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sabato 8 febbraio 2014

Generation War: la Seconda Guerra Mondiale dal punto di vista dei nazisti

Cinque amici tedeschi affrontano destini diversi all'alba della Seconda Guerra Mondiale: “Generation War” è, secondo The Economist, il dramma televisivo tedesco che ha suscitato il maggior dibattito nella storia della televisione. In onda su Raitre venerdì 7 e sabato 8 febbraio. 



Wilhelm (Volker Bruch) e Friedhelm (Tom Schilling) sono due fratelli: ligio al dovere il primo, romantico e appassionato di poesia il secondo. Arruolati entrambi nell’esercito, i due stanno partendo per la Russia per prendere parte all’attacco tedesco contro l’Unione Sovietica: è il 1941 ed è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale. Prima di partire per il fronte, i fratelli si riuniscono per un’ultima cena a Berlino con i loro amici di sempre: Charlotte (Miriam Stein), infermiera che sta per unirsi alle truppe tedesche, Greta (Katharina Schuttler), aspirante attrice, e il suo fidanzato Viktor (Ludwig Trepte), un sarto ebreo. Tutti sono convinti che la guerra durerà pochi mesi e che si ritroveranno di nuovo insieme a Berlino per Natale: la storia darà loro torto. 

Scritta da Stefan Kolditz, diretta da Philip Kadelbach e trasmessa in Germania sul canale ZDF, Generation War è una miniserie in tre puntate da 90 minuti ciascuna (in onda venerdì 7 alle 21.05 e sabato 8 febbraio alle 21.30 su Rai 3) che affronta la Seconda Guerra Mondiale dal punto di vista scomodo e poco esplorato di cinque giovani tedeschi: i protagonisti vengono presentati come dei comuni ventenni pieni di sogni e speranze che però, poco a poco, costretti dalle circostanze, compiono azioni terribili. Una serie coraggiosa, che ha il difficile compito di mostrarci persone normali che hanno tirato fuori il peggio da loro stesse: la dolce infermiera Charlotte, desiderosa di aiutare i soldati feriti, non esita a denunciare una sua collega quando scopre che è ebrea, così come Wilhelm esegue senza fiatare gli ordini dei suoi superiori, uccidendo prigionieri di guerra e civili innocenti. Un tema difficile, che ha suscitato non poche polemiche: Ryszard Schnepf, l’ambasciatore polacco presso la sede americana, ha scritto una lettera di lamentele alla rete Music Box, rea di aver comprato i diritti della serie tedesca e la rivista inglese The Economist ha definito “Generation War” come il prodotto televisivo più controverso nella storia della tv tedesca. 

Dal punto di vista tecnico la serie è di altissimo livello, sia per quanto riguarda la regia che le ambientazioni, gli attori sono tutti in parte e talentuosi: a disarmare è la naturalezza con cui vengono presentati i protagonisti, per cui all’inizio si simpatizza e che poi si macchiano di crimini raccapriccianti. Gli autori ci mostrano questo processo senza forzare il giudizio e senza giustificare nessuno, portando lo spettatore a riflettere sul fatto che in quelle condizioni storiche l’uomo comune si sarebbe comportato esattamente così.


Pubblicato su TvZap.

giovedì 10 ottobre 2013

Vi manca Housewives? C'è Devious Maids: le domestiche latine, tutt'altro che disperate

Rosalyn Sanchéz e Edy Ganem, le protagoniste di "Devious Maids", nuova serie firmata da Marc Cherry e prodotta da Eva Longoria, dal 9 ottobre su Fox Life, hanno solcato il pink carpet del Roma Fiction Fest 



Sono belle, intelligenti, sono latine. Sono le protagoniste di Devious Maids, la nuova serie creata da Marc Cherry, il papà di Desperate Housewives e prodotta dalla più "caliente" delle casalinghe disperate, Eva Longoria. Appuntamento il 9 ottobre su Fox Life per scoprire l'aspetto meno visibile di Beverly Hills: quello delle domestiche che si occupano di ville faraoniche e spesso devono anche gestire le discriminazioni da parte dei loro datori di lavoro. Proprio come in Desperate Housewives la storia prende le mosse da un omicidio: una giovane cameriera viene uccisa e la madre, la professoressa Marisol Suarez (Ana Ortiz), si finge una domestica per poter scoprire chi e perché ha ucciso la figlia. Nel corso della sua indagine Marisol conoscerà la metà oscura dei signori di Beverly Hills, che nelle loro magioni nascondono montagne di segreti, e stringerà amicizia con altre donne latine dalla forte personalità, tutte domestiche: l'aspirante cantante Carmen (Roselyn Sanchéz), Zola (Judy Reyes) e sua figlia Valentina (Edy Ganem), che sogna di fare la stilista e cerca di far innamorare il figlio dei suoi datori di lavoro. 




