martedì 31 marzo 2009

Quella sporca dozzina – La catena della vergogna


Visto che sono sotto esame e non posso andare al cinema e alle anteprime, mi è venuta in mente questa idea un po’ farlocca di scrivere quattro cavolate e contemporaneamente farmi gli affaracci della cineblogosfera.
Ho pensato che ogni cinefilo che si rispetti ha i suoi scheletri nell’armadio: dei segreti inconfessabili che riguardano la settima arte e che se raccontati alle persone normali sembrano cose assurde o incomprensibili, mentre se dette ad un altro cinefilo incallito come noi hanno lo stesso effetto di un elettrochoc.

Quindi ecco in che cosa consiste questo giochino che mi è venuto in mente tra un ganglio spinale ed un espianto di rene: scrivete dodici segreti inconfessabili del vostro vissuto cinematografico, citate e linkate chi vi ha mandato il gioco e invitate altre sei persone a fare altrettanto.

La mascotte di questa decerebrata iniziativa sarà la mitica marmotta (o criceto? Non l’ho mai capito) drammatica che impazza da anni su Youtube.

Ecco la mia sporchissima dozzina:

1) Non ho mai visto “C’era una volta in America” per intero: l’ho visto solo a pezzi e non sono mai riuscita a finirlo per bene perché ogni volta mi faccio due maroni così!

2) Ho visto Titanic al cinema due volte: la prima volta ho pianto spontaneamente, la seconda ho pianto per finta perché tutte le altre ragazzine piangevano e non volevo sentirmi esclusa.

3) Ho visto “Moulin Rouge!” tre volte al cinema e almeno un’altra ventina in dvd.

4) Secondo me tutti i film del terzo periodo di Antonioni (“Blow Up” e “Zabrisckie Point” per intenderci) sono una palla assurda.

5) Per me Oliver Stone è il regista più incapace, insopportabile e sopravvalutato della storia.

6) Nonostante la critica lo abbia massacrato, per me “Hook” di Steven Spielberg è un capolavoro.

7) Nonostante Jennifer Aniston, Penelope Cruz e Scarlett Johansson siano considerate da tutti bellissime continuo a pensare che siano solo delle cesse molto, molto acchittate!

8) Lo stesso vale per Jonathan Rhys Meyers, Matt Damon e Jake Gyllenhaal.

9) Ad un quarto d’ora dalla fine del film “Il Sesto senso” ho capito il colpo di scena ed ho esclamato: “Ma lui è morto!” e tutti quelli che guardavano il film con me hanno tentato di uccidermi.

10) Mi considero un’esperta e una grandissima fan di musical ma ancora non ho visto “The Rocky Horror Picture Show”.

11) Ho comprato dvd di film assurdi e improbabili (alcuni addirittura in Inghilterra perché non distribuiti in Italia) come “Shooters”, “Attila” e “Dracula’s Legacy” solo perché avevano Gerard Butler come protagonista.

12) Ho fatto l’album di “Alla ricerca di Nemo” in età praticamente pensionistica per queste attività e rosico ancora adesso perché mi manca una sola maledettissima figurina!

I miei nominati sono (sì lo so sono più di sei ma io ho inventato questa cazzata e questo è l'unico privilegio che mi prendo!):

- Ale55andra
- Cinemario
- Cineroom (questo vale doppio!)
- Coccinema
- Countryfeedback
- gparker
- Iohannes
- Lessio
- Luciano
- Peeping Tom
- Pickpocket
- Un panda in prima fila

Mi raccomando giocate e diffondete.
E ricordate: LA MARMOTTA VI VEDE!!!



Momento Di Vero Godimento n. 15

sabato 28 marzo 2009

Two Lovers

Amore fa rima con dolore
Leonard è appena uscito da una relazione devastante che lo ha portato a tentare il suicidio. A riportarlo alla vita la fortissima attrazione per la nuova ed esuberante vicina di casa Michelle. Ma i genitori vorrebbero tanto che lui si fidanzasse con la dolce e premurosa Sandra.



Il dolore che provoca un amore che finisce è terribile.
Ma il dolore che deriva da un amore finito male può essere insopportabile, al punto da togliere la voglia di vivere.
A Leonard (Joaquin Phoenix) succede proprio questo: la fine brusca di un amore in cui credeva e su cui aveva investito il suo futuro lo spinge a tentare più volte il suicidio, non riuscendo ad uscire dalla cupa depressione che si è impadronita di lui.
I genitori – un’invecchiata ma sempre affascinante Isabella Rossellini e Moni Moshonov – tentano di riportarlo alla vita facendolo lavorare nella lavanderia di famiglia, ma non riescono a stabilire un rapporto con lui, imbottito di anti-depressivi ed ostile ad ogni stimolo esterno.
Fino a che non incontra Sandra (Vanessa Shaw), figlia del futuro acquirente dell’attività di famiglia, carina, dolce e interessata a lui. Tutto sembra andare bene fino a quando non irrompe nella sua vita Michelle (Gwyneth Paltrow), vicina di casa intrigante, con qualche problema di droga e impegnata in una relazione con un uomo sposato. Leonard deve ora barcamenarsi tra queste due donne che simboleggiano due aspetti dell’amore: quello rassicurante e stabile e quello passionale, travolgente e imprevedibile.

Gwyneth Paltrow e Joaquin Phoenix

James Gray dopo i film di gangster ambientati a New York si sposta in periferia - siamo a Brooklyn - e orchestra una storia d’amore dalla forza opprimente e quasi claustrofobica.
Joaquin Phonix, in un’ interpretazione perfetta, ritrae con estrema sincerità la figura di un uomo insicuro, ferito, incapace di stabilire contatti sereni con le persone e con ogni suo gesto, persino nella postura, comunica un senso di precarietà, di sofferenza e un’indole tragica e infelice.
La due donne che gli ruotano intorno diventano simbolo di due modi di vivere l’amore: quello accettato dalla società che prevede la costruzione di una famiglia e un impegno sicuro, e forse un po’ ipocrita, e quello puramente passionale, in cui non si sa quasi nulla dell’altra persona ma si sente di amarla lo stesso, in cui tutto ciò che conta è poter stare insieme anche se provoca dolore.

