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giovedì 23 ottobre 2014

The Pills benedetti da Vanzina: ‘Continuate a essere romani’

La sezione Wired Next Cinema del Festival del Film di Roma ha dato vita a un incontro storico: il collettivo nato su internet The Pills ha raccolto il testimone della commedia all’italiana direttamente dalle mani di Carlo Vanzina, con cui il gruppo di comici romani ha tenuto una masterclass sulla comicità made in Italy e soprattutto made in Roma 

The Pills su Wired, foto di Olaf Blecker


Maccio Capatonda, primo vero talento comico a macinare milioni di visualizzazioni sul Youtube, appare sulla copertina di Wired di ottobre come un folle re in giallo circondato dai suoi migliori giovani discepoli attualmente in circolazione, ovvero il collettivo napoletano The Jackal e quello romano The Pills

Dopo la masterclass d’apertura con protagonista Maccio Capatonda, è ora la volta dei The Pills, all’anagrafe Luca Vecchi, Luigi Di Capua e Matteo Corradini, chiamati a confrontarsi con una delle colonne portanti della comicità italiana anni ’80 e ’90: il regista e sceneggiatore Enrico Vanzina. Il confronto inedito, avvenuto in una sala gremita del museo MAXXI, ha portato i The Pills a raccogliere il testimone della comicità romana direttamente dalle mani di Enrico Vanzina, loro sincero sostenitore, che aspetta con curiosità il debutto dei The Pills al cinema, in sala nel 2015, di cui il trio non vuole assolutamente svelare nulla.


Luca Vecchi, Luigi Di Capua e Enrico Vanzina (foto Jacopo Pergameno)



DUE GENERAZIONI DI COMICITÀ ROMANA A CONFRONTO 

L’incontro tra i The Pills ed Enrico Vanzina ha portato il regista, sincero ammiratore del trio, a interrogarsi sul futuro della commedia all’italiana: “Quando mi è arrivato questo invito dal direttore del Festival di Roma Marco Müller sono rimasto sorpreso ma anche molto contento. Credo che mettere a confronto due diverse visioni della comicità sia interessante: ho visto i The Pills su internet e posso dire di essere un loro fan. Ormai al cinema ci sono solo commedie ma sono finte commedie: tutte noiose e ben lontane dalla vera commedia all’italiana. Loro invece hanno la grazia e i temi della vera commedia all’italiana, che deve essere sì ironica ma analizzare anche problemi e drammi quotidiani. I loro video su internet sono perfetti: credo che meglio di così non possano fare, quindi è giusto che facciano un ulteriore passo e diventare i nuovi autori della commedia italiana grazie a un film”. 
Un testimone molto pesante quello passato da Vanzina, che i The Pills sono però felici di accettare: “I Vanzina negli anni ’80 hanno rinnovato la comicità italiana” ha detto Luigi Di Capua: “Questo è un fatto cruciale, la commedia deve rinnovarsi e seguire la realtà, altrimenti non funziona, non è esplosiva. Noi abbiamo cercato di colmare questa lacuna: non ridevamo più con le commedie prodotte in Italia e questo ci ha spinto a cercare un linguaggio nuovo”. 
Nuovi linguaggi, nuovi media ma alla base la stessa matrice fortemente romana. La comicità capitolina è un bene da preservare secondo Enrico Vanzina, che vede nei The Pills gli eredi di icone come Alberto Sordi e Gigi Proietti: “Quando ho sceneggiato Febbre da Cavallo con mio padre Steno, volevamo fare un film in stile anni ’50, con un cast corale, con caratteristi, che rilanciasse la figura del romano: pensate che in quel periodo c’era Celentano che faceva il romano, un disastro totale. Con quel film abbiamo rilanciato la romanità: loro sono fortemente romani e non devono perdere questa caratteristica secondo me. Il loro è un romanesco nuovo, perfetto, lo conoscono bene, con cui raccontano delle realtà molto malinconiche: hanno inoltre delle facce e un’espressività che ricorda il cinema indipendente americano, un po’ alla Jim Jarmush e Woody Allen. Come Allen fotografano un certo quartiere, il Pigneto, e alcuni tipi di persone che si capisce sono veri e non lontani dalla realtà”. D’accordo su questo punto Matteo Corradini : “È vero, la nostra vena comica è così forte perché l’abbiamo assorbita dal nostro quotidiano”, e anche Luigi, anche se con alcune perplessità: “Quando parli del piccolo magari poi il pubblico trova al suo interno il valore universale: determinati archetipi e realtà in cui si può identificare chiunque. Per esempio noi raccontiamo il quartiere Pigneto che può essere il corrispettivo di Isola a Milano o di qualsiasi altra città italiana. Anche se però in realtà il romanesco è un elemento che a volte ci preoccupa: spesso ci dicono “il romanesco è meglio di no, poi a Milano storcono il naso”. Che palle con Milano! Che poi il romanesco se lo sono imparato anche i milanesi a furia di guardare i nostri video”. 


