giovedì 31 luglio 2014

Clive Owen chirurgo e Lea Michele in Sons of Anarchy

Questa settimana parliamo di: “C’era una volta”, “Doctor Who”, “New Girl”, “Orange is the new Black”, “Resurrection”, “Sons of Anarchy” e delle novità “Absolute zero”, “Aquarius”, “The Brink”, “Colony”, “Daredevil”, “The Knick” 



Settimana piena di novità quella successiva al Comic-Con di San Diego, dove sono state presentate tutte le nuove serie tv in programma per la prossima stagione e quelle ancora in corso: per quanto riguarda le novità, Clive Owen sarà un chirurgo dei primi del ’900 in “The Knick, serie diretta da Steven Soderbergh che debutterà in America nei primi di agosto ma che è già stata rinnovata per una seconda stagione; “Daredevil, serie di Netflix ispirata all’omonimo supereroe dei fumetti Marvel, debutterà a maggio 2015, mentre sia Syfy che USA Network stanno sviluppando nuove serie di fantascienza, ovvero “Absolute Zero” e “Colony
Per quanto riguarda invece le serie in corso sono state annunciate diverse guest star di rilievo: Lea Michele, vista recentemente in Italia come ospite al Giffoni Film Festival, apparirà in un episodio di “Sons of Anarchy, Jessica Biel darà filo da torcere a Zoey Deschanel in “New Girl” e Michelle Fairley sarà in “Resurrection


LEA MICHELE IN SONS OF ANARCHY 



Lea Michele parteciperà come guest star a un episodio della settima, e ultima, stagione di “Sons of Anarchy”: l’attrice ha infatti pubblicato sul suo profilo Twitter una foto dal set insieme a Paris Barclay, autore di diversi episodi della serie e di “Glee”, accompagnata dalla frase: “Comparirò in un episodio della mia serie preferita: Sons of Anarchy! Grazie mille Paris Barclay e Kurt Sutter”. Michele interpreterà Gertie, madre single e cameriera che incontra Gemma (Katey Sagal) in un locale per camionisti e l’aiuta in un momento difficile. L’episodio andrà in onda il 14 ottobre su FX e il debutto americano di “Sons of Anarchy” è previsto per il 9 settembre. 


THE KNICK CON CLIVE OWEN RINNOVATA PRIMA DELLA MESSA IN ONDA 



“The Knick”, serie in 10 episodi diretta da Steven Soderbergh con protagonista Clive Owen, che torna in tv dopo quasi 20 anni dalla fine di “Sharman”, non è ancora andata in onda ed è già stata rinnovata per una seconda stagione. La serie, che debutterà il prossimo 8 agosto su Cinemax, è ambientata nella New York di inizi ’900, al Knickerbocker Hospital, dove i chirurghi che ci lavorano sfidano se stessi per far progredire la scienza. Clive Owen è il dottor John W. Thackery e per la seconda stagione è stata già annunciata la promozione a membro regolare del cast di Tom Lipinski, Trevor in “Suits”, nei panni dell’aristocratico Phillip Showalter. 


CARLTON CUSE FIRMA IL PILOT DI COLONY 

Carlton Cuse, uno dei tre creatori di “Lost” e produttore esecutivo di “Bates Motel” e “The Strain”, ha completato la sceneggiatura dell’episodio pilota di “Colony”, nuova serie di fantascienza, scritta insieme a Ryan Condal e prodotta da USA Network, ambientata in una Los Angeles invasa dagli alieni, in cui l’umanità è divisa in due fazioni: quella che decide di collaborare con gli alieni e quella che invece si ribella. Protagonista della vicenda è una famiglia che deve compiere scelte difficili per sopravvivere e rimanere unita. 


MICHELLE FAIRLEY IN RESURRECTION 



Michelle Fairley Michelle Fairley, Catelyn Stark in “Game of Thrones”, è entrata a far parte del cast della seconda stagione di “Resurrection”: l’attrice interpreterà Margaret Langston, madre di Fred (Matt Craven) e Henry (Kurtwood Smith), scomparsa da 30 anni e ritornata improvvisamente ad Arcadia. La donna conosce tutti i segreti più oscuri della sua famiglia e il suo ritorno avrà delle conseguenze. 


UN PREQUEL PER SONS OF ANARCHY? 

La settima stagione di “Sons of Anarchy” sarà anche l’ultima ma per i fan potrebbe esserci una sorpresa: al Comic-Con di San Diego, che si è svolto in questi giorni in California, il creatore della serie Kurt Sutter ha rivelato che c’è la possibilità di poter realizzare un prequel: “La serie per il momento continuerà con dei fumetti e con un romanzo, intitolato “Bratva”, che si riallaccerà al finale della quarta stagione con Jax, Opie e Chibs alle prese con i russi” ha detto Sutter, che ha aggiunto: “Non ho intenzione di fare spin-off, che credo sia un format che funzioni meglio con le serie procedurali. Sarebbe però interessante affrontare le origini della mitologia della serie, vedendo John Teller e Piney Winston che creano il club. Non so se sarà una mini-serie o una serie vera e propria: aspetteremo un paio di stagioni e poi ci metteremo all’opera”. 


PABLO SCHREIBER NON TORNERA’ IN ORANGE IS THE NEW BLACK 

Pablo Schreiber, che nella serie interpreta George “Pornstache” Mendez, non parteciperà alla terza stagione di “Orange is the New Black: l’attore è infatti entrato a far parte del cast di “The Brink”, nuova commedia di HBO in cui sarà il protagonista insieme a Jack Black e Tim Robbins. 


NUOVI PERSONAGGI DA FROZEN IN C’ERA UNA VOLTA 

La quarta stagione di “C’era una volta” debutterà, in America, il prossimo 28 settembre e sarà ampiamente ispirata a “Frozen”, film di animazione della Disney campione di incassi e vincitore di due premi Oscar: oltre ai protagonisti Elsa, Anna e Kristoff, interpretati rispettivamente da Georgina Haig, Elizabeth Lail e Scott Michael Foster, sono entrati a far parte del cast anche Tyler Jacob Moore e John Rhys-Davies che saranno il principe Hans e Pabbie, il re dei troll. 


DAREDEVIL ARRIVERA’ A MAGGIO 2015 

Novità in arrivo direttamente dal San Diego Comic-Con per “Daredevil”, nuova serie di Netflix ispirata al supereroe della Marvel: il pilota andrà in onda a maggio 2015 e nel cast sono stati confermati Charlie Cox nei panni del protagonista Matt Murdock/Daredevil, Vincent D’Onofrio in quelli del villain Wilson Fisk, Deborah Ann Woll in quelli della segretaria Karen Page, Elden Henson in quelli del collega avvocato di Matt e Rosario Dawson in un ruolo che è ancora top secret ma che in molti pensano possa trattarsi di Elektra, supereoina e amante di Daredevil. 


