origini, riscrivendo il mito di Batman e creando un'atmosfera cupa, solenne ed epica che è diventata il tratto distintivo della trilogia. In Batman Begins abbiamo visto la nascita della leggenda, in cui l'uomo Bruce Wayne diventa il mito Batman: un percorso introspettivo, duro, affascinante, in cui abbiamo imparato a trarre forza dalle nostre stesse paure.

E' con il capitolo successivo però che il Batman di Nolan ha alzato definitivamente l'asticella della grandiosità: con Il Cavaliere Oscuro, il regista inglese è riuscito a toccare vette fino ad allora mai raggiunte da un cinefumetto - forse solo dal primo Spider Man di Sam Raimi -, facendo del suo film non una semplice opera d'intrattenimento tratta da albi disegnati, ma un'opera complessa, matura, quasi filosofica, ambiziosa, che tramite l'uomo pipistrello parla di altro, di come bisogna cercare di fare la cosa giusta anche in momenti difficili, di lottare anche quando si ha tutti contro e di cercare di dare fiducia alle persone nonostante il caos regni sovrano. Un film immenso, un'unione più unica che rara di spettacolo, grande budget, autorialità, sceneggiatura dall'ampio respiro e grande recitazione, tra cui spicca quella ormai immortale del Joker interpretato da Heath Ledger.

Come dare dunque un seguito ad un'opera così grandiosa?
Non dev'essere stato facile.
Ed infatti il terzo atto del Batman nolaniano è un film difficile, denso, stratificato, grande e lunghissimo, un'opera che merita attenzione e magari anche più di una visione per essere compresa appieno.
Dal 2005 sono cambiate parecchie cose e il Nolan che girò con poche migliaia di dollari Memento ha lasciato il posto all'autore dal tocco magico, al regista capace di sbancare i botteghini di tutto il mondo con film magnifici come The Prestige e Inception. E tutto questo si vede.

Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno è una summa dell'opera nolaniana: il film si riallaccia infatti ad entrambi i precedenti capitoli, ma con punti di vista differenti. Ritroviamo Bruce Wayne (Christian Bale, qui ad una delle sue prove più convincenti) otto anni dopo la morte di Harvey Dent, ormai chiuso in se stesso ed auto-esclusosi dal mondo, tormentato dalla morte di Rachael e dall'aver infangato il nome di Batman per il bene della comunità. Spinto dagli eventi e dall'insorgere di una nuova minaccia, impersonificata dal criminale Bane (Tom hardy), Wayne deve trovare in se stesso la forza di Batman. In una parabola speculare a quella del primo capitolo, vediamo quindi l'uomo che cerca di rifarsi simbolo, quel simbolo che ispira coraggio e sprona la gente ad agire.
Un percorso non facile e che infatti è il cuore del film: in questo terzo atto non si affronta la necessità di farsi simbolo di Batman Begins né la messa in atto del simbolo di Il Cavaliere Oscuro, ma la consapevolezza di quanto sia importante nutrire, alimentare e mantenere vivo un ideale. Sia esso lo spirito di giustizia incarnato da un uomo mascherato, che l'onestà di un poliziotto, o la capacità di sopravvivere di una ladra. In Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno c'è una delle rappresentazioni più eloquenti di cosa voglia dire "fare" per far sì che gli altri facciano, di quanto sia importante agire spinti da un valore in cui si crede.

Tutto questo è affrontato in quasi due ore e tre quarti di film che volano forti come una sinfonia: anche le parti con meno ritmo e che sembrano non proprio logiche sono giustificate a fronte della potenza emotiva dell'opera nel suo complesso.
Quelli che potrebbero sembrare difetti lo sono solo marginalmente, per esempio il Bane di Hardy ha meno carisma del Joker di Ledger, forse soprattutto per il terribile doppiaggio italiano di Filippo Timi, ma nell'economia della storia è giusto che sia così: qui il cattivo non è il protagonista, non è l'altra faccia di Batman, ma una contingenza che serve a definire l'uomo dietro il simbolo. In questo senso risulta dunque perfetta la Selina di Anne Hathaway, la donna che completa Batman e porta alla luce aspetti non ancora sondati di Bruce Wayne, non una femme fatale antagonista, ma una risoluta e moderna compagna di viaggio.

Da Inception arriva infine lo stile narrativo: tanti personaggi, storie parallele, azioni concatenate. Purtroppo dal precedente film Nolan non recupera il finale ambiguo, che sarebbe stato il coronamento perfetto per un lavoro mastodontico. Sarebbe stato bello chiedersi che cosa vede realmente Alfred (Michael Caine) alla fine.
Ma in fondo è giusto che sia così: alla solidità del primo capitolo è seguita l'epica del secondo che ha trovato la solennità nella prorompente emotività del terzo. 
Una dramma in tre atti splendidamente orchestrato dal prestigiatore Christopher Nolan.


Christian Bale e Anne Hathaway


La citazione: 
"Selina: Non devi più niente a queste persone: hai dato già tutto!
Batman: Non tutto. Non ancora".

Hearting/Cuorometro: ♥♥♥♥

Uscita italiana: 29 agosto 2012

Titolo originale: The Dark Knight Rises
Regia: Christopher Nolan
Anno: 2012
Cast: Christian Bale, Tom Hardy, Anne Hathaway, Michael Caine, Gary Oldman, Joseph Gordon-Lewitt, Marion Cotillard, Morgan Freeman
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