Abbiamo incontrato l’attore al Roma Fiction Fest dove ha sfilato sul pink carpet nel duplice ruolo di padrino della manifestazione e protagonista della miniserie “Ragion di stato”, in onda su Rai1 in autunno
Elegante e sorridente, fasciato in un completo grigio con cravatta blu, Luca Argentero ha solcato il pink carpet del Roma Fiction Fest per presentare “Ragion di stato“, miniserie diretta da Marco Pontecorvo in cui interpreta Rosso, un agente dei Servizi Segreti italiani, in missione in Afghanistan. Accanto ad Argentero hanno sfilato l’attrice turca Saadet Aksoy e la romana Anna Foglietta, in attesa del terzo figlio e fasciata in un vestito multicolore dallo spacco vertiginoso. Coprodotta da Rai Fiction e da Cattleya, la miniserie è stata girata tra l’Italia e la Turchia e andrà in onda su Rai1 questo autunno.
Non solo fiction però: l’attore torinese è anche il “padrino” del Roma Fiction Fest, invitato a ricoprire questo ruolo da Carlo Freccero in persona, nuovo direttore artistico della manifestazione. In veste di padrone di casa, Argentero ha dunque trovato anche il tempo di scherzare sul pink carpet insieme a Goran Visnijc, attore croato ex camicie bianco di “E.R.” (era il dottor Kovac) e protagonista di “Extant”, nuova serie di fantascienza della CBS prodotta da Steven Spielberg e con protagonista Halle Berry, presentata al festival in anteprima per l’Italia.
Com’è stato interpretare un agente segreto?
È stata un’esperienza molto particolare: quando interpreti un qualcosa di cui hai al massimo letto sul giornale non hai molti punti di contatto con quel mondo. Quindi è stato un viaggio interessante, anche dal punto di vista geografico, siamo stati in una zona sicuramente meno calda dei luoghi reali dove sono accaduti gli eventi raccontati nella fiction, ma dove comunque i segni della Primavera araba sono ancora presenti: a Tunisi ci sono ancora il filo spinato e i militari con i fucili in mano. Una realtà ancora molto grave: e noi raccontiamo chi di questa realtà ha fatto il proprio lavoro e missione e ha scelto di servire la bandiera, un sentimento sempre più raro, difeso da questi uomini con grande coraggio, spesso senza nemmeno potersene prendere il merito perché non possono raccontare quello che fanno.
Un ruolo impegnativo anche dal punto di vista fisico.
Come si è preparato?
Ho dovuto fare un po’ di preparazione fisica ma soprattutto mi hanno insegnato come maneggiare le armi, cosa che per fortuna di solito non frequento. Abbiamo inoltre fatto varie prove di interazione fra gli attori prima di arrivare sul set perché il cast è composto da interpreti di diverse nazionalità: la nostra protagonista è un’attrice turca, avevamo diversi interpreti di lingua araba e francese, altri parlavano inglese, quindi c’è stato bisogno di allinearsi e fare prove leggendo il copione insieme per poter poi risparmiare tempo sul set.
Il Roma Fiction Fest quest’anno ha scelto un uomo, un ‘padrino’ per rappresentare la manifestazione. Che effetto fa essere stato scelto?
È un grande piacere, soprattutto perché questo invito è stato motivato da Carlo Freccero, anche se sono rimasto stupito perché non pensavo che rinunciasse alla presenza di una bella donna. Con Carlo abbiamo in comune il fatto che siamo appassionati della nuova generazione di giovani storyteller e sceneggiatori che nascono sul web e si fanno così le ossa: forse un giorno saranno i nostri nuovi registi. È bello avere un occhio attento su tutto quello che c’è nel mondo ma anche avere molto a cuore quello che sta nascendo da noi. Con Carlo siamo molto allineati su questo tema e quindi ho risposto con molto piacere.
TvZap assegnerà, nell’ambito del Roma Fiction Fest, il premio Social Score alla serie tv straniera più amata dal pubblico: tu quale faresti vincere?
Se c’è anche Breaking Bad sfondi una porta aperta: quando è finita l’ultima puntata ho sentito un senso di mancanza e di vuoto. Avrei voluto sapere cosa Walt e Jesse avrebbero fatto il giorno dopo: sono dei progetti che veramente ti incatenano alla storia e ti fanno affezionare profondamente ai personaggi. A prova di ciò posso dire che ho convinto anche i miei genitori a guardarlo: dopo la diffidenza iniziale riguardo all’argomento trattato, alla fine si sono appassionati anche loro: questo a dimostrazione che chi riesce a convincere proprio tutti ha trovato un modo di raccontare che è perfetto.
Sempre su TvZap c’è la rubrica “Le parole sono importanti” e questa settimana abbiamo in prima pagina una tua frase in cui dici: “Non sono come Favino che ha fatto dieci anni di teatro, sono come un fungo spuntato dopo una notte di pioggia”: ce la spieghi meglio?
Racconto la domanda altrimenti non ha senso la risposta: mi chiedevano che ruolo ha avuto l’aspetto fisico nella mia carriera. Io ho detto che non avrei fatto il 99% delle cose che ho fatto se non fosse stato per quello: non avendo avuto una preparazione accademica come il mio illustrissimo amico Pierfrancesco, che è arrivato a fare quello che sta facendo e che ha fatto grazie a un lungo percorso accademico di preparazione, io, soprattutto all’inizio, riconosco che la decisione sul prendermi o no era basata fondamentalmente alla popolarità acquisita in tv e al fatto di avere tutto al posto giusto. Era quello il senso della mia frase: sono spuntato dopo una notte di pioggia, così, un po’ dal nulla. Poi uno deve coltivare la sua strada ed eccoci qua, dopo quasi undici anni. Speriamo che non se ne accorgano.
Pubblicato su TvZap.
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