DOCTOR WHO DI NUOVO AL CINEMA 

Dopo aver fatto faville con la programmazione al cinema dell’episodio speciale per il suo 50esimo anniversario, in tre giorni ha infatti incassato 10 milioni di dollari, “Doctor Who” torna in sala con la première dell’ottava stagione, “Deep Breath”, che segnerà inoltre l’esordio di Peter Capaldi nei panni del Dottore. La BBC non ha ancora fatto sapere in quali paesi sarà possibile vedere la puntata al cinema, ma già si sa che in sala saranno proiettati video speciali che non sarà possibile vedere in tv. L’ottava stagione di “Doctor Who” esordirà il prossimo 23 agosto. 


JESSICA BIEL E REID SCOTT IN NEW GIRL 



La première della quarta stagione di “New Girl” vedrà Jess (Zooey Deschanel) impegnata in una sfida: la ragazza dovrà contendersi un ragazzo, Ted, con un’altra donna, Kat, durante un matrimonio. Per interpretare i due personaggi sono stati scelti Jessica Biel e Reid Scott, Dan in “Veep”. La nuova stagione di “New Girl” debutterà, in America, il prossimo 16 settembre su Fox. 


SYFY SVILUPPA ABSOLUTE ZERO 

Syfy sta sviluppando una nuova serie di fantascienza ambientata in un futuro apocalittico scritta da Michael Horowitz (“Burn Notice”), prodotta in collaborazione con le case di produzione Universal Cable Prods e Hypnotic e con il regista Doug Liman. La serie è ambientata nel 2124 quando gli abitanti di una colonia mineraria scoprono una specie aliena su una delle lune di Giove che si sta preparando ad attaccare la Terra. 


TARA LYNNE BARR IN AQUARIUS 



Il cast di “Aquarius”, nuova serie della NBC ambientata negli anni ’60 che vede protagonista David Duchovny nei panni di Sam Hodiak, detective che va sotto copertura per infiltrarsi nella setta di Charles Manson (Gethin Antony) e catturarlo, ha fatto un nuovo acquisto: Tara Lynne Barr è infatti entrata a far parte del cast e interpreterà Katie, una delle seguaci di Manson che aiuterà Sam.


Pubblicato su TvZap.

martedì 29 luglio 2014

THE STRAIN: COMMENTO ALL'EPISODIO 1X02, THE BOX

Il secondo episodio di “The Strain” fornisce un approfondimento dei personaggi conosciuti nel pilot e introduce una nuova figura che potrebbe diventare importante nei prossimi episodi 




Plot 

Il secondo episodio di “The Strain” introduce un nuovo personaggio: un poliziotto, interpretato da Kevin Durand, che si occupa di ispezioni sanitarie nei ristoranti. Nel frattempo Ephraim (Corey Stoll) e Nora (Mia Maestro) devono lottare contro l'insabbiamento dei fatti riguardanti il volo di Berlino montato da Palmer (Jonathan Hyde) e si vedono rubare il caso dal dipartimento per la sicurezza dei trasporti. Impossibilitato a trattenere i quattro sopravvissuti, Ephraim difende con violenza la sua posizione e viene dunque sospeso non solo dal caso, ma anche dal lavoro. I due scienziati cercano allora di convincere il capitano del volo, Doyle (Jonathan Potts), a farsi fare degli esami. Analizzando il parassita bianco Ephraim e Nora scoprono che è dotato di denti affilati e che si nutre di sangue, mentre gli altri tre superstiti cominciano a presentare strani sintomi come perdita di sangue dalle gengive, caduta di capelli e uno strano ronzio nelle orecchie. 

Ancora in prigione, Setrakian (David Bradley) riceve la visita di Eichorst (Richard Sammel) e grazie al loro incontro scopriamo diverse cose: la spada dell'anziano è appartenuta a una donna, Sardu, di cui Satriakian ha conservato il cuore (visto nel precedente episodio). Con quella spada Setrakian ha ucciso un certo Dreverhaven, amico di Eichorst, che a sua volta ha chiuso l'uomo nel campo di concentramento dandogli il numero A230385, con cui si ostina a chiamarlo. Ottenuti i risultati delle analisi su Doyle, Ephraim e Nora scoprono che l'uomo ha subito sconvolgenti modificazioni a livello cellulare. Lo scienziato deve inoltre affrontare anche altri problemi: sta divorziando dalla moglie e tra pochi giorni dovrà partecipare all'udienza per l'affidamento del figlio; veniamo inoltre a sapere che l'uomo ha avuto problemi con l'alcol e che ora è sobrio da circa un anno. Sconvolto dai risultati dei test, Ephraim va all'obitorio e qui vede che tutti i corpi delle vittime del volo sono spariti. Nel frattempo Arnot (Steven McCarthy) scopre che la figlia Emma (Isabelle Nélisse) non è esattamente la stessa bambina che ha preso l'aereo e Palmer incontra il Maestro. 


Cosa ci è piaciuto 

L'estetica di “The Strain” è ben definita e riconoscibile: luci UV, neon, colori brillanti, fluidi di varia natura e atmosfera a metà tra il gotico e la fantascienza lo rendono un prodotto dalla confezione affascinante e originale. L'alone di mistero strisciante continua a incuriosire e alcuni perosnaggi, primi tra tutti Satrakian e Eichorst, sembrano poter offrire ottimi spunti. Bella l'entrata in scena del poliziotto interpretato da Kevin Durand, che in “Lost” era Martin Keamy, e forse non è un caso che qui sia introdotto in una cucina mentre è intento a preparare delle uova, proprio come aveva già fatto nella serie di J.J. Abrams, Damon Lindelof e Carlton Cuse. Infine suggestiva la scena che vede protagonista la piccola Emma, che ormai non è più una bimba innocente. 


Cosa non ci è piaciuto 

Questo secondo episodio non aggiunge molto ai fatti visti nel pilota: la storia non si evolve, si è deciso infatti di approfondire il passato e le vicende dei protagonisti, in particolare quello di Ephraim e Satrakian; mentre però la storia di Satrakian è piena di misteri e incuriosisce, i drammi familiari del dottor Goodweather sono i momenti più fiacchi dell'episodio e spesso tolgono ritmo alla vicenda. 


L'angolo del mostro 

Gli autori di “The Strain” continuano a fornirci mostri con il contagocce, affidandosi soprattutto alla suspense per creare situazioni spaventose, limitandosi a mostrarci ancora prevalentemente i bianchi parassiti filiformi. In quest'episodio abbiamo però potuto fare la loro conoscenza più da vicino, visionando un primo piano dei loro denti affilati.




What's next 

Le domande sono ancora tutte senza risposta: chi è davvero il Maestro? Che rapporto c'è tra Satrakian e Eichorst? Si sono inoltre aggiunti nuovi quesiti: chi è il poliziotto introdotto in questa puntata? Chi è la donna proprietaria della spada e del cuore conservati da Satrakian? 


