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martedì 9 novembre 2010

Salt


Una tumefatta e seviziata Angelina Jolie non cede alle torture dei suoi aguzzini.
Ferita, sanguinante, esausta, la donna non cede alle intimidazioni.
Proprio quando sembra che per lei non ci sia più speranza, i suoi colleghi della CIA, e il suo devotissimo marito, la salvano grazie ad una mediazione diplomatica.
Comincia così Salt, ultima pellicola di Phillip Noyce, in maniera cruda e brutale, buttandoci immediatamente nel mezzo dell'azione, con una Jolie irriconoscibile e pronta a tutto per dare spessore al personaggio: l'agente speciale Evelyn Salt.

Pensato e scritto inizialmente come un personaggio maschile, una sorta di fusione tra James Bond e Bourne, leggenda vuole che la Jolie abbia espresso il desiderio di interpretare questo ruolo così faticoso e fisico. Sì perché la nostra Salt indossa gonna e tacchi solo per una decina di minuti e, anche in quei minuti, ne combina di tutti i colori: accusata da un criminale di essere una spia russa pronta ad uccidere il presidente dell'ex Unione Sovietica, l'agente imbastisce una fuga degna del miglior MacGywer. Una fuga che ha dell'incredibile, in cui la verità è ribaltata più volte e l'attrice dà tutta se stessa. Adrenalinico, spettacolare, esagerato e fracassone: proprio come un action movie che si rispetti. E se anche la convincentissima prima parte viene appesantita da un finale non all'altezza delle premesse e la storia non è poi così originale, la pellicola merita di essere vista per la straordinaria performance della sua immensa e onnipresente protagonista. 

Angelina Jolie con gli anni è diventata più che un'attrice e una star famosa: è ormai un'icona, un'immagine potente che tutti conoscono. Con il suo viso particolare e il suo temperamento forte, è diventata una delle persone più influenti del mondo. Tutto questo è coronato da un ottimo talento, che spesso però è stato mortificato da scelte poco oculate. Questa volta, per fortuna, la Jolie ha scelto bene: grazie a lei, quello che sarebbe stato un banale e anacronistico film di spionaggio, è diventato un'avvincente prova attoriale. L'attrice non si risparmia: si fa picchiare, sfigurare, adotta i più sorprendenti travestimenti, corre, salta e scalcia come poche volte si era visto sullo schermo. In tutto ciò rompe finalmente un tabù: è una delle prime volte che un ruolo maschile viene interpretato da una donna. Grazie alla Jolie anche sullo schermo i tempi hanno intrapreso una grande svolta: è comprovato che qualsiasi attore, purché dotato di carisma e talento, può interpretare qualsiasi ruolo.
Altro che eroina indifesa in gonnella: qualsiasi sia la sua vera identità, Salt non bisogna farla arrabbiare!

Angelina Jolie

La citazione: "Credi che tutti siano quello che dicono di essere?"

Hearting/Cuorometro: ♥♥♥

Pubblicato su MPnews.it

Titolo originale: Salt
Regia: Phillip Noyce
Anno: 2010
Cast: Angelina Jolie, Liev Schreiber, Chiwetel Ejiofor, August Diehl, Daniel Olbrychski

giovedì 7 ottobre 2010

The Town

Il lato oscuro di Boston

Alla seconda prova da regista, dopo il sorprendente Gone baby gone, Ben Affleck ci mette anche la faccia e graffia di nuovo.


Una tranquilla mattina in una banca di Boston: gente che fa la fila, consulenti agli sportelli, il direttore che supervisiona tutto. Quando all'improvviso irrompono dei criminali: coperti da terrificanti maschere, rapinano la banca con sapienza scientifica e sorprendente rapidità, come virus in un organismo da saccheggiare e abbandonare per passare ad altro. Ma c'è un problema: la donna che i criminali hanno preso in ostaggio e poi liberato, potrebbe fornire una scomoda testimonianza all'FBI. Uno di loro allora la segue per far sì che non parli.

