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venerdì 7 novembre 2014

Interstellar: "There's a starman waiting in the sky"

Christopher Nolan costruisce il più classico dei viaggi spazio-temporali per tuffarsi con coraggio nel buco nero dell'ignoto e trasformare la magia del cinema nella quinta dimensione


Fin dal primo respiro, conosciamo ed esploriamo il mondo utilizzando i nostri sensi: vista, udito, tatto, gusto, olfatto, grazie ai neuroni sensoriali creiamo una mappa della vita, la trasformiamo in esperienza, ricordi, emozioni. E se è vero che anche piante e animali possiedono un sistema nervoso, quello dell'uomo si è sviluppato a tal punto da portarlo a interrogarsi sul perché della sua esistenza, a desiderare di trascendere la sua natura mortale e limitata, a chiedersi cosa ci sia nello spazio profondo oltre a noi, minuscoli granelli di sabbia in confronto alla vastità dell'universo.

La natura contraddittoria dell'uomo, uno spirito che tende all'infinito racchiuso dentro un corpo mortale, è forse il tratto più affascinante del genere umano, che ha tormentato e ispirato nel corso dei secoli poeti, scienziati e filosofi. Questa natura è il centro d'interesse dell'opera di Christopher Nolan, regista che fin dai suoi primi lavori ha cercato di esplorare i sensi umani e le implicazioni morali che portano con sé: dopo aver scomposto la memoria in particelle elementari in Memento, aver dimostrato l'estrema facilità con cui può essere ingannato lo sguardo in The Prestige ed essersi tuffato negli abissi più profondi del subconscio in Inception, il naturale step evolutivo della cinematografia del regista inglese non poteva che essere l'affrontare il mistero sublime dell'ignoto.

Pescando a piene mani dai film di fantascienza che più hanno contribuito all'evoluzione del genere, Nolan ha costruito il suo personale ritratto della natura umana: nella sua ultima pellicola il regista ha l'ambizione di spingersi dove nessun altro ha mai osato prima, ovvero direttamente all'interno del buco nero dell'ignoto, cercando di fornire una risposta.

In Interstellar siamo di fronte a uno scenario apocalittico: la Terra è ormai spacciata, le sue risorse sono quasi esaurite e l'uomo è tornato a uno stadio primitivo in cui agli scienziati si preferiscono gli agricoltori. Cooper (Matthew McConaughey), un ingegnere e astronauta che ha sognato da sempre lo spazio senza mai poterci andare, non è pronto ad accettare con rassegnazione la fine del genere umano e il suo imbarbarimento: grazie alla figlia, Murph, chiamata così in onore della Legge di Murphy, segue il suo sogno e parte alla ricerca di un nuovo pianeta in cui l'umanità possa vivere. Durante il viaggio però, Cooper deve fare i conti con diversi fantasmi, a cominciare dal tempo, che nello spazio scorre a velocità differente che sulla Terra, e soprattutto con i sentimenti, che possono portare a grandi gesti di altruismo o a egoistica violenza.

Il riferimento principe del nuovo film di Nolan, grande estimatore di Stanley Kurbrick, è palese: il regista inglese ha concepito e realizzato il suo 2001: Odissea nello spazio, inserendo, come nella pellicola del 1968, buchi neri e salti temporali, interrogativi filosofici e immagini mozzafiato, creando persino dei robot che nel design ricordano il monolite nero del film di Kubrick. 2001 però non è l'unica fonte di ispirazione: come in L'uomo dei sogni, film del 1989 di Phil Alden Robinson, c'è il rapporto tra un padre e una figlia, piantagioni di granturco e campi da baseball, e come in Solaris, pellicola del 1972 di Andrej Tarkovskij, c'è lo studio di nuovi pianeti e lo straziante rapporto tra chi viaggia tra le stelle e chi invece rimane sulla Terra. Come un Don Chiscotte spericolato, Nolan decide però di fare il passo successivo: contrariamente a quanto fatto da Kubrick, il cui film è un'esperienza visiva che penetra direttamente nel subconscio per stimolarlo e interrogarlo e su cui ognuno può speculare a suo piacimento, Nolan decide di spingersi oltre cercando di fornire le risposte a quegli interrogativi. La grandezza di Interstellar, così come la sua debolezza, sono qui: da una parte il coraggio del regista è ammirevole, dall'altra, a meno che lo spettatore non decida di farsi coinvolgere dalla sua visione, che è umana e quindi per sua natura non misurabile scientificamente ma soggettiva, l'ambizione del regista potrebbe essere confusa facilmente con presunzione o hybris.