Voto: 3,5/5

lunedì 28 luglio 2014

Paolo Ruffini e Frank Matano: “Noi i nuovi Boldi e De Sica? Magari”

I due comici, al Giffoni Film Festival per ritirare il premio Explosive Talent Award, ci hanno parlato del film “Tutto molto bello”, in uscita a ottobre, e del loro sodalizio artistico 



Paolo Ruffini e Frank Matano sono la nuova coppia della commedia popolare italiana: insieme hanno girato “Fuga di Cervelli, film d’esordio dietro la macchina da presa del comico toscano, un’esperienza talmente positiva da convincerli a unire le forze anche per la seconda pellicola da regista di Ruffini, “Tutto molto bello, che uscirà nelle sale cinematografiche il prossimo 9 ottobre. Nel nuovo lungometraggio i due sono futuri padri che si incontrano in ospedale mentre aspettano che le rispettive compagne partoriscano; protagonisti del film anche Chiara Francini, Angelo Pintus, Gianluca Fubelli, volti noti al pubblico di “Colorado, show condotto da Ruffini, e la modella e showgirl Nina Senicar

Il comico toscano e il fenomeno del web di Caserta sono arrivati insieme al Giffoni Film Festival per ritirare il premio Explosive Talent Award: un’esperienza particolare per Matano, che quattro anni fa era tra il pubblico del festival e si era cimentato come intervistatore, arrivando a fare delle domande all’attrice premio Oscar Susan Sarandon. Oggi i ruoli si sono ribaltati ed è Matano a rispondere alle domande: lo abbiamo infatti incontrato insieme a Ruffini proprio a Giffoni, dove ci hanno parlato del nuovo film insieme, del loro rapporto, dei progetti che hanno in cantiere e della polemica nata dopo la conduzione di Ruffini ai David di Donatello


Paolo Ruffini e Frank Matano: siete in nuovi Boldi e De Sica del cinema italiano? 

Paolo Ruffini: “Voi potete dirlo, non è che noi possiamo impedirvi di farlo” 

Frank Matano: “Io non lo so, non sono neanche nella fase di pubertà del recitare, quindi per ora posso solo dire che mi sta cambiando la voce e ho degli strani bisogni sessuali” 

P.R.:”Magari essere come Boldi e De Sica: vorrebbe dire fare 25 film insieme e i maggiori incassi della storia del cinema italiano. Ma non credo che riusciremo a fare tanto: magari, ma magari pure essere come Bud Spencer e Terence Hill! Oppure Gianni e Chinotto. O era Pinotto?” 

Siete alla seconda collaborazione, dopo “Fuga di cervelli” a ottobre uscirà infatti “Tutto molto bello”: com’è nata questo sodalizio artistico? Vi siete trovati bene insieme? 

F.M.: “In realtà ci odiamo. No davvero, a me lui non sta simpatico, poi non capisco perché c’ha quel bianco nei capelli” 

P.R.: “Io non lo capisco quando parla! No, ci vogliamo molto bene, infatti è un problema grave per i film” 

F.M.: “A Paolo voglio veramente bene, grazie a lui ho fatto tante cose che mai avrei pensato. Mia mamma ancora si chiede come mai sto facendo queste cose” 

P.R.: “Lui è un gran talento, potrò dire che ha fatto il primo film con me. Anche se già mi tradisce: ora va a fare i film con Bisio, lasciamo stare” 

F.M.: “Me l’ha detto mia mamma, mi ha detto: fai un film con Bisio per favore? Quando mi faccio la doccia penso a Bisio” 

Nel vostro prossimo film insieme, “Tutto molto bello”, che uscirà il nove ottobre, interpretate due futuri padri: potete dirci qualcosa? 

P.R.: “È l’attesa di due futuri padri che si incontrano in ospedale mentre attendono il lieto evento e una serie di rocambolesche avventure li porta invece lontano dall’ospedale: si ritrovano in mezzo a inseguimenti, esplosioni, incontri discutibili, tra cui quello con Angelo Pintus e Gianluca Fubelli che è un rocker fallito, un emiro che li porta in una villa dove succedono delle cose pazzesche, incontrano Nina Senicar…” 

F.M.: “Fortunatamente sono successe tutte queste cose nel film, sennò era una noia” 

P.R.: “Ma in che senso scusa?” 

F.M.: “Nel film io lo convinco ad andare a mangiare una pizza e succedono tutte queste cose: meno male che mi è venuta questa idea, altrimenti il film sarebbe stato 90 minuti di noi che aspettavamo i figli che nascono in ospedale” 

Su TvZap abbiamo un socialscore che analizza social network come Facebook e Twitter e stila una classifica dei personaggi più cercati su internet: in questi giorni tu sei al primo posto, segno che il web ti segue molto. Tu sei nato su internet: sei ancora legato a questo mezzo o ormai vuoi dedicarti solo al cinema e alla televisione? 

F.M.: “Mi sa che mio cugino si è fatto una serie di account fake e mi vota e scrive di me….Scherzi a parte: ora si sono tutti accorti di internet quindi questo è il momento più stupido per abbandonarlo. Infatti sulla mia pagina Facebook cerco di caricare ogni giorno qualcosa di originale, mentre su YouTube, lo ammetto, devo cercare di impegnarmi un po’ di più. Quindi grazie a tutti quelli che mi seguono, grazie cugino!” 

Paolo, sempre a proposito di social: cosa ci puoi dire sulla bufera che si è scatenata dopo la tua conduzione dei David? Con Valerio Mastandrea poi vi siete sentiti e chiariti? 

P.R.: “Mi ha fatto molto piacere perché le critiche sono tutte attenzioni: in questo mestiere se uno ha delle attenzioni vuol dire che ha raggiunto il suo obbiettivo. Noi siamo sempre al centro dell’attenzione e quando questa si sovraffolla è meraviglioso. Poi è un piacere sapere che il paese si mobilita perché io dico “topa” alla Loren: mi sembrano cose importanti tali da essere condivise nei salotti buoni dell’intellighenzia italiana. Quindi molto volentieri. Con Mastandrea nessun problema, ma nessun problema con nessuno. Sono convinto che ci sono tante cose belle a cui pensare però se le persone vogliono concentrarsi su questo ben venga. Poi sai che c’è, per me era un complimento straordinario” 

Oltre al nuovo film avete altri progetti in cantiere? 