Scorsese, che non è proprio il primo venuto, ha sempre detto che il segreto al cinema è: “Filmare quello che si conosce”. Affleck deve aver assimilato per bene la lezione perché al suo secondo film – dopo il bellissimo e sorprendente Gone baby gone – torna nelle strade della sua Boston, nella parte più nera e criminale della città: nel quartiere di Charlestown, che pare sia il posto con la più alta percentuale di crimini al mondo. Adattando il romanzo di Chuck Hogan Il principe dei ladri, Affleck torna ad analizzare la sua Boston, rendendola la vera protagonista della storia. Il plot infatti è visto e stravisto, si tratta di una classica storia di crimine a cui si aggiunge quella romantica, ma è la rappresentazione ad essere personale e convincente: i protagonisti sembrano marionette dal destino già segnato, che devono sacrificare sogni e aspirazioni alla realtà che è capitata loro in sorte. Per quanto si sforzino, il richiamo delle origini è più forte di qualsiasi cosa. In questo senso la città diventa un'implacabile madre di metallo e cemento che stritola a morte i suoi figli. Per rendere perfettamente l'idea, Affleck la riprende dall'alto, nelle strade, nelle piccole lavanderie di quartiere: ci trasmette così l'atmosfera, gli odori, gli umori di quei posti.

Oltre alla grigia e cupa Boston, Affleck si avvale di altre due armi vincenti: il suo onnivoro amore per tutto ciò che è racconto per immagini e un cast davvero notevole. Le scene di rapina richiamano quelle ormai leggendarie di Point Break - da cui ha preso il sapiente uso delle maschere – e la narrazione asciutta e mai melodrammatica riprende nello spirito lo stile di Clint Eastwood. Ma non solo. Affleck è chiaramente un divoratore di serie tv: nel film si fa riferimento a Bones e CSI e il cast fa gioire qualsiasi appassionato di tv shows: nella stessa pellicola abbiamo Don Draper (Jon Hamm, protagonista di Mad Men), L'uomo in nero (Titus Welliver, personaggio centrale in LOST) e Serena van der Woodsen (Blake Lively, protagonista di Gossip Girl). Accanto a loro i veterani Pete Postlethwaite e Chris Cooper, Rebecca Hall, Jeremy Renner e Affleck stesso, che questa volta ci mette faccia e corpo.

Un altro film di genere quindi per Affleck, che si conferma, con la sua assoluta padronanza dell'azione e una sensibilità spiccata ma mai ostentata, un vero talento dietro la macchina da presa: chi lo avrebbe mai detto qualche anno fa guardandolo in Pearl Harbor?

Jon Hamm e Ben Affleck


La citazione: "Sei cresciuto qui, con le mie stesse regole!".

Hearting/Cuorometro: ♥♥♥ 1/2

Uscita italiana: 8 ottobre 2010

Pubblicato su MPnews.it

Titolo originale: The Town
Regia: Ben Affleck
Anno: 2010
Cast: Ben Affleck, Rebecca Hall, Jeremy Renner, John Hamm, Blake Lively

venerdì 17 settembre 2010

Mangia Prega Ama

Ryan Murphy, autore delle serie tv di culto Nip/Tuck e Glee, al secondo tentativo cinematografico scivola su un mare di luoghi comuni.



Quando una vive a New York, è una scrittrice di successo, ha un marito che la adora, un mucchio di amici così perfetti e disponibili da sembrare appena usciti da uno spot pubblicitario e una casa enorme e bellissima, cosa fa?
Ovvio: molla tutto e tutti in preda alla disperazione per trovare poi conforto in un ventenne attore affascinantissimo e innamorato perso.
E una volta sperimentato il turbinio della passione, cosa fa?
Ma ovvio di nuovo: è ancora più disperata di prima e scappa via da tutto e tutti per un anno sabbatico in giro per il mondo.
Prima tappa Italia, Roma: in un vortice di spaghetti, vino rosso, pizza, gelati e cibo di vario tipo, Elizabeth consola la sua anima sofferente con la gola e impara a godersi la “dolce vita” italiana.
Dopo quattro mesi e cinque chili, se ne vola poi in India, seconda tappa, dove si chiude in un monastero per pregare e meditare, per giungere poi alla meta finale, Bali, terra magica e da sogno dove finalmente trova l'amore vero e una vita soddisfacente.

