venerdì 30 luglio 2010

Citazione cinematografica n. 123

"Ma che senso ha vivere se qualcuno ti ha già spiegato la differenza tra una mela e una bicicletta? Se mordo una bicicletta e faccio un giro su una mela allora scoprirò la differenza".

da: Arizona Dream

Johnny Depp


Titolo originale: Id.
Regia: Emir Kusturica
Anno: 1993
Cast: Johnny Depp, Jerry Lewis, Faye Dunaway, Lili Taylor, Vincent Gallo

Auguri Hilary!

Hilary Swank

mercoledì 28 luglio 2010

The box



Non c'è niente di peggio di un artista che si monta la testa credendosi un genio, quando in realtà non lo è, e realizza una pellicola pretenziosa, superficiale ed inutilmente complicata. Non sto parlando di The Box: mi riferisco a Sothland tales, opera seconda di Richard Kelly. Sì, quello di Donnie Darko. L'opera dello “svacco” infatti era la seconda. Comunque, volendo essere buoni, la maledizione della seconda opera si può anche perdonare (ma non con un film osceno come quello), il problema sorge quando si persevera nel male. Ed è esattamente ciò che è successo con The box.
Sarò onesta: alla prima visione non sapevo cosa pensare. Tale era la confusione che avevo in testa che ho avuto il coraggio di vederlo una seconda volta: e, finalmente, ho compreso quello che il mio subconscio mi stava dicendo. The box è l'emblema del concetto fantozziano di “cagata pazzesca”.

Abbiamo una famigliola più o meno felice nella Virginia del 1976: Nora, la madre, è un'insegnante di letteratura, Arthur, il padre, è un aspirante astronauta e Walter, il figlio, è un bambino bravo, dolce, tanto caruccio e tenero. Il quadretto perfetto. Non mancano però le incrinature dietro l'apparenza idilliaca: Nora ha un piede mutilato da quando aveva 17 anni e, per permettersi una casa e una macchina lussuosa, la coppia spende più di quanto guadagna. Un giorno come gli altri, un uomo misterioso lascia loro una scatola, sì, quella del titolo. Nella scatola c'è un pulsante: se lo premeranno avranno un milione di dollari e una persona che non conoscono morirà, se non lo premeranno non avranno i soldi ma potranno mantenere la coscienza pulita.

Fino a qui niente da dire, anzi, lo spunto è molto interessante ed intrigante (non a caso è preso da un racconto di Matheson), ma dopo i primi 20 minuti il film va completamente in vacca: si passa dall'eterna questione morale sul libero arbitrio, ad un'accozzaglia di spunti fantascientifici raccatati qua e là (2001 Odissea nello spazio per la visione del “salto” di Arthur e per il bottone che ricorda tanto HALL-9000, Stargate per i tre portali liquidi, L'invasione degli ultracorpi, per non parlare di Sartre e Arthur C. Clark buttati in mezzo "un po' a cazzo di cane", come direbbe il buon René Ferretti) fino ad un'insopportabile, bigotta e quanto mai banale metafora religiosa. Gli spunti thriller-fantascientifici diventano infatti quasi subito il contorno per un pistolotto morale che non si sopporta: i due coniugi, moderni Adamo ed Eva, cadono nella tentazione e commettono un peccato. Per questo non otterranno perdono e le loro colpe ricadranno sui loro figli. Oltre che essere di una banalità sconcertante, questo concetto è anche molto, molto irritante: perché devono essere sempre le donne a premere il bottone? Veramente nel 2010 ancora la pensiamo così? Non a caso Norma, madre e donna, è anche zoppa: metafora alquanto rustica del segno del demonio. E poi la vera questione è un'altra: se i due coniugi non sanno veramente che cosa comporta la scelta, come si fa a parlare di libero arbitrio? Perché poi questo accanirsi crudele su scelte estreme? Per dimostrare cosa? Che l'uomo in realtà non è veramente libero ed è manovrato dal male? E chi è veramente il misterioso uomo che consegna la scatola? Un messaggero di Dio? Degli alieni? Del diavolo?
Poco importa, visto che qualsiasi spiegazione è superflua, essendo il film un puro esercizio di stile ambizioso ed estremamente auto-compiaciuto del regista.