A raccontarci qualche dettaglio in più sono proprio due delle protagoniste di Devious Maids, Rosalyn Sanchéz e Edy Ganem, incontrate a Roma dove sono state ospiti del Roma Fiction Fest

Personaggi lontani dagli stereotipi, una serie originale che racconta quel mondo in modo nuovo. Che serie è Devious Maids? 
Roselyn Sanchéz: "È una serie che mi ha convinta proprio per come sono scritti i personaggi femminili. Di fronte al titolo la gente pensa subito allo stereotipo della cameriera latina tutta cha cha cha e sedere grosso. Invece qui si dà voce a donne intelligenti, ben istruite, con sogni e ambizioni e in grado di sostenere una conversazione con chiunque, a prescindere dal ceto sociale". 

Edy Ganem: "È così, è un prodotto che riesce a non cadere nel cliché ma parla di esseri umani, con la loro forza, le debolezze, i sogni e le delusioni. Lo stereotipo semmai è in chi le circonda. Diacimo che c'è un ribaltamento della prospettiva e questo è uno degli aspetti che rende la serie interessante". 


Roselyn, il suo personaggio, Carmen, vuole essere una cantante e nella realtà lei lo è, ha scritto un musical e pubblicato un cd. 
R. S.: "Mi piace il fatto che la serie mi permetta, ogni tanto, di esibirmi con il canto. Quando ho letto la sceneggiatura la prima volta, ho sentito subito vicino a me il personaggio perché ne comprendo gli stati d'animo. Ho lasciato Puerto Rico a 22 anni con il sogno di diventare una performer, so che cosa significa rincorrere un'ambizione. Credo che Carmen sia molto più impulsiva, è pazza, io sono più metodica, non mi piace mettermi nei guai, ma credo sia una benedizione poter interpretare un personaggio che capisco e che mi fa cantare e ballare. Mi piacerebbe poter fare di nuovo della musica, vorrei fare un numero di danza, per divertirmi, magari non un cd, sono troppo vecchia per quello, forse un videoclip..." 

E.G.: "...mi raccomando, se nel videoclip ci sono delle cameriere, chiamami!" 

R. S.: "Certo! Ci vestiamo tutte da cameriere. Vediamo cosa succede: sarebbe più per soddisfazione personale, non voglio essere come quelle cantanti che lanciano una propria linea di moda". 


Edy, il suo personaggio, Valentina, vorrebbe essere una stilista. Lei che rapporto ha con la moda? 
E. G. : "Amo la moda ma, anche se non si può mai dire, non penso che farei mai la stilista, non credo di averne il talento. Mi vesti in modo semplice, mi piacciono gli abiti funky, comodi, indosso sempre Converse e leggings. Valentina è molto più coinvolta, ma essendo una ragazza posso capire questa passione: quando giro le scene ambientate nella camera di Valentina ci sono i disegni, la macchina da cucire, per me è come un mondo magico, divertente, ma che probabilmente non approfondirò mai". 

R. S.: "Questo è quello che dice lei, ma io dico di no. Ormai sono il suo manager... Edy è una bellissima giovane donna e credo che le opportunità che le si presenteranno nella vita saranno enormi. Quindi quello che farà sarà avere la sua linea di moda, senza che debba disegnare nulla: avrà un team di designer che lo farà per lei e alla fine si prenderà il merito e dirà che far parte del progetto è stato molto coinvolgente. Poi la venderà e guadagnerà milioni di dollari. Perché no? Lo fanno tutti! Credete veramente che gli altri disegnino le loro linee? Certo che no!". 


Voi siete entrambe attrici di successo, forse anche voi avete in casa persone che vi aiutano. Girare Devious Maids ha cambiato in qualche modo il vostro rapporto con loto? 
R. S.: "Non per me. Io ho in casa Olga, una donna che è con me da tantissimi anni, è latina come me e non mi sono mai comportata da capo pretendendo, che so, che indossasse una divisa. Anche se pulisce la mia casa, per me Olga è di famiglia, conosco i suoi figli fin da piccoli, in più le piace molto che io lavori in questa serie, si diverte, le dico sempre che cerco di essere come lei, ha un accento molto marcato e cerco di copiarla, e questo la fa ridere". 

E. G.: "Credo che dipenda da chi sei: in Messico non devi essere per forza ricco per avere un domestico, noi avevamo una signora in casa e per me e i miei fratelli faceva parte della famiglia, ci separava quando noi fratelli litigavamo, avevamo un bel rapporto. Però so che ci sono persone che si comportano malissimo, a volte succede anche al ristorante di vedere persone molto maleducate con le cameriere, io non potrei mai comportarmi così: credo che il modo in cui tratti gli altri dipenda da chi sei e i domestici fanno parte della tua vita. Il modo in cui ti comporti con loro corrisponde al modo in cui ti comporti con le persone".