Ryan Murphy, autore delle serie tv di culto Nip/Tuck e Glee, traspone in immagini il romanzo di successo di Elisabeth Gilbert che, con il racconto del suo anno sabbatico intorno al mondo, ha venduto milioni di copie. Il buon Murphy però - autore irriverente e dissacrante, che nelle sue opere seriali non è mai scivolato nel banale o nel conformismo e ha sempre cercato di dar vita a personaggi forti e spesso inquietanti - al suo secondo lungometraggio è scivolato nella vischiosa rete del luogo comune, del patinato film da cartolina. Le luci brillanti, i paesaggi da documentario, lo spirito da posta del cuore fanno di Mangia Prega Ama un'accozzaglia di banalità noiosa e superficiale: Roma sembra un paesino di provincia di inizio secolo, con vecchie avvolte da improbabili palandrane e scaldabagni che non funzionano, dove tutti non fanno altro che mangiare, bere e dedicarsi alle arti amorose, nemmeno fossimo nella casa di Trimalcione; l'India si vede appena, è sintetizzata tutta in templi per la meditazione dove i pellegrini si limitano ad indossare tuniche colorate; Bali è sospesa tra il sogno e la realtà, dove il nuovo amore si incontra con un incidente stradale, soluzione degna di un romanzo di Federico Moccia.

L'irritante protagonista deve girare mezzo mondo e mangiare più o meno cento chili di pasta per capire che quello che cercava era il vero amore (un Javier Bardem quasi ridicolo nel ruolo di un brasiliano che non fa altro che ascoltare musica e piangere perché in preda, ovviamente, alla “saudade”): nemmeno per un attimo la sfiora il pensiero che forse il vero problema è il fatto di essere una donna viziata, infantile e noiosa. Già la noia. In 140 minuti di viaggi e pietanze la noia è la grande protagonista: non bastano i sempre luminosi sorrisi di Julia Roberts per rendere accattivante la protagonista e appassionante la storia.
Alla fine dei giochi al viaggio bisognerebbe aggiungere una tappa: Mangia Prega Ama e...dormi.

Julia Roberts


La citazione: "La gente tende a somigliare al proprio cane: tu una volta somigliavi a Steve e ora sei identica a David!"

Hearting/Cuorometro:  

Pubblicato su MPnews.it

Titololo originale: Eat Pray Love
Regia: Ryan Murphy
Anno: 2010
Cast: Julia Roberts, Javier Bardem, James Franco, Billy Crudup, Richaed Jenkins, Luca Argentero, Viola Davis


lunedì 16 agosto 2010

Fish Tank

Un'educazione sentimentale nella periferia inglese.

La regista premio Oscar Andrea Arnold realizza un racconto crudo e senza fronzoli ambientato in una periferia inglese a metà tra una prigione d'asfalto e un sogno bucolico.


Mia ha 15 anni, è stata espulsa da scuola per il suo comportamento antisociale e il suo unico interesse è il ballo. Il padre ha preso il volo da tempo, la madre, Joanna, è un'alcolizzata che fa entrare chiunque nel suo letto e la sorellina piccola, Tyler, parla come uno scaricatore di porto. Nessuno si accorge di lei, nessuno le dà attenzione. L'affetto non sa nemmeno che cosa sia. Quando nella sua vita irrompe Connor, l'ultimo compagno della madre, gentile, disponibile e pieno di attenzioni, Mia si affeziona subito all'uomo, il primo che le abbia mai mostrato interesse e cura. Ma non sempre il principe azzurro è senza macchia come sembra. Fish tank ci proietta immediatamente in una realtà grigia e frustrante, un mondo in cui la violenza è il pane quotidiano e la vita sulla strada è dura e precaria. Mia non ha niente, non ha affetti, non ha un padre, non ha un futuro: ha solo il ballo, con cui riesce a sfogarsi e con cui può prendere coscienza del suo corpo adolescente ancora inesperto ma già ferito. Il ballo diventa l'unica via di salvezza di fronte alla deprimente realtà: ballo che però rimane un piacere privato, segreto, non mostrabile in pubblico. Il rapporto che si instaura tra Mia e Connor all'inizio sembra sincero, puro, è come se Mia avesse finalmente trovato una figura paterna pronta a darle un po' di disciplina. Ma due mondi troppo diversi sembrano destinati a non amalgamarsi mai veramente e a rimetterci è sempre chi si trova nella condizione più svantaggiata. La regista Andrea Arnold racconta il tutto con mano sicura e cruda, senza fronzoli, senza facili pietismi, senza fastidioso buonismo: la sua storia è vera, brutale, sincera. Così come la sua perfetta protagonista, l'esordiente Katie Jarvis, che sembra realmente un volto preso dalla strada: acerba ed arrabbiata, in cerca di amore e allo stesso tempo violenta. Un esordio davvero sorprendente. Perfetto anche Michael Fassbender (visto recentemente in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino) affascinante e ambiguo. In un racconto che sembra raccogliere l'eredità di Ken Loach (e l'attrice Kierston Wareing, che interpreta la madre di Mia, protagonista di In questo mondo libero proprio di Loach ne è la testimonianza) possiamo vedere uno spaccato quotidiano che commuove senza lacrime ed appassiona lavorando per sottrazione.


