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mercoledì 28 novembre 2012

Momento Di Vero Godimento n. 99

"Sono proprio contento di essere vivo, tutto d'un pezzo, e prossimo al congedo... certo vivo in un mondo di merda, questo sì, ma sono vivo... e non ho più paura".

Matthew Modine

lunedì 19 novembre 2012

Matthew Modine: "Così sono diventato amico di Kubrick"

L’attore americano presenta il libro fotografico “Full Metal Jacket Diary” al Festival Internazionale del Film di Roma nell’ambito della mostra “Full Metal Jacket Diary Redux”  

Matthew Modine, foto di Alessio Trerotoli

Sono passati 25 anni da quando uno dei capolavori più amati di Stanley Kubrick è uscito nelle sale cinematografiche: la guerra del Vietnam, i discorsi del sergente Hartman, la tortura psicologica di Palla di Lardo, l’addestramento militare, i cori, tutto è diventato iconico, soprattutto lui, il protagonista, il marine Joker, interpretato da un allora semi sconosciuto Matthew Modine, diventato poi, grazie all’effetto Kubrick, una stella del cinema. 

Da allora Modine ne ha fatta di strada, lavorando con alcuni dei più grandi registi contemporanei, da Robert Altman a Abel Ferrara, fino all’ultimo capitolo della trilogia di Batman firmata da Christopher Nolan, ma il ruolo a cui la sua immagine è rimasta più legata è proprio quella del marine Joker, testimone dapprima smarrito e poi consapevole della follia della guerra e della natura umana. 

Durante i due anni di lavorazione del film, l’attore e produttore Modine ha tenuto un diario e scattato foto: da questo lavoro nasce ora il libro “Full Metal Jacket Diary”, raccolta fotografica dell’esperienza sul set, presentato in anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma nell’ambito della mostra fotografica “Full Metal Jacket Diary Redux”. Il libro è stato presentato al Festival in occasione del 25esimo anniversario di Full Metal Jacket, che sarà proiettato l’undici novembre, in versione restaurata, insieme al documentario Full Metal Joker di Emiliano Montanari, dedicato al personaggio interpretato da Modine. 

Durante l’inaugurazione della mostra, accessibile gratuitamente all’interno dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, Modine ha rivelato alcuni dettagli del suo rapporto con Stanley Kubrick sotto gli occhi orgogliosi di Marco Müller, direttore del Festival, e quelli complici di Emilio D’Alessandro, assistente personale di Kubrick per 30 anni, autore del libro Stanley Kubrick e me, divenuto amico dell’attore durante la lavorazione del film. «Ho sempre tenuto un diario: è stata mia nonna a spingermi a farlo. Il mio rapporto con le foto invece è nato in maniera del tutto casuale: dovevo fare il provino per il film di Kubrick e un mio amico mi suggerì di procurarmi una macchina fotografica e cominciare a fare foto, così avrei avuto qualcosa di cui parlare con lui» ha rivelato l’attore che, come molti all’epoca, viveva nella leggenda di “Stanley Kubrick il regista impossibile”: «Kubrick era una leggenda, una figura quasi misteriosa, tutti avevano soggezione di lui. In realtà poi ho scoperto che era una persona gentilissima, un uomo che amava sopra ogni cosa fare film». Lo stratagemma delle foto funzionò, Modine ottenne la parte, ma Kubrick non si smentì: «Mi disse: ma cos’è questa schifezza che usi per fare le foto? Devi comprarti una macchina migliore, una Milolta! Io invece da dislessico della fotografia mi trovo meglio con una Rolleiflex». Il rapporto tra i due ha segnato profondamente Modine: «Tutto serve per imparare, ogni ruolo lascia un segno. Ancora adesso sto imparando, ma l’esperienza con Kubrick mi ha colpito particolarmente». 

La mostra fotografica sarà accessibile fino al prossimo 17 novembre, ultimo giorno del Festival, mentre sarà possibile vedere il film in versione restaurata e il documentario nei giorni 11, 14 e 16 novembre nella sala Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica.


Pubblicato su Trovacinema.

giovedì 15 novembre 2012

Diario di un Festival - DAY 6 - STALLONE, STALLONE E ANCORA STALLONE


Finalmente arrivò.
Il giorno che ha dato un senso a questa settima edizione del Festival di Roma.
Il giorno in cui la folla è finalmente andata in delirio.
Il giorno di Stallone.