A prescindere dal fatto che la risposta piaccia o meno, il modo di arrivare a quella risposta è fondamentale: che lo si ami o lo si odi, Christopher Nolan è forse l'unico regista in grado di realizzare grandi film dal budget milionario che allo stesso tempo sono opere autoriali, in cui la forma e il contenuto cercano di coesistere e di darsi forza a vicenda. Il viaggio fisico e interiore di Cooper è terribile e affascinante, reso tangibile da immagini spettacolari che si accompagnano a fiumi di parole, che cercano di spingere lo spettatore sempre un gradino più in là. Questa natura duplice del film di Nolan, da un lato forte di immagini di grande impatto e parole inarrestabili, è ancora una volta forza e debolezza: se da una parte gli intricati sviluppi della trama sono affascinanti, dall'altra appesantiscono a volte il racconto, laddove le immagini erano già sufficienti a raccontare.

Questi aspetti apparentemente contraddittori dell'opera di Nolan sono però l'elemento chiave: il regista sa che, dato che ognuno di noi è dotato di un sistema nervoso simile a quello dei suoi simili ma unico e differente, non è possibile avere un'identica visione del mondo, soprattutto emotiva, quindi dapprima cerca di portare lo spettatore sull'orlo dell'abisso grazie a trame calcolate al millimetro e dati scientifici, e poi, una volta dentro l'ignoto, ne emerge con la sua visione personale. E cosa è l'arte se non la visione del mondo attraverso uno sguardo unico e personale? È proprio l'arte che permette di dare un senso al tempo e allo spazio, laddove fisica e numeri non possono, almeno per ora, arrivare: se comprendessimo davvero cos'è la quinta dimensione probabilmente saremmo esseri diversi, con emozioni e ambizioni diverse. La quinta dimensione, per chi non si accontenta semplicemente di sopravvivere ma vuole guardare in alto, non può che essere l'amore: nel caso dei personaggi del film l'amore tra un padre e una figlia, o un uomo e una donna, nel caso del regista amore per la cultura e il cinema, dimensione che fisicamente esiste solo nella pellicola, ma che in astratto plasma spazio e tempo, gioca con vista e udito, racchiude una vita in tre ore e suscita emozioni vere.


Il fascino di Interstellar è dunque nei versi di Dylan Thomas citati più volte: bisogna arrabbiarsi per il morire della luce, combattere l'oscurità della mente e dello spirito. All'uomo è stata data la scintilla della curiosità e dell'intelletto: usarla per attraversare l'infinitamente grande per poi tornare all'infinitamente piccolo è ciò che lo rende umano e splendidamente banale. L'artista che cerca di compiere questo atto, allo stesso tempo folle e coraggioso, assumendosi anche il rischio di fallire, è come l'uomo delle stelle cantato da David Bowie in Starman: "There's a starman waiting in the sky. He'd like to come and meet us. But he thinks he'd blow our minds".

Matthew McConaughey


La citazione: "Non andartene docile in quella buona notte, I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno; Infuria, infuria, contro il morire della luce".

Hearting/Cuorometro: ♥♥♥♥

Uscita italiana: 6 novembre 2014


Titolo originale: Interstellar
Regia: Christopher Nolan
Anno: 2014
Cast: Matthew McConaughey, Jessica Chastain, Anne Hathaway, Michael Caine, David Gyasi, Wes Bentley, Matt Damon, John Litghow, Casey Affleck, Topher Grace, Mackenzie Foy
Colore: colore
Durata: 169 minuti
Genere: fantascienza
Sceneggiatura: Christopher e Jonathan Nolan
Fotografia: Hoyte Van Hoytema
Montaggio: Lee Smith
Musica: Hans Zimmer
Paese di produzione: USA, Regno Unito
Casa di produzione: Warner Bros., Syncopy Films, Paramount Pictures, Legendary Pictures
Distribuzione italiana: Warner Bros. 