Peccato che anche lo stile sia insopportabile: l'orribile fotografia smarmellata per rendere l'idea di un film anni '70, la musica usata a casaccio e certe trovate involontariamente comiche (il Babbo Natale è qualcosa di abominevole e di perversamente comico) rendono il tutto ancora più sgradevole. Inoltre sembra che il film sia stato anche pesantemente tagliuzzato (e a guardare il trailer si capisce che è proprio così) in modo da rendere incomprensibili e immotivati alcuni passaggi (Dio ci scampi però da una versione director's cut!). Per non parlare poi dei due protagonisti: Cameron Diaz e James Marsden sono due "cani maledetti"! Così direbbe sempre René Ferretti. A loro discolpa forse l'esagerazione di sguardi basiti e sconvolti è dovuta alla pessima direzione di Kelly. Ad uscirne pulito è solo il sempre signorile Frank Langella, che fa il suo lavoro con classe ed estrema dignità. Ma non basta.
Se Kelly non si è bruciato per sempre che la smetta di fare il David Lynch dei poveri.

James Marsden e Cameron Diaz


La citazione: “Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”.

Voto: ♥ 1/2

Titolo originale: Id.
Regia: Richard Kelly
Anno: 2009
Cast: Cameron Diaz, James Marsden, Frank Langella


lunedì 26 luglio 2010

A-team



Premetto: non ho mai visto nemmeno una puntata del telefilm originale.
Quindi, che sia un bene o un male, non sapevo praticamente nulla dei personaggi e della storia di partenza. Fatto che può essere un vantaggio per la visione del film: non avendo aspettative o esigenze da fan pronta ad aspettare il regista sotto casa con una mazza da baseball chiodata in caso di storpiatura dell'originale, posso dare un giudizio obiettivo del progetto. Il film è sostanzialmente una boiata.
Ma non fa nulla, cioè, non è che uno si aspetti un capolavoro da una cosa come l'adattamento cinematografico di una serie anni '80 (a meno che non ti chiami Michael Mann): siamo in estate, non esce praticamente nulla, un film fracassone pieno di botte, esplosioni e battute goliardiche ci sta. Peccato che nell'orgia di bombe, strategie e intrighi non si capisca nulla: i piani complicatissimi sarebbero anche gustosi da vedere, purtroppo il regista sembra una scimmia in un negozio di banane. Macchina da presa sbattuta qua e là, piani strettissimi grazie ai quali ci perdiamo l'insieme delle esplosioni e delle scene adrenaliniche, battute comiche buttate in giro per riempire i buchi...Non ci siamo.

Il cast poi è così così: se Sharlto Copley e Quinton Jackson sono azzeccatissimi (nonché la cosa migliore del film) nel ruolo rispettivamente del pilota fuori di testa e del negrone scorbutico e fortissimo, Bradley Cooper e Liam Neeson sono un po' fuori contesto. Cooper praticamente si limita a mostrare sempre il petto e gli addominali (abbiamo un nuovo Hugh Jackman) e a fare continuamente il suo, ormai noto, sorriso ebete con lo sguardo da folle (oh io lo dico: a me Bradley Cooper non piace proprio: avrà il fisico perfetto quanto vi pare, ma ha una faccia orribile e vagamente satanica), Neeson invece, il mio adorato Liam (mi è sempre piaciuto, mi dà sicurezza e fiducia, è così che mi immagino il papà perfetto), è completamente sfasato: vuole fare il duro dal cuore d'oro, simpatico e integerrimo e invece per tutto il film non riesce a essere convincente con quel sigaro che non gli dà pace.
Qualche ideuccia carina a parte (la citazione di Braveheart, il film in 3D e il montaggio parallelo piano/realizzazione del piano) il film è fracassone e confuso, e non nel modo che ci sarebbe piaciuto. En passant, c'è anche Jessica Biel che non si capisce cosa ci faccia lì in mezzo. Poi c'è anche Gufo Notturno che fa uno della CIA. E soprattutto: in un piccolo ruolo, alla fine, c'è anche Jon - Don Dreper - Hamm, il mad man più cool della tv. Che sia in cantiere un sequel con lui come cattivo? Se è così, allora sì che si comincia a ragionare.