Pubblicato su Repubblica.it

mercoledì 9 ottobre 2013

Dean Norris: ‘Divento cattivo grazie a Stephen King’



Lui è stato per cinque stagioni Hank Schrader, agende della DEA di Albuquerque in lotta con Heisenberg, il signore della droga del New Mexico che in realtà è suo cognato Walter White (Bryan Cranston), in “Breaking Bad”, lei è stata la pericolosa vampira Victoria nei primi due capitoli della saga di Twilight: Dean Norris e Rachelle Lefèvre sono ora i protagonisti di “Under the Dome”, serie tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King, che racconta le vicende di Chester’s Mill, piccolo paesino del Maine che viene improvvisamente ricoperto da una misteriosa cupola. 




I due attori sono venuti al Roma Fiction Fest per presentare il finale della prima stagione di “Under the Dome”, trasmessa in Italia su Rai 2 e Rai HD dal 14 luglio 2013. Li abbiamo incontrati per sapere qualcosa di più sui loro personaggi e sulla loro idea di cosa significhi la misteriosa cupola. 

Rachelle, il suo personaggio in Under the Dome, Julia, è una giornalista: una persona metodica e razionale che però deve affrontare situazioni e fenomeni paranormali. Com’è interpretare una persona in conflitto con la sua natura? 
Rachelle Lefèvre: “E’ una sfida molto interessante per me perché nella realtà io sono un libro aperto, sono una persona molto espressiva, mentre Julia è pratica e metodica, e anche molto sensibile, e nell’impersonarla devo sempre lavorare di sottrazione cercando di non mostrare i suoi sentimenti. E’ un personaggio che non si mostra vulnerabile con gli altri, non si fa manipolare. Per me è una sfida perché io invece mostro sempre tutto”. 


Dean, in “Breaking Bad” lei interpretava un personaggio buono dall’aspetto duro mentre qui è il cattivo che invece si presenta in modo affabile: com’è affrontare un simile cambiamento? 
Dean Norris: “Beh è diverso. Per me è molto più interessante e più divertente interpretare un personaggio che ha una minore moralità: interpretare il cattivo è sempre più divertente. Sicuramente è stato bello interpretare Hank Schrader per sei anni, ma è una nuova sfida essere Big Jim”. 


In Under the Dome girate entrambi molte scene d’azione: andate in barca, combattete. Vi piace mettervi alla prova fisicamente? 
R.L.: “E’ molto divertente. Dean ha più scene d’azione di me, ma è molto divertente e a volte anche un po’ pericoloso. Sul set ci siamo fatti male, gli stunt non fanno tutte le nostre scene, molte le facciamo da soli: ci sono state molte situazioni in cui per dare maggiore realismo alla scena e dare il massimo per la serie mi sono un po’ spaventata”. 

D.N.: “Sì abbiamo avuto delle situazioni allarmanti, ma è divertente, è una delle cose che preferisco nell’essere un attore, è come giocare a guardie e ladri con pistole che sembrano vere: è uno spasso”. 


Avete letto il romanzo originale di Stephen King a cui si ispira “Under the Dome”? Per voi cosa significa la cupola? 
D.N.: “Non ho letto il libro, ce l’ho e volevo leggerlo, ma i produttori hanno detto da subito che la serie sarebbe stata diversa quindi non ho voluto confondermi le idee e non l’ho letto. Lo farò quando avremo finito. Per quanto riguarda la cupola io vivo la mia vita sotto una cupola! Si è capita la battuta? In un certo senso viviamo tutti sotto una cupola: ogni piccola comunità è un microcosmo che sembra vivere sotto una cupola". 

R.L.: “Anche io ho il libro a casa e volevo leggerlo ma la serie presenta talmente tanti cambiamenti cruciali che ho preferito concentrarmi sulla sceneggiatura, lo leggerò quando avremo finito. Per quanto riguarda il significato della cupola mi piace molto la situazione che crea, in cui le persone sono costrette a confrontarsi con se stesse chiedendosi se sono quelle che scapperebbero da un aereo in fiamme per salvarsi o che invece tornerebbero indietro per aiutare gli altri e magari scoprono così di essere persone totalmente diverse da quelle che credevano. Mi piace esplorare questi aspetti del comportamento umano”. 


Voi fate entrambi televisione, ma vi piace anche guardarla? Seguite qualche serie in particolare? 
R.L.: “Sì, probabilmente vedo troppa televisione, soprattutto quando rientro dal lavoro: mi siedo sul divano e guardo altre persone raccontare storie. Guardo Game of Thrones e The Newsroom”. 

D.N.: “In tv guardo soprattutto lo sport e i notiziari. Per quanto riguarda la fiction guardo Homeland e mi piacciono le commedie perché io tendo invece a recitare molti ruoli drammatici. Eastbound and down è una delle mie serie preferite”.