Isabella Rosselline e Joaquin Phoenix

Gray mette in scena tutto questo con la cura e l’attenzione di un entomologo: fotografia curatissima, regia che si fa discreta e silenziosa come se quasi non ci fosse, camera che non lascia mai i volti dei protagonisti che seguiamo in ogni sguardo, in ogni piega del volto e smorfia di dolore.
Un film che fa riflettere su quanto siano complicati e delicati i rapporti umani e su quanto sia necessario per alcune persone l’amore: a tal punto che la scelta finale di Leonard diviene fisiologica, come se pur di non continuare a soffrire volesse quanto meno alleviare il suo dolore.
Perché l’assenza dell’amore può essere ancora più dolorosa di un amore tormentato.

La citazione:
"- Perchè piangi?
- Perchè sono felice."

Voto: ♥♥♥1/2

Pubblicato su Meltin'Pot.

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venerdì 27 marzo 2009

Citazione cinematografica n. 56

"Roger, tesoro, voglio che tu sappia che ti amo. Ti ho amato più di quanto una donna abbia mai amato un coniglio"

da: Chi ha incastrato Roger Rabbit?


Titolo originale: Who framed Roger Rabbit?
Regia: Robert Zemeckis
Anno: 1988
Cast: Bob Hoskins, Christopher Lloyd, Joanna Cassidy

domenica 22 marzo 2009

Che - L'argentino


Il primo piano in bianco e nero del Che, all’anagrafe Ernesto Guevara de la Serna, è una delle foto più duplicate del novecento. Riprodotta su magliette, poster, spillette, adesivi e quant’altro, è diventata un’icona, un simbolo, un mito.
Ma perché questo giovane uomo dal volto bello e serio è diventato un’icona?
Il Che, nato da una famiglia della media borghesia argentina, è stato da subito una personalità di spicco e fuori dal comune: perseguitato da attacchi d’asma fin dall’età di due anni, non rinunciò mai ad avere un’adolescenza normale e praticò per anni il rugby, partecipò a tornei di scacchi, appassionato di poesia e letteratura, scrisse vari saggi, diari e poesie, una volta laureatosi in Medicina preferì fare esperienza in un lebbrosario piuttosto che svolgere il normale praticantato.

Benicio Del Toro

Era quindi una persona colta e con una buona professione tra le mani, ma alla tranquillità di una vita borghese preferì imbracciare un fucile e lottare per un ideale, per un’utopia di libertà e uguaglianza tra i popoli. Abbracciò infatti la causa cubana perché la vedeva come un tassello di un disegno più grande, un messaggio universale di lotta contro le ingiustizie, punto di partenza per l’unificazione di tutta l’America Latina.
Era una figura tormentata, una sorta di eroe tragico, romantico e affascinante.
Le sue azioni erano guidate da una forte coscienza morale, da un idealismo puro che lo portò a farsi da parte quando fu chiamato ad amministrare il potere, posizione che era forse in contrasto con i suoi ideali assoluti estranei al compromesso politico.
Non c’è da stupirsi dunque che un uomo così speciale abbia ispirato migliaia di giovani in tutto il mondo. Potenzialmente quindi la biografia del Che, per la sua stessa eccezionale natura, è materiale adatto a produrre un capolavoro cinematografico. Purtroppo però Soderbergh non ha capito cosa simboleggia e quanto è importante e complessa la figura del Che: il regista americano si è messo in testa di costruire un’opera definitiva sul combattente argentino, e per far questo ha pensato di girare non uno ma ben due film e di dargli una confezione a metà tra il documentario e il film d’azione.

Benicio Del Toro

Fin qui nulla di male, anzi, l’espediente di raccontare il periodo della lotta cubana inframmezzandolo con l’intervista che il Che realizzò nel 1964 per la CBS in occasione del suo discorso alle Nazioni Unite è anche buono, ma a mancare è il vero spirito del Che.
Per quanto Benico Del Toro sia un bravo attore e abbia cercato il più possibile di avvicinarsi all’iconografia del Che, non traspare nemmeno in un fotogramma l’emozione, il fervore che si prova anche solo leggendo una piccola frase del combattente argentino.
Così la perfezione formale e stilistica di Soderbergh, la fotografia ricercata e il gusto per il particolare si riducono a una somma di insignificanti aneddoti da biografia commerciale, privi di fascino e sentimento, freddi e vuoti.
Nel film di Soderbergh il Che sembra un combattente qualsiasi, un uomo come un altro, che ha deciso di darsi alla lotta armata per un vago e imprecisato ideale.
In questa pellicola, eccessivamente e inutilmente lunga, che racconta gli anni dei combattimenti nella Sierra Maestra fino alla presa di Santa Clara, il Che rimane niente di più che una foto stampata su una maglietta. Un marchio di fabbrica glamour fatto per vendere gadget. Non c’è niente dell’uomo che ha detto frasi come: “Dobbiamo lavorare per il nostro perfezionamento interno quasi come un’ossessione, come una pulsione costante; ogni giorno analizzare onestamente ciò che abbiamo fatto, correggere i nostri errori e tornare a incominciare il giorno appresso”.

La citazione: "Quello che guida un rivoluzionario è l'amore"

Voto: ♥♥

Uscita italiana: 10 aprile 2009

Pubblicato su Cinema4stelle.

sabato 21 marzo 2009

La verità è che non gli piaci abbastanza



Siete appena uscite con un ragazzo carino.
La serata è stata piacevole, vi siete scambiati occhiate d’intesa, avete riso e scherzato.
E’ fatta!
Allora perché è una settimana che non vi richiama?
Si sarà ammalato?
E’ stato sommerso dal lavoro?
E’ stato rapito da narcotrafficanti colombiani che lo hanno nascosto nella giungla?
Basta raccontarvi storie: la verità è che non gli piacete abbastanza!

Da questa semplice ma solida verità trae spunto il film di Ken Kwapis.
La frase, ormai celebre, in realtà è stata pronunciata per la prima volta in un episodio della serie televisiva “Sex & th city”, e ha avuto tanto successo da spingere gli sceneggiatori Greg Behrendt e Liz Tuccillo a farne un libro. Libro che è divenuto un vero e proprio oggetto di culto: milioni di copie vendute e una schiera di fervide e devote seguaci pronte a mettere in pratica i consigli degli autori.