Bradley Cooper, Sharlto Copley, Liam Neeson e Quinton Jackson


La citazione: “L'esagerazione è sottovalutata, amico mio!”

Voto: ♥1/2

Titolo originale: The A-team
Regia: Joe Carnhan
Anno: 2010
Cast: Liam Neeson, Bradley Cooper, Quinton Jackson, Sharlto Copley, Patrick Wilson, Jessica Biel, Brian Bloom

domenica 25 luglio 2010

Solomon Kane



Solomon Kane è la trasposizione cinematografica del romanzo degli anni '20 di Robert Erwin Howard, l'autore di Conan il barbaro, maestro nel genere heroic fantasy e  bla...bla...bla...
Sì, ok, l'abbiamo capito che questa roba ha il suo pubblico e a quanto pare è pure una mezza roba cult. Il protagonista infatti è uno spadaccino bastardo che se ne frega di tutto e di tutti fino a quando una specie di diavolo non vuole rubargli l'anima e allora, guarda caso, il nostro ammazzatutto del sedicesimo secolo si ricorda di averne una. Roba buona, oh! 
C'è una bella donzella in difficoltà (interpretata da Rachel Hurd Wood, roscia ventenne inglese che ha esordito come Wendy nella versione di Peter Pan del 2003 e che da allora ha fatto solo film in cui viene rapita, stuprata e ammazzata o tutte e tre le cose insieme [fossi in lei cambierei agente]) per amore della quale Solomon smazza mezzo mondo. Fico, oh! 
Ci sono un sacco di mostri e di cattivoni assurdi. C'è il fango, un sacco di fango. C'è l'atmosfera cupa. C'è il mood tragico ed eroico. Roba fina, oh! 
C'è pure quel grande di Pete Postlethwaite, che purtroppo ormai fa solo il padre sempre sull'orlo dell'infarto e che viene puntualmente ucciso; per non parlare poi dell'ormai svendutissimo e prezzemolino Max Von Sydow (del resto tutti devono portare a casa la pagnotta). C'è persino la – evitabile – metafora cristologica (eh basta con questa storia! Ci hanno scempiato pure Matrix con Neo-Gesù, la vogliamo finire?!). 

Insomma in Solomon Kane c'è un sacco di roba, il problema è che tutti si prendono troppo sul serio (in realtà il problema è che è una boiata presuntuosa, ma facciamo finta di nulla). Dai veramente, con quel cappello pensi che qualcuno ti prenda sul serio? E soprattutto, perché creare un'attesa mostruosa per la prima ora e poi risolvere tutto frettolosamente negli ultimi 20 minuti? Solomon Kane dà l'idea di un soufflé che vorrebbe essere una portata di lusso ma che si smoscia impietosamente per la sua pesantezza. Di spirito, visto che, se siete di bocca buona, va giù liscio in maniera indifferente (sì lo so, oggi ho fame e pesco a piene mani dalle metafore culinarie [sempre meglio di quelle cristologiche!]). E a proposito di cose che fanno venire l'acquolina in bocca: per quanto si possa voler bene a James Purefoy (che poi: ma chi diavolo è James Purefoy?!), eh ditelo che avete speso tutti i soldi per i mostri e gli effetti speciali e avete preso una versione discount di Hugh Jackman! Dai su, l'abbiamo capito che è così. E per quanto il buon Purefoy si impegni, i suoi pettorali non rendono come quelli, leggendari, di Hugh. Pensate un po' che porca figura avrebbero fatto nella scena della crocifissione. Ecco, forse così la metafora cristologica mi sarebbe piaciuta eccome.  