Pubblicato su TvZap.

sabato 5 ottobre 2013

Filippo Timi, com'è tonto quel candidato

Un signor nessuno in corsa per la Presidenza del Consiglio: impacciato e incapace, ma aiutato da un team di "squali". È la webserie "Il candidato", nel cast Antonio Catania e Lunetta Savino. Un ritratto feroce dell'Italia di oggi e della sua politica 



Piero Zucca è un imbecille ed è candidato alla Presidenza del Consiglio. Ad aiutarlo nella sua campagna elettorale degli spin doctors pronti a tutto pur di racimolare consensi. Questa è la trama di Il candidato, webserie prodotta da Cross Productions da un format originale francese, Henaut President!. In ogni episodio (durano 7 minuti l'uno) Zucca, interpretato da un Filippo Timi irresistibile eautoironico, e i suoi restituiscono allo spettatore un ritratto feroce dell'Italia di oggi. 

La webserie è stata presentata in anteprima al Roma Fiction Fest, che si è appena concluso, alla presenza del cast, del regista Ludovico Bessegato e del produttore Rosario Rinaldo che avevano già lavorato insieme per il web in Kubrick - Una storia porno. "Vado avanti per frustrazione - dice Rinaldo - il mio lavoro è fare la fiction classica, che però si è troppo logorata e standardizzata e quindi per me è diventata meno interessante. Ho cercato quindi di affrontare una via produttiva più stimolante. Il fatto che sia una web serie però non vuol dire che non sia un prodotto di qualità: questo è un lavoro pensato e recitato da grandi professionisti, non come i prodotti medi che si vedono sul web. Lavorare con questi giovani è interessantissimo ma è tutto un altro mondo: sono come le band musicali, hanno bisogno di essere guidati". 

Il giovane regista Ludovico Bessegato ha raccontato qualcosa sullo sviluppo del progetto: "Quattro anni fa mi proposero questo format francese, Henaut President!: l'ho visto e mi sono subito innamorato, ma non erano maturi i tempi. Poi dopo Kubrick ho ottenuto più credibilità e ho potuto mettere mano a questa serie che parla di un candidato alla Presidenza del Consiglio che è un idiota completo, consigliato da persone ancora più assurde. Non abbiamo fatto la parodia di situazioni precise, abbiamo voluto dare un'idea del paese, volevamo ridere dei sistemi di comunicazione, sul fatto che ormai il politico non è un veicolo di contenuti ma un prodotto da vendere". 

Nei panni degli spin doctors del protagonista ci sono Antonio Catania e Lunetta Savino, quest'ultima in un ruolo molto diverso da quelli a cui ci ha abituato: "Ho fatto tanti anni di fiction classica e questa è stata un'occasione per rinfrescarmi - spiega l'attrice - è una sfida che ho accettato per rischiare e sperimentare. È un modo nuovo di girare per me e anche il personaggio che interpreto, così cinico e poco amorevole, è molto diverso dai personaggi che ho fatto in tv". Anche Catania sottolinea come i tempi sul set fossero molto diversi da quelli a cui è abituato: "Questo è un prodotto che ha dei tempi precisi, sono stretti e così abbiamo evitato sbrodolamenti e dialoghi inutili della fiction classica. La storia è più efficace, una bella sfida. Inoltre sono contento di poter far di nuovo parte di un progetto 'con i denti' dopo l'esperienza in Boris". 

Scrittura intelligente e satira pungente (a tratti ricorda proprio Boris) e ben interpretato, Il candidato è uno dei prodotti più interessanti e freschi del panorama produttivo italiano, che sarà trasmesso su internet e forse anche sul piccolo schermo.


Pubblicato su Repubblica.it

giovedì 3 ottobre 2013

Nymphs, Sara Souliè al Roma Fiction Fest: “Essere donna è bello e divertente”

Abbiamo incontrato l’attrice Sara Souliè, una delle protagoniste di “Nymphs”, serie finlandese in onda dal prossimo 29 ottobre su Sky Uno HD, che ci ha raccontato come è stato trasformarsi in una ninfa 