The Pills, The Jackal e Maccio Capatonda su Wired (foto Olaf Blecker)



I THE PILLS IN PILLOLE 

Quando si chiede ai The Pills quali sono le loro fonti di ispirazione, le risposte sono le più disparate: Luca afferma di essere un figlio della televisione: “Sicuramente da piccolo ho visto più Enrico e suo fratello che mio padre e mia madre: sono cresciuto davanti alla televisione”, Luigi, inaspettatamente, si definisce “un ex Jane Austen: “Da piccolo leggevo solo libri”, mentre Matteo è fiero del suo essere un veterano dei videogame: “Ho passato e passo ancora tanto tempo davanti ai videogiochi”. I soggetti delle loro pillole arrivano invece da molto vicino: “Siamo talmente disillusi e nichilisti che le prime persone che prendiamo in giro siamo noi” ha detto Luca, e ancora Luigi: “In realtà nelle nostre pillole tutto parte da esperienze e personaggi veri”. 


IL FILM DEI THE PILLS 

L’incontro è stata anche l’occasione per parlare dell’imminente film dei The Pills, che, dopo la televisione, si preparano a confrontarsi con un altro media, il cinema: “Sento la pressione delle aspettative” ha detto Luca: “Quando le persone si aspettano così tanto da te forse è vero che il lavoro diventa meno spontaneo. Mantenere l’equilibrio è difficile: da una parte vuoi piacere al pubblico ma non compiacerlo per forza”. 
Impossibile però estorcere al trio qualche informazione in più sulla pellicola, che vogliono rimanga segretissima, di cui continuano a inventare false trame, ruolo in cui Luigi è un maestro: “Il film è ambientato durante la Resistenza: ci sono i partigiani, poi c’è una parte nello spazio e siamo inoltre in Thailandia nel 1700… Fondamentalmente cercheremo di non svelare nulla: è un giallo quindi non possiamo dire niente, ma vorremmo che ci siano almeno 10 minuti di totale nonsense”. 
Regista della pellicola è Luca, già autore di tutte le pillole del gruppo, che ha rivelato quale sarà il suo approccio al film: “Io fondamentalmente sono un boro, sono filo americano, mi piace far saltare in aria le cose e le arti marziali: vorrei che nel film ci fossero cose al limite dell’illegalità. Sicuramente scopiazzerò un po’ a destra e a manca: il mio maestro alla scuola di cinema, Stefano Bessoni, mi ha sempre detto che ormai dopo tutti questi anni di storia del cinema e animazione tutto è stato già fatto. Bisogna cercare di rielaborare e riassemblare il precedente in una forma originale. Il mio motto è “ruba sotto gli occhi di tutti col sorriso sulle labbra”. Quentin Tarantino nei suoi film ruba a piene mani e non lo nasconde, anzi te lo sbatte in faccia: si vede che ama quello che cita e che si diverte un mondo. E la gente comunque va al cinema e paga il biglietto. Abbiamo cercato di trovare un punto di convergenza tra la narrazione cinematografica e quello che abbiamo sempre fatto. Il linguaggio sarà simile a quello che usiamo”.