Katie Jarvis e Michael Fassbender


La citazione: "Che fine ha fatto la cavalla?"


Voto: ♥♥♥1/2


Pubblicato su MPNews.it


Titolo originale: Id.
Regia: Andrea Arnold
Anno: 2009
Cast: Katie Jarvis, Michael Fassbender, Kierston Wareing

mercoledì 30 giugno 2010

The Twilight saga: Eclipse

Ritorna sul grande schermo il triangolo amoroso più mostruoso del cinema contemporaneo.
Bella, Edward e Jacob ritornano nel terzo capitolo della saga di Twilight tratta dai romanzi di Stephanie Meyer: tra incertezze, proposte di matrimonio e baci rubati il triangolo dovrà affrontare ancora una volta una pericolosa minaccia.



Il fenomeno Twilight ormai è una realtà ben consolidata ed inarrestabile.
Partito in sordina due anni fa, il delirio collettivo per questa serie sembra non conoscere confini e minaccia seriamente di spodestare dal trono del cuore degli adolescenti (e non solo) serie di successo come quelle dei Pirati dei Caraibi e Harry Potter.
Ignorare o disprezzare a priori questo tormentone è inutile: chi ama il cinema non può più fare finta che i film tratti dai libri di Stephanie Meyer non esistano. Se d'altra parte milioni di persone amano questi film, ci si identificano e provano tante emozioni guardandoli, un qualcosa di buono - o che comunque riesce ad evocare stati d'animo, sogni e desideri dei giorni nostri - l'avranno anche loro.

Nell'ultimo capitolo avevamo lasciato Bella (Kristen Stewart) alle prese con una difficile scelta: meglio il freddo e malinconico vampiro Edward (Robert Pattinson) o il caloroso e solare licantropo Jacob (Taylor Lautner)?
Nonostante la proposta di matrimonio da parte di Edward, l'indecisa Bella ancora non sa cosa vuole davvero il suo cuore. Cuore che farebbe meglio a sbrigarsi a decidere visto che i Volturi, clan di potenti vampiri, vogliono che smetta di battere: la ragazza infatti deve essere tramutata in vampiro a causa dei troppi segreti di cui è venuta a conoscenza.
In più una vecchia minaccia riappare all'orizzonte: la rossa vampira Victoria (che stavolta ha le sembianze di Bryce Dallas Haward) vuole vendicarsi della morte di James, il suo compagno, ucciso da Edward, uccidendo Bella. Per farlo ha creato un esercito di Neonati, vampiri appena trasformati e fortissimi, al cui comando ha posto Riley (l'interessante Xavier Samuel), il suo nuovo amante.
Per proteggere Bella, Jacob e Edward devono mettere da parte il loro odio reciproco e unire i loro clan: i vampiri Cullen e i licantropi Quileute combatteranno zanna a zanna.

