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sabato 25 ottobre 2014

The Jackal: ‘Saviano adora le Vrenzole’

Abbiamo incontrato gli sciacalli Francesco Ebbasta e Ciro Priello, rispettivamente regista e attore del collettivo di videomaker “The Jackal”, che ci hanno parlato del loro rapporto con Roberto Saviano, guest star d’eccezione del loro nuovo episodio di “Gli effetti di Gomorra sulla gente”, terzo, e forse ultimo, capitolo della loro “Trilogia della Frittura” 

Ciro Priello e Francesco Ebbasta


Ospiti del Wired Next Cinema del Festival del Film di Roma, il collettivo di video maker napoletani The Jackal ha incontrato il pubblico insieme a Salvatore Esposito, star di “Gomorra – La serie”, evento televisivo italiano dell’anno. La forza della produzione Sky è talmente dirompente da aver conquistato i The Jackal, fan della serie fin dalla prima messa in onda, al punto di dedicarle una parodia: “Gli effetti di Gomorra sulla gente”. Il primo e secondo episodio hanno totalizzato cinque milioni di visualizzazioni su You Tube, potendo contare anche sulla partecipazione straordinaria proprio di Salvatore Esposito. 

Per il capitolo conclusivo di quella che i The Jackal hanno battezzato la “Trilogia della Frittura”, gli sciacalli del web hanno fatto il salto estremo: coinvolgere Roberto Saviano, l’uomo da cui tutto è nato, autore del romanzo “Gomorra” e creatore della serie insieme al regista Stefano Sollima. 

Abbiamo incontrato Francesco Ebbasta e Ciro Priello, rispettivamente regista e attore dei The Jackal, alla fine dell’incontro con il pubblico: ecco cosa ci hanno detto i ragazzi che sono riusciti a far dire “sta’ senza pensier” a Saviano. 


Qui al Maxxi il pubblico ha potuto rivedere alcuni dei vostri video: che effetto vi fa sentire dal vivo le risate del pubblico quando li vede? In genere vedete semplicemente un numero su YouTube, invece qui avete sentito il calore del pubblico. 

Ciro Priello: “È sempre molto bello e piacevole: personalmente mi fa ridere ancora di più”.  
Durante l’incontro avete detto che il terzo episodio di “Gli effetti di Gomorra sulla gente” sarà l’ultimo. Pensate sia la degna conclusione alla vostra “Trilogia della Frittura”? 

Francesco Ebbasta: “È la degna conclusione. Con questo video romperemo internet”.

Qual è il vostro rapporto con Roberto Saviano? 

FE: “È una persona molto gentile: confesso che non me l’aspettavo, è anche molto simpatico. Si presenta in veste più seria invece conoscendolo abbiamo scoperto che è fan dei nostri video e in particolare di Vrenzole, cosa che ci ha fatto molto piacere. È una persona anche molto umile secondo me”. 

Siete in trattative per realizzare progetti importanti come film e serie tv: quale sarà il vostro primo passo? 

FE: “Forse il primo film dei The Jackal sarà una commedia: ci piacerebbe che fosse una meta-commedia, in grado di prendere in giro e mescolare tutti i generi che abbiamo affrontato fino a ora”. 

Ciro, lei è anche il casting director della società: com’è da attore selezionare altri attori? 

CP: “Mi piace, sono molto cattivo. Scelgo gli attori insieme al regista, che sia Francesco o Giuseppe (Tuccillo), cerchiamo di trovare l’attore migliore per quel determinato ruolo. È un lavoro che mi affascina parecchio: mi piace cercare le caratteristiche che ho in mente per un determinato personaggio”. 

Avete mai litigato per una scelta su cui non eravate d’accordo? 

CP: “No, magari a volte abbiamo pareri diversi e discutiamo, ma non abbiamo mai litigato”. 

A Giffoni, da uno spunto di Alfredo Felco, uno dei vostri “maghi della post-produzione”, era uscita fuori l’idea di realizzare una serie intitolata “Space Mockeys travelling in time”: ci state lavorando? 

FE: “Quella è veramente una bomba, grazie per avermelo ricordato. Magari faremo direttamente il due”.


Pubblicato su TvZap

venerdì 24 ottobre 2014

Salvatore Esposito: ‘Così i Jackal colgono nel segno’

A margine dell’incontro organizzato al Maxxi nella sezione Wired Next Film Festivale abbiamo incontrato Salvatore Esposito. Nei panni di Genny è stato uno dei protagonisti più apprezzati e premiati della serie Gomorra, diretta da Stefano Sollima per Sky. Spiazzando tutti e rivelando una insospettabile vena comica, si è divertito a diventare una delle guiest star nella webserie “Gli effetti di Gomorra sulla gente. 