James Purefoy


La citazione: "Di diavolo qui ci sono solo io!"

Voto: ♥1/2


Titolo orginale: Id.
Regia: Michael J. Bassett
Anno: 2009
Cast: James Purefoy, Rachel Hurd Wood, Pete Postlethwaite, Max Von Sydow

Momento Di Vero Godimento n. 46

venerdì 23 luglio 2010

Auguri Philip!

Philip Seymour Hoffman

Radiovisioni su Radiorizzonti: uscite del 23/07/2010

Robert Downey Jr. in Il solista

Anche oggi nella rubrica Radio Visioni su Radio Orizzontiparlerò delle uscite della settimana: Il solista, Fish tank, The box, Matrimonio in famiglia, The Losers, Il maestro e la pietra magica.

E come sempre la citazione cinematografica della settimana.

Per ascoltarmi collegatevi sul sito internet di Radio Orizzonti (www.radiorizzonti.net) oppure, se vivete o vi trovate in Pugliain FM alle frequenze 102.8 103.4, verso le ore 19.30 -19:40.

Citazione cinematografica n. 122

"Ray: Gozer il gozeriano? Buonasera! Io, come rappresentate legalmente designato dalla città, contea e stato di New York ti ordino di cessare qualsiasi attività soprannaturale e di tornare al tuo luogo d'origine o nella più vicina delle dimensioni parallele.
Gozer: Sei tu un dio?
Ray: ... No...
Gozer: Allora... muori!
Winston: Ray, quando qualcuno ti chiede se sei un Dio, tu gli devi dire sì!"

da: Ghost Busters

Harold Ramis, Bill Murray e Dan Aukroyd

Titolo originale: Id.
Regia: Ivan Reitman
Anno: 1984
Cast: Bill Murray, Dan Aykroyd, Harold Ramis, Hernie Hudson, Sigourney Weaver, Rick Moranis, Annie Potts, William Atherton

giovedì 22 luglio 2010

EYES WIDE CIAK VIDEO: Il canale video di Eyes Wide Ciak!

Ebbene sì!
Era da un po' che volevo farlo ma non avevo dei mezzi efficaci e rapidi per realizzare la cosa. Ora invece con il mio nuovissimo e bellissimo computer ho iMovie ed è tutta un'altra cosa: finalmente posso condividere con i lettori del blog delle vere e proprie chicche!

Si parte con la conferenza stampa di Inglorious Basterds in cui Tarantino spiega il rapporto con i suoi personaggi e la critica cinematografica, Meryl Streep che parla di una serata speciale della sua vita e i fratelli Coen che alla conferenza stampa di A serious man sberleffano un giornalista che fa una domanda non tanto intelligente.

Posterò i video sul blog, in più ho messo la colonna dei video a destra e poi c'è il canale su You Tube.

Avevo pensato anche di mettere i sottotitoli italiani ma non so...se a qualcuno interessa fatemi sapere.








mercoledì 21 luglio 2010

LO VOGLIO! LO VOGLIO! LO VOGLIOOOOOOOO!!!!!!!!

All'ombra della statua: LOST - 2x02 Alla deriva


Dopo lo sconvolgente inizio della seconda stagione, con la scoperta del contenuto della botola, ci riallacciamo ad un altro fatto di vitale importanza: avevamo lasciato i quattro della zattera (Sawyer, Michael, Jin e Walt) in preda ad una situazione disperata. Gli Altri hanno infatti rapito Walt, sparato a Sawyer e fatto esplodere la zattera. Il primo che rivediamo è Sawyer: è ferito, ma riesce ancora a nuotare; nell'oscurità della notte sentiamo le grida disperate di Michael, che chiama Walt, ormai sparito con gli Altri. Di Jin nessuna traccia. Michael sta per affogare e Sawyer riesce a salvarlo, fatto che però non impedisce ai due di litigare, fino a quando non si trovano di fronte ad un grosso problema: un enorme squalo punta verso di loro. I resti della zattera si rompono e Sawyer finisce in acqua: lo squalo punta verso di lui ma Michael riesce a sparare all'animale.
All'alba i due scoprono di essere stati riportati sull'isola dalla corrente. Qui ritrovano finalmente Jin: l'uomo è legato, sta scappando e urla: “Altri! Altri!”. Dietro di lui delle minacciose figure nere e armate si avvicinano.

