martedì 2 settembre 2014

Paul Wesley: “Sono geloso di Ian Somerhalder: fare il cattivo è più divertente”

Il protagonista di “The Vampire Diaries” alla Mostra del cinema di Venezia con il film “Before I disappear” nella sezione Giornate degli autori. Al Lido ci ha parlato dei suoi gusti in fatto di serie tv, libri e cinema, del sogno di fare il regista e del rapporto con i colleghi della serie vampiresca 




Jeans scuri, maglietta bianca, occhiali da sole, pelle d’alabastro, capelli tirati su con il gel e bottiglia di birra in mano: se non fosse per la bevanda alcolica, Paul Wesley sembrerebbe uscito direttamente dal set di “The Vampire Diaries, serie della TheCW in cui interpreta il vampiro Stefan Salvatore, personaggio che di solito beve liquidi ad alto tasso di emoglobina. L’attore americano è arrivato al Lido di Venezia dove ha presentato il film “Before I disappear, di cui è anche produttore, in cui interpreta Gideon, personaggio diverso dal ruolo televisivo che l’ha reso celebre ma segnato sempre da un rapporto difficile con la donna amata. Presentato nella sezione Giornate degli autori, il film è diretto da Shawn Christensen, amico d’infanzia di Wesley e vincitore nel 2012 del premio Oscar al miglior cortometraggio per “Curfew, opera da cui è tratta proprio la pellicola proiettata a Venezia.

Subito dopo la proiezione del film (resa più vivace dall’allarme anti incendio, scattato inaspettatamente: “Per un momento ho pensato che i tecnici del suono avesseo azzardato una sperimentazione interessante” ha commentato Wesley), ci ha parlato delle sue passioni, del sogno di fare il regista e del rapporto con i colleghi di “The Vampire Diaries”, in particolare con Ian Somerhalder, che nella serie interpreta suo fratello. 


Sei diventato produttore e sei alla mostra di Venezia, come è accaduto? 

“Shawn (il regista N.d.R.) è un mio caro amico, ci conosciamo da quando avevamo 13-14 anni, abbiamo frequentato corsi di recitazione insieme a New York, l’ho sempre ammirato come persona e come musicista. Quando era in tour con la sua band ha cominciato a scrivere delle scene di una storia e me le ha fatte leggere: ho pensato che fossero scritte in maniera splendida e l’ho incoraggiato a trasformarle in una sceneggiatura. Quando l’ha finita l’ho data al mio agente, perché Shawn non sapeva nulla della parte più pratica del cinema: ha trovato un agente e dieci anni dopo ha vinto un Oscar. Siccome siamo amici sono sempre stato coinvolto nei suoi progetti e quindi adesso abbiamo avuto la possibilità di collaborare: mi ha chiesto di produrre il suo film e sono stato felice di farlo, l’ho incastrato nella mia tabella di marcia e mi sono buttato”. 

Oltre a produrre questo film hai diretto alcune puntate di “The Vampire Diaries”: nel tuo futuro vedi anche una carriera da regista e produttore oltre a quella di attore? 

“Sì, continuerò a fare il regista: tra un paio di mesi dirigerò un nuovo episodio di The Vampire Diaries e con Shawn stiamo lavorando a un altro progetto insieme. Amo recitare, ma è solo una parte del puzzle: quando sei parte di una serie tv per sei anni di fila cominci a sentirti un po’ confinato, ovviamente è un’occasione straordinaria, ma in qualche modo mi sento insoddisfatto e quindi voglio collaborare con persone che possano permettermi di migliorare e Shawn è una di queste”. 

Quando giri “The Vampire Diaries” sei costretto a seguire un certo stile, mentre se potessi dirigere un progetto scelto da te quale pensi che sarebbe il tuo sguardo personale? 

“Dipende dalla sceneggiatura: credo che sia meglio cambiare stile a ogni film. Ci sono ovviamente delle eccezioni: Wes Anderson ha uno stile molto preciso e identificabile, tutti i suoi film sono geometrici, ogni cosa è lineare e al suo posto nei suoi film e quello è uno stile identificabile e brillante. Non so se ho uno stile preciso: so che ci sono alcune cose che mi colpiscono di più. Per esempio quando vedo i film di Woody Allen mi accorgo che gira molte scene lunghe con pochi stacchi di montaggio, mentre gli episodi di The Vampire Diaries sono tutti: scena, stacco, bum, azione, musica, bam… le telecamere si muovono in continuazione, non si possono mai fermare: se le telecamere si fermano siamo finiti! Quello è lo stile di The Vampire Diaries. Altri film invece inquadrano per ore due personaggi e basta: ogni storia ha il suo stile giusto. Bisogna quindi prima trovare la storia e poi trovare il giusto modo di raccontarla”. 

È più facile o difficile lavorare con gli amici? 

“Quando ho fatto il regista sul set di The Vampire Diaries mi complimentavo sempre con tutti: dicevo in continuaione “oh mio dio sei fantastico, sei il migliore”… E non ero falso, non stavo mentendo, sentivo che fare complimenti agli attori e metterli a loro agio era il metodo migliore per ottenere quello che volevo. Quando vedevo qualcosa che non mi piaceva ovviamente lo dicevo apertamente ma mai con tono di rimprovero: secondo me è importante far sentire sicuri gli attori, perché stai chiedendo loro di essere vulnerabili. Certo se qualcuno non ha talento non si può creare: è una cosa che ho imparato presto, non si può trasformare una banana in una mela. Devi capire quello che hai a disposizione e usarlo al meglio: per fortuna gli attori con cui ho lavorato erano tutti talentuosi. Devi farli sentire sicuri soprattutto per mettere a nudo le loro emozioni piuttosto che i loro corpi”. 

Se potessi scegliere un ruolo da interpretare o un film da girare quale sceglieresti? 

“Ho sempre pensato che Luci della città di Charlie Chaplin, che parla di una ragazza cieca che si innamora di un tipo strano, fosse una storia bellissima e mi piacerebbe poterne fare una versione moderna prima o poi”. 

Quali sono i tuoi film preferiti? 

“Ho diversi film che mi hanno scosso e influenzato: “Scene da un matrimonio”, di Ingmar Bergman, mi ha lasciato scosso per diversi giorni, poi i primi film di Scorsese come “Quei bravi ragazzi” e forse il regista che più mi affascina è Stanley Kubrick. Amo inoltre i film di Woody Allen: “Io e Annie”, “Manhattan” e “Hannah e le sue sorelle” potrei guardarli all’infinito”. 

Nessun film sui vampiri? 

“No, non fanno per me”. 

E la tv la guardi? Segui delle serie in particolare? 

“Non guardo molta televisione: fino a qualche anno fa non avevo nemmeno la tv via cavo! Poi ho dovuto comprarla per quando venivano gli amici a casa. Mi piace comunque il fatto che ora si siano diffuse le mini-serie: trovo che fare 22-23 episodi a stagione sia esagerato, non ho tempo per vedere serie così lunghe! Mentre riesco a godermi prodotti da 6-8 episodi e devo dire che anche i film per la tv ora sono a un ottimo livello