F.M.: “Il 2 settembre inizio le riprese a Napoli di un film insieme a Claudio Bisio. Sono molto contento e soprattutto mia mamma: stranamente ora lei sta sempre insieme a me, solo quando c’è Bisio e improvvisamente mi dice: puoi uscire dalla stanza? No, mamma. E poi stasera devo andare a un matrimonio” 

P.R.: “Io un remake di Tom e Jerry con Sophia Loren: io faccio il gatto e lei la topa”


Pubblicato su TvZap.

sabato 26 luglio 2014

Braccialetti Rossi: “La forza dell’amicizia dà coraggio”

I protagonisti della fiction “Braccialetti Rossi”, dopo aver visitato il reparto pediatrico dell’ospedale di Salerno, hanno incontrato il pubblico del Giffoni Film Festival, che li ha accolti come grandi divi, e hanno anticipato grandi novità per la seconda stagione 




Ricevere più applausi del divo Richard Gere era difficile ma i ragazzi protagonisti di “Braccialetti Rossi” sono riusciti nell’impresa: accolti come delle star, i giovani attori sono stati sorpresi da tanto successo, ma hanno mantenuto i piedi per terra: prima di incontrare il pubblico del Giffoni Film Festival il gruppo è infatti andato a trovare i pazienti del reparto pediatrico dell’ospedale di Salerno: “Stamattina siamo andati tutti insieme al reparto pediatrico dell’ospedale di Salerno, alcuni ragazzi erano molto gravi ma sono stati felici di vederci: è stata un’emozione fortissima” ha detto Aurora Ruffini interprete di Cris, che ha continuato: “Abbiamo ricevuto tantissimi messaggi da ragazzi di qualsiasi età, da bambini di 7 anni a donne e uomini di 30, ma voglio ricordarne uno in particolare: un ragazzo malato ci ha ringraziato perché con l’aiuto della serie a scuola per la prima volta è stato visto come normale, si è sentito accettato, ci ha ringraziato di questa normalità che gli avevamo regalato”. 

Non solo messaggi di ringraziamenti: Mirko Trovato, interprete di Davide, ha raccontato un curioso aneddoto: “Un giorno mi è arrivato a casa con il corriere un mobiletto strano: un uomo di 60 anni mi aveva regalato un grande uovo di Pasqua!”. Il riscontro con il pubblico è stato molto forte, la storia di questi ragazzi malati che si incontrano in ospedale e diventano amici ha commosso ogni tipo di spettatore e i ragazzi sono contenti del loro lavoro: “Molte persone che vivono la malattia ogni giorno hanno trovato la forza di lottare e andare avanti grazie alla fiction: hanno visto in noi qualcosa che li ha spinti a trovare uno stimolo. La cosa bella è che li abbiamo raccontati come dei ragazzi normali: che si innamorano, che diventano amici. Sono malati ma sono ragazzi come tutti gli altri” ha detto Brando Pacitto, interprete di Vale. 

Non solo i protagonisti sono fieri del risultato finale: anche Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction, ha lodato “Braccialetti Rossi”: “La cosa che mi ha colpito è che una volta visto si ha la sensazione che sia un prodotto necessario: è una cosa importante, gli adolescenti e i ragazzi di oggi potranno portarsi nel loro percorso di crescita una storia importante come questa. All’estero ci hanno fatto i complimenti ma ci guardavano anche con scetticismo perché pensavano fosse un prodotto difficile. Inoltre per la prima volta su Rai1 si porta un gruppo di ragazzi sconosciuti e che interpretano dei malati. Il pubblico più giovane è quello che ha accolto con più calore il progetto e questa è una cosa bellissima”. 

Per i fan della serie ci sono inoltre buone notizie: ci sarà sia una seconda che una terza stagione, entrambe composte da quattro episodi ciascuna. Le riprese della seconda stagione partiranno ad agosto e gli autori ci tengono a puntare tutto sulla sceneggiatura, che sarà poi tradotta in immagini sempre dal regista Giacomo Campiotti. Abbiamo incontrato dunque i protagonisti di “Braccialetti Rossi”, che ci hanno dato una notizia che farà molto piacere ai fan della serie e in particolare del personaggio di Davide. 


Qui al Giffoni siete stati accolti con grande calore: vi aspettavate questo successo? Siete stati applauditi più di Richard Gere. 

Carmine Bruschini: “No, ma siamo sempre molto emozionati”. 

Aurora Ruffini: “Non ce lo aspettavamo, soprattutto dopo così tanto tempo dalla fine della fiction: vedere così tanti ragazzi ora che siamo a luglio e la fiction è finita a marzo e trovarli ancora così entusiasti è fantastico”. 

Nella fiction siete un gruppo molto unito: anche sul set è stato così? Siete diventati amici? 

Mirko Trovato: “Assolutamente si!” 

Brando Pacitto: “No in realtà ci odiamo!” 

C.B.: “Abbiamo fatto un grande lavoro e sul set c’era un bel clima” 

Stamattina siete andati al reparto pediatrico dell’ospedale di Salerno: sentite la responsabilità dell’importanza che ha avuto il progetto? 

B.P.: “Questo è stato l’aspetto più bello: le persone che vivono nella realtà la malattia hanno reagito in modo positivo a Braccialetti Rossi, sono stati coinvolti e a loro volta ci hanno coinvolto nella loro esperienza” 

Luigi Piscicelli: “Il bello è che adesso si sentono forse valorizzati e rappresentati” 

A.R.: “Una cosa che mi fa sorridere è che ora ricevo delle foto di persone che subiscono un’operazione e mi mandano la loro foto scrivendomi “adesso ho un braccialetto rosso anche io! Evviva i braccialetti rossi!”. Abbiamo dato loro un pensiero positivo” 

Per la seconda stagione potete anticiparci qualcosa? 

B.P.: “Davide ci sarà!” 

M.T.: “Sì ci sarò! Scrivetelo anche sui muri: Davide vive!”


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venerdì 25 luglio 2014

Richard Gere: “Netflix e HBO salveranno il cinema”

L’attore, ricevendo il premio Truffaut al Giffoni Film Festival, ha parlato del suo rapporto con Hollywood, dell’importanza di raggiungere un livello più profondo di coscienza e di come la tv oggi abbia maggiore peso del cinema 




Jeans, camicia candida come la chioma e numerosi bracciali al polso lo splendido 65enne Richard Gere, accompagnato dal figlio Homer, è arrivato al Giffoni Film Festival per ritirare il Premio Truffaut, felice di aver avuto la possibilità di tornare in Italia, paese che ama: “Sono felice e onorato di essere qui – ha detto Gere – Colgo ogni occasione per venire in Italia: qui ho tanti amici e anche mio figlio, che è qui con me oggi, adora venire in questo paese. Amiamo la costiera Amalfitana e siamo contenti di essere per la prima volta al Giffoni”. 