Alla botola vediamo gli eventi della puntata precedente attraverso gli occhi di John Locke: nel bunker è buio, ci sono dei vecchi compiuters e dappertutto i simboli Dharma. Locke ritrova Kate tramortita e subito i due sono raggiunti da Desmond. L'uomo chiede a Locke: “Sei tu lui?” e quando John risponde di sì, gli fa una domanda in codice: “Che disse il pupazzo di neve all'altro pupazzo?”. Locke non sa di cosa parli e Desmond capisce che non è “lui”. Kate e John cercano di spiegargli che sono i superstiti di un incidente aereo e che sono sull'isola da ormai 44 giorni, ma l'uomo è irremovibile: lega Kate e la chiude in una stanza buia e punta un fucile contro Locke. Kate riesce a liberarsi e, quando accende la luce, scopre che la stanza in cui è rinchiusa è un magazzino dove ci sono montagne di cibo.
Alle grotte, Jack decide di tornare alla botola, mentre Claire trova tra le cose di Charlie la statuetta della Madonna che il ragazzo ha trovato nella giungla: non sa che dentro c'è eroina.
Sempre alla botola, Kate è nascosta nel condotto di aerazione mentre scatta un suono di allarme: Desmond costringe Locke a digitare i famosi numeri 4, 8, 15, 16, 23, 42 su un computer e a premere il tasto “execute”. Una volta fatto, l'allarme cessa, il contatore che si trova nella botola si azzera e segna 108 minuti.
Nel frattempo è arrivato Jack. Rivediamo quindi di nuovo la stessa scena dell'episodio precedente, questa volta attraverso gli occhi di Kate: Jack punta la pistola a Desmond, che la punta a Locke e Jack si ricorda di aver già visto l'uomo allo stadio di Los Angeles.

Nei flashback abbiamo l'occasione di approfondire la storia di Michael: dopo essere stato investito da una macchina, l'uomo riceve la notizia che la sua ex compagna, Susan, vuole far adottare Walt dal suo nuovo fidanzato, Brian: per fare ciò, occorre che Michael rinunci al diritto di paternità. Veniamo a sapere così che Michael si è battuto per avere suo figlio: quando però si è reso conto che la cosa migliore per il bambino era restare con la madre, lo ha lasciato andare.

Una puntata di grande maestria, soprattutto dal punto di vista tecnico: tutto l'episodio è girato al buio, con sfoggio di una grande fotografia. Anche quando ci sono momenti illuminati la luce è artificiale: la lampadina nella stanza del cibo, la lampada della botola, il fuoco alle grotte. Soltanto all'alba, quando i misteri che ci eravamo lasciati alle spalle con l'ultima stagione sono superati, rivediamo la luce del sole: una luce che però illumina nuovi e più numerosi interrogativi. L'aver aperto la botola ha portato a nuove, numerosissime domande.
Fantastico il momento horror-thriller di Michael e Sawyer con lo squalo di chiara derivazione spielberghiana: il buio, l'acqua, l'assenza di musica, le urla nella notte, la presenza di uno squalo mostruoso che non si vede ma che fa sentire la sua presenza. Quando dall'acqua spunta la pinna dello squalo e c'è un accompagnamento musicale che ricorda vagamente il classico pezzo di John Williams, il cinefilo può veramente compiacersi.
Da sottolineare anche la capacità del team di sceneggiatori di creare una propria mitologia e di autocitarsi continuamente con grande classe: la barretta Apollo che trova Kate creata appositamente per Lost (e che vedremo più volte nella serie), la canzone “Make your own kind of music” che ritorna, i simboli della Dharma che diventano dei veri e propri personaggi, Michael che regala a Walt, dieci anni prima dell'isola, un peluche raffigurante un orso polare.
Non sappiamo ancora se davvero il destino dei naufraghi è casuale o no: l'opera degli sceneggiatori però non lo è affatto.  