Il prossimo 29 ottobre su Sky Uno HD andrà in onda “Nymphs”, serie finlandese creata da Miikko Oikkonen, con protagoniste delle creature sensuali e pericolose: le Ninfe, creature immortali che per sopravvivere devono sedurre e uccidere un uomo ad ogni luna piena. Produzione europea di qualità e dall’elegante fotografia, “Nymphs” è anche una delle prime serie nate per favorire il “digital product placement”: dei blue screen posizionati sul set permettono di inserire pubblicità differenti a seconda del paese in cui la serie viene trasmessa. Protagonista di “Nymphs” è Sara Souliè, giovane attrice finlandese di origini danesi e francesi, che interpreta Didi, un’adolescente che scopre di essere una ninfa quando il suo fidanzato, dopo la loro prima notte d’amore, muore improvvisamente. Ad aiutare Didi ad accettare la sua natura immortale arrivano Chaty (Rebecca Viitala) e Nadia (Manuela Bosco), ninfe che la istruiscono sui suoi poteri e la mettono in guardia dai Satiri, cacciatori delle Ninfe. Confusa e inesperta, Didi scopre anche che d’ora in poi per sopravvivere deve sedurre ed uccidere un uomo ad ogni luna piena. 
Presentata in anteprima mondiale al Roma Fiction Fest, “Nymphs”, serie composta da 12 episodi, è un progetto ambizioso che è stato già confermato per una seconda stagione e che presto diventerà un film. Al Fiction Fest abbiamo incontrato Sara Souilè, ex ballerina diventata attrice, che ci ha rivelato qualche dettaglio sulla sua preparazione per diventare una ninfa e di quanto si è divertita sul set. 




Lei ha un passato nella danza: essere una ballerina l’ha aiutata a diventare una ninfa? 
“Sì, nel senso che devi essere in grado di sentire in qualche modo un cambiamento anche fisico quando il mondo intorno a te cambia, e credo di avere questa capacità. Inoltre nella serie ci sono delle scene di combattimento, c’è un po’ di azione, ho lavorato con i coordinatori degli stunt e la danza credo mi abbia aiutato nella mia abilità di coordinazione”. 

Lei viene dal palcoscenico e questo è il suo primo ruolo televisivo importante: ci sono differenze tra questi due mondi? 
“Ci sono molte differenze. Tu rimani ovviamente te stesso, non puoi scappare da chi sei e come attore cominci sempre da lì, ma davanti alla telecamera devi trovare delle emozioni più nascoste: gli occhi e i piccoli gesti raccontano la storia, mentre sul palco, a seconda del progetto, magari devi raggiungere un tipo a 500 metri da te ed esprimere sempre la stessa emozione con gli occhi… C’è un approccio abbastanza differente”. 

Questa è una serie tutta al femminile: è divertente recitare in un progetto dove le donne hanno questa importanza? 
“Certo, è sempre importante ricordare ai registi e agli sceneggiatori che è essenziale creare personaggi femminili interessanti. Con le altre ragazze che interpretano le ninfe si è creato un bel gruppo, ma non abbiamo bulleggiato i ragazzi durante le riprese! Ci siamo tutti molto divertiti insieme”. 

Il suo personaggio ha una forte sensualità, la sua vita stessa dipende dalla sensualità: come si relaziona con questa femminilità così forte? 
“Personalmente mi sento molto a mio agio a essere una donna, quindi semplicemente sono me stessa e mi comporto da donna: è divertente e bello”. 

Quindi lei è molto sensuale anche nella realtà? 
“Beh non credo che questa domanda vada rivolta a me”. 

A lei piace la televisione? Segue qualche serie? 
“Si mi piace, specialmente ora che ci sono tante serie di qualità sia in Europa che negli Stati Uniti, mi piace seguirle. Mi piace molto Mad Men, la seguo parecchio, e poi mi piace una serie danese che si chiama Bron, parla del sistema politico in Danimarca e poi…oh ce ne sono così tante!”.


Pubblicato su TvZap.

mercoledì 2 ottobre 2013

"Altri tempi" riapre le case chiuse: era il 1958, la Merlin cambiò l'Italia

La miniserie di RaiUno, che ha aperto la settima edizione del Roma Fiction Fest, racconta il dramma della prostituzione attraverso gli occhi di una professionista del sesso, Maddalena, interpretata da Vittoria Puccini 



Nel 1958 fu approvata la legge, formulata dalla senatrice Lina Merlin e che ancora oggi porta il suo nome, che ha portato alla chiusura delle case di tolleranza. La lotta della senatrice Merlin per far approvare la legge è durata più di dieci anni e ha duramente diviso l'opinione pubblica italiana: fatti noti, che però non raccontano come hanno vissuto l'abolizione delle case chiuse le dirette interessate. La miniserie in due puntate Altri tempi, prodotta da Rai Fiction e girata da Marco Turco, racconta proprio questo attraverso gli occhi della prostituta Maddalena, interpretata da Vittoria Puccini. Svela com'era la vita nelle case tolleranza e cosa ha comportato la loro chiusura nella vita delle professioniste del piacere. 