Unica vera grande star internazionale giunta a solcare il tappeto rosso dell'Auditorium Parco della Musica, Sylvester Stallone si è dimostrato un vero e proprio mattatore: lampadatissimo, siliconato a più non posso, fasciato da un completo grigio a righe con camicia rosa da vero pimp del Festival, con risata storta e parlantina sciolta, lui, l'unico inimitabile Sly ha portato un po' di polvere di stelle a Roma.
Ed è tutto dire.

Sylvester Stallone

Pieno di entusiasmo e di piacioneria da star, Stallone ha dimostrato, durante la conferenza stampa di Bullet to the head, nuovo esplosivo film di Walter Hill, la vera differenza che c'è tra gente di cinema e star mondiali: tutti sono andati in visibilio, tutti volevano un pezzetto del mitico Rambo-Rocky-Barney Ross.
Compresa la sottoscritta.
Dopo una conferenza-spettacolo in cui ha parlato della sua rivalità con Schwarzenneger, di come si mantiene in forma (si ammazza di palestra n.d.r.) e di come in casa sia l'unico maschio, insieme al cane castrato, in un mare di mogli, figlie e domestiche.
Testosterone a mille.

Incredibilmente, scalciando e scalpitando in un mare di giornalisti assatanati, sono riuscita a farmi autografare il cofanetto di Rambo, ed anche qui Sly si è dimostrato all'altezza della sua leggenda: la mia penna non scriveva e, dopo averla praticamente spuntata, ha inciso la sua firma sul mio cofanetto.
Cioè!

il senso del Festival di Roma 2012


Ma non era finita: già dal primo pomeriggio orde di fan di tutte le età hanno cominciato a prendere d'assalto il tappeto rosso.
Ragazzi con guantoni, invasati con striscioni, ragazzini, signori e signore anziane, ragazze con poster e cofanetti, tutti volevano incontrare Sly.
Peccato che, dopo ben 20 minuti di ritardo, Stallone abbia semplicemente salutato tutti, senza fare né foto né autografi. Nel frattempo la gente è stata presa da isteria collettiva, con persone che saltavano da tutte le parti, urlavano, correvano, chiamavano la mamma.
Puro delirio.
E nel delirio ho scoperto che ci sono molti più fan di Rocky che di Rambo: perché?!


NON SOLO STALLONE

Anche se questo è stato senza dubbio l'apice del Festival, non è stata solo la giornata di Stallone.

MICHAL SKOLIMOWSKI

Il regista polacco Michal Skolimowski, figlio di Jerzy Skolimowski, ha presentato il film Ixjana, scritto e diretto con il fratello Josef. Arrivato con un muso lungo terribile alla conferenza stampa, il regista si è dimostrato scostante, infastidito e si è rifiutato di usare le cuffie per la traduzione, con un certo disgusto. Un personaggio di un'antipatia incredibile.

Michal Skolimowski

Solo dopo ho scoperto che il regista è venuto da solo al festival perché il fratello Josef è morto pochi mesi fa. Michal ha quindi sfilato sul tappeto rosso con la foto di Josef.
Ecco il perché di quell'atteggiamento.
Tutti ci siamo sentiti un po' cattivi quando l'abbiamo scoperto.

Michal Skolimowski sul red carpet con la foto del fratello Josef



MATTHEW MODINE

Matthew Modine, che avevo già incontrato il secondo giorno all'inaugurazione della mostra fotografica Full Metal Diary, ha tenuto la conferenza stampa del documentario Full Metal Joker e si è dimostrato veramente una persona di spessore: impegnato politicamente, Modine non ha paura di dire quello che pensa e parla costantemente della sua campagna personale contro ogni guerra. Elegante, calmo e logorroico, Modine incanta con le sue parole oneste e piene di cultura. Peccato che ad ascoltarlo ci fosse nemmeno un decimo dei giornalisti venuti per sentire Stallone.