Justin Long e Ginnifer Goodwin

L’opera è divisa in capitoli che presentano diverse situazioni tipiche delle relazioni amorose: “Se lui non ti chiama”, “Se lui non viene a letto con te”, “ Se lui ti tratta male” e la risposta è sempre la stessa, spietata e bruciante: la verità è che non gli piaci abbastanza!
Come il libro anche il film si divide in capitoli ed ognuno è introdotto da simpatiche finte interviste a persone comuni che parlano direttamente allo spettatore, espediente adottato nella prima serie di “Sex & the city” e fonte dei migliori spunti comici del film.

A mettere in scena tutte le situazioni evocate dal libro ci pensa un affollato gruppo di personaggi interpretati da nomi di spicco della commedia romantica americana: l’amica d’America Jennifer Aniston è una donna che si cruccia perché l’uomo con cui convive da ben sette anni, che ha le fattezze di Ben Affleck, non vuole sposarla; il premio Oscar Jennifer Connelly è una moglie con la mania dell’ordine che viene tradita dal marito che le preferisce la sempre più abbondante Scarlett Johansson; Drew Barrymore (anche produttrice) è una p. r. che cerca appuntamenti in rete e tutte le loro storie sono collegate da quella di Gigi (Ginnifer Goodwin), l’eterna romantica in cerca dell’amore con la “a” maiuscola, messa in guardia da Alex (Justin Long), che le rivela la scioccante verità: se a un uomo piaci davvero farà di tutto per stare con te, se non lo fa la verità è che non gli piaci abbastanza.

Ben Affleck e Jennifer Aniston

Il film vanta tra i punti a suo favore l’idea di partenza e lo sfavillante cast ma, anche se ci sono molte situazioni comiche e si ride di gusto in più occasioni, la seconda parte della pellicola perde lo smalto dello scoppiettante inizio risolvendosi in un finale scontato e parzialmente in contrasto con quanto affermato fino a quel momento.
Dovendo plasmare una storia partendo dai consigli del libro gli sceneggiatori - che non sono gli stessi di “Sex & the city” e si vede - si sono fatti prendere la mano dal gioco dell’incastro dei vari personaggi, costruendo un mega-puntatone di un qualsiasi telefilm romantico dalla durata eccessiva per una leggera commedia (più di due ore!) e dal ritmo disomogeneo.

Nonostante questa piccola sbavatura nel finale il film si lascia guardare piacevolmente soprattutto grazie al cast femminile.

La pellicola però può rivelarsi un’ottima cartina di tornasole: se andate al cinema con il vostro ragazzo e lui non vuole farvi vedere il film perché per una volta non può mettere da parte il suo odio per le commedie romantiche sapete già qual è la spiegazione.

La citazione: "Le cose sono cambiate. La gente non si incontra più. Se voglio essere più attraente per il sesso opposto, non cambio taglio di capelli: aggiorno il mio profilo!"

Voto: ♥♥

Pubblicato su Cineforme.

venerdì 20 marzo 2009

Citazione cinematografica n. 55

"Il coccodrilletto nel fiume un dì discese e a nuotar sorprese di pesci un bel gruppetto.
E tutto arcigiulivo gli artigli suoi arrotò dischiuse poi le fauci e i pesci si mangiò."

da: Alice nel paese delle meraviglie



Titolo originale: Alice in Wonderland
Regia: Clyde Geronimi e Wilfred Jackson
Anno: 1951

domenica 15 marzo 2009

Ponyo sulla scogliera

La vita è piena di bollicine in fondo al mar
Ponyo, pesciolina disubbidiente e curiosa, rimane intrappolata in un vasetto di vetro. Per fortuna a salvarla c’è Sosuke, un bambino di cinque anni pronto a prendersi cura di lei. La pesciolina, conquistata dal bambino, e dal prosciutto, vuole assolutamente diventare umana.


Negli ultimi anni nel mondo del cinema è scoppiata una rivoluzione: generi anticamente considerati superficiali e di puro intrattenimento come il cinefumetto e l’animazione sono diventati il mezzo più efficace e spettacolare per parlare di temi importanti.
Così è stato per i recenti “Il Cavaliere Oscuro”, “Watchmen” e “Wall-e” e da meno non è “Ponyo sulla scogliera”, ultima opera di Hayao Miyazaki, considerato il genio dell’animazione nipponica.
Miyazaki, disegnatore, sceneggiatore e regista, è famoso per le sue storie dall’alto potere immaginifico, spesso complicate, piene di personaggi, a volte quasi astratte e infarcite di citazioni colte, soprattutto dalle opere di Magritte.
Con Ponyo Miyazaki passa ad un nuovo livello: una storia che parla di temi difficili come l’emergenza ambientale, l’amore, il mutare continuo e inevitabile della vita adatta ai bambini come agli adulti. La protagonista è una pesciolina rossa dal volto umano, Ponyo, disubbidiente e curiosa, che spintasi a riva rimane intrappolata in un vasetto di vetro. Per fortuna a salvarla c’è Sosuke, un bambino di cinque anni pronto a prendersi cura di lei. La pesciolina, conquistata dal bambino, e dal prosciutto, vuole assolutamente diventare umana.



A metà tra La Sirenetta e Nemo, Ponyo diventa il simbolo della natura che, nonostante la sconsideratezza degli uomini, ha un’energia talmente dirompente e inesauribile da tornare sempre a galla: nonostante la maggior parte degli uomini inquinino il mare e non rispettino la natura, Ponyo desidera diventare umana perché commossa dall’affetto di un singolo individuo.
E proprio l’amore è l’altro tema portante del film: nonostante appartengano a due mondi totalmente diversi, Ponyo e Sosuke scelgono di stare insieme perché si piacciono così come sono. Non importa che uno sia un umano e l’altra un pesce: l’amore non conosce confini, soprattutto per i bambini.
Grazie a queste due figure commoventi e tenerissime Miyazaki ci fa capire che, nonostante gli adulti spesso si comportino male, si può ancora sperare nel futuro finchè il mondo verrà visto attraverso gli occhi di un bambino: i bambini sanno già tutto, sono i grandi che dovrebbero ricordarsi come si guarda il mondo.