Savatore Esposito


Salvatore, grazie a questo incontro hai potuto vedere gli effetti della tua performance sul pubblico dal vivo, come se fossi a teatro: che sensazione ti ha dato? 

Salvatore Esposito: “È stato bellissimo: vuol dire che il video ha colto nel segno, è riuscito a rendere omaggio a quella che è stata la serie evento dell’anno, cercando di togliere la pesantezza di critiche stupide sorte a priori e dandogli quella verve comica tipica dei The Jackal”. 

Ti piacerebbe quindi far ridere il pubblico con un ruolo comico? Magari in una commedia al cinema? 

SE: “Dipende: se è un progetto valido assolutamente si. Non pongo mai limiti a nulla, ma deve valerne la pena: deve essere un progetto serio, interessante e ben strutturato”. 

Quando ti ho incontrato questa estate al Giffoni Film Festival ti ho chiesto qual è il tuo rapporto con i social: allora mi hai detto che poter parlare con il tuo pubblico ti piaceva, oggi invece nel corso dell’incontro hai detto che a volte le critiche ti hanno esasperato: hai cambiato idea sul mezzo o pensi che il problema sia solo di alcune persone? 

SE: “Penso la stessa cosa: i social network sono la chiave pubblicitaria e di comunicazione del futuro, puoi creare un contatto diretto con le persone che ti seguono ma credo che ci sia bisogno di un limite a quello che le persone si sentono in diritto di dire. Spesso pur di attirare l’attenzione si dicono cose cattive: c’è bisogno di razionalità in quello che si fa, purtroppo i social network tolgono la possibilità di conoscere di persona il tuo interlocutore e permettono di dire qualsiasi cosa e questo non mi sembra corretto”. 

Il successo del tuo Genny è stato incredibile, il pubblico ti adora e al Roma Fiction Fest hai vinto addirittura due premi: che effetto ti fanno tutti questi riconoscimenti? Ti sei montato un po’ la testa o sei sempre il ragazzo che sognava di fare l’attore fin da bambino? 

SE: “No assolutamente. Ho fatto così tanti sacrifici per iniziare a fare quello che ho sempre sognato fin da bambino che è lungi da me il montarmi la testa. Ho una famiglia solida alle spalle, ho delle persone che mi sono vicino che mi tengono con i piedi per terra, quindi sicuramente non c’è questo rischio”.


Pubblicato su TvZap.

giovedì 23 ottobre 2014

The Pills benedetti da Vanzina: ‘Continuate a essere romani’

La sezione Wired Next Cinema del Festival del Film di Roma ha dato vita a un incontro storico: il collettivo nato su internet The Pills ha raccolto il testimone della commedia all’italiana direttamente dalle mani di Carlo Vanzina, con cui il gruppo di comici romani ha tenuto una masterclass sulla comicità made in Italy e soprattutto made in Roma 

The Pills su Wired, foto di Olaf Blecker


Maccio Capatonda, primo vero talento comico a macinare milioni di visualizzazioni sul Youtube, appare sulla copertina di Wired di ottobre come un folle re in giallo circondato dai suoi migliori giovani discepoli attualmente in circolazione, ovvero il collettivo napoletano The Jackal e quello romano The Pills

Dopo la masterclass d’apertura con protagonista Maccio Capatonda, è ora la volta dei The Pills, all’anagrafe Luca Vecchi, Luigi Di Capua e Matteo Corradini, chiamati a confrontarsi con una delle colonne portanti della comicità italiana anni ’80 e ’90: il regista e sceneggiatore Enrico Vanzina. Il confronto inedito, avvenuto in una sala gremita del museo MAXXI, ha portato i The Pills a raccogliere il testimone della comicità romana direttamente dalle mani di Enrico Vanzina, loro sincero sostenitore, che aspetta con curiosità il debutto dei The Pills al cinema, in sala nel 2015, di cui il trio non vuole assolutamente svelare nulla.