Titolo originale: Adrift
Regia: Stephen Williams
Scritto da: Steven Maeda e Leonard Dick
Episodio dedicato a: Michael


Domande:

Perché gli Altri hanno preso Walt?
Perché Desmond chiede a John “Sei tu lui”? Chi sta aspettando? Che vuol dire la frase in codice: “Che disse il pupazzo di neve all'altro pupazzo”?
Perché Desmond è nel bunker?
Che cos'è la malattia di cui parla Desmond?
A cosa serve il pulsante della botola? Perché bisogna premerlo ogni 108 minuti?
Perché gli Altri hanno legato Jin? Che cosa vogliono?

Risposte:


Scene:


Citazioni:

Auguri Robin!

Robin Williams

martedì 20 luglio 2010

Auguri Josh!

Josh Holloway

Un microfono per due


Mi hanno fregato.
Non so come ma mi hanno fregato.
Scappa Marty!

Questo è quello che avrebbe sicuramente detto Doc a Marty se avesse visto questo film (per fortuna lui è nel vecchio west e questa roba non gli arriverà prima di un centinaio d'anni).

Eh già, mi sono fatta fregare come una pivella.
Nonostante i voti bassissimi in giro - su Imdb, dove i voti li regalano, un misero 3,8 e un pomodorometro al 17% (17% cavolo!) -, l'incuria generale della casa di distribuzione, l'indifferenza della rete, sono rimasta fedele ad alcune delle mie regole cinefile ferree e ho detto: ma come? Io non mi faccio mai influenzare da voti, pomodori, recensioni di altri (che non leggo mai prima di vedere un film!), se il film mi ispira mi ispira e poi a chiunque (tranne che ai Vanzina e Neri Parenti) si può concedere una possibilità.
Il cinema è bello tutto.
E' sempre cinema e il cinema è arte.

STRONZATE!

Ecco qui si può aprire una discussione interessante: il cinema è arte in sé o ogni pellicola è un caso a parte? L'arte è arte sempre in quanto prodotto creativo?
Gente molto più colta ed esperta di me discute da secoli su questo concetto, però sul cinema mi sento di dire che la questione è leggermente diversa: un film è prima di tutto un'operazione commerciale e anche il più bravo dei registi e degli intellettuali alla fine deve sottostare a questo dato di fatto. Inoltre il cinema è un prodotto di larghissimo consumo, non è come un quadro che alla fine se lo gode il collezionista privato o comunque un museo che difficilmente raggiungerà l'utenza di un film di successo. Tutto questo per dire che il cinema se, oltre all'aspetto ludico e commerciale, non ci mette anche un minimo di anima e di cuore diventa la cosa più irritante del mondo. Pensare a tutti quei soldi, quel tempo, quei professionisti che ci hanno lavorato per mesi o anni per vedere poi una boiata, fa incavolare chiunque, soprattutto chi, come me, ama il cinema alla follia e ci vede una forma espressiva importantissima.

Tutto questo sproloquione per dire che sì: c'era Ben Stiller, c'era Jason Schwartzmann, c'era Anna Kendrick (che oltre ad essere una delle squinzie di Twilight è anche un'attrice teatrale di grande talento), è un musical ambientato in un liceo in stile Glee, insomma...MI SONO FATTA FREGARE! Mi sono detta: è la prima volta che Ben Stiller canta e suona il piano sullo schermo, Schwartzmann sarà sicuramente un fenomeno e la Kendrick canterà da dio visto che a Brodway furoreggia dall'età di 10 anni. Sarà una bomba! E invece... Stiller canta in una sola scena e anche abbastanza maluccio, Schwartzmann sembra un idiota e la Kendrick non la fanno cantare!
Dei geni veramente. Questi sceneggiatori sono dei geni!