Il divo americano ha sfatato il mito di Hollywood come di un luogo orribile con queste parole: “Ogni volta che vengo in Europa noto come tutti abbiano l’idea di Hollywood come se fosse questo mostro vorace. In realtà è solo un posto dove si fanno i film: non ha niente di particolare. Ognuno, anche chi lavora nel cinema, ha i suoi demoni e non hanno a che fare con Hollywood”, ha avuto un pensiero per tutti i ragazzi accorsi per vederlo: “Sono commosso da questi ragazzi che hanno avuto tanta motivazione nel venire qui e che si sono impegnati nello scrivere e nel proporre idee: credo che siano straordinari. Qui si incontrano tutti insieme a prescindere dalla loro provenienza e vengono a condividere un’esperienza comune: questo è quello che bisogna portare con sé anche quanto il Giffoni sarà finito. Questa è una delle esperienze che amo: che non si esaurisce nel momento ma che lascia qualcosa e li rende cittadini del mondo”. 

Visto il suo impegno umanitario, scontato chiedergli la sua opinione sul conflitto israelo-palestinese, domanda cui l’attore, buddista da anni, ha risposto in maniera filosofica: “Un maestro zen giapponese, molti anni fa, mi disse che lui non prendeva una decisione fino a che non riusciva ad abbassare il ritmo dei suoi respiri a 7 al minuto: con questo voleva dire che l’essere umano tende a reagire in maniera emotiva e impulsiva alle cose. Le prime reazioni che si hanno appartengono alla superficie: non riflettono, non vanno a fondo della coscienza. Non bisogna rimanere in superficie: bisogna arrivare al fondo della nostra coscienza per capire che noi siamo un tutt’uno e quindi la reazione violenta non ha senso. Ognuno di noi non dovrebbe reagire a un livello superficiale, ma trovare un’umanità e una connessione con l’altro che ci permetta di trovare un punto di contatto. Io non mi fido di quei leader che agiscono in questo modo impulsivo: bisogna trovare un modo di agire più profondo e spirituale. Sono ottimista riguardo al genere umano: noi siamo creature di gentilezza, che reagiscono positivamente all’amore e alla cura: se partissimo da qui credo che il 99% dei problemi si risolverebbe. Essere gentili, in maniera profonda, è il punto di partenza”. 

Oltre alle sue lotte per l’ambiente e per la pace, Gere si impegna anche nel suo lavoro, ne è esempio il suo ultimo film, “Time Out of Mind, diretto da Oren Moverman, progetto sui senza tetto cui tiene molto: “Il film aprirà il Toronto Film Festival, forse sarà anche al Festival di Roma e lì potrò parlarne con più calma. La sceneggiatura originale è stata scritta 25 anni fa: possono essere cambiati dei dettagli da allora, ma i problemi di queste persone sono sempre gli stessi. Quando ho avuto lo script 8 anni fa ho cominciato a riflettere su come affrontare e rappresentare questo mondo: ho avuto contatti con un’associazione di New York che si occupa dei senza tetto. New York è l’unica città al mondo in cui a queste persone deve essere fornito un letto per dormire la notte. Quindi in questo film abbiamo voluto rappresentare questo processo e la burocrazia che ne consegue. È stato un viaggio interiore per riuscire ad avere una connessione con questo mondo e con il personaggio. È stato riscritto e girato da Oren Movermen che è un regista eccezionale”. 

Secondo Gere però storie di questo tipo sono sempre più difficili da portare al cinema, l’impegno infatti ormai si trova più nella televisione: “Questo è un grande momento di transizione per l’industria cinematografica: all’inizio della mia carriera ho fatto film impegnati che erano prodotti dai grandi studios. Oggi gli studios non fanno più quel tipo di film, che sono invece prodotti in modo indipendente, come il mio film sui senza tetto, preferiscono invece produrre pellicole piene di effetti speciali e violenza con poca originalità. Invece le serie tv possiedono un budget, degli sceneggiatori e una libertà che al cinema oggi manca. La televisione ormai è di livello altissimo e riesce a realizzare storie impegnate forse molto più del cinema. Magari in futuro saranno proprio i vari HBO e Netflix a fare film di questo tipo. Loro hanno a disposizione dei grandi talenti e un mezzo di distribuzione più capillare e vincente rispetto al cinema”.


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TRUE BLOOD: COMMENTO ALL'EPISODIO 7X05, LOST CAUSE

Ritrovate le donne scomparse, gli abitanti di Bon Temps hanno il tempo per riprendersi e chiarisi ma la tranquillità dura poco. Nel frattempo Eric Northman continua a seguire la strada della vendetta 



Plot 

Dopo aver aiutato Sookie (Anna Paquin) a ritrovare le sue amiche, Eric (Alexander Skarsgard) è deciso a proseguire con la sua vendetta: il punto di partenza è Willa (Amelia Rose Blaire), che accetta di aiutare il suo creatore solo a condizione che la liberi dal loro legame di sangue. Eric acconsente e in cambio Willa gli fornisce informazioni su Sarah Newlin (Anna Camp): la donna ha una sorella vampiro, Amber (Natalie Hall), che vive a Dallas. Eric e Pam (Kristen Bauer van Straten) si recano dunque in Texas dove rintracciano la vampira: Amber odia Sarah e rivela ai due vampiri che la sorella cercherà di contattare i genitori a un convegno di repubblicani proprio quella sera. 

Nel frattempo a Bon Temps è tempo di festeggiare i propri cari perduti: Lafayette (Nelsan Ellis) organizza una festa a casa di Sookie per celebrare Alcide (Joe Manganiello) e Tara (Rutina Wesley). La festa diventa presto una celebrazione della vita e tutti hanno la possibilità di chiarire le proprie faccende in sospeso: Andy (Chris Bauer) perdona Jessica (Deborah Ann Woll) e le chiede aiuto per fare la proposta di matrimonio a Holly (Lauren Bowles). La vampira chiede allora a Sookie di dare a Andy un anello: la ragazza gli regala il gioiello di sua nonna e lo sceriffo può quindi fare la proposta di matrimonio a Holly. Scossa dalla felicità di Andy e Holly, Sookie ha un momento di sconforto e Arlene (Carrie Preston) la consola. Ritrovata un po' di serenità, anche grazie alla tequila, Sookie spinge Arlene nelle braccia di Keith (Riley Smith), il vampiro che le ha salvato la vita. Nel frattempo James (Nathan Parsons) e Lafayette diventano sempre più intimi: Jessica li scopre a fare sesso nella sua macchina ed è sconvolta. Lafayette le fa però notare che a lei non interessa James visto che lo ignora: Jessica riconosce che ha ragione e si getta tra le braccia di Jason (Ryan Kwanten). Violet (Karolina Wydra) scopre il ritorno di fiamma tra Jason e Violet ma per il momento fa finta di nulla. Alla festa arriva poi Lettie Mae (Adina Porter) che pur di avere il sangue di Willa la accoltella: l'atmosfera è rovinata e Nicole (Jurnee Smollett-Bell), ancora sconvolta dal rapimento, sottolinea il fatto che il rapporto tra umani e vampiri non può essere felice. Intanto in Texas Eric e Pam si infiltrano alla convention repubblicana: qui arrivano sia la Yakuza che Sarah. I sicari giapponesi uccidono sia il padre che la madre di Sarah, ma Eric arriva alla donna prima di loro. L'ultima scena ci lascia con un fatto sconvolgente: anche Bill (Stephen Moyer) è malato di epatite V. 