Luca Vecchi, Luigi Di Capua e Enrico Vanzina (foto Jacopo Pergameno)



DUE GENERAZIONI DI COMICITÀ ROMANA A CONFRONTO 

L’incontro tra i The Pills ed Enrico Vanzina ha portato il regista, sincero ammiratore del trio, a interrogarsi sul futuro della commedia all’italiana: “Quando mi è arrivato questo invito dal direttore del Festival di Roma Marco Müller sono rimasto sorpreso ma anche molto contento. Credo che mettere a confronto due diverse visioni della comicità sia interessante: ho visto i The Pills su internet e posso dire di essere un loro fan. Ormai al cinema ci sono solo commedie ma sono finte commedie: tutte noiose e ben lontane dalla vera commedia all’italiana. Loro invece hanno la grazia e i temi della vera commedia all’italiana, che deve essere sì ironica ma analizzare anche problemi e drammi quotidiani. I loro video su internet sono perfetti: credo che meglio di così non possano fare, quindi è giusto che facciano un ulteriore passo e diventare i nuovi autori della commedia italiana grazie a un film”. 
Un testimone molto pesante quello passato da Vanzina, che i The Pills sono però felici di accettare: “I Vanzina negli anni ’80 hanno rinnovato la comicità italiana” ha detto Luigi Di Capua: “Questo è un fatto cruciale, la commedia deve rinnovarsi e seguire la realtà, altrimenti non funziona, non è esplosiva. Noi abbiamo cercato di colmare questa lacuna: non ridevamo più con le commedie prodotte in Italia e questo ci ha spinto a cercare un linguaggio nuovo”. 
Nuovi linguaggi, nuovi media ma alla base la stessa matrice fortemente romana. La comicità capitolina è un bene da preservare secondo Enrico Vanzina, che vede nei The Pills gli eredi di icone come Alberto Sordi e Gigi Proietti: “Quando ho sceneggiato Febbre da Cavallo con mio padre Steno, volevamo fare un film in stile anni ’50, con un cast corale, con caratteristi, che rilanciasse la figura del romano: pensate che in quel periodo c’era Celentano che faceva il romano, un disastro totale. Con quel film abbiamo rilanciato la romanità: loro sono fortemente romani e non devono perdere questa caratteristica secondo me. Il loro è un romanesco nuovo, perfetto, lo conoscono bene, con cui raccontano delle realtà molto malinconiche: hanno inoltre delle facce e un’espressività che ricorda il cinema indipendente americano, un po’ alla Jim Jarmush e Woody Allen. Come Allen fotografano un certo quartiere, il Pigneto, e alcuni tipi di persone che si capisce sono veri e non lontani dalla realtà”. D’accordo su questo punto Matteo Corradini : “È vero, la nostra vena comica è così forte perché l’abbiamo assorbita dal nostro quotidiano”, e anche Luigi, anche se con alcune perplessità: “Quando parli del piccolo magari poi il pubblico trova al suo interno il valore universale: determinati archetipi e realtà in cui si può identificare chiunque. Per esempio noi raccontiamo il quartiere Pigneto che può essere il corrispettivo di Isola a Milano o di qualsiasi altra città italiana. Anche se però in realtà il romanesco è un elemento che a volte ci preoccupa: spesso ci dicono “il romanesco è meglio di no, poi a Milano storcono il naso”. Che palle con Milano! Che poi il romanesco se lo sono imparato anche i milanesi a furia di guardare i nostri video”. 


The Pills, The Jackal e Maccio Capatonda su Wired (foto Olaf Blecker)



I THE PILLS IN PILLOLE 

Quando si chiede ai The Pills quali sono le loro fonti di ispirazione, le risposte sono le più disparate: Luca afferma di essere un figlio della televisione: “Sicuramente da piccolo ho visto più Enrico e suo fratello che mio padre e mia madre: sono cresciuto davanti alla televisione”, Luigi, inaspettatamente, si definisce “un ex Jane Austen: “Da piccolo leggevo solo libri”, mentre Matteo è fiero del suo essere un veterano dei videogame: “Ho passato e passo ancora tanto tempo davanti ai videogiochi”. I soggetti delle loro pillole arrivano invece da molto vicino: “Siamo talmente disillusi e nichilisti che le prime persone che prendiamo in giro siamo noi” ha detto Luca, e ancora Luigi: “In realtà nelle nostre pillole tutto parte da esperienze e personaggi veri”. 