Pubbicato su TvZap.

giovedì 24 luglio 2014

“Vittima degli eventi” vi aspetta ad Halloween

Claudio Di Biagio di “Non Aprite Questo Tubo” e Luca Vecchi di “The Pills” sono arrivati al Giffoni Film Festival per una masterclass: li abbiamo incontrati per scoprire qualcosa in più del loro primo film “Vittima degli eventi”, ispirato al celebre fumetto di Tiziano Sclavi “Dylan Dog”, che forse diventerà una serie tv 




Ne hanno fatta di strada dal loro esordio sul web: Claudio Di Biagio, creatore del canale YouTube “Non aprite questo tubo, e Luca Vecchi, volto e regia del collettivo “The Pills, hanno imparato sul campo cosa vuol dire essere autori e registi e hanno unito le loro esperienze per gettarsi in un progetto folle sulla carta, realizzare il primo film italiano ispirato a Dylan Dog, il fumetto creato da Tiziano Sclavi, intitolato “Vittima degli eventi.

Con incoscienza, come hanno dichiarato in prima persona, e determinazione il duo ha iniziato una raccolta fondi su indiegogo.com, e coinvolto nomi di spicco del cinema italiano, come Milena Vukotich, che interpreta Madame Trelkovski, e Alessandro Haber, nei panni dell’ispettore Bloch. Il risultato è un mediometraggio di 50 minuti, costato 38mila euro, di cui 27mila ottenuti grazie ai donatori, che sarà distribuito online dalla The Jackal e presentato gratuitamente al cinema in diverse città. Ambientato a Roma, il film parla di un’antica leggenda legata a Castel Sant’Angelo, e, secondo l’intenzione dei due autori, potrebbe in futuro diventare una serie tv. 

Da quello che si può vedere dal trailer, Di Biagio alla regia e Vecchi nel doppio ruolo di sceneggiatore e interprete di Groucho (Dylan è invece l’attore Valerio Di Benedetto) hanno fatto un lavoro interessante, tanto da meritarsi i complimenti di Tiziano Sclavi in persona: “All’inizio pensavamo fosse uno scherzo” ha detto Di Biagio durante la masterclass tenuta al Giffoni Film Festival: “Poi la Bonelli ci ha confermato che l’email di complimenti arrivata era stata scritta proprio da Sclavi. Ora la conserviamo: l’abbiamo incorniciata. Un film del genere non poteva farlo nessun altro perché nessun altro poteva essere così incosciente da imbarcarsi in un progetto simile”. 

Abbiamo incontrato gli autori di “Vittima degli eventi” proprio al Giffoni Film Festival, dove ci hanno raccontato qualcosa in più sul loro primo film insieme. 




Questa per voi è una nuova esperienza: come vi siete trovati ad affrontare la regia di un film? E Luca, come ti sei trovato a lavorare per una volta senza i tuoi compagni Luigi e Matteo dei “The Pills”? 

Luca Vecchi: “Questa volta non ho fatto la regia, mi sono cimentato in un’altra mansione, la sceneggiatura, che poi ho messo nelle mani del realizzatore, Claudio Di Biagio, che l’ha messa in scena in un modo anche fin troppo manierista..ha quasi rifatto la Grande Bellezza! Pensate un po’, Dylan Dog nella Grande Bellezza. 

Come ve la siete cavata con il problema dei diritti e con la polemica che si è creata attorno al vostro progetto? 

L.V.: “Il nostro obiettivo era quello di fare un fan movie: Dylan Dog è una realizzazione no profit fatta per il web senza scopo di lucro. Infatti oltre alle due campagne di crowfunding che abbiamo realizzato su internet, ci abbiamo messo i nostri soldi e la nostra manodopera e persone che di solito lavorano con me o con Claudio ci hanno aiutato nel progetto, anche perché un film di genere di 50 minuti non potrà mai costare 27mila euro, in nessun businessplan”. 

Vi è dispiaciuto non avere la benedizione di Roberto Recchioni, sceneggiatore e curatore di testata di Dylan Dog? 

Claudio Di Biagio: “No, no ce l’ha data! Lui giustamente all’inizio era perplesso, ma alla fine ci hanno dato la loro benedizione lui, Tiziano Sclavi e la Bonelli che ovviamente non hanno ufficializzato la cosa ma vedono di buon occhio il progetto, hanno apprezzato la cura e la passione che ci abbiamo messo” 

Luca, con i The Pills sei arrivato in televisione: è cambiato qualcosa grazie a questo passaggio? 

L.V.: “Un momento: durante i mondiali le puntate dei The Pills su Italia 2 sono sparite. Non ho più avuto contatti con la persona incaricata di mandare in onda i nostri video. Gli ho scritto una mail, chissà…” 

Avete più fan ora? Avete attirato un diverso tipo di pubblico? 