Nella mini-serie Vittoria Puccini interpreta una ragazza violentata in giovanissima età e abbandonata da tutti che, per mantenere la figlia nata dalla violenza, è costretta a fare la prostituta prima in case chiuse di basso livello e poi in un locale di classe, dove diventa una delle professioniste più richieste. La Puccini, convincente in questo ruolo drammatico, dà umanità al suo personaggio, che si chiama simbolicamente Maddalena, nome della più famosa peccatrice, e racconta con intensità il lato umano della legge Merlin. Nel cast figurano anche Stefania Rocca, nel ruolo di Duchessa, la prostituta che insegna tutti i trucchi del mestiere a Maddalena, e Francesco Scianna

La miniserie, composta da due puntate da 100 minuti l'una, ha aperto la settima edizione del Roma Fiction Fest, dove è stata presentata in anteprima. Al gala d'apertura sono intervenuti il regista Marco Turco e i protagonisti, diverse personalità dello spettacolo italiano, come Lino Banfi, Paola Cortellesi e Renato Balestra, e alcuni degli ospiti internazionali del Festival, come Dean Norris, protagonista di serie culto come "Breaking Bad" e "Under the Dome",e le attrici di "Devious Maids", Roselyn Sanchez e Edy Ganem, nuova serie di Marc Cherry, autore di "Desperate Housewives". 

"Altri tempi", che è stata girata interamente a Torino, andrà in onda su Rai Uno in prima serata questo autunno.


Pubblicato su Repubblica.it 

Frank Spotnitz al Roma Fiction Fest: ‘X Files, creato per spaventare’

Frank Spotnitz, uno dei padri di “X-files” insieme a Chris Carter e Vince Gilligan, ha ritirato a Roma il premio Exellence Award del Roma Fiction Fest e ha colto l'occasione per parlare con il pubblico della sua creatura più famosa 



L’ispirazione per i singoli episodi X-files veniva da qualunque cosa: giornali, riviste, documentari vecchi film… Una volta ho preso spunto da un libro di cucina! Però l’idea iniziale, quella che ha portato alla creazione della serie, è venuta dal fatto che a inizio anni ’90 non c’era nulla di spaventoso in televisione. Io e Chris Carter ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto: dai, proviamo a spaventare la gente” con queste parole Frank Spotnitz, uno dei creatori di “X-files” insieme all’ideatore della serie Chris Carter, ha introdotto la sua Masterclass al Roma Fiction Fest, dove lo sceneggiatore ritirerà il premio Exellence Award, raccontando al pubblico come è nata la serie che ha visto gli agenti FBI Moulder (David Duchovny) e Scully (Gillian Anderson) lottare per 10 lunghi anni contro l’ignoto. 

Vent’anni fa i fenomeni paranormali affrontati con scettica razionalità dall’agente Scully e con fede incrollabile da Mulder hanno cambiato per sempre la televisione: intorno ai misteri di “X-files” si è creata una vera e propria mitologia, un culto che milioni di spettatori ancora oggi ricordano con trepidazione. Negli anni ’90 tutti parlavano di “X-files”, ha ricordato Spotnizt: “Quando ho fatto X-files ero conscio di quello che prendevo dagli altri come ispirazione ed è incredibile che ora sia la mia serie ad essere diventata un punto di riferimento. Negli ultimi 20 anni la tv è cambiata moltissimo e X-files ha fatto parte di quel cambiamento: negli anni ’90 tutti parlavano della serie il giorno dopo la messa in onda della puntata. Siamo stati testimoni della grande passione che la tv ha cominciato a esercitare sul pubblico. La differenza è che allora c’eravamo solo noi con quel livello di seguito, oggi invece ci sono molti più prodotti di qualità che si dividono lo share”.  

Nel corso dell’incontro, lo sceneggiatore ha spiegato cosa ha reso magica per lui questa serie: “Nella realtà sono uno scettico e la mia priorità non era raccontare dei fenomeni paranormali. La cosa che ho amato di più della serie è che ogni episodio dice qualcosa di più del singolo evento misterioso presentato. Abbiamo raccontato qualcosa sull’umanità che il pubblico ha percepito come vero e profondo. Quando scrivo c’è sempre qualcosa in cui credo profondamente che voglio raccontare: quando scrivo cerco sempre di mettere insieme cuore e ambizione e in questo caso ha funzionato molto bene”. 

Per la gioia dei fan di “X-files”, Spotnitz ha rivelato che le avventure di Mulder e Scully dopo 9 stagioni e 2 film potrebbero non essere ancora concluse: “Chris Carter e io abbiamo da tempo una storia in mente per mostrare a che punto delle loro vite sono questi personaggi 2o anni dopo. Solo che abbiamo aspettato tanto perché dopo l’11 settembre il clima in America è cambiato: la paranoia è diventata reale, si è creato un senso di sfiducia generale che prima non c’era. Forse a tanti anni di distanza da quei fatti il pubblico potrebbe essere di nuovo pronto per questo tipo di storia”. 