IL FILM DEI THE PILLS 

L’incontro è stata anche l’occasione per parlare dell’imminente film dei The Pills, che, dopo la televisione, si preparano a confrontarsi con un altro media, il cinema: “Sento la pressione delle aspettative” ha detto Luca: “Quando le persone si aspettano così tanto da te forse è vero che il lavoro diventa meno spontaneo. Mantenere l’equilibrio è difficile: da una parte vuoi piacere al pubblico ma non compiacerlo per forza”. 
Impossibile però estorcere al trio qualche informazione in più sulla pellicola, che vogliono rimanga segretissima, di cui continuano a inventare false trame, ruolo in cui Luigi è un maestro: “Il film è ambientato durante la Resistenza: ci sono i partigiani, poi c’è una parte nello spazio e siamo inoltre in Thailandia nel 1700… Fondamentalmente cercheremo di non svelare nulla: è un giallo quindi non possiamo dire niente, ma vorremmo che ci siano almeno 10 minuti di totale nonsense”. 
Regista della pellicola è Luca, già autore di tutte le pillole del gruppo, che ha rivelato quale sarà il suo approccio al film: “Io fondamentalmente sono un boro, sono filo americano, mi piace far saltare in aria le cose e le arti marziali: vorrei che nel film ci fossero cose al limite dell’illegalità. Sicuramente scopiazzerò un po’ a destra e a manca: il mio maestro alla scuola di cinema, Stefano Bessoni, mi ha sempre detto che ormai dopo tutti questi anni di storia del cinema e animazione tutto è stato già fatto. Bisogna cercare di rielaborare e riassemblare il precedente in una forma originale. Il mio motto è “ruba sotto gli occhi di tutti col sorriso sulle labbra”. Quentin Tarantino nei suoi film ruba a piene mani e non lo nasconde, anzi te lo sbatte in faccia: si vede che ama quello che cita e che si diverte un mondo. E la gente comunque va al cinema e paga il biglietto. Abbiamo cercato di trovare un punto di convergenza tra la narrazione cinematografica e quello che abbiamo sempre fatto. Il linguaggio sarà simile a quello che usiamo”.


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The Jackal, Esposito e Saviano: “Terzo episodio de Gli Effetti di Gomorra sulla gente per spaccare internet”

I videomaker italiani più talentuosi hanno incontrato Salvatore Esposito, alias Genny Savastano, protagonista di “Gomorra – La serie”, l’evento televisivo italiano dell’anno. E ne approfittano per lanciare il terzo episodio di “Gli effetti di Gomorra sulla gente” con una guest star d’eccezione 

Roberto Saviano in "Gli effetti di Gomorra sulla gente 3"


Dopo gli incontri con Maccio Capatonda e i The Pills, Wired Next Cinema, sezione del Festival del Film di Roma dedicata al web e alle novità audiovisive legate a internet e al cinema, ha lasciato il meglio per ultimo: sempre tra le mura di vetro e cemento del museo MAXXI, si è svolto il più atteso degli incontri in cartellone, quello tra i The Jackal, collettivo di videomaker napoletani che sta cambiando il modo di fare spettacolo sul web, e Salvatore Esposito, alias Genny Savastano, protagonista di "Gomorra – La serie", l’evento televisivo italiano dell’anno. 

Ad affiancare Esposito, ormai uno dei talenti più in vista del panorama italiano, tre membri dei The Jackal, i registi Francesco Ebbasta e Giuseppe Tuccillo, e l’attore Ciro Priello, che insieme all’attore hanno realizzato il secondo video di "Gli effetti di Gomorra sulla gente", parodia della serie diretta da Stefano Sollima diventata virale in pochi giorni e vista, in totale, da cinque milioni di persone. Per i fan della saga, che i tre hanno ribattezzato “la trilogia della frittura“, è stato pubblicato su internet anche il terzo, e forse ultimo, capitolo con una partecipazione straordinaria: Roberto Saviano



Esposito e i The Jackal, oltre a essere napoletani, hanno in comune il fatto di amare profondamente il cinema e le storie e di esporsi in prima linea nella battaglia per un’arte più coraggiosa e meno concentrata sul successo facile, come ha detto con decisione Francesco Ebbasta: “Ormai in Italia si fa tv perché si deve fare: ci sono bravissimi registi, attori e sceneggiatori che sono parcheggiati lì senza poter fare qualcosa di veramente valido. Sono un grande fan di Breaking Bad, ma se io proponessi a qualche produttore italiano la storia di un professore di chimica malato di cancro che spaccia metanfetamina mi direbbero: facciamo che è una suora e spaccia caramelle. I nostri video su Gomorra per certi versi sono stati anche controproducenti: ci hanno proposto di fare un film tutto incentrato su camorristi divertenti. A noi non interessa: se dobbiamo fare un film vogliamo affrontare una storia seria che ci piace. Non vogliamo fare come Frank Matano o Willwoosh, che sono arrivati al cinema con storie deboli, anche se comunque fanno soldi”. Dello stesso parere Esposito: “Dopo Gomorra mi hanno proposto lo stesso identico ruolo in progetti diversi: è assurdo, anche un bambino capirebbe che è una cosa negativa. Robert De Niro ha detto che la carriera di un attore la fanno le sue scelte: io sono disposto anche ad aspettare a lungo per il prossimo ruolo giusto”. 