Il tutto è raccontato con un tratto molto semplice, quasi infantile, dai delicati colori pastello, a sottolineare maggiormente l’atmosfera magica della storia.
Miyazaki crea così un mondo incantato, surreale, quasi mitologico, in cui spicca l’innocenza dei bambini e la forza straordinaria delle donne: la giovane ed energica madre di Sosuke, le vecchiette piene di entusiasmo, la maestosa regina del mare, sono tutte figure positive, materne e rassicuranti, piene di vitalità e allo stesso tempo ferme nei loro principi, sono loro a mandare avanti l’umanità, al contrario dei mariti distratti e lontani per la maggior parte del tempo.
Miyazaki riesce quindi a stupirci ancora una volta: facendoci contemporaneamente ridere e riflettere, creando un mondo in cui è bello immergersi a tutte le età.

La citazione: "A Ponyo piace Sosuke!"

Voto: ♥♥♥

Uscita italiana: 20 marzo 2009

Pubblicato su Meltin'Pot.

venerdì 13 marzo 2009

Citazione cinematografica n. 54

"Lisa: Carino da parte tua giudicarci adesso che sei guarita.
Susanna: Ma che cosa vuoi fare Lisa?
Lisa: La parte della cattiva amore, come tu vuoi. Cerco di darti tutto quello che vuoi.
Susanna: No, non è vero.
Lisa: Volevi il tuo fascicolo e te l’ho fatto trovare, volevi uscire e ti ho fatto uscire, ti servivano soldi e io te li ho trovati: io sono molto coerente, ti ho detto la verità, non te l’ho scritta in un diario del cazzo! Ti ho detto tutto in faccia! Anche a Daisy l’ho detto in faccia: quello che tutti sapevano e non dicevano e lei si è uccisa. E io ho fatto la parte della cattiva, proprio come volevi tu.
Susanna: Ma perché dovevo volerlo?
Lisa: Perché ti fa sentire buona piccola mia. Ti fa sentire buona, così puoi tornare qua tutta dolcezza e luce, triste e contrita e tutti quanti si torcono le mani congratulandosi con te per il tuo stramaledetto coraggio e nel frattempo io faccio tre pompini alla stazione per gli stessi soldi che quella aveva nella vestaglia.
Polly:
Adesso basta Lisa!

Georgina:
Stà zitta Polly! Stà zitta! Stà zitta!

Lisa: Ma dove te ne vai? Sto parlando con te dove te ne vai?!
Georgina:
No, Lisa, Lisa aspetta!

Lisa:
Dove stai andando?
Sto parlando con te! Susanna…? Dai non ti sono più simpatica?
Susanna: No! Per niente!
Lisa:
Perché sei libera?
Credi di essere libera? Io sono libera! Tu neanche lo sai che cos’è la libertà! Io sono libera! Perché io respiro, invece tu, tu ti ci strozzerai con la tua mediocre piccola vita del cazzo! Sai ci sono troppi muri nel mondo, troppi muri contro cui spingere la gente. E c’è troppa gente che chiede di essere spinta: gente che ti implora di essere spinta! Lo capisci, ti… ti scongiura di spingerla contro il muro! E allora io mi domando, si continuo a farmi sempre la stessa domanda: perché nessuno ci mette me con le spalle al muro? Perché nessuno mai allunga la mano e mi strappa fuori la verità e mi dice che sono solo una puttana e che i miei genitori vorrebbero che fossi morta!
Susanna:
Perché tu lo sei già morta Lisa! Non interessa a nessuno se tu muori perché è da tanto che sei morta! Il tuo cuore è gelido! Ecco perchè continui a tornare sempre qui. Tu non sei libera: hai bisogno di questo posto per sentirti viva. Sei patetica!

Lisa:
Dio! No! No! No!

Susanna:
Ho sprecato un anno della mia vita. E magari tutti quelli là fuori sono bugiardi. E magari tutto il mondo è stupido e ignorante. Ma io preferisco essere lì. Io preferisco essere lì fuori cazzo! Anziché qua dentro con te!"

da: Ragazze interrotte

Winona Ryder e Angelina Jolie


Titolo originale: Girl, Interrupted

Regia: James Mangold
Anno: 1999
Cast: Winona Ryder, Angelina Jolie, Whoopi Goldberg, Vanessa Redgrave, Brittany Murphy, Clea DuVall, Elisabeth Moss, Jared Leto

martedì 10 marzo 2009

Momento Di Vero Godimento n. 14

Ebbene sì.
A poco più di un anno dalla creazione di questo blog è successo.
Sono entrata a far parte della Connection!

A nominarmi è stato il cavaliere d'altri tempi gparker con questa motivazione:

quanti cineblogger conoscete che si sono fatti la diretta dagli Oscar aggiornando in tempo reale il blog e colorando il nome delle attrici nelle foto in tinta con il vestito? Che hanno il template e spesso i post scritti in colori diversi? E infine che nutrono una passione per Il Cavaliere Oscuro e contemporaneamente un'altra (che non ha nulla di sano) per Baz Luhrmann? Ecco io dico: "We neeed Valentina Ariete!".
Ad appoggiare la candidatura due persone che stimo moltissimo: Ale55andra e Para di Cineroom.

Che dire?
Grazie a tutti voi!

Sono orgogliosa di poter essere considerata allo stesso livello di persone in gamba come Luciano, Pickpocket, Il Conte, Kekkoz, Filippo, Honeyboy, Noodles, Mizza, Bonekamp, Countryfeedback e tutti gli altri.

Penso che quello che fate su internet per il cinema sia importantissimo: scrivere, riflettere, parlare e discutere della settima arte in modo così competente, appassionato e appassionante, senza imposizioni ideologiche e d'amicizia o condizionamenti di qualsiasi tipo sia veramente importante.

Vi stimo e spero di poter discutere ancora a lungo con tutti voi dell'argomento che ci appassiona e accomuna tutti: il cinema.

lunedì 9 marzo 2009

Verso l'Eden

Se Ulisse nascesse oggi sarebbe un profugo

L’Odissea di un ragazzo che abbandona il proprio paese per cercare un futuro migliore in occidente. La sua Itaca è Parigi e le sirene le ricche ospiti di un lussuoso Hotel.



“Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque…”
cantava Foscolo. Come Ulisse, costretto a navigare per anni e anni, così oggi migliaia di uomini e donne ogni giorno tentano viaggi della speranza a bordo di malsicuri scafi clandestini.
A rappresentarli tutti nel nuovo film di Costa-Gavras è Elias, un sorprendente Riccardo Scamarcio, giovane dalla provenienza indefinita e dall’aspetto forte e invitante.
Giunto per mare in una bella isola greca, Elias si mescola agli ospiti del lussuoso Hotel Eden, per poi proseguire la sua odissea verso la terra promessa: Parigi.

Riccardo Scamarcio

Il viaggio, da sempre al centro dei racconti umani come metafora di percorso interiore e sete di conoscenza, nel nuovo film del regista greco naturalizzato francese raggiunge nuovi significati. Da una parte c’è il viaggio visto attraverso gli occhi degli occidentali: la vacanza, fatta di ricchi buffet e abbronzatura ottenuta su spiagge esclusive, dall’altra il viaggio per la sopravvivenza di tutti coloro che non riescono ad ottenere che le briciole dell’ opulenza del mondo occidentale.
Grazie a toni a tratti surreali, a tratti grotteschi, Costa-Gavras parla di uno dei principali problemi di oggi: l’immigrazione clandestina. Elias, che non parla che qualche parola di francese, si presenta nudo all’ingiustizia del mondo. Muto per quasi tutto il film, il ragazzo è simbolo di tutte quelle persone che per l’Occidente non sono altro che corpi: forza lavoro da sfruttare, oggetti sessuali di cui servirsi e bocche in più da sfamare. Elias deve lottare per tutto ciò che lo identifica come essere umano: i vestiti, la lingua, il rispetto. Tutti sono pronti a sfruttare la sua bellezza rozza e quasi innocente, simbolo di una parte di mondo che non ha voce per far valere i propri diritti.
E se dal canto suo Elias fa di tutto per adattarsi ai luoghi e alle persone che man mano incontra, lo stesso non si può dire dei “cittadini per bene”: o diffidenti e sprezzanti, o vogliosi del suo corpo, o intolleranti e violenti. Ma le critiche del regista non si limitano alle persone comuni: più volte nel corso del film, mentre al ragazzo succedono cose terribili, si vedono troupes cinematografiche impegnate a riprendere tutt’altro, come a dire che mentre i cosiddetti “intellettuali” si ostinano a riprendere cose insignificanti come i trattori (forse un riferimento al Lynch di “Una storia vera”?) all’altro angolo della strada la realtà più violenta, dura e disperata viene volutamente taciuta e ignorata. Alla fine però Elias, contro tutto e tutti, continua il suo viaggio, come a dire che, nonostante le resistenze del mondo occidentale, questo processo è ormai inarrestabile e inevitabile.

Riccardo Scamarcio

Costa-Gavras, autore da sempre provocatorio e voce fuori dal coro, ha cercato di dare una sua visione del fenomeno, farcendo il film di metafore più o meno evidenti: il turista che fotografa i cadaveri col cellulare, il buffet sprecato, la speranza di prosperità vista come magia.
Non tutto risulta convincente - come il passeggino con la tv incorporata - ma la pellicola ha una sua forza che spinge lo spettatore a riflettere, ad interrogarsi o quanto meno a cedere al dubbio.
Sorprendente Scamarcio, al suo primo ruolo impegnato, che dà una prova convincente, molto fisica, fatta di fughe, lotte, urla e gesti, riuscendo ad essere espressivo anche senza parlare. In quegli occhi lucidi che chiudono il film c’è tutta la nostalgia e la disperazione di colui al quale “il fato prescrisse illacrimata sepoltura”.

La citazione: "Voi mi avete detto se vieni a Parigi vienimi a trovare..."

Voto:
♥♥♥

Pubblicato su Meltin'Pot.


sabato 7 marzo 2009

10

Stanley Kubrick 26 luglio 1928 - 7 marzo 1999

Non sono mai stato sicuro che la morale della storia di Icaro dovesse essere: "Non tentare di volare troppo in alto", come viene intesa in genere, e mi sono chiesto se non si potesse interpretarla invece in un modo diverso: "Dimentica la cera e le piume, e costruisci ali più solide"
















venerdì 6 marzo 2009

Citazione cinematografica n. 53

"Io sono povera, sono negra, sono anche brutta ma, buon Dio, sono viva! Sono viva! "
da: Il colore viola

Whoopie Goldberg

Titolo originale: The color purple
Regia: Steven Spielberg
Anno: 1985
Cast: Whoopi Goldberg, Danny Glover, Margaret Avery, Oprah Winfrey, Willard E. Pugh

giovedì 5 marzo 2009

Io & Marley


Fin dagli anni ’50 con il famosissimo “Lassie”, passando per il celebre Toto di “Il mago di Oz” al distruttivo “Beethoven”, i cani al cinema hanno sempre trovato il favore del pubblico.
Ad Hollywood devono evidentemente aver rivalutato la cosa visto che nel giro di pochi mesi le sale cinematografiche sono state letteralmente invase da pellicole incentrate su vicende canine.
Ecco quindi il cartone “Bolt”, il trashissimo “Beverly Hills chiuaua” e “Hotel Bau”.
Come non sfruttare quindi la storia di John Grogan, un giornalista che della sua vita con il fido compagno Marley ha tratto un libro divenuto un best-seller?
Un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare: così l’ex amica d’America Jennifer Aniston e il partner di sempre di Ben Stiller, Owen Wilson, hanno affiancato sullo schermo uno scatenato labrador di 50 chili.