Interrogato poi sul suo rapporto con Vince Gilligan, uno degli sceneggiatori storici di “X-files” e ora creatore della premiata serie “Breaking Bad”, Spotnitz ha rivelato tutta la sua ammirazione per il collega: “Con Vince ci conosciamo da 20 anni e siamo amici. E’ da tanto che cerchiamo di lavorare di nuovo insieme: avrei dovuto anche dirigere un episodio della prima stagione di Breaking Bad ma poi non se n’è fatto nulla. Breaking Bad credo sia un capolavoro: è una delle più importanti opere dei nostri tempi. Ho visto il finale stamattina in albergo ed è straordinario”. 

Come ultima battuta, lo sceneggiatore ha rivelato di aver ottenuto da pochi giorni la cittadinanza italiana: “Mia moglie è italo-americana ed era da tanto che volevo ottenere la cittadinanza. Il mio prossimo obiettivo è imparare la lingua. Negli ultimi 3 anni sarò venuto almeno una dozzina di volte in Italia e mi rendo conto, parlando con la gente, che siete pieni di problemi e preoccupazioni a causa della politica e della crisi economica: quando vi sentite depressi per questi motivi ricordatevi però che il resto del mondo ammira e ama la bellezza del vostro paese, che è uno dei più belli del mondo e in cui tutti noi che non ci siamo nati speriamo di venire prima o poi”.


Pubblicato su TvZap

martedì 1 ottobre 2013

Pif al Roma Fiction Fest: L’arte contemporanea è una fede

Pif ha presentato al Roma Fiction Fest la puntata de “Il Testimone” dedicata all’arte contemporanea e ne ha parlato con il pubblico insieme al critico d’arte Francesco Bonami, rivelando anche qualche anticipazione sulla prossima stagione del programma e sul suo film “La mafia uccide solo d’estate”



Nel 1917 Marcel Duchamp espose un orinatoio facendolo diventare un’opera d’arte: per molti questo è l’inizio dell’arte contemporanea. Con il passare degli anni però le provocazioni sono diventate sempre più grandi, gli artisti si sono trasformati in celebrità e l’arte in una macchina per fare soldi: tutto giustificato dalla bellezza e dal sacro fuoco? Oppure molti artisti sono in realtà degli abili venditori di fumo? 

Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, è partito proprio da queste domande per realizzare una puntata del programma di MTVIl Testimone”, in cui si interroga sul mondo dell’arte contemporanea e sull’approccio del pubblico alle opere, un tema che, come ha ammesso, lo ha incuriosito: “In passato ho fatto servizi sul cinema porno e sul rap, mondi con cui non ho niente a che fare, così come l’arte contemporanea: mi sembrava un altro ambito che non capisco bene, di cui non afferro il senso, per questo ci ho fatto una puntata, per capire meglio questo mondo”. 

Ad accompagnare Pif in questo viaggio tra i barattoli di Manzoni e videoinstallazioni è il critico d’arte Francesco Bonami, autore del libro “Lo potevo fare anche io. Perché l’arte contemporanea è davvero arte” ed ex direttore della Biennale di Venezia, che ha risposto alle domande del conduttore con ironia: “L’arte contemporanea è un mondo di persone insicure perché non siamo molto seguiti. Quindi quando qualcuno come Pif chiede di farci delle interviste ci caschiamo. Il 90% delle cose che lui ha fatto vedere io non le metterei in mostra. Guardando alcuni personaggi che Pif ha intervistato mi sono venuti dei dubbi sul mondo dell’arte contemporanea: ha fatto vedere un lato assurdo di questo ambiente. Inoltre Pif dimostra che questi artisti sono dei geni ma paradossalmente anche degli idioti perché poi quando rispondono alle sue domande sulle opere non sanno che dire”. 

Nel corso dell’incontro con il pubblico, Pif e Bonami hanno cercato di affrontare il concetto, che spesso sorge spontaneo in chi guarda un’opera contemporanea, del “questo lo posso fare anche io”: “Facendo questo programma ho capito che bisogna rapportarsi all’arte contemporanea senza pregiudizi e cercando di far attivare solo la parte emotiva del nostro cervello. Bisogna cercare di capire che sentimenti ci ispira e comunica un’opera” ha detto in modo diplomatico Pif; più severo invece Bonami: “Molta dell’arte contemporanea è effettivamente una bufala: ci sono certe cose che sono ridicole. Ancora più ridicolo però è che si trova qualcuno disposto a spendere 40mila dollari per un gommone gonfiato da una fisarmonica. Il problema non è il fatto che il gallerista o l’artista prendano tutti questi soldi per un’opera del genere, ma che si ostinino a voler dire e a cercare di convincerci che quella cosa sia sublime. Alla fine l’arte è una fede: c’è chi finanzia partiti politici, chi il calcio, chi l’arte. Perché è uno scandalo se uno ha 4 milioni di dollari e li vuole spendere in arte? L’arte però deve tornare a raccontare delle cose e non essere così auto-referenziale. Questo non è più possibile visto che ormai non è più un mondo frequentato dai soliti quattro gatti ma, grazie ai mezzi contemporanei, è diventata molto più accessibile ”. 