L.V.: “Non è cambiato nulla. Ci odiano tendenzialmente tutti. Ci dicono spesso: “Regà ormai siete mainstream…cioè ve siete venduti e avete fatto i sordi!”, ma guarda: ho le tasche bucate, certe volte mi metto il cellulare in tasca e me lo ritrovo nelle scarpe”. 

Parliamo di barba: alcuni hanno detto che Alessandro Haber, che interpreta l’ispettore Bloch nel vostro film, avrebbe dovuto tagliarsi la barba per rimanere fedele al personaggio del fumetto. 

C.D.B.: “Ci sembrava molto più vero così, molto più bello, io lo adoro. Spero che la gente critichi cose come queste, così vuol dire che il resto del lavoro è stato fatto bene”. 

Dove potremo vedere il film? 

C.D.B.: “Il film uscirà più o meno a fine ottobre, stiamo cercando di farlo coincidere con Halloween: faremo delle prime in diverse città, faremo diverse proiezioni, dei flashmob, e poi ovviamente sarà anche online su YouTube e probabilmente anche su Vimeo”.


Pubblicato su TvZap.

giovedì 17 ottobre 2013

Intervista: Generazione The Pills, "Ecce bombo" trent'anni dopo

Parlano Luca Vecchi, Luigi Di Capua e Matteo Corradini: per tutti i The Pills, autori della fortunata webserie che ha conquistato un vero produttore. La seconda stagione, oltre che su YouTube, andrà in onda anche in televisione, su Italia1 

Luigi Di Capua, Luca Vecchi e Matteo Corradini


La, seconda, nuova stagione della loro fortunata webserie, già online da qualche giorno e presto su Italia1, è costata 250mila euro, "più o meno come 3 minuti di Don Matteo" osserva ironico Matteo Corradini, raccontando come sia riuscito ad ottenere un finanziamento dalla Taodue di Pietro Valsecchi. Luca Vecchi, Luigi Di Capua e Matteo Corradini sono i The Pills, gruppo di giovani amici romani che è riuscito a trasformare la quotidianità in lavoro riprendendo le proprie conversazioni a metà tra il surreale e il grottesco. Il passatempo è diventato "The Pills", quasi tre milioni di visualizzazioni su YouTube, una collaborazione con radio Deejay e la messa in onda televisiva su LA3

Ora la seconda stagione, appena iniziata sul web, in collaborazione con il regista Matteo Rovere e con la casa di produzione Taodue. Racconta Valsecchi "La prima volta che ci siamo visti ho detto loro "vorrei fare Ecce Bombo 30 anni dopo". E loro mi hanno risposto "anche noi"". 
Un bel salto, quello di un prodotto che smette di essere amatoriale. “In realtà il sistema produttivo è rimasto lo stesso in termini pratici - racconta Luigi di Capua - adesso però possiamo dare i soldi al fonico e all'operatore. Il set è rimasto sempre casa di Luca". Nessuna concessione, promettono da veri duri e puri della Rete, alle esigenze di "ripulitura" del linguaggio imposte dal passaggio televisivo. Promette Matteo Corradini: "Non credo che la genuinità sia basata sul linguaggio, quello che usiamo è rimasto lo stesso, di parolacce ne diciamo anche di più, e non credo che i nostri spettatori si accontentino di questo. Comunque di parolacce ne diremo sempre tantissime”. 

Una seconda stagione 100% The Pills, dunque, con personaggi già visti nella prima serie come Betanì e new entry come Angela. Ci saranno anche dei nuovi ospiti che sono effettivamente degli attori, come Claudia Vismara e Elena Cucci. Tutto, però, all'insegna della produzione "casalinga", ci tiene a sottolineare Luigi di Capua: "Ci sono sempre amici, amici di amici, non abbiamo fatto dei veri e propri cast”. L'ispirazione arriva, come sempre, dai mostri sacri, che nel caso dei The Pills sono South Park, Simpson e Griffin. Il risultato è importante: quello di essere i portavoce, insieme a personaggi come Zerocalcare, della generazione nata negli anni '80 e cresciuta nei '90. Una responsabilità secondo Luca: “È un argomento delicato, abbiamo vissuto prima il bombardamento dei videoclip, eravamo la MTV Generation, poi abbiamo vissuto il passaggio alla digitalizzazione, che è il livello successivo del bombardamento mediatico. Quindi siamo quella generazione che si trova sulla sottile linea di chi sa di tutto un po' però paradossalmente è vecchio”. 

