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mercoledì 18 giugno 2014

Jersey Boys

Per un pugno di note: Jersey Boys, la storia di Frankie Valli e dei Four Seasons secondo Clint Eastwood

Il regista premio Oscar si cimenta con la trasposizione cinematografica del celebre musical di Broadway scritto da Marshall Brickman e Rick Elice, facendo rivivere sullo schermo la musica e lo spirito degli anni '50 e '60. Nelle sale italiane dal 18 giugno.


Da qualche parte nel mondo esiste sicuramente un ritratto di Clint Eastwood che invecchia al posto del diretto interessato: non si spiega altrimenti come un signore di 84 anni riesca a sfornare un film dietro l'altro non perdendo, quasi mai, colpi, mettendosi costantemente in gioco e sperimentando ogni volta generi differenti tra loro. Dopo i fasti da star del cinema vissuti grazie ai film di Sergio Leone, dal 1971, con Brivido nella notte, il californiano dagli occhi di ghiaccio Eastwood è passato dietro la macchina da presa e da allora non si è più fermato: 37 le pellicole girate fino a oggi, ultima delle quali è American Sniper, con protagonista Bradley Cooper, in uscita il prossimo anno. Prima di vedere Cooper nei panni di un militare della marina americana, tocca però a Frankie Valli e ai suoi The Four Seasons far scoprire al pubblico l'ennesima scommessa riuscita di Eastwood con il suo Jersey Boys.

New Jersey, primi anni '50: Francesco Castelluccio (John Lloyd Young), è un giovane apprendista barbiere italoamericano, con il mito di Frank Sinatra e la passione per il canto; Tommy DeVito (Vincent Piazza) è un criminale pieno di intraprendenza e voglia di vivere: amici fin da ragazzi, i due, insieme alla conoscenza comune Nick Massi (Michael Lomenda), mettono su un gruppo, i Four Lovers, supportati dal gangster locale Gyp DeCarlo (Christopher Walken), boss con un debole per le belle voci. Destreggiandosi tra un colpo e un'uscita di galera, i tre riescono a distinguersi dal resto della scena musicale locale quando incontrano, seguendo il consiglio della futura star del cinema Joe Pesci, Bob Gaudio (Eric Bergen), pianista e compositore. Grazie alla particolarissima voce di Frankie, che si ribattezza Valli, e all'estro di Bob, il gruppo, che ora si fa chiamare The Four Seasons, riesce a entrare in contatto con il produttore Bob Crewe (Mike Doyle) e a solcare la porta del tempio della musica americana di quegli anni, il Brill Building di New York, trampolino di lancio per il loro grande successo.

Criminalità, provincia americana, musica, passione e voglia di sfondare: l'ambientazione di Jersey Boys sembra toccare molte corde del cinema di Martin Scorsese, con i personaggi che parlano direttamente allo spettatore, la musica travolgente e la realtà quotidiana di chi vive la strada pericolosamente. Jersey Boys non è però una versione musical di Quei bravi ragazzi: trovando il giusto equilibrio tra la biografia, il film musicale, la commedia e momenti più drammatici, Eastwood confeziona una pellicola che affronta più generi, tutti accomunati dal ritmo travolgente e dal potere universale della musica. Autore in grado di affrontare generi agli antipodi, dal film di guerra come Lettere da Iwo Jima (2006), a pellicole sulla boxe come Million Dollar Baby (2004), passando per il romantico I ponti di Madison County (1995) fino al tuffo nel soprannaturale di Hereafter (2010), con Jersey Boys Eastwood non si limita al semplice biopic, come già accaduto per Invictus (2009), storia di Nelson Mandela, e J. Edgar (2011), in cui ha parlato del fondatore dell'FBI, ma mette il cinema e i suoi mezzi espressivi al servizio della musica. Da sempre grande appassionato di musica, soprattutto di jazz, Eastwood è stato il musicista country protagonista del suo Honkytonk Man (1981), ha raccontato la storia del sassofonista Charlie Parker in Bird (1988), diretto uno dei frammenti della serie di documentari Blues (2003), progetto voluto da Martin Scorsese, e composto le musiche di molti dei suoi film, come Mystic River (2003) e Gran Torino (2008): non stupisce dunque che il regista californiano abbia voluto raccontare la storia di un gruppo che ha fatto la storia della musica americana.