Pubblicato su XL.

venerdì 31 gennaio 2014

Citazione Cinematografica n. 282 - INCEPTION

"Stai aspettando un treno, un treno che ti porterà molto lontano. Sai dove speri che questo treno ti porti, ma non puoi averne la certezza. Però non ha importanza, perché saremo insieme"

da: Inception

Leonardo DiCaprio e Marion Cotillard




Titolo originale: Inception 
Regia: Chritopher Nolan 
Anno: 2010 
Cast: Leonardo DiCaprio, Joseph Gordon-Levit, Ellen Page, Ken Watanabe, Marion Cotillard, Tom Hardy, Cillian Murphy, Michael Caine
Colore: colore
Durata: 148 minuti
Genere: fantascienza
Sceneggiatura: Christopher Nolan
Fotografia: Wally Pfister
Montaggio: Lee Smith
Musica: Hans Zimmer
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Regno Unito
Produttore: Chistopher Nolan, Emma Thomas
Distribuzione italiana: Warner Bros.

venerdì 31 agosto 2012

Citazione Cinematografica n. 228

"Servono eventi drammatici per scuotere la gente dall' apatia, ma io non posso farlo come Bruce Wayne: come uomo di carne e ossa mi possono ignorare o schiacciare, ma come simbolo... Come simbolo potrei essere incorruttibile. Potrei essere immortale".

da: Batman Begins

Christian Bale

Titolo originale: Batman Begins
Regia: Christopher Nolan
Anno: 2005
Cast: Christian Bale, Michael Caine, Liam Neeson, Katie Holmes, Gary Oldman, Cillian Murphy, Rutger Hauer, Tom Wilkinson, Ken Watanabe, Morgan Freeman

martedì 28 agosto 2012

Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno


"Servono eventi drammatici per scuotere la gente dall' apatia, ma io non posso farlo come Bruce Wayne: come uomo di carne e ossa mi possono ignorare o schiacciare, ma come simbolo... Come simbolo potrei essere incorruttibile. Potrei essere immortale".

Così diceva il Bruce Wayne di Batman Begins, in quel primo passo di un percorso cominciato nell'ormai lontano 2005, anno in cui un regista inglese di talento ha cambiato per sempre la storia del cinema tratto da fumetti. Christopher Nolan allora era una bella promessa, un giovane cineasta con all'attivo un film a basso budget dall'intuizione geniale, Memento, ed un remake con poco brio, Insomnia, in cui però mostrava una grande capacità nel creare atmosfere tese e dense.
Sembrava un azzardo quindi lasciare nelle mani di questo regista semi sconosciuto il rilancio di un personaggio amatissimo dal pubblico, per di più già trattato egregiamente dalla mano estrosa di Tim Burton.
La mossa è stata però vincente, e forse il caso è stato guidato, visto che nel film d'esordio di Nolan, Following, ad un certo punto si apre una porta su cui è affisso proprio il simbolo dell'uomo pipistrello. Nolan era l'uomo giusto al momento giusto.

Abbandonato il kitsch dei film di Joel Schumacher e prese le distanze dallo stile fumettoso di Burton, Nolan ha riportato il personaggio alle origini, riscrivendo il mito di Batman e creando un'atmosfera cupa, solenne ed epica che è diventata il tratto distintivo della trilogia. In Batman Begins abbiamo visto la nascita della leggenda, in cui l'uomo Bruce Wayne diventa il mito Batman: un percorso introspettivo, duro, affascinante, in cui abbiamo imparato a trarre forza dalle nostre stesse paure.

E' con il capitolo successivo però che il Batman di Nolan ha alzato definitivamente l'asticella della grandiosità: con Il Cavaliere Oscuro, il regista inglese è riuscito a toccare vette fino ad allora mai raggiunte da un cinefumetto - forse solo dal primo Spider Man di Sam Raimi -, facendo del suo film non una semplice opera d'intrattenimento tratta da albi disegnati, ma un'opera complessa, matura, quasi filosofica, ambiziosa, che tramite l'uomo pipistrello parla di altro, di come bisogna cercare di fare la cosa giusta anche in momenti difficili, di lottare anche quando si ha tutti contro e di cercare di dare fiducia alle persone nonostante il caos regni sovrano. Un film immenso, un'unione più unica che rara di spettacolo, grande budget, autorialità, sceneggiatura dall'ampio respiro e grande recitazione, tra cui spicca quella ormai immortale del Joker interpretato da Heath Ledger.

Come dare dunque un seguito ad un'opera così grandiosa?
Non dev'essere stato facile.
Ed infatti il terzo atto del Batman nolaniano è un film difficile, denso, stratificato, grande e lunghissimo, un'opera che merita attenzione e magari anche più di una visione per essere compresa appieno.
Dal 2005 sono cambiate parecchie cose e il Nolan che girò con poche migliaia di dollari Memento ha lasciato il posto all'autore dal tocco magico, al regista capace di sbancare i botteghini di tutto il mondo con film magnifici come The Prestige e Inception. E tutto questo si vede.

Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno è una summa dell'opera nolaniana: il film si riallaccia infatti ad entrambi i precedenti capitoli, ma con punti di vista differenti. Ritroviamo Bruce Wayne (Christian Bale, qui ad una delle sue prove più convincenti) otto anni dopo la morte di Harvey Dent, ormai chiuso in se stesso ed auto-esclusosi dal mondo, tormentato dalla morte di Rachael e dall'aver infangato il nome di Batman per il bene della comunità. Spinto dagli eventi e dall'insorgere di una nuova minaccia, impersonificata dal criminale Bane (Tom hardy), Wayne deve trovare in se stesso la forza di Batman. In una parabola speculare a quella del primo capitolo, vediamo quindi l'uomo che cerca di rifarsi simbolo, quel simbolo che ispira coraggio e sprona la gente ad agire.
Un percorso non facile e che infatti è il cuore del film: in questo terzo atto non si affronta la necessità di farsi simbolo di Batman Begins né la messa in atto del simbolo di Il Cavaliere Oscuro, ma la consapevolezza di quanto sia importante nutrire, alimentare e mantenere vivo un ideale. Sia esso lo spirito di giustizia incarnato da un uomo mascherato, che l'onestà di un poliziotto, o la capacità di sopravvivere di una ladra. In Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno c'è una delle rappresentazioni più eloquenti di cosa voglia dire "fare" per far sì che gli altri facciano, di quanto sia importante agire spinti da un valore in cui si crede.

Tutto questo è affrontato in quasi due ore e tre quarti di film che volano forti come una sinfonia: anche le parti con meno ritmo e che sembrano non proprio logiche sono giustificate a fronte della potenza emotiva dell'opera nel suo complesso.
Quelli che potrebbero sembrare difetti lo sono solo marginalmente, per esempio il Bane di Hardy ha meno carisma del Joker di Ledger, forse soprattutto per il terribile doppiaggio italiano di Filippo Timi, ma nell'economia della storia è giusto che sia così: qui il cattivo non è il protagonista, non è l'altra faccia di Batman, ma una contingenza che serve a definire l'uomo dietro il simbolo. In questo senso risulta dunque perfetta la Selina di Anne Hathaway, la donna che completa Batman e porta alla luce aspetti non ancora sondati di Bruce Wayne, non una femme fatale antagonista, ma una risoluta e moderna compagna di viaggio.

Da Inception arriva infine lo stile narrativo: tanti personaggi, storie parallele, azioni concatenate. Purtroppo dal precedente film Nolan non recupera il finale ambiguo, che sarebbe stato il coronamento perfetto per un lavoro mastodontico. Sarebbe stato bello chiedersi che cosa vede realmente Alfred (Michael Caine) alla fine.
Ma in fondo è giusto che sia così: alla solidità del primo capitolo è seguita l'epica del secondo che ha trovato la solennità nella prorompente emotività del terzo. 
Una dramma in tre atti splendidamente orchestrato dal prestigiatore Christopher Nolan.


Christian Bale e Anne Hathaway


La citazione: 
"Selina: Non devi più niente a queste persone: hai dato già tutto!
Batman: Non tutto. Non ancora".

Hearting/Cuorometro: ♥♥♥♥

Uscita italiana: 29 agosto 2012

Titolo originale: The Dark Knight Rises
Regia: Christopher Nolan
Anno: 2012
Cast: Christian Bale, Tom Hardy, Anne Hathaway, Michael Caine, Gary Oldman, Joseph Gordon-Lewitt, Marion Cotillard, Morgan Freeman

Batman in mostra

L'attesa è praticamente finita: domani uscirà finalmente in Italia il terzo ed ultimo capitolo della trilogia sull'Uomo Pipistrello firmata da Christopher Nolan.

Intanto, se vi trovate a Roma, fate un salto al pontile di Ostia: in piazzale dei Ravennati c'è una mostra imperdibile per ogni fan del Cavaliere Oscuro.
Il batpod, i costumi di scena, alcune foto selezionate del film: tutti insieme e visibili gratuitamente fino ad oggi, martedì 28 agosto, fino a mezzanotte.








venerdì 24 agosto 2012

Citazione Cinematografica n. 227

"Non è tanto chi sono, quanto quello che faccio, che mi qualifica".

da: Batman Begins

Christian Bale


Titolo originale: Batman Begins
Regia: Christopher Nolan
Anno: 2005
Cast: Christian Bale, Michael Caine, Liam Neeson, Katie Holmes, Gary Oldman, Cillian Murphy, Rutger Hauer, Tom Wilkinson, Ken Watanabe, Morgan Freeman
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