Luigi preferisce buttarsi sul sarcasmo: "Siamo quella linea sottile di chi si faceva le pippe con le cassette e poi ha avuto lo streaming”. Argomenta Luigi: “Non è che ci siamo mai posti l'obiettivo di voler raccontare la nostra generazione, anche perché se provi a raccontarla già fallisci. Deve essere una cosa molto naturale, probabilmente la racconti prendendola per il culo e prendendoti in giro tu in primis, non mettendoti su una cattedra, ma criticando te stesso e tutti quanti come abbiamo sempre fatto. Quindi per noi non è semplicemente 'Fabio Volo è una merda', ma 'Fabio Volo è una merda ma ci vai a ruota': non vogliamo prendere una posizione precisa, non perché non lo vogliamo ma perché è ridicolo prenderla su queste cose, e analizzare le varie sfaccettature di questa generazione. Forse è per questo che piacciamo sia al radical del Pigneto che al regista di 50 anni o al diciottenne coatto che ti ferma per strada”. 

La tv, anche per chi vive di web, c'è ed è una fonte di ispirazione. Nella serie ci sono vari riferimenti a serie di successo. Matteo si dichiara: “Personalmente in lutto perché è finito Breaking Bad". Per quanto riguarda l'ispirazione, le atmosfere arrivano da Friends, Louie, Seinfeld, Curb your enthusiasm, South Park, Griffin. In generale, ammette Luca, il metodo è quello di guardarne milioni: "Bombardamento totale, a tappeto". E anche questo, spiega Luigi, "è tipico della generazione anni '80/'90: è una generazione che non ha un punto di riferimento, non ha un'ideologia anche in termini di gusto, ma fagocita tutto. Esattamente come Zerocalcare: i suoi riferimenti spaziano dai cartoni animati giapponesi, cartoni della Disney, personaggi della letteratura, di tutto". 

Una disinvoltura a 360 gradi, che rischia di naufragare di fronte ai commenti negativi, come racconta Luca: "Io la prendo malissimo: mi drogo. Mi accascio, mi squaglio. Si può pensare che siamo dei cinici insensibili ma in realtà non è così: più la critica è gratuita e più non me ne capacito. Quando leggo scritto “certo che siete proprio dei froci” mi chiedo perché. Criticami sul montaggio, sulla fotografia, sui contenuti, sulla recitazione...”. Mentre Luigi trova l'aspetto positivo: “Spesso nel mondo del cinema e della televisione le persone vengono circondate solo da yesmen che le esaltano e perdono così il contatto con la realtà, invece la critica è fondamentale”. Matteo preferisce lo scontro frontale: “Questo discorso per le critiche in generale è verissimo e giustissimo: su YouTube me ne frego. La gente scrive cose terribili e io rispondo a tono in maniera ancora più violenta e senza senso. Oggi sulla pagina ci hanno scritto “ma come, un mese d'assenza e solo 29 secondi di video”? Io ho scritto “quanto hai speso per questa serie? Dimmi che ti rimborsiamo”. E lui “ah grandi, stavo scherzando”. Si, si...”. 

Ma non esistono solo gli haters, la Rete è anche il nuovo terreno delle groupies. Luigi si sminuisce: "Vabbé non siamo mica i Rolling Stones! Siamo tre pagliacci!", e gli fa eco Luca: “Andresti mai con Prezzemolo di Gardaland? La risposta è no”. “La cosa bella, veramente, veramente bella, - spiega Luigi - è che a volte ti ritrovi a parlare con delle persone con cui non parleresti mai, persone che normalmente snobbi e che ti snobbano e che invece ti fermano. Come appunto un ragazzino di 18 anni che fa il liceo con cui chiacchieri un quarto d'ora e che normalmente invece non incontreresti mai. Questo è molto interessante, perché sei stimolato a parlare con persone totalmente sconosciute”.


Pubblicato su Repubblica.it
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