Owen Wilson e Jennifer Aniston

Ma a differenza delle altre pellicole viste di recente “Io & Marley” non è una semplice commedia scaccia pensieri: John e Jennifer sono due giovani e brillanti giornalisti. Trasferitisi nell’assolata Florida, i due vogliono metter su famiglia. John, spaventato dalla possibilità di diventare padre, compra un cane alla moglie per distrarla momentaneamente dallo scorrere del suo orologio biologico. Ecco quindi che entra in scena Marley: un delizioso cuccioletto color champagne.
Col passare del tempo però è evidente che Marley non è un cane come gli altri: divora segreterie telefoniche intere, è continuamente iper-attivo e non si fa addestrare.
Poi quella che all’inizio sembra una fresca commedia prende improvvisamente una piega più impegnata: con il crescere del cane, anche la vita di John e Jen cambia.
Da giovane coppia sposata si trasformano in genitori, arrivano ai quarant’anni e cominciano le crisi matrimoniali. Il film diventa quindi una sorta di documentario su una famiglia americana qualunque, mettendo in scena i problemi quotidiani, le rinunce e i sacrifici che si è costretti a fare per mandare avanti la famiglia e l’impegno e il coraggio necessari per non farsi scoraggiare.
Il regista di “Il diavolo veste Prada” David Frankel confeziona così un film atipico: un po’ commedia, un po’ dramma, con il pregio di sorprendere decisamente le aspettative del pubblico.

Owen Wilson e Jennifer Aniston

Ottimo il cast: Jennifer Aniston si conferma come una delle attrici più intelligenti di Hollywood, in grado di passare agevolmente da blockbuster a pellicole indipendenti, Alan Arkin è strepitoso e dona i momenti più divertenti della pellicola, mentre l’unico sotto tono è Owen Wilson, un po’ troppo freddo rispetto alla sua solita verve.
Purtroppo il finale dilatato fino all’eccesso e un po’ furbetto nel voler provocare la lacrima a tutti i costi dà un brusco freno alla fruibilità della pellicola, finendo per annoiare soprattutto chi non ha mai avuto un cane.
In fondo però, a Marley non si può non voler bene perché altro non è che il simbolo degli eventi imprevedibili e dirompenti che investono ogni famiglia, quell’insieme di fatti quotidiani, affetto e screzi che fanno parte della vita di tutti noi.

La citazione: "Lui non è un cane come gli altri! Una volta ha mangiato una segreteria telefonica intera, e l'ha digerita!"

Voto: ♥♥

Uscita italiana: 3 aprile 2009

I love shopping

Quando la tua migliore amica è una carta di credito

Dal celebre romanzo di Sophie Kinsella, prende vita il personaggio che ha conquistato le trend-setter di mezzo mondo: Becky Bloomwood è pronta a stupirvi con la sua schiettezza, il suo sorriso e le sue tante, tantissime mises.


Come in ogni favola che si rispetti, in I love shopping c’è una dolce e bella fanciulla che passa tutto il suo tempo a sognare. Ma al contrario delle principesse delle fiabe, Becky Bloomwood (Isla Fisher), non sogna l’amore eterno: quello a cui lei pensa in ogni momento sono le scarpe di Prada, i cappotti di Louis Vuitton, i saldi da Bloomingdale’s e le sciarpe di cashmere.
Per amici ha centinaia di vestiti e la sua fata madrina è la carta di credito: una bacchetta magica in grado di darle la felicità. Sì perché Becky ha un grande segreto: è una drogata di shopping.
Il piacere che le dà tenere in mano gli acquisti appena fatti non è paragonabile a nessun altro. Per questo a causa di decine e decine di “acquisti compulsivi” si ritrova con un debito di sedicimila dollari. Per fortuna però, come per magia, arriva la soluzione: viene assunta dalla rivista economica “Far fortuna risparmiando”, che guarda caso ha anche un caporedattore bello, ricco e idealista.

Isla Fisher

Il celebre personaggio della saga creata da Sophie Kinsella prende vita sullo schermo, con qualche variazione, per la gioia di tutte le malate di shopping del pianeta.
Usando una formula ormai ben consolidata che strizza l’occhio al telefilm di culto Sex & The city e al recente Il diavolo veste Prada, il film diretto da P.J. Hogan è una summa dei più scontati clichè dei film pensati per il pubblico femminile.
La protagonista però si distingue dal tipico personaggio da film rosa: è bugiarda, folle e totalmente fuori controllo.
I presupposti per una commedia brillante c’erano dunque tutti: la storia d’amore, i bei vestiti, la protagonista simpatica. Se non fosse che le soluzioni di sceneggiatura a tratti siano più semplificate di quelle dei cartoni animati, i vestiti così eccessivi da risultare brutti e pacchiani e la protagonista a lungo andare diventi fastidiosa come il rumore delle unghie su una lavagna.
E’ pur vero che in tempo di crisi economica mondiale la gente ha voglia di sognare, ma sbatterle in faccia la vicenda di una squilibrata che non fa altro che spendere sembra alquanto eccessivo.

Hugh Dancy e Isla Fisher

Il successo di Sex & city stava nell’intelligenza del copione, nelle battute fulminanti, negli importanti temi trattati: lì i vestiti erano gli accessori delle protagoniste e non il contrario.
Isla Fisher per quanto si impegni non riesce a sostenere da sola il peso dell’intera pellicola, sembrando a volte niente di più che una stampella ricoperta di accessori: d’altra parte non tutte sono Meryl Streep, che ha dato lustro a Il diavolo veste Prada.
In questo modo quella che tutto sommato poteva essere una buona commedia con un minimo di riflessione sull’importanza dell’acquisto, sul consumismo sfrenato del mondo occidentale e sulla dipendenza psicologica da oggetti che colpisce sempre più persone si risolve in una serie di gag più o meno riuscite incollate insieme alle bene e meglio.
Sicuramente sarà un successo, ma l’eccitazione durerà poco: esattamente come quando si è appena usciti da un negozio con un pacchetto in mano e già si pensa all’acquisto successivo.

La citazione: "Tu parli il pradese?!"

Voto: ♥1/2

Pubblicato su Meltin'Pot.

mercoledì 4 marzo 2009

Conferenza stampa Io & Marley

All’ Hotel De Russie di Roma Jennifer Aniston e Owen Wilson hanno presentato il loro nuovo film in cui sono una coppia sposata alle prese con un cane iperattivo

Tratto dall’omonimo romanzo di John Grogan, che in patria ha venduto milioni di copie e qui in Italia ben duecentocinquantamila, Io & Marley è la storia di un giornalista talmente affezionato al suo cane da incentrare la sua rubrica e gran parte della sua vita su di esso.
Owen Wilson torna finalmente alla commedia dopo le tristi vicende personali e Jennifer Aniston lo segue passo passo in questo progetto pensato per gli amanti degli animali e non solo.