Affrontando la storia con il suo inconfondibile stile classico, ma ammorbidendo la durezza cui ci ha abituato nelle sue pellicole più drammatiche, Eastwood usa la voce di Valli e dei suoi amici per raccontare un percorso di riscatto personale e desiderio di rivalsa, non facendo l'elogio spassionato di questi artisti (fatto non scontato se si pensa che tra i produttori esecutivi del film figurano gli stessi Frankie Valli e Bob Gaudio), ma presentandoli come esseri umani normali, con i loro difetti, gli errori e le disgrazie che colpiscono chiunque, benedetti però da un talento fuori dal comune e da una forza di volontà in grado di trasformare anche la peggiore delle sofferenze in qualcosa che diventa meno doloroso grazie alla magia che sono in grado di creare. Canzoni immortali come “Big Girls don't cry”, “Walk like a men”, “Rag Doll”, “Sherry” e “Can't take my eyes off you” diventano il faro e lo scopo in grado di riscattare una vita intera, così come lo erano gli incontri sul ring per Frankie Dunn (Hilary Swank) in Million Dollar Baby, il senso di giustizia di Walt Kowalski in Gran Torino e la fede incrollabile nel futuro di Christine Collins (Angelina Jolie) in Changeling (2008): uomini e donne come tutti, in grado però di fare cose straordinarie.

Per raccontare la storia di questi ragazzi del New Jersey, Eastwood ha scelto di ingaggiare il cast originale del musical, aggiungendo al gruppo Vincent Piazza, il Lucky Luciano della serie Boardwalk Empire, nel ruolo di Tommy: una scelta vincente, dato che tutti i protagonisti danno il meglio di sé, sia dal punto di vista recitativo che canoro, essendo stati chiamati anche a cantare in prima persona le canzoni dei Four Seasons. Nota di merito anche per Christopher Walken e Mike Doyle, che, nei panni rispettivamente del gangster DeCarlo e del produttore Crewe, offrono i maggiori spunti comici del film. Per quanto riguarda la regia Eastwood sceglie la via della semplicità, facendo parlare la musica, concedendosi però due momenti da maestro: il carrello verticale che ci porta all'interno del Brill Building e ci mostra come in ogni piano dell'edificio stia nascendo un nuovo genere musicale fondamentale, e la scena finale, in cui viene allestito l'unico vero trascinante numero da musical della pellicola.

Anche se non sarà ricordato come uno dei massimi capolavori di Eastwood, Jersey Boys colpisce nel segno e proietta il pubblico negli anni '50, facendogli sentire il calore dei riflettori del palcoscenico e gli odori delle strade del New Jersey, grazie alla mano sicura e inconfondibile del regista e al groove irresistibile della musica di Frankie Valli e soci. 




La citazione: "Siete i Fous Seasons? Tornate quando sarete neri!"

Hearting/Cuorometro: ♥♥♥1/2

Uscita italiana: 18 giugno 2014


Titolo originale: Jersey Boys
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2014
Cast: John Lloyd Young, Vincent Piazza, Erich Bergen, Michael Lomenda, Mike Doyle, Christopher Walken
Colore: colore
Durata:  134 minuti
Genere: musicale
Sceneggiatura: Rick Elice, John Logan
Fotografia: Tom Stern
Montaggi0: Joel Cox, Gary D. Roach
Musica: Frankie Valli, Bob Gaudio
Paese di produzione: USA
Casa di produzione: Warner Bros.
Distribuzione italiana: Warner Bros.




Pubblicato su XL.

venerdì 27 settembre 2013

Citazione Cinematografica n. 275 - I PONTI DI MADISON COUNTY

"I vecchi sogni erano dei bei sogni. Non si sono avverati, ma comunque li ho avuti".

da: I ponti di Madison County


Clint Eastwood


Titolo italiano: I ponti di Madison County
Titolo originale: The Bridges of Madison County
Regia: Clint Eastwood
Anno: 1995
Cast: Clint Eastwood, Meryl Streep, Annie Corley, Victor Slezak, Jim Haynie
Colore: colore
Durata: 135 minuti
Genere: drammatico
Sceneggiatura: Richard LaGravenese
Fotografia: Jack N. Green
Montaggio: Joel Cox
Musiche: Lennie Niehaus
Paese di produzione: USA
Casa di produzione: Warner Bros. Pictures
Distribuzione italiana: Warner Bros.

venerdì 16 agosto 2013

Citazione Cinematografica n. 274

"Va bene. Adesso ti staccherò il respiratore e tu ti addormenterai. Poi ti farò un'iniezione e dormirai per sempre. Mo Cùishle significa "mio tesoro, mio sangue"".