Idee chiare e sogni precisi, che sono quelli coltivati fin da bambini: “Tutto è partito da me, Alfredo (Felco, addetto agli effetti speciali e post-produzione), Ciro e Simone (Ruzzo, attore)” ha confessato Francesco: “Da ragazzini abbiamo preso in prestito la telecamera del padre di Simone e abbiamo girato un corto in cui Ciro si cacava sotto. Invece di giocare a pallone giravamo video ed eravamo gli sfigati della scuola. Proiettavamo i nostri video nell’aula magna della scuola: nel secondo corto che abbiamo fatto c’era Simone che vomitava. Poi grazie all’avvento di YouTube nel 2005 abbiamo cominciato a caricare video lì e tutto è diventato sempre più serio”. Anche Salvatore sognava il cinema da piccolo: “Sono il classico bambino che sognava di fare l’attore: per me la recitazione è un’arte, il talento è il punto di partenza ma c’è bisogno dello studio. Dentro di me non c’è mai stata la certezza del fatto di potercela fare: ho lavorato in una catena di fastfood fino a 24 anni, pensavo che fare l’attore fosse troppo difficile. A 24 anni però ho avuto una scossa: ho detto perché no? E ho cominciato a studiare. Aiutavo anche gli attori a dire le battute ai casting. Poi è arrivato il provino di Gomorra e il mio sogno si è avverato”. 

Alla fine dell’incontro organizzato da Wired Next Cinema, abbiamo intervistato Salvatore Esposito, che il pubblico spera di vedere ancora nella seconda stagione di “Gomorra – La serie”, le cui riprese cominceranno nei primi mesi del 2015.


Pubblicato su TvZap.

martedì 21 ottobre 2014

Maccio Capatonda, la star del web va al cinema: “Farò la fine di Kubrick”

Prima vera grande star del web italiano, Maccio Capatonda, attore, sceneggiatore e regista, ha partecipato a un incontro con il pubblico nella sezione Wired Next Cinema del Festival del Film di Roma, dove ha raccontato la sua carriera attraverso i personaggi da lui inventati e anticipato qualcosa del suo primo film, “Italiano Medio”, in uscita a marzo 2015 


Maccio Capatonda al Wired Next Cinema (foto Jacopo Pergameno)


Da quando, quasi dieci anni fa, degli utenti di YouTube pubblicarono su internet i finti trailer di Maccio Capatonda, alias Marcello Macchia, girati per “Mai dire Lunedì”, il comico abruzzese è diventato una delle figure più popolari del web italiano, riuscendo a squarciare il velo che separa l’intrattenimento nato su internet da quello televisivo. Nato in realtà come comico televisivo, Marcello Macchia è diventato una stella del web praticamente per caso, riuscendo così a realizzare il sogno di diventare videomaker, coltivato fin da adolescente. Sogno che lo porterà presto anche al cinema: il suo primo lungometraggio, “Italiano Medio, ispirato all’omonimo corto, arriverà nelle sale italiane a marzo 2015. 

Il trailer è solo la punta dell’iceberg: se volete vedere il sotto bisogna immergersi nell’acqua. Nel film ci sono altre gag, più belle, e altri temi, abbiamo approfondito lo spunto iniziale. Abbiamo girato tantissimo: forse anche troppo. L’idea secondo me è forte e può reggere un intero film. Ne vedrete delle brutte”, Maccio Capatonda ha introdotto così il suo film al pubblico arrivato in massa all’incontro organizzato nell’ambito della sezione Wired Next Cinema del Festival del Film di Roma: Maccio è descritto come il primo grande comico nato su YouTube, pioniere che ha spianato la strada ad altri talenti, come i collettivi The Jackal e The Pills, ritratti insieme a lui nel servizio fotografico realizzato da Wired. 