D'altra parte cosa potevo aspettarmi da un film diretto da Todd Louiso?
Se il nome non vi dice nulla, era il commesso sfigato e mezzo muto in Alta fedeltà.
Ancora niente?
Era il paziente agorafobico nella 5x07 Il prurito di House M.D. (ma se non l'avevate presente in Alta fedeltà non credo che questa informazione vi sia stata di maggior aiuto...).
Insomma interpreta sempre uno sfigato.
E si vede che quest'immagine non si discosta tanto dalla realtà!
Con questo cast favoloso a disposizione, un budget sicuramente buono visti i costumi e gli allestimenti e un'idea che potenzialmente poteva essere vincente dato l'enorme successo di Glee e vari prodotti disneyani simili (vedi i vari High School Musical e Hannah Montana) il pelatino Louiso è riuscito a sfornare una pellicola piatta, squinternata, senza senso, noiosa, superficiale, fuffosa: ecco è questo il punto! E' un film fuffa. Inutilissimo. Della serie: ma che c'avete speso i soldi a fare?!

E mi hanno fregato.
Con il miraggio di un po' di lustrini, qualche canzone e Ben Stiller canterino mi hanno fregato.
Oddio che disonore!

P.S.
Ah il titolo originale è “The Marc Pease Experience” e in Italia l'hanno tradotto con “Un microfono per due”: oltre a fare schifo, non è nemmeno pertinente alla storia.
Per una volta però il film è più demente dei titolisti italiani. Ed era un'impresa veramente impossibile.

Jason Schwartzman


La citazione: "Perché stiamo ridendo?"


Voto:  1/2


Titolo originale: The Marc Pease experience
Regia: Todd Louiso
Anno: 2009
Cast: Jason Schwartzman, Ben Stiller, Anna Kendrick



sabato 17 luglio 2010

Shrek 4 - E vissero felici e contenti



Nel mondo dell'animazione c'è grandissimo fermento e, per far spazio a nuove storie e personaggi (ma soprattutto per puntare su idee sicure che si sa per certo che sbancheranno al botteghino), due delle saghe animate più amate degli ultimi 15 anni sono arrivate al capitolo finale.
I due rivali di sempre, la Pixar e la Dreamworks, hanno infatti mandato in campo i loro storici cavalli di battaglia: la prima Toy story 3, la seconda Shrek 4.
Le due pellicole non potrebbero rappresentare meglio il divario che c'è tra le due fabbriche di sogni e cartoni. Se infatti con Toy story 3 la Pixar è riuscita non solo a riproporre i suoi personaggi in maniera fedele all'originale e, grazie ad una sceneggiatura perfetta, a migliorarli ed arricchirli facendo dell'ultimo capitolo della saga il più bello, la Dreamworks invece ha completamente snaturato lo spirito e l'appeal del suo famoso orco verde.

A quasi 10 anni dal primo film, che conquistò bambini e (soprattutto) adulti per la sua ventata di nuova, fresca e dissacrante ironia pungente, che fece della parodia e della scorrettezza la sua arma vincente (una principessa che cantando faceva esplodere gli uccellini non si era veramente mai vista prima), ritroviamo uno Shrek stanco, affaticato, in piena crisi esistenziale, che non sa più chi è. Mai però come i suoi sceneggiatori. Con il terzo capitolo della saga l'orco verde aveva già mostrato la coda, facendoci sperare che la serie fosse finita se non brillantemente, almeno dignitosamente. Invece no: con il quarto, forzato capitolo, si è voluto fare il passo più lungo della gamba.
Vediamo così il nostro Shrek, depresso e disorientato, accettare un patto con un ambiguo mago che gli offre un giorno da vero orco in cambio di altre 24 ore della sua vita: ovviamente, il mago inganna il verde protagonista e, per salvare il mondo come lo conosce e tutti i suoi cari, Shrek deve lanciarsi in un'ultima avventura.