A dirigere il terzo capitolo della saga, dopo Catherine Hardwicke e Chris Weitz, è David Slade che con i vampiri ha già dimestichezza (suo l'angosciante 30 giorni di buio) e che finalmente dà un'impronta più dark alla serie. La scena iniziale fa ben sperare: cupa, angosciante e dal ritmo sincopato, fa immediatamente capire che questa volta un po' più d'azione ci sarà. In effetti grazie ai diversi flashback, con cui possiamo approfondire la storia di alcuni personaggi, e alla battaglia finale questa volta qualcosa succede - e alcune scene non sono neanche male - però i dialoghi sospirati e sempre al limite della disperazione sono presenti come non mai e, come al solito, raffreddano non poco il ritmo della pellicola. E' infatti proprio l'ormai leggendario trio Bella-Edward-Jacob che rallenta la storia: con i mille sguardi tristi, dubbiosi e vogliosi come non mai, la storia diventa il solito triangolo amoroso che però costituisce il cuore pulsante della saga che tanto piace al pubblico. Incredibile ma vero la vera forza di Twilight è proprio questa: la tensione sessuale. Su questo semplice elemento la Meyer ha costruito un impero: l'impossibilità di Edward e Bella di consumare il loro amore a causa della natura vampiresca di lui e il rifiuto di Bella di consumare l'amore con Jacob per senso di colpa verso Edward sono il succo della vicenda e quello che più fa sospirare milioni di fan. Tre bei ragazzi che stanno tutto il tempo a guardarsi e a sospirare: questo è Twilight! E pare incredibile che, ai giorni nostri, milioni di ragazze vadano in sollucchero all'idea di un amore in cui lui vuole prima di tutto il matrimonio (con tanto di anello patacca), romantiche passeggiate e bevute di thé freddo piuttosto che un rapporto fisico. Forse la Meyer ha fatto riscoprire ai giovanissimi la voglia di un amore più romantico e meno abusato. Certo è che con un po' di azione in più (in tutti i sensi) e qualche tormento in meno, il film ci avrebbe guadagnato.

Robert Pattinson e Kristen Stewart


La citazione: "L'importante è uccidere dei vampiri!"

Voto: ♥♥1/2

Titololo originale: The Twilight saga: Eclipse
Anno: 2010
Regia: David Slade
Cast: Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner, Xavier Samuel, Bryce Dallas Howard



Pubblicato su MPnews.it

martedì 29 giugno 2010

Presentato a Roma Twilight saga: Eclipse

Kristen Stewart e Taylor Lautner hanno presentato a Roma Eclipse, il terzo capitolo della saga di Twilight.



Il successo della serie su vampiri e licantropi inventata da Stephanie Meyer sembra non conoscere limiti. Partito in sordina, il fenomeno Twilight ha conquistato ormai milioni di fan in tutto il mondo, che si sono affezionati come non mai alla storia di Bella, Edward e Jacob.
Kristen Stewart e Taylor Lautner, rispettivamente Bella e Jacob nel film, hanno presenziato alla conferenza stampa romana del terzo film della serie, Eclipse, prima di incontrare i fan nel pomeriggio all'Auditorim Conciliazione.

Sono state inoltre presentate in anteprima alcune scene del film, che uscirà il prossimo 30 giugno in contemporanea mondiale, e diversi filmati del dietro le quinte.
Eclipse si presenta come il capitolo più dark della serie: c'è un epico scontro tra un esercito di neovampiri guidati da Victoria - la vampira dai capelli rossi che vuole assolutamente vendicarsi di Bella perché la ritiene responsabile della morte del compagno James - e il clan dei Cullen, che dovrà allearsi con la tribù dei licantropi, loro storici nemici.
In più, Bella dovrà finalmente scegliere tra il tenebroso vampiro Edward e l'amico licantropo Jacob.
In ballo non c'è solo l'amore, ma anche la sua umanità: se sceglierà di restare con Edward infatti dovrà diventare una vampira.

Per dare il look dark e adrenalinico che serve alla storia, è stato chiamato dietro la macchina da presa David Slade, regista di un altro film a tema vampiri: 30 giorni di buio.

A parlarci di questa ultima fatica sono stati dunque i giovani protagonisti del film che hanno risposto così alle domande della stampa:

D. E' stato da poco annunciato che il quarto ed ultimo capitolo della saga, Breaking Down, sarà diviso in due film: secondo voi è una scelta giusta?