Interrogato poi sulla puntata di “Il Testimone” dedicata a Roberto Saviano, Pif ha rivelato di essere commosso dal successo che continua a ottenere quell’episodio: “Sono colpito dal fatto che questa puntata venga trasmessa nelle scuole, anche in quelle del nord. La mafia è un argomento che mi sta molto a cuore, ho girato anche un film su questo, “La mafia uccide solo d’estate”, che uscirà il prossimo 28 novembre, e al di fuori della Sicilia è una cosa difficile da capire: i suoi meccanismi sono molto più subdoli di come ci si immagina. La storia di Roberto Saviano è una storia che mi ha colpito: è una persona sensibile che quando viene attaccata cade in depressione e raccontare la sua esperienza è stato un modo di parlare di un problema simile al mio, che sono di Palermo, senza che mi appartenesse completamente perché in realtà era la sua storia”. 

Pif ha inoltre rivelato alcuni dei temi su cui si focalizzerà la prossima stagione di “Il Testimone”: “Per le prossime puntate vedremo un episodio in cui seguo un cacciatore di foche in Groelandia. Una cosa che mi ha anche fatto discutere con la mia famiglia: i miei mi volevano a un battesimo in Sicilia e invece io sono andato lì. Hanno pensato tutti che fosse una scusa. E’ stato interessante perché ho visto l’altro lato della caccia alle foche: lì in Groelandia uccidere una foca è come uccidere un maiale. Il problema con le foche è che sono carine quindi fa più impressione. E’ una cosa un po’ ipocrita: anche da noi non è che i maiali non soffrono quando li uccidiamo. Poi vedremo anche delle puntate ambientate a Dubai, Los Angeles, Messico e sul Calcio Fiorentino: una cosa pazzesca”.


Pubblicato su TvZap.

Al Roma Fiction Fest arriva “Una Mamma Imperfetta 2”

Lucia Mascino

Allora. Dunque. Mi chiamo Chiara Guerrieri, ho 39 anni, vivo a Roma, ho un marito, due figli, un lavoro che mi piace, una casa”. Comincia così ogni puntata di Una mamma imperfetta, serie ideata dal regista e sceneggiatore Ivan Cotroneo, che segue la quotidianità di Chiara Guerrieri, mamma, moglie e lavoratrice, che racconta in ogni episodio la sua giornata in otto minuti. Lucia Mascino, che interpreta Chiara, dà corpo a una donna moderna sempre indaffarata e in costante ritardo, che si destreggia come meglio può tra lavoro, partite di calcetto dei figli e incontri con le amiche. 

Lanciata sulla piattaforma web Corriere.it e su Rai2 lo scorso 6 maggio, Una mamma imperfetta unisce delle realtà produttive cinematografiche, Indigo Film e 21, e una televisiva, Rai Fiction, a un quotidiano, il Corriere della sera, per un metodo produttivo e distributivo insolito per il panorama televisivo italiano. Composta da 25 episodi da 8 minuti l’uno, la prima stagione di Una mamma imperfetta è attualmente in onda su Rai 2 e su Corriere.it e sarà seguita, senza soluzione di continuità, dalla seconda stagione, composta dallo stesso numero di episodi, presentata in anteprima al Roma Fiction Fest da Ivan Cotroneo e dai protagonisti.

Cotroneo ha descritto così la sua creatura: “Non è rigidamente necessario essere mamme per potersi sentire una mamma imperfetta. La mamma imperfetta è una categoria dello spirito. Ci sono papà che si sentono mamme imperfette, ci sono persone che pur non essendo genitori possono tranquillamente vivere la loro vita da mamme imperfette. Basta mettersi a letto a fine giornata ripassando mentalmente tutti gli impegni mancati, basta vivere gli appuntamenti familiari o lavorativi con una sensazione costante di inadeguatezza, basta sentirsi più spesso buffi o ridicoli che all’altezza della situazione, per assurgere alla posizione di mamma imperfetta. La mamma imperfetta è chiunque attraversi una porta pensando: eccoci qui, anche se ho messo il vestito buono, adesso tutti scopriranno che non so fare quello che sono chiamato a fare”. 

I nuovi episodi di Una mamma imperfetta andranno in onda a partire dal 14 ottobre, sia sul web che in tv, e cominceranno esattamente dove si era conclusa la prima stagione, con l’aggiunta di alcuni nuovi personaggi: il pubblico potrà seguire altri 25 giorni della vita di Chiara Guerrieri, impegnata ancora una volta in problemi di lavoro e scelte importanti.


Pubblicato su TvZap.
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