Non ci sono citazioni cinefile (che erano tanto presenti nei primi capitoli e che erano una parte preponderante del fascino dei film), non ci sono parodie dissacranti, i personaggi sono appena abbozzati e per nulla approfonditi, non c'è praticamente humor: tranne qualche magro sorriso, il film si assesta sui binari della classica favola per bambini, lineare e semplice. Ed è qui l'errore: non sarebbe stato meglio onorare il personaggio facendolo rimanere fedele a se stesso fino alla fine? L'happy ending è giusto, come ogni favola che si rispetti, ma perché rendere zuccheroso e banale anche tutto il resto del film? Non basta sbandierare buoni sentimenti per far commuovere il pubblico: non funziona così, e non è così che si può ottenere lo stesso effetto emotivo che la Pixar ci regala ad ogni film. La vera emozione nasce da uno script intelligente e sensibile, che riesce allo stesso tempo a divertire, far riflettere e commuovere. Una ricetta magica che la Pixar possiede da sempre e che la Dreamworks, per il momento, non ha. Anche se quindi la pellicola scorre tranquillamente, regalandoci qualche sorriso qua e là, è proprio qui il problema: ormai non è più sufficiente. Dopo la scintilla di magia che ci ha donato la Pixar, come ci si può accontentare di un medio prodotto per bambini?


La citazione: "Sfamami! Se osi!"

Uscita italiana: 27 agosto 2010

Pubblicato su Cinema4stelle.it

Titolo originale: Shrek Forever After
Regia: Mike Mitchell
Anno: 2010
Cast: (voci originali) Mike Myers, Eddie Murphy, Cameron Diaz, Antonio Banderas, Julie Andrews, John Cleese, Jon Hamm, Jane Lynch, Walt Dohm

Voto: ♥♥


venerdì 16 luglio 2010

Citazione cinematografica n. 121

"Ho sempre sentito dire che ti passa davanti agli occhi tutta la vita nell'istante prima di morire. Prima di tutto, quell'istante non è affatto un istante, si allunga, per sempre... come un oceano di tempo. Per me fu lo starmene sdraiato al campeggio dei boy scout a guardare le stelle cadenti, le foglie gialle degli aceri che fiancheggiano la nostra strada, le mani di mia nonna e come la sua pelle sembrava di carta... e la prima volta che da mio cugino Tony vidi la sua nuovissima Firebird. E Jamie... e Jamie... e Caroline.
Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c'è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme... ed è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare e poi mi ricordo di rilassarmi e smetto di cercare di tenermela stretta, dopo scorre attraverso me come pioggia e io non posso provare altro che gratitudine... per ogni singolo momento della mia stupida piccola vita.
Non avete la minima idea di cosa sto parlando... ne sono sicuro. Ma non preoccupatevi... un giorno l'avrete."


da: American Beauty

Mena Suvari

Titolo originale: Id.
Regia: Sam Mendes
Anno: 1999
Cast: Kevin Spacey, Annette Bening, Thora Birch, Wes Bentley, Mena Suvari, Chris Cooper, Peter Gallager

Radiovisioni su Radiorizzonti: uscite del 16/07/2010

Un microfono per due

Anche oggi nella rubrica Radio Visioni su Radio Orizzonti parlerò delle uscite della settimana: Predators, Solomon Kane, Un microfono per due.

E come sempre la citazione cinematografica della settimana.

Per ascoltarmi collegatevi sul sito internet di Radio Orizzonti (www.radiorizzonti.net) oppure, se vivete o vi trovate in Pugliain FM alle frequenze 102.8 103.4, verso le ore 19.30 -19:40.
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