Kristen Stewart: Una storia molto piena spesso non riesce ad essere approfondita abbastanza, invece interpretare un personaggio più volte può dargli più sfumature. In questo modo, avendo a disposizione più film, possiamo aggiungere più dettagli ai personaggi.

Taylor Lautner: Breaking Down è così pieno, che sarebbe stato impossibile ridurlo in un solo film. Sono contento che si facciano due film, anche se ancora non ho letto il copione.

D. La saga di Twilight è amata soprattutto dai giovani: che messaggio pensate di trasmettere loro? E quali sono i vostri progetti futuri?

K.S.: La ragione per cui molte ragazze amano Bella e si identificano con lei è che sì, è strana e commette errori, ma è anche molto determinata. E' forte e lotta per quello che vuole. Credo che nonostante tutto la amino perché è un personaggio cool.
Per quanto riguarda i miei futuri progetti sto per interpretare Sulla strada, tratto dal libro di Kerouac, diretto dal regista Walter Salles.

T.L.: Non credo che questi film siano solo per un pubblico giovane. Per quanto mi riguarda spero che i giovani da Jacob, il mio personaggio, imparino la determinazione, il fatto di lottare per quello che si vuole. Io invece tra due settimane inizierò le riprese di Abduction diretto da John Singleton. Mi sto allenando molto perché è un thriller, ci sarà azione, sono molto emozionato.

D. Voi a 20 anni avete avuto un successo incredibile: dovete girare con le guardie del corpo e vi seguono dappertutto. Come è cambiata la vostra vita?
T.L.: Le nostre vite sono cambiate tantissimo, è vero, grazie a questa serie, ma ci ha dato la possibilità di fare quello che amiamo. Sì la privacy è messa alle strette, ma i vantaggi sono di più. Bisogna solo essere più furbi dei paparazzi e pensare bene a cosa si fa, come e dove.

K.S.: Sì non credo che noi per questo dobbiamo cambiare, basta solo essere attenti.
Per il nostro lavoro ora siamo nella posizione migliore: possiamo scegliere le pellicole che vogliamo.

D. Kristen, non hai paura che ormai il pubblico ti identifichi con Bella a tal punto da rimanere intrappolata in questo personaggio?

K.S.: Da una parte è bello pensare che i fan di Twilight non riescono a vedermi come qualcos'altro da Bella, vuol dire che ho interpretato bene il personaggio. Per fortuna però non tutto il mondo è fan di Twilight. Ho fatto anche altre cose e scelte.

D. La saga di Twilight ha riportato in auge il tema del mostruoso: Taylor come ti senti ad interpretare un licantropo?

T.L.: Oddio...a essere onesto non penso a me come a un lupomannaro...Mi vedo come Jacob, un personaggio, se si levasse l'aspetto dei licantropi e dei vampiri la storia e i personaggi rimarrebbero gli stessi. Io interpreto un ragazzo che ama una ragazza. Questo è tutto.


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sabato 15 maggio 2010

Robin Hood

La nascita del mito
Ridley Scott rilegge la leggenda di Robin Hood affidandosi di nuovo al suo attore feticcio Rusell Crowe


Robin Hood. Il ladro di Sherwood. La freccia più veloce d'Inghilterra. L'eroe che ruba ai ricchi per dare ai poveri. Quanti film sono stati fatti su di lui? Tanti. Tantissimi. Forse troppi.
A cominciare dalla versione anni '30 con Errol Flynn in calzamaglia, passando al mitico Robin Hood a volpe della Disney, quello comico di Mel Brooks, fino al cult con Kevin Costner e Morgan Freeman, in molti hanno cercato di rubare qualcosa all'arciere più famoso di sempre.
Che fare quindi con un tale bagaglio di precedenti alle spalle?

