Per Gale Anne Hurd, produttrice esecutiva della serie in onda su Fox, ospite del Roma Fiction Fest, il successo planetario della serie è stata “un’enorme sorpresa”: merito dei fan, appassionati ma anche critici
L’ottava edizione del Roma Fiction Fest, con la nuova direzione artistica di Carlo Freccero, porta sul pink carpet gli zombie di The Walking Dead, serie horror del network AMC creata dal regista Frank Darabont a partire dall’omonimo fumetto di Robert Kirkman, Tony Moore e Charlie Adlard, che in Italia viene trasmessa in contemporanea con la programmazione americana su Fox, canale 112 di Sky.
A introdurre la maratona di The Walking Dead, composta dagli episodi scelti dai fan, è la produttrice esecutiva Gale Anne Hurd (che in passato ha lavorato a pellicole di culto come i primi due Terminator e la saga di Alien), coinvolta nel progetto fin dalle sue origini. Abbiamo incontrato la Hurd a Roma, dove presenterà anche, in anteprima mondiale, il documentario The Walking Dead – Most Dedicated Fans, lungometraggio dedicato ai fan della serie. La Hurd ci ha parlato dello stile unico di The Walking Dead, delle novità che bisogna aspettarsi dalla nuova stagione e della cosa più strana accaduta sul set in questi quattro anni di orrore e adrenalina.
Vi aspettavate tutto questo successo a livello mondiale? Perché secondo lei gli zombie affascinano così tanto le persone?
Quando ho parlato per la prima volta con Frank Darabont di realizzare una serie sul fumetto The Walking Dead, abbiamo avuto l’impressione che avremmo realizzato una serie destinata principalmente agli amanti del fumetto e dei film di genere. Quindi questo successo a livello globale per noi è stato un’enorme sorpresa. Credo che gli zombie siano affascinanti perché rappresentano la nostra paura della morte e del fatto di non sapere cosa succeda dopo di essa: lo zombie in questo senso rappresenta la peggior prospettiva possibile. Tornare come queste creature senza intelletto che uccidono persino i loro cari è una paura fortemente simbolica, anche se razionalmente sappiamo che non è possibile. Nella serie parliamo di vita e morte, per questo il pubblico si identifica. E poi gli zombie sono così divertenti.
Al Roma Fiction Fest è stato presentato in anteprima mondiale il documentario The Walking Dead – Most Dedicated Fans che parla dei fan della serie: quanto è importante il rapporto con loro?
I fan sono la ragione per cui facciamo la serie: abbiamo un ottimo rapporto con loro. In ogni parte del mondo sono sempre così calorosi e i nostri attori adorano poter interagire con loro. Abbiamo lanciato su Twitter l’hashtag #TWDFamily perché siamo diventati una vera famiglia, che comprende sia chi si trova dietro e davanti alla telecamera, sia chi guarda la serie. Sono i nostri più grandi sostenitori ma anche i critici più severi: se pensano che facciamo qualcosa di sbagliato ce lo dicono subito.
Il look della serie è particolare, le immagini sembrano quasi vintage e l’uso di colonna sonora è ridotto al minimo: come mai avete scelto questo tipo di stile?
Fin dall’inizio abbiamo deciso di distinguerci dal punto di vista dello stile: non volevamo usare troppi artifici ed effetti speciali. Giriamo su pellicola 16mm e usiamo pochissima musica perché non vogliamo che distragga il pubblico dai personaggi. Credo che in ogni episodio da un’ora ci siano al massimo 10 minuti di musica. Lo stesso vale per gli effetti speciali: lavoriamo pochissimo in post produzione perché vogliamo che tutto sembri reale.
Ci può raccontare la cosa più folle che è successa sul set in questi anni?
Alla fine della seconda stagione c’è una scena girata in una fattoria che brucia: non sono effetti speciali, sta bruciando tutto veramente. Paradossalmente era una serata molto fredda, la temperatura era sotto lo zero e siccome gli attori che interpretano gli zombie non indossano molti vestiti hanno cominciato a scaldarsi con le fiamme, nonostante fosse pericoloso. Alla fine abbiamo dovuto letteralmente strappare gli attori dalle fiamme.
Lei è anche una produttrice cinematografica: pensa che oggi la televisione sia in grado di creare storie e personaggi più appassionanti di quanto non faccia il grande schermo?
Ho cominciato con il cinema: ho prodotto i primi due Terminator e gli Alien, pellicole di cui vado molto fiera, ma oggi credo che il raccontare storie sia molto più interessante in televisione. Inoltre nello stesso tempo in cui realizzo un film da due ore posso fare invece 16 ore di televisione: in questo modo si può approfondire molto di più i personaggi e creare un modo enormemente più vasto rispetto a quello contenuto in un solo film.
Che cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova stagione di The Walking Dead?
Nella prossima stagione i personaggi si troveranno nella peggiore situazione mai affrontata: molti di loro sono tenuti prigionieri in un treno da individui che non hanno le migliori intenzioni, ma Rick Grimes ha fatto capire che Gareth e Terminus si sono messi contro le persone sbagliate e, se dovessi scommettere, direi che ha ragione. Questa stagione spinge i nostri protagonisti al limite: ci saranno nuove situazioni pericolose e terrificanti e tutto sarà incentrato su come i personaggi riusciranno a uscirne. Una delle cose fondamentali della serie è inoltre il fatto che, nonostante tutto, c’è sempre un filo di speranza: in questa stagione la speranza è affidata al dr. Eugene, che forse potrà sviluppare una cura una volta arrivato a Washington D.C. Ci sarà anche spazio per l’amore, grazie ai personaggi di Maggie e Glenn e Bob e Sasha.
Pubblicato su TvZap.
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