Matthew Modine



E LA CHIAMANO ESTATE


Poteva mancare anche la nota trash della giornata?
Tra le numerose conferenze stampa di oggi si è svolta anche quella di E la chiamano estate, film diretto da Paolo Franchi con Isabella Ferrari (e le sue parti intime) protagonista(e).
Critica in delirio. Ma non in senso buono.
Il film di Franchi è talmente imbarazzante che durante la proiezione sono volati insulti, risate isteriche, schiamazzi vari, cori da stadio, epiteti non molto lusinghieri nei confronti della Ferrari, gente che malediceva Franchi e tutti i suoi avi. Una cosa mai vista.
In conferenza stampa non è andata meglio: diversi giornalisti hanno detto apertamente a Franchi che il suo film è orribile, causando l'ira del regista che ha esortato ad andarsene tutti quelli cui il film non è piaciuto.
Schegge di follia.


E questo è tutto anche per oggi.
A domani con Bill Murray e Walter Hill.

domenica 11 novembre 2012

Diario di un Festival: DAY 2 - 10 novembre 2012 A TUTTO '80s!


Il primo giorno non ha brillato sul versante cinema, anche se, come abbiamo detto nel resoconto di ieri, Aki Kaurismaki e le sue sigarette, Miike e il suo tirapugni e Mario Sesti con le mele cotogne hanno dato spettacolo.

Il secondo giorno di Festival si è distinto invece per la grande aura di epicità che alcune delle glorie degli anni '80 hanno portato con loro: Matthew Modine, lo storico Joker di Full Metal Jacket, che ha presentato il suo libro fotografico, e Paul Verhoeven, regista cult di film immortali come Atto di forza (quello vero!), Robocop (quello vero!) e Basic Instinct (quello buono).


PASSEGGIANDO CON MATTHEW MODINE

Matthew Modine, storico protagonista del capolavoro di Kubrick Full Metal Jacket, ha presentato in anteprima al Festival di Roma il suo libro fotografico Full Metal Diary, nato durante i due anni di lavorazione del film.

Modine ha presentato il libro e poi si è lanciato in un racconto privato di aneddoti sulle foto a Marco Muller: noi però ovviamente c'eravamo, e abbiamo carpito alcune chicche: l'idea delle foto gliel'ha suggerita un amico come stratagemma per entrare in confidenza con Kubrick, il quale ha subito sgridato Modine dicendogli che la macchina che usava era una schifezza. 


Matthew Modine presenta il suo libro fotografico Full Metal Diary


PAUL VERHOEVEN

Il pomeriggio c'è stato uno degli eventi più interessanti di questa edizione: l'incontro con il regista olandese Paul Verhoeven. Lui, quello che ci ha dato i veri Atto di forza e Robocop, uno dei pochi europei che ha veramente sfondato in America e uno dei pochi registi che ha sempre creduto fino in fondo nei suoi film e nella sua idea di cinema. Anche quando ha fatto Showgirls, sua condanna a morte artistica, che, diciamocelo, non era più brutto di robe come Striptease.

Verhoeven ha presentato il suo nuovo film, Steekspel, progetto unico nel suo genere: scritti e girati i primi cinque minuti, regista e sceneggiatore hanno pubblicato il tutto su internet chiedendo alle persone di continuare la storia. Commedia di appena 50 minuti, il film è un ibrido tra cinema, televisione e web. Un'idea interessante, che è stata già venduta in diversi paesi.

Detto questo, Verhoeven è un mito: ironico, intelligente, non si scompone mai, anche quando gli chiedono che cosa pensa dei remake dei suoi film.

Paul Verhoeven


VENEZIA VS ROMA

In sala stampa qualcuno alza silenziosamente una polemica: meglio Venezia di Roma?

guerra fredda in sala stampa


FREAKS, LE AUTO E GESU'

Altro evento della serata è stato l'incontro con i protagonisti di Freaks, webserie amatissima. Abbiamo sentito di ragazzine che, nemmeno fossero ad un concerto dei Beatles, sono quasi svenute per essere capitate nei posti dietro a quelli di Guglielmo Scilla in arte Willwoosh. Alcune dicevano: "O mio dio, così posso annusargli il collo!".
Paura.

Sempre della serie "non so se ridere o se avere paura", abbiamo nuovamente avvistato, come ogni anno, l'auto religiosa ormai mascotte del Festival di Roma.
Anche in alto amano il cinema.



E anche per oggi è tutto.
A domani con i flash dal Festival di Roma 2012
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