Cate Blanchett e Russell Crowe

Ridley Scott ha fatto la mossa più intelligente possibile: raccontare non la storia che tutti conosciamo, e che ci aspettavamo, ma la nascita di quella storia. L'origine del mito.
Ed ecco che il Robin di Scott è in principio Longstride, umile soldato arruolato nell'esercito di Re Riccardo, poi Loxley, grazie ad un fortunato scambio di persona ed infine Hood, fuorilegge che si ribella alla tracotanza del Principe Giovanni.
Come per ogni grande personaggio che si rispetti, Scott ha regalato a Robin Hood un prequel, in cui il protagonista è mostrato in chiave più matura: è un eroe rude, vero, perennemente immerso nel fango e grondante sangue e sudore, un vero uomo a tutti gli effetti, non un semplice belloccio in calzamaglia. Conseguentemente, anche Lady Marion non è la solita donzella in difficoltà: la Marion della splendida Cate Blanchett è una donna non più giovanissima che si è resa indipendente, che manda avanti il suo podere come un uomo, che lavora, che non si sottomette al viscido sceriffo di Nottingham - qui una macchietta più che lo storico rivale di Robin - e non ha paura di impugnare la spada per difendere la sua libertà. Con questi due grandi e fortissimi personaggi a disposizione, possiamo assistere ad una storia d'amore matura e avvincente, che non è il solito scialbo contorno della vicenda, ma perno importante e passionale.

Mark Strong

Ad affiancare i due carismatici protagonisti un Little John massiccio e spaccone interpretato da Kevin Durand (il Keamy di Lost), gli immensi Max Von Sydow e William Hurt (nei ruoli di Sir Loxley e il consigliere del re) e il sempre più granitico e mefistofelico Mark Strong, attore feticcio di Guy Ritchie, ormai cattivo per eccellenza del cinema contemporaneo.
Grandissimo cast dunque, con un Russell Crowe che torna al fulgore d'un tempo, e un Ridley Scott che ritrova il giusto ritmo e la grande maestria delle scene di massa e d'azione che lo caratterizzano.
Una pellicola da seguire fino alla fine, ritmata e avvincente nonostante le quasi due ore e mezza di durata, da gustare fino agli splendidi titoli di coda, vera opera d'arte.

La citazione: "Rise and rise again until lambs become lions"

Pubblicato su MPnews.it

Voto: ♥♥♥


venerdì 16 aprile 2010

Fantastic Mr. Fox



Quando un film é tratto da un libro le polemiche sono quasi sempre inevitabili: hanno tagliato questo e quello, hanno snaturato il senso della storia, questo personaggio non rende come sulla carta stampata e così via...
Ci sono poi dei casi fortunati e magici in cui il regista mantiene l'atmosfera del romanzo e lo spirito dell'autore reinventando però la storia a suo gusto, tramite l'ambientazione, i costumi e le scenografie. Quando due grandi talenti si incontrano e si fondono sul malleabile e immaginifico campo da gioco, che è lo schermo cinematografico, può nascere qualcosa di sublime. Ed è proprio il caso di Fantastic Mr. Fox, l'ultima fatica di Wes Anderson.

L'eterno giovane autore del cinema indipendente americano riprende un racconto del geniale autore inglese Roal Dahl e lo reinventa infarcendolo con tutti i temi a lui più cari: la centralità della figura del capofamiglia, sempre in bilico tra la cattiva canaglia e il padre dal cuore grande, la famiglia numerosa e complicata, complessa e ricca come un mosaico, dove ogni individuo vuole al contempo essere accettato ed emergere rispetto agli altri, la grigia e noiosa sobrietà delle vita civile rispetto all'impellenza repressa dei propri impulsi e delle segrete aspirazioni.
Questo complesso groviglio di umori e sensazioni sono resi alla perfezione con una tecnica di animazione che più artigianale e casalinga non si può: la stop motion.
Anderson e il suo team realizzano l'impossibile: con un gruppo di pupazzi fatti a mano, con fondali dai mille colori dell'oro e dell'arancio, con un gusto incredibile per il dettaglio e lo stile, creano un mondo allo stesso tempo verosimile e stilizzato, reale e fantastico, riuscendo nell'impresa di realizzare un film d'animazione caldo, coinvolgente, con un'anima.
La risposta artigianale al cuore, a volte, di ghiaccio del 3D.