Nel corso dell’incontro con il pubblico, nel quale sono stati mostrati diversi capisaldi della sua carriera, come “La Febbra” e “L’uomo che usciva la gente, Capatonda si è raccontato liberamente e generosamente, cambiando continuamente voce e dando qualche flash dei suoi personaggi più noti, come Padre Maronno e Mariottide, supportato dal collega e amico Herbert Ballerina, nome d’arte di Luigi Luciano, con cui collabora ormai da dieci anni, talmente calato nel suo ruolo da non abbandonare mai il personaggio, nemmeno in pubblico. 

Maccio Capatonda sulla copertina di ottobre di Wired



ITALIANO MEDIO: IL FILM 

Riguardo al suo primo film da regista, “Italiano Medio”, Maccio ha rivelato che è un progetto che lo ha impegnato molto, quasi fino a sfinirlo: “Non ho ferie dal 2004. Sono incastrato da anni in un loop di impegni: uno tira l’altro. Non mi lamento perché questo era il mio sogno fin da quando ero bambino, ma rischio di morire. Il mio film spaccherebbe ma non ho ancora finito di girarlo. Se continuo così farò la fine di Kubrick che è morto sul set del suo ultimo film. Poi per finirlo mi ricostruite la faccia come a Bruce Lee

Nel film, ispirato al suo corto omonimo, si vedranno varie versioni di Maccio, ritratto a diverse età: “Dovevamo trovare tre-quattro bambini che mi interpretassero a varie età. Li ho trovati e sono tutti più bravi di me. Il neonato è pure pelato di natura. Il quattrenne bravo, decenne bravissimo, quattordicenne eccellente, poi sono arrivato io e ho rovinato tutto. Ho fatto me a 18 anni: mi hanno ringiovanito. Non è un film di effetti speciali comunque: li abbiamo tolti perché non avevamo il budget. C’è anche un topo e c’è persino una svolta horror”. 

Maccio ha dedicato un pensiero anche a Rupert Sciamenna, celebre interprete dei suoi trailer: “La cosa che più mi fa arrabbiare sul set è Rupert Sciamenna. Poi in realtà sta in quasi tutte le mie cose, perché ha una faccia talmente forte che non posso farne a meno. È un rapporto di sfruttamento. Sfruttamento vecchile. Mi fa arrabbiare perché spesso non si ricorda le battute e quando lo fa si ferma e dice “andava bene?”. E poi ammicca tantissimo: mi fa imbestialire. Ma l’ho coinvolto anche nel film: fa la parte del cattivo”. 



L’ARTE DEI TRAILER E “IL COCKTAIL DI MACCIO” 

La grande popolarità di Maccio Capatonda è arrivata grazie ai finti trailer cinematografici andati in onda prima nelle trasmissioni della Gialappa’s Band e poi su YouTube: diventati virali su internet, i trailer sono il marchio di fabbrica del comico, che ha creato un suo stile inconfondibile, chiamato nel corso dell’incontro “il cocktail di Maccio: “Il cocktail di Maccio” in realtà è tutto nella mia testa: mi sparo dei Negroni, dei Bloody Mary… No, in realtà basta essere appassionato e fanatico di film e serie tv e riuscire ad avere un’intuizione per amalgamare tutto in chiave nuova. Prima guardavo tantissime cose, oggi meno perché non ho più tanto tempo. L’ispirazione arriva anche dalle persone che incontro e dai casi umani che mi circondano, come Herbert. Lui è come una musa: un muso. Mi ispiro alla realtà filtrata attraverso i media, da buon spettatore anni ’80-’90. Vedo di tutto, cose belle e brutte: le prime ti fanno capire come si devono fare le cose, le seconde come invece non bisogna comportarsi. Le mie cose sono una terza classe, un ibrido tra cose belle e brutte il cui tratto distintivo è l’ironia

Per quanto riguarda i trailer non devono chiudere le porte che aprono. Devono invogliare lo spettatore, anche dicendo cose senza senso, tipo “ho visto una luce buia”. Un po’ tipo Lost. Ci devono essere almeno un paio di effetti sonori a sorpresa. Io all’inizio li ho fatti andando sul sito della Apple e rubavo gli effetti audio e la musica dai trailer veri. Quindi rubati qua e là. Poi una mia cifra stilistica è trovare una serie di nomi assurdi a caso. Questa è una delle cose che ha avuto più successo e ancora oggi non capisco perché: in realtà quando montavo i primi trailer, quando montavo la Febbra, sentivo come se tutto si stesse montando da solo. Ero come posseduto. Inoltre bisogna avere ritmo: il montaggio deve essere frenetico: si può girare quanto si vuole di una scena, l’importante è poi usarne poco e montare tutto di fila”.


Pubblicato su TvZap.
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