Inevitabile, considerata la storia, l’argomento animali: ai due attori è stato chiesto se hanno animali, Wilson ha così risposto: “Amo molto i cani, tutto il set era ben disposto verso i cani che recitavano tra cui c’era anche il cane di Jen: Norman. Abbiamo girato anche qualche scena con lui ma poi l’hanno tagliato. Era davvero una prima donna!”. La Aniston invece: “Eravamo nella bella e soleggiata Miami e ci siamo divertiti molto: il set era meraviglioso, l’ambiente rilassato è stato come fare una vacanza”.

Nel film Wilson e la Aniston interpretano una coppia sposata con i suoi problemi ma sullo schermo non compaiono mai suocere, parenti o vicini di casa: interrogati sul perché di questa scelta la Aniston ha detto: “Per me non è una famiglia di fantasia, è molto realistica. Trovo siano molto più irreali le protagoniste di Desperate Houseviwes! E’ vero non si vedono i genitori ma è un ritratto di una famiglia americana tipica e non è vero che i protagonisti non fanno sacrifici, soprattutto per quanto riguarda il mio personaggio: lei deve scegliere tra famiglia e lavoro. Lui invece vorrebbe non aver messo su famiglia quando vede l’amico single. Poi è la storia di un uomo, dello scrittore che ha raccontato la sua esperienza”.

Jennifer Aniston (foto di Valentina Ariete)

Si è poi parlato della difficoltà di recitare insieme ad un cane presente quasi in ogni scena e Wilson ha commentato: “Il cane è stato addestrato per essere folle. Il problema vero è stato con il mio cane quando tornavo a casa: sentiva l’odore dell’altro cane ed era come se fossi tornato a casa col rossetto di un’altra donna sulla camicia! Era dura fargli capire che facevo finta di voler bene all’altro cane…”.

Visto che il cane doveva comportarsi in maniera esagerata, la Aniston ha spiegato che la scena più difficile da girare è stata quella in cui portano Marley dal veterinario per la castrazione: “Il cane doveva stare tutto il tempo con le zampe fuori dal finestrino: è stata veramente dura!”.

L’altro tema portante del film è la famiglia. I personaggi si impegnano per far funzionare il loro matrimonio ma con l’arrivo dei figli le cose si complicano: ai due attori è stato chiesto quanto secondo loro ci si può sacrificare per un matrimonio e la Aniston ha detto: “Non credo che per loro sia un sacrificio. Gli esseri umani si sacrificano fino a quando riescono a farlo, dipende da quanto lo vogliono. Alla fine della vita avere intorno a sé persone care è una cosa inestimabile: prima forse è più difficile rendersene conto ma per me è molto più importante del compiacersi di un palazzo che si ha costruito o di quanti soldi si hanno in banca”. Wilson invece: “Bisogna interrogarsi sul fatto che se uno fa una scelta evidentemente la fa perché ci tiene anche se è vero che una volta che l’hai fatta automaticamente escludi un’altra possibilità e quindi comunque è una scelta dolorosa. Il mio personaggio sceglie di costruire una famiglia e alla fine penso che sia felice della sua scelta”.

Owen Wilson (foto di Valentina Ariete)

Ai due attori è stato poi chiesto qual è il loro rapporto con la loro professione e quali sono gli attori che più li hanno influenzati: la Aniston ha detto: “Certe volte mi chiedo ma che razza di lavoro faccio per vivere?! A volte è davvero molto stupido, però la cosa importante per noi è raccontare storie e far ridere la gente. E’ una grande professione: mi sento molto fortunata a fare questo lavoro. Per quanto riguarda l’ispirazione a me piacciono molto Shirley McLane, Meryl Streep e mi è piaciuta molto Marion Cotillard in “La vie en rose” e anche Anne Hathaway”. Wilson invece: “Ci sono molti attori che mi piacciono. In questo film ho adorato lavorare con Alan Arkin. Poi mi piacciono Gene Hackman, Dustin Hoffman…”.

Il film è una commedia ma ha anche molti spunti drammatici, la Aniston ha sintetizzato il concetto così: “Si ride e si piange: è meglio di Cats!”. E sul perchè in questo periodo il cinema sia pieno di storie con cani come protagonisti ha commentato: “I cani sono meglio dei cattivi attori!”.

Sempre la Aniston ha parlato dei suoi prossimi progetti: ha prodotto e recitato in un film in cui un gruppo di detenute forma una band country. A questo proposito è stato chiesto ai due attori perché si impegnino anche in altri campi del loro mestiere: la Aniston ha una casa di produzione e ha diretto un cortometraggio e Wilson ha scritto diverse sceneggiature. Wilson ha risposto così: “E’ sempre una buona cosa essere coinvolti in più progetti. La scrittura poi può essere molto più personale rispetto alla recitazione…Se penso a film come Anaconda per esempio…”.
La Aniston invece: “E’ più interessante sperimentare tutti gli aspetti della nostra professione. Per me è importante come artista e intendo continuare così. Certo essere un’attrice è molto più facile: sei ingaggiata, fai il tuo lavoro e basta. A me invece piace poter seguire il film durante tutte le sue fasi: seguire tutta la produzione è una cosa che mi arricchisce”.

Quell’estate felice

Un professore si innamora, non ricambiato, di Maria Venera, ragazza siciliana che non vuole conformarsi alla mentalità della società italiana degli anni ‘50


Sicilia, anni ’50: il professore Angelo Amato (Dario Costa) si innamora di Maria Venera (Olivia Magnani), la ragazza più misteriosa e affascinante del paese. Rimasta orfana, la ragazza vive con il vecchio e ricco zio, si innamora di suo cugino e rimane incinta. Per evitare uno scandalo, Maria progetta di fuggire con un ballerino, ma suo zio, con l’aiuto di Angelo, la riporta sui suoi passi.