Cosa ci è piaciuto 

Il trio Eric-Pam-Ginger (Tara Buck): così come hanno risollevato le sorti della serie nella scorsa puntata, anche in questa i momenti migliori li forniscono questi tre personaggi. Meravigliosi Eric e Pam che si fingono due ricchi repubblicani del Texas. Commovente il momento tra Sookie e Arlene sul dolore e la perdita e ben vengano le scene erotiche un po' trascurate nell'ultima serie ma che sono sempre state un marchio di fabbrica di “True Blood”. 


Cosa non ci è piaciuto 

I flashback sul passato di Bill: a meno che in futuro non si arrivi da qualche parte con questi accenni al passato del vampiro, per il momento risultano come dei riempitivi che non sembrano avere molto senso nell'economia della storia. 


Il momento shock 

I momenti shock riguardano tutti l'epatite V: scopriamo che Eric è al secondo stadio e che anche Bill è malato. 


La perla di Pam 




What's next 

Ora che Eric ha trovato Sarah può compiere la sua vendetta: ma prima scoprirà come mai la yakuza mandata dalla Yakomono Corporation la ricerca con tanta insistenza? Forse Sarah sa se c'è una cura per l'epatite V? Cosa farà Sookie ora che Alcide è morto e che sia Eric che Bill sono malati? Come reagirà Violet al tradimento di Jason? Ci saranno sviluppi tra Keith e Arlene? 


Voto 3/5


Pubblicato su Movieplayer.

giovedì 24 luglio 2014

Francesco Arca: “Il cinema radical chic che giudica prima di vedere”

L’attore al Giffoni Film Festival ci ha parlato della sua esperienza sul set di Ferzan Ozpetek. In televisione tornerà nella nuova stagione de “Il commissario Rex”, diretto dai Manetti Bros. Nella sua vita anche il progetto ‘parallelo’ del ristorante “perché siamo i precari per eccellenza’ e la sua relazione d’amore, quasi un romanzo a puntate 




Jeans strappati, camicia bianca e occhiali da sole scuri: nella sua divisa da sex symbol Francesco Arca è arrivato al Giffoni Film Festival per ritirare il premio Explosive Talent Award. Ex tronista di “Uomini e Donne, protagonista di fiction di successo come “Incantesimo, “Ho sposato uno sbirro” e “Le tre rose di Eva, Arca è ora passato al cinema d’autore grazie a Ferzan Ozpetek, che lo ha voluto nel suo ultimo film “Allacciate le cinture, affresco di amore, morte e malattia al fianco di Kasia Smutniak. Accolto con calore dai ragazzi, l’attore ha rivelato la sua emozione nel trovarsi di fronte a una platea così numerosa e ha cercato di infondere entusiasmo nei più giovani parlando del suo fortunato percorso.


Televisione, fiction, ora il cinema: com’è lavorare in questi ambienti così diversi? Ne preferisci uno in particolare? 

“Ho fatto la fiction, sono passato al cinema, tornato alla fiction e spero di tornare al cinema: non c’è un vero salto. Forse questo stacco si avverte solo in Italia: all’estero un attore può tranquillamente scegliere un progetto televisivo perché gli piace e poi tornare a fare cinema e magari di nuovo in televisione. Ci sono tante differenze, ovviamente, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche: i tempi del cinema non sono assolutamente quelli della televisione, però l’importante è il progetto. Devo essere sincero, negli ultimi anni in Italia stiamo facendo dei lavori di qualità nel campo della fiction. Certo c’è ancora tanta strada da fare per arrivare al livello che si vede in altri paesi, però ci stiamo dando da fare”. 

Quando Ferzan Ozpetek ti ha scelto per il suo film “Allacciate le cinture” c’è stata una polemica a causa del tuo passato televisivo. Credi che il cinema italiano sia un ambiente un po’ snob? 

“Pregiudizi perché sono stato un tronista? Possiamo dirlo: il cinema italiano è un ambiente un po’ “radical chic”: quando Ferzan mi ha scelto ho sentito una forte responsabilità perché sapevo che sarei finito nell’occhio del ciclone. So che ci sono tantissimi bravissimi attori che aspettano anni per fare quello che ho fatto io in quattro anni, quindi sono stato molto fortunato. Ovvio che una volta fatto il tuo lavoro la gente è pronta a esprimere un giudizio: quello che chiedo sempre è di aspettare di vedere il lavoro e poi giudicare. Il giudizio va sempre bene però dopo aver visto il film: mi sono ritrovato a rispondere ad alcuni giornalisti che non lo avevano nemmeno visto , questo è un po’ strano. Io so benissimo qual è il mio percorso: so da dove vengo e so dove voglio arrivare, quindi non ho nessun tipo di timore a parlare di quello che facevo prima, non mi sento debilitato in niente”. 

A proposito di percorsi differenti: hai aperto un ristorante a Roma, com’è questa nuova avventura? 

“Questo è un altro percorso ancora. Il mondo dello spettacolo è un mondo di precariato costante: tranne l’élite di bravissimi attori che lavorano sempre, noi piccoli abbiamo un destino più incerto: si può lavorare e poi magari rimanere fermi cinque mesi, poi tornare a lavorare e magari dopo stare fermi un anno. Io ho avuto due anni in cui non mi sono fermato un attimo e poi sono stato fermo un anno: quindi bisogna sapersi reinventare. Il segreto è impegnarsi quando non c’è niente su cui impegnarsi. Io avevo questa grande voglia di aprirmi un ristorante e l’ho fatto: l’ho fatto a Roma con due miei amici che fanno gli attori, Primo Reggiani e Matteo Branciamore, e vorremmo aprirne un altro. È una cosa che ti tiene occupato, ti dà tante responsabilità in più, ma ti tiene occupato”. 

Tu hai lavorato con i Manetti Bros in “Il commissario Rex”: com’è lavorare con loro?

“Lavorare con i Manetti Bros è stata un’esperienza all’inizio abbastanza destabilizzante: i Manetti hanno un modus operandi completamente loro, ma una volta che entri in quel meccanismo poi è una passeggiata. È difficile all’inizio perché ti danno molto spazio: mi sono trovato in difficoltà perché non sapevo se stavo facendo bene o no. Gli chiedevo sempre: “Devo fare qualcos’altro? Volete che cambi qualcosa?” e loro si limitavano a dirmi: “Fai te”. Quindi questo “fai te” è diventato una sfida con me stesso e, visto che io sono severissimo nei miei confronti, non mi andava mai bene niente. Spesso pensavo tra me “mannaggia questa scena l’ho fatta male, vorrei rifarla”, ma era complicato perché loro non vogliono lo schermo sul set e quindi non potevo rivedermi. Quindi con loro devi stare concentratissimo: questa è la grossa difficoltà”. 