Con Fantastic Mr. Fox si ride (tanto!), si riflette, ci si appassiona e si fa il tifo per tutti i personaggi: dal nervoso figlioletto Ash, passando per lo stralunato tasso Badger (già cult i suoi occhi a spirale) fino a Mister Fox stesso, eterno sfidante di se stesso, con la smania di dimostrare di essere sempre il migliore.
E grazie ad una scena in particolare - l'emozionante incontro tra l'animale selvaggio, il lupo, e l'animale civilizzato, la volpe -, che dà al film un'aura di poesia lirica, Wes ha dimostrato davvero di essere fantastico come il suo smargiasso protagonista.
D'ora in poi potremo quindi chiamarlo: Fantastic Mr. Anderson.

La citazione: "Una volta rubavo pollame, ora sono un giornalista"

Voto: ♥♥♥♥

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venerdì 12 marzo 2010

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il ladro di fulmini

I miti greci secondo gli americani

Sulla scia della saga di Harry Potter Chris Columbus tenta di dare vita ad un nuovo filone magico per adolescenti.



Pensavate che gli dei dell'Olimpo fossero roba noiosa ormai morta e sepolta da lezione di storia greca?

Sbagliato!

Per gli americani gli dei dell'Olimpo esistono, godono di ottima salute e si divertono a disseminare discendenti in giro per il mondo.

Se sei figlio di un dio non puoi essere un adolescente qualsiasi: Percy, figlio, a sua insaputa, di Poseidone, è un semi-dio che riesce a stare in acqua per sette minuti e che ha la sindrome di Lancillotto.

Questo suo atteggiamento da testa calda non lo aiuta certo quando Zeus (l'ormai cattivo per eccellenza Sean Bean) lo accusa di avergli rubato la sua arma più potente: la folgore.

Con tanto di amico del cuore in stampelle, che in realtà è un satiro, e mentore con le fattezze jamesbondiane di Pearce Brosnan, Percy apprende non solo di essere il figlio del dio degli oceani, ma anche che esistono centinaia di ragazzi semi-dei come lui che si addestrano in una sorta di campeggio per divinità.


Brandon T. Jackson, Logan Lerman e Alexandra Daddario


No, non è un finto film di Maccio Capatonda, ma l'ennesima nuova mega-produzione hollywoodiana che cerca di creare una saga pronta a sostituire, il quasi giunto a termine, Harry Potter. Non è un caso infatti che dietro la macchina da presa ci sia il papà dei primi due capitoli della serie sul maghetto inglese, il regista Chris Columbus.

Ma se Harry Potter ha un fascino unico che deriva dalla qualità del testo scritto di cui è figlio, lo stesso non si può dire per gli dei in stile americano di Percy e soci: gli americani si sa, non avendo una loro mitologia, adorano la storia greca e romana e, cercando di renderla più appetibile per le nuove generazioni, hanno pensato bene di renderla più familiare. Ecco quindi che il Partenone che si vede nel film non è quello di Atene ma di Nashville, gli spiriti malvagi sono a Las Vegas, l'Ade a Hollywood, Medusa ha un negozio di fiori e l'Olimpo si trova nell'Empire State Building. Per non parlare di come sono stati abilmente inseriti nella storia prodotti di largo consumo: Percy lotta con Medusa guardando il suo riflesso in un iPhone e il figlio di Hermes sostituisce i calzari alati con delle più fashion e comode Converse.

Il tutto condito da canzoni che ammiccano al pubblico di Mtv, trasformando il film in una sorta di parodia involontaria dell'America contemporanea.


Uma Thurman e Logan Lerman


Nel ruolo di Percy c'è Logan Lerman - volto giovane da tenere d'occhio visto che sarà il nuovo Spider-man post Sam Raimi - affiancato da una serie impressionante di grandi star: Pearce Brosnan, Sean Bean, Catherine Keener, Kevin McKidd, Rosario Dawson, Steve Coogan e la mitica Uma Thurman.

Troppo infantile ed esagerato per essere preso sul serio e troppo serioso per essere divertente.

Ecco cosa succede quando gli americani vogliono rendere attuali gli dei dell'Olimpo: l'inferno.


La citazione: "Sì, credo proprio di essere il figlio di Poseidone!"


Voto: 1/2


Uscita italiana: 12 marzo 2010


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