Olivia Magnani e Dario Costa

Il regista siciliano Beppe Cino, dopo “Miracolo a Palermo!”, torna nella sua amata Sicilia costruendo un film basato sul racconto “Argo il Cieco” di Gesualdo Bufalino.
Un omaggio alla Sicilia in cui i volti racchiudono tutto un mondo, lo spirito, l’essenza di un popolo misterioso, pieno di contraddizioni e allo stesso tempo di fascino.
Il regista rappresenta i siciliani partendo dagli stereotipi incarnati nell’inconscio collettivo di tutti noi, per poi dare una sferzata di modernità con il personaggio di Maria Venera. Rendendo ancora più forte il personaggio di Bufalino, il regista ha dato vita a una donna che cerca di ribellarsi all’immobilità della società in cui vive, che vuole la sua indipendenza, la sua libertà e sogna un futuro lontano dai torridi paesaggi siciliani.
A dispetto del titolo (che in origine era semplicemente “Maria Venera”) in questa pellicola c’è tutt’altro che felicità: il sentimento che prevale è la nostalgia, il rimpianto per occasioni perdute, per momenti che non torneranno mai più. Subentra allora la dolcezza dei ricordi, simboleggiati dalla sala cinematografica in cui il professore, ormai vecchio, vede proiettata la sua storia e i fantasmi del passato tornano così a fargli visita.
Come nel film di Woody Allen “La rosa purpurea del Cairo”, il protagonista stabilisce un forte legame emotivo con le immagini che vede sullo schermo e il regista vorrebbe che si sentisse così anche il pubblico, rivedendosi in questo gioco di film nel film.

Olivia Magnani

Beppe Cino ce la mette tutta per omaggiare la sua Sicilia e il cinema, allestendo con cura certosina una vicenda dal sapore antico e retrò, mostrando particolare attenzione soprattutto per i volti dei suoi personaggi, ma pecca nel voler mettere forse troppa carne al fuoco e alcuni passaggi finiscono per appesantire l’incedere della pellicola che risulta a tratti difficile da seguire.
Inoltre la protagonista Anna Magnani (vista anche nel film di Sorrentino “Le conseguenze dell’amore”) non è certo all’altezza dell’illustrissima nonna e ha ancora molto da imparare.
Molto più efficaci gli attori di contorno, tutti artisti dello Stabile di Catania, ma che da soli non possono ravvivare una pellicola che sparge un’aura di polvere intorno a sé.

Voto:♥♥

Pubblicato su Meltin'Pot.

Conferenza stampa del film Quell’estate felice

A Roma il regista siciliano Beppe Cino ha parlato del suo ultimo film, presentato in diversi Festival in giro per il mondo con il titolo “Maria Venera”

Beppe Cino è un regista colto, legato alla letteratura e al cinema italiano, soprattutto quello di Rossellini, e per raccontare la Sicilia della sua infanzia ha preso spunto dal racconto “Argo il cieco” di Gesualdo Bufalino. Dopo l’approccio magico alla sua terra nel film “Miracolo a Palermo!”, in “Quell’estate felice” Cino racconta la storia di una ragazza che deve affrontare il forte maschilismo dei suoi concittadini e che vuole sentirsi libera di vivere la sua vita come desidera.
A Roma, al cinema Quattro Fontane, il regista siciliano a parlato della sua ultima fatica.

Il romanzo di Bufalino e il film

Il regista ha spiegato che ha scelto per il suo film il romanzo di Bufalino perché sente di avere molte affinità con lo scrittore, soprattutto nel modo di vedere le cose e poi perché: “Desideravo parlare degli anni ’50: l’ultimo bastione del nostro passato. Da quegli anni in poi è cominciata una corsa incredibile che ha portato a cose impensabili come internet”.
Con questa pellicola il regista ha voluto omaggiare quell’epoca ormai così lontana nella memoria collettiva e ha pensato il film come “un ultimo valzer”.
Come nel libro, nel film si parla della società italiana, e in particolare di quella siciliana, dei rapporti di coppia, delle diverse classi sociali e delle loro interazioni e il regista ci tiene a dire che ha voluto rappresentare tutto questo evitando il più possibile di riallacciarsi a stereotipi: “Ho cercato di fare pulizia degli stereotipi: la Sicilia ha dato molto alla letteratura e al cinema italiano, ma c’è sempre stato questo potere dello stereotipo”.
Cino ha ampliato il discorso del romanzo, soprattutto per quanto riguarda la figura della protagonista: Maria Venera nel film è una donna molto più forte, che rivendica sempre la sua indipendenza, anche attraverso la decisione di abortire.

Un omaggio al potere evocativo del cinema

Il film si apre e si chiude in una sala cinematografica.
All’inizio c’è un’atmosfera vivace, mentre alla fine la scena è occupata da un forte sentimento di nostalgia: “La scena finale ci dice che i giochi sono finiti. E’ una sorta di addio alla vita da parte del protagonista. E’ una sorta di omaggio a Bufalino che era un grande cinefilo”.
L’amore per il cinema è tale che il regista ha affermato di aver rifiutato di realizzare il film per la tv: nel 1993 Cino avrebbe dovuto farlo per RaiUno, ma per divergenze sulla sceneggiatura non se ne fece più nulla. “L’approccio con i produttori non è mai asettico: c’è sempre uno scontro di forze che porta all’accettazione o al rifiuto del progetto. Per fortuna ci sono ancora isole di autonomia: insomma si cerca di morire in piedi”.

La scelta degli attori

Il regista si è detto estremamente soddisfatto del cast e ha affermato che cerca sempre di scritturare personalmente gli attori, scegliendoli autonomamente. “Credo che tutti i film dovrebbero presentare ogni volta dei volti nuovi. Auspico un turn over di facce, la possibilità per un attore di recitare una volta sola, perché amo i film con facce vere”.
Il regista ha parlato anche del suo rapporto con la protagonista Olivia Magnani – nipote della grandissima Anna e vista recentemente in “Le consegueze dell’amore” di Paolo Sorrentino – che gli ha chiesto perché avesse scelto proprio lei per il ruolo di Maria Venera. Il regista le ha così risposto: “A fine film ti accorgerai che ho rubato parte della tua anima”.
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