Puoi dirci qualcosa sulla nuova stagione? 

“Incontrerò i Manetti tra un paio di settimane: prima dobbiamo aspettare la risposta dalla Rai. Se la Rai ci darà il via libera allora incontrerò i Manetti tra due settimane e cominceremo a parlare della nuova stagione. Loro mi hanno già accennato qualcosa e sarà abbastanza esplosiva”. 

Nella tua vita sentimentale c’è stato un ritorno di fiamma dal passato: puoi dirci qualcosa?

“Non è molto strana come cosa. Ho conosciuto questa ragazza dieci anni fa: siamo stati un anno insieme, poi io sono scappato via. Poi ci siamo rivisti dopo tre anni e ci siamo rimessi un altro anno insieme ma il mio cervello ha fatto contatto e sono riandato via. Io ho avuto la mia storia, lei ha avuto la sua, e poi ci siamo ritrovati l’anno scorso e ci siamo fidanzati di nuovo. Ora lei sta con il cronometro in mano perché dice “se tanto mi dà tanto dopo un anno finisce”: ma in realtà l’anno è già passato quindi stiamo andando verso la direzione giusta. Forse ho messo la testa a posto”


Pubblicato su TvZap.

“Vittima degli eventi” vi aspetta ad Halloween

Claudio Di Biagio di “Non Aprite Questo Tubo” e Luca Vecchi di “The Pills” sono arrivati al Giffoni Film Festival per una masterclass: li abbiamo incontrati per scoprire qualcosa in più del loro primo film “Vittima degli eventi”, ispirato al celebre fumetto di Tiziano Sclavi “Dylan Dog”, che forse diventerà una serie tv 




Ne hanno fatta di strada dal loro esordio sul web: Claudio Di Biagio, creatore del canale YouTube “Non aprite questo tubo, e Luca Vecchi, volto e regia del collettivo “The Pills, hanno imparato sul campo cosa vuol dire essere autori e registi e hanno unito le loro esperienze per gettarsi in un progetto folle sulla carta, realizzare il primo film italiano ispirato a Dylan Dog, il fumetto creato da Tiziano Sclavi, intitolato “Vittima degli eventi.

Con incoscienza, come hanno dichiarato in prima persona, e determinazione il duo ha iniziato una raccolta fondi su indiegogo.com, e coinvolto nomi di spicco del cinema italiano, come Milena Vukotich, che interpreta Madame Trelkovski, e Alessandro Haber, nei panni dell’ispettore Bloch. Il risultato è un mediometraggio di 50 minuti, costato 38mila euro, di cui 27mila ottenuti grazie ai donatori, che sarà distribuito online dalla The Jackal e presentato gratuitamente al cinema in diverse città. Ambientato a Roma, il film parla di un’antica leggenda legata a Castel Sant’Angelo, e, secondo l’intenzione dei due autori, potrebbe in futuro diventare una serie tv. 

Da quello che si può vedere dal trailer, Di Biagio alla regia e Vecchi nel doppio ruolo di sceneggiatore e interprete di Groucho (Dylan è invece l’attore Valerio Di Benedetto) hanno fatto un lavoro interessante, tanto da meritarsi i complimenti di Tiziano Sclavi in persona: “All’inizio pensavamo fosse uno scherzo” ha detto Di Biagio durante la masterclass tenuta al Giffoni Film Festival: “Poi la Bonelli ci ha confermato che l’email di complimenti arrivata era stata scritta proprio da Sclavi. Ora la conserviamo: l’abbiamo incorniciata. Un film del genere non poteva farlo nessun altro perché nessun altro poteva essere così incosciente da imbarcarsi in un progetto simile”. 

Abbiamo incontrato gli autori di “Vittima degli eventi” proprio al Giffoni Film Festival, dove ci hanno raccontato qualcosa in più sul loro primo film insieme. 




Questa per voi è una nuova esperienza: come vi siete trovati ad affrontare la regia di un film? E Luca, come ti sei trovato a lavorare per una volta senza i tuoi compagni Luigi e Matteo dei “The Pills”? 

Luca Vecchi: “Questa volta non ho fatto la regia, mi sono cimentato in un’altra mansione, la sceneggiatura, che poi ho messo nelle mani del realizzatore, Claudio Di Biagio, che l’ha messa in scena in un modo anche fin troppo manierista..ha quasi rifatto la Grande Bellezza! Pensate un po’, Dylan Dog nella Grande Bellezza. 

Come ve la siete cavata con il problema dei diritti e con la polemica che si è creata attorno al vostro progetto? 

L.V.: “Il nostro obiettivo era quello di fare un fan movie: Dylan Dog è una realizzazione no profit fatta per il web senza scopo di lucro. Infatti oltre alle due campagne di crowfunding che abbiamo realizzato su internet, ci abbiamo messo i nostri soldi e la nostra manodopera e persone che di solito lavorano con me o con Claudio ci hanno aiutato nel progetto, anche perché un film di genere di 50 minuti non potrà mai costare 27mila euro, in nessun businessplan”. 

Vi è dispiaciuto non avere la benedizione di Roberto Recchioni, sceneggiatore e curatore di testata di Dylan Dog? 

Claudio Di Biagio: “No, no ce l’ha data! Lui giustamente all’inizio era perplesso, ma alla fine ci hanno dato la loro benedizione lui, Tiziano Sclavi e la Bonelli che ovviamente non hanno ufficializzato la cosa ma vedono di buon occhio il progetto, hanno apprezzato la cura e la passione che ci abbiamo messo” 

Luca, con i The Pills sei arrivato in televisione: è cambiato qualcosa grazie a questo passaggio? 

L.V.: “Un momento: durante i mondiali le puntate dei The Pills su Italia 2 sono sparite. Non ho più avuto contatti con la persona incaricata di mandare in onda i nostri video. Gli ho scritto una mail, chissà…” 

Avete più fan ora? Avete attirato un diverso tipo di pubblico? 

L.V.: “Non è cambiato nulla. Ci odiano tendenzialmente tutti. Ci dicono spesso: “Regà ormai siete mainstream…cioè ve siete venduti e avete fatto i sordi!”, ma guarda: ho le tasche bucate, certe volte mi metto il cellulare in tasca e me lo ritrovo nelle scarpe”. 

Parliamo di barba: alcuni hanno detto che Alessandro Haber, che interpreta l’ispettore Bloch nel vostro film, avrebbe dovuto tagliarsi la barba per rimanere fedele al personaggio del fumetto. 

C.D.B.: “Ci sembrava molto più vero così, molto più bello, io lo adoro. Spero che la gente critichi cose come queste, così vuol dire che il resto del lavoro è stato fatto bene”. 

Dove potremo vedere il film? 