da: Million Dollar Baby

Clint Eastwood e Hilary Swank


Titolo italiano: Million Dollar Baby
Titolo originale: Million Dollar Baby
Regia: Clint Eastwood 
Anno: 2004
Cast: Hilary Swank, Clint Eastwood, Morgan Freeman, 
Durata: 127 minuti
Colore: colore
Genere: genere
Sceneggiatura: Paul Haggis
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Joel Cox
Musiche: Clint Eastwood
Paese di produzione: USA
Produttore: Clint Eastwood, Albert S. Ruddy, Tom Rosenberg, Paul Haggis
Distribuzione italiana: 01 Distribution

venerdì 9 agosto 2013

Citazione Cinematografica n. 273

 "Sean: A volte penso che... penso che ci siamo saliti tutti e tre insieme in quella macchina. E tutto questo è solo un sogno, lo sai? 
Jimmy: Un sogno, certo. 
Sean: In realtà, siamo ancora ragazzini di 11 anni chiusi in una cantina a immaginare come sarebbe stata la nostra vita se fossimo scappati. 
Jimmy: Forse hai ragione, Sean. Chi cazzo lo sa?"

da: Mystic River

Kevin Bacon e Sean Penn


Titolo italiano: Mystic River
Titolo originale: Mystic River
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2003
Cast: Sean Penn, Kevin Bacon, Tim Robbins, Marcia Gay Harden, Laura Linney, Laurence Fishburne, Emmy Rossum, Tom Guiry
Durata: 137 minuti
Colore: colore
Genere: drammatico
Sceneggiatura: Brian Helgeland
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Joel Cox
Musiche: Clint e Kyle Eastwood
Paese di produzione: USA
Produttore: Clint Eastwood, Robert Lorenz
Distribuzione italiana: Warner Bros. 

martedì 3 aprile 2012

A “Star is born” ispirato a Kurt Cobain?

La sceneggiatura del nuovo film di Clint Eastwood si ispira al leader dei Nirvana 

Clint Eastwood

Lo sceneggiatore Will Fetters ha ammesso che il personaggio di Norman Maine, protagonista di “A star is born”, nuovo film di Clint Eastwood con protagonista la cantante Beyoncé e remake dell'omonimo film del 1937, è ispirato a Kurt Cobain, leader dei Nirvana. 

Lo sceneggiatore ha infatti dichiarato: “Penso di aver reinventato il personaggio di Norman Maine. Ho accettato di scrivere “A Star is Born” perché sono un grande fan di Kurt Cobain. La sua morte è stato il mio assassinio Kennedy quando ero un adolescente. Quando Kurt è morto per me è stato orribile, così mi sono avvicinato a “A Star is Born” ispirandomi alla sua figura, immaginandolo vivo vent'anni dopo l'esperienza dei Nirvana, mentre è intento a tentare di realizzare un nuovo album portandosi dietro il mito dell'icona grunge”. 

La Warner Bros vorrebbe ingaggiare nel ruolo Tom Cruise, ma il cast è ancora aperto.


Pubblicato su Ecodelcinema

venerdì 24 febbraio 2012

Citazione Cinematografica n. 201

"Avete mai fatto caso che ogni tanto si incrocia qualcuno che non va fatto incazzare? Quello sono io".

da: Gran Torino

Clint Eastwood

Titolo originale: Gran Torino
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2008
Cast: Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley, John Carroll Lynch, Brian Haley, Brian Howe

martedì 3 gennaio 2012

J. Edgar


Vita, ossessioni e segreti di J. Edgar Hoover.
Dopo la biografia di Nelson Mandela, Clint Eastwood torna a parlare di un personaggio storico, fondamentale nella storia americana: quel J. Edgar che, per 35 anni, è stato a capo dell'FBI guidandola con pugno di ferro e sopravvivendo a 8 presidenti degli Stati Uniti.

Il film tratta un arco temporale di 50 anni, partendo da un giovanissimo Hoover entrato a far parte a soli 24 anni dell'FBI, che nel corso degli anni diventa la figura chiave dei servizi segreti americani, introducendo tecniche di investigazione innovative basate sul metodo scientifico, una selezione rigidissima di agenti e collaboratori ed intuizioni geniali come l'archiviazione delle impronte digitali.

Al regista dagli occhi di ghiaccio però non interessa il racconto storico, almeno non principalmente, e così i gangster, la lotta per i diritti dei neri, il maccartismo e l'omicidio dei Kennedy passano in secondo piano rispetto alle ossessioni personali e ai conflitti interiori del suo ambiguo protagonista. 
Maniaco della precisione, dell'ordine e della puntualità, con il complesso dell'altezza, la passione per i bei vestiti, la fobia dei germi e la mania del controllo Hoover è una figura complessa, ambigua, chiusa in se stessa e difficilmente analizzabile: le sue straordinarie intuizioni e la sua efficienza si scontrano con metodi non sempre ortodossi nell'ottenere le informazioni e con motivazioni che, nel racconto di Eastwood, a volte sembrano nate più da frustrazioni personali che non dall'interesse per il bene del paese.