C.D.B.: “Il film uscirà più o meno a fine ottobre, stiamo cercando di farlo coincidere con Halloween: faremo delle prime in diverse città, faremo diverse proiezioni, dei flashmob, e poi ovviamente sarà anche online su YouTube e probabilmente anche su Vimeo”.


Pubblicato su TvZap.

martedì 22 luglio 2014

Giffoni, Lea Michele: ‘Il finale di Glee sarà davvero speciale’

La star di Glee, ospite al Giffoni Film Festival, ci ha parlato del finale della serie che l’ha resa celebre e delle passioni che l’hanno ispirata fin da bambina 




Sorriso smagliante, capelli raccolti in una coda e abitino nero: Lea Michele è arrivata al Giffoni Film Festival con un look che ricorda quello di Audrey Hepburn nel film “Colazione da Tiffany”, idolo di Rachel Berry, la protagonista della serie tv “Glee”, ruolo che ha reso l’attrice celebre in tutto il mondo. 

Autrice di un romanzo, “Brunette Ambition”, sulla sua scalata al successo, ormai cantante a tutti gli effetti grazie all’album “Louder”, suo primo disco da cantautrice, futura protagonista a Broadway del musical “Wicked”, regina dei social network su cui i fedelissimi fan la seguono a milioni, Lea Michele vive un momento d’oro e al festival di Giffoni è stata letteralmente travolta dai fan che si emozionano al solo suono della sua voce. 

Vista la sua giovane età, le chiediamo se nell’adolescenza ha idolatrato qualcuno in questo modo: “Il mio idolo è Barbra Streisand: la ammiro così tanto! Non credo che sarei qui se non fosse esistita: lei ha spianato la strada per tutte le donne uniche e differenti. Funny Girl è uno dei miei film preferiti se non il mio preferito – ha rivelato l’attrice, che ha confessato di essere stata fan a sua volta -. Per quanto riguarda me io scriverei delle lettere alle persone che ammiro. Molte di loro sono cantanti: amo Alanis Morissette e Barbra Streisand, ma io non sono come il mio personaggio televisivo: sono timida e penso che mi limiterei a guardarle da lontano dando di matto per conto mio. Quando ho incontrato Barbra Streisand per la prima volta però sono riuscita a trattenermi e poi sono scoppiata a piangere da sola in maniera isterica”

La musica ha dunque un ruolo fondamentale nella vita di Lea Michele ed è naturale che diventasse la protagonista di una serie come “Glee” dove, insieme al resto del cast, ha interpretato circa 649 canzoni: “Non posso credere che siano così tante quelle che abbiamo cantato… ormai devo essere vecchia!- ha commentato l’attrice, che si è trovata in difficoltà nello scegliere la sua preferita – “Don’t stop believin’, Don’t rain on my parade, Madonna…è difficile, è come scegliere da uno dei tuoi figli… Imagine…”. Nessun dubbio invece sulla scelta delle star con cui vorrebbe duettare: “Mi piacerebbe cantare con Beyoncé e Adele”.

Non solo musica: l’attrice ha rivelato di avere visto fino alla nausea dei film in particolare, fondamentali per la sua crescita: “Non passava giorno che non guardassi Il Mago di Oz, credevo di essere Dorothy: cantavo le canzoni e avevo le scarpette rosse. Poi West Side Story: mia madre me lo faceva sempre ascoltare a casa. Questi film prima di tutto. Crescendo sentivo che pochissime attrici mi somigliavano: sono italiana e sefardita, era difficile durante la crescita. Mia mamma allora mi faceva vedere questi vecchi film con Natalie Wood e Judy Garland perché le sentivo più affini: quindi sono cresciuta guardando il loro film e cantando le loro canzoni”. 

La voglia di diventare una showgirl è nata dunque presto in Lea, che ha lottato con tutta se stessa per realizzare il suo sogno: “Mi sono sempre sentita diversa: a scuola le altre ragazze mi sembravano sempre molto lontane. Io ho sempre voluto essere una performer e non c’erano molte persone che capivano le mie passioni. Per arrivare a fare quello che amo però non ho mai cambiato niente di me stessa, ci tengo a restare fedele a quello che sono”. 

Uno spirito che rispecchia quello di Rachel Berry, il suo personaggio in “Glee”, che si avvia verso la conclusione del suo percorso con la sesta stagione, prevista per il prossimo anno, che sarà l’ultima: “È riuscita a realizzare quasi tutti i suoi sogni: si esibisce a Broadway, ha avuto un grande amore… Quello che mi auguro per il suo futuro è di essere felice e continuare a cantare ed esibirsi perché so che questo è quello che ama più di ogni cosa. Per quanto riguarda l’ultima stagione non posso dire cosa succederà, ma sarà davvero speciale: il finale sarà esattamente come me l’ero immaginato e credo che tutti ne saranno orgogliosi. Ma per il momento non riesco ancora a credere che arriverà un giorno in cui non la interpreterò più: sarà davvero dura e triste, ma fino a ora è stato un vero piacere essere lei”.

Finito “Glee”, gli impegni per la Michele non cesseranno: “Sto lavorando al mio secondo libro, che uscirà a inizio 2105, e sto anche lavorando al secondo disco: farò un tour promozionale la prossima estate, quando avrò più tempo dopo la fine di Glee” ha rivelato l’attrice, che in futuro vorrebbe anche cimentarsi con ruoli diversi: “Prima di fare “Glee” ho recitato in uno show, “Spring Awakening”, che era più cupo. Ora che finirà “Glee” sono pronta per mettermi alla prova con qualcosa di più oscuro. Amo la commedia, quindi mi fa sempre piacere affrontarla, ma come attrice so che devo mettermi alla prova e allenare i miei muscoli anche con qualcos’altro. Ci sono delle nuove sfide che affronterò di cui però per ora non posso parlare”. 

Infine, ha confessato di essersi sentita commossa dell’affetto dimostrato dai ragazzi presenti a Giffoni e ha ricordato le sue origini italiane: “Mio nonno materno è di Napoli, di cognome fa Mariano, mentre mio nonno paterno è di Roma, e si chiama Porcelli, entrambi emigrati in America. La mia famiglia ancora rispetta alcune tradizioni, per esempio la domenica mangiamo tutti insieme, e io sono orgogliosa di queste origini: quando vengo qui c’è un calore così grande. I miei cugini si chiamano tutti Salvatore, Lorenzo, Antonio… Quella in cui lavoro è un’industria molto difficile in cui vivere: credo che se non avessi alle spalle la famiglia che ho, non avrei la stessa forza. Nel lavoro mi impegno al massimo ma quando torno a casa non sono un personaggio, sono Lea e questo grazie a loro, che continuano a vedermi come “la loro Lea”. In questo modo vado a lavoro felice perché voglio renderli orgogliosi e allo stesso tempo rimango con i piedi per terra”.


Pubblicato su TvZap.
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