La figura pubblica di Hoover, visto ora come un paladino della giustizia ora come un uomo che abusa del proprio potere, è rigida ed impenetrabile: nel film Leonardo DiCaprio, che interpreta il protagonista, è ripreso infatti sempre in ambienti chiusi, in quegli uffici che diventano la sua casa e la sua tomba.  La figura privata invece, di cui si sa pochissimo, è ritratta come un uomo pieno di insicurezze, schiacciato da una figura materna esigente, una perfetta Judy Dench, e da un padre che è poco più di un'ombra marginale nella sua esistenza. Un privato fatto di piccole manie soffocate, di aspirazioni frustrate, di un senso di grandezza mai del tutto appagato. Ma è soprattutto sulla sua, presunta, omosessualità sempre negata e mortificata che si concentra il racconto: il rapporto di Hoover con il suo fedele braccio destro Clyde Tolson, interpretato da Armie Hammer, è sofferto e commovente, un rapporto impossibile durato oltre 30 anni, che in alcune scene del film regala dei momenti veramente toccanti.

Proprio come il suo protagonista, J. Edgar è un film non facile: condensare in due ore oltre 50 anni di storia americana e di una vita è una vera impresa, che ad Eastwood è  parzialmente riuscita. 
Il tocco del regista c'è sempre, asciutto e privo di moralismi ingombranti, ma la narrazione a volte fa fatica a procedere, forse per i troppi avvenimenti da raccontare che spesso rendono prolisso il racconto. Il lavoro fatto sul personaggio è però notevole: la parte finale del film, quella della vecchiaia di Hoover, è una commovente analisi di un uomo che, ormai giunto alla fine della propria vita, riflette sul suo vissuto, sugli errori, le occasioni mancate e che rispecchia il percorso umano del regista, che, a più di 80 anni, sembra interrogarsi sempre di più sulla morte.

Straordinario Leonardo DiCaprio, che si evolve insieme al suo personaggio, fornendo un' interpretazione eccellente, nonostante il pesante trucco impostogli. 
Bravo anche Hammer, alla sua prova più convincente, la già citata Judy Dench e un po' sacrificata invece Naomi Watts, nel ruolo di Helen Gandy, segretaria storica e fedelissima di Hoover, il cui personaggio non è analizzato a dovere. 

E' interessante inoltre notare come Eastwood sia estremamente attento ai talenti che vengono dalla televisione, presenti in grande quantità nel cast: lo stesso Hammer viene da Gossip Girl, così come Ed Westwick, nel ruolo di un agente che raccoglie le memorie di Hoover, da True Blood arrivano invece Denis O'Hare e Stephen Root, nel ruolo di due consulenti della scientifica, da Dexter Geoff Pierson nel ruolo di Palmer e da Burn Notice Jeffrey Donovan, che ha già lavorato con Eastwood in Changeling

In una piccola scena è commovente inoltre vedere Lea Thompson, alias Lorraine McFly di Ritorno al futuro, qui realmente anziana e non invecchiata dal trucco.

Criminale il doppiaggio italiano che toglie non poca forza alla performance degli attori.

Leonardo DiCaprio

La citazione: "Una società che non impara dal passato non ha futuro".

Hearting/Cuorometro: ♥♥♥

Uscita italiana: 4 gennaio 2012

Titolo originale: J. Edgar
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2011
Cast: Leonardo DiCaprio, Armie Hammer, Naomi Watts, Judy Dench

martedì 11 ottobre 2011

L'FBI contro Clint Eastwood


L'FBI si scatena contro il nuovo film di Clint Eastwood, J. Edgar, con protagonista Leonardo DiCaprio

Clint Eastwood

Sembra incredibile ma è vero: l’FBI sta indagando su Clint Eastwood a causa del suo ultimo film J. Edgar. Il film analizza la figura del fondatore dell’FBI, J.Edgar Hoover, interpretato da Leonardo DiCaprio, e nell’opera di Eastwood viene fatto cenno alla sua presunta omosessualità: nella pellicola infatti ci sarebbe una scena intima tra Leonardo DiCaprio nei panni di Hoover e Armie Hammer (visto in The Social Network) in quelli di Clyde Tolson, il suo braccio destro.
L’FBI ha accusato Eastwood e il suo film di diffamazione affermando che non ci sono prove dell’omosessualità di Hoover.

Pubblicato su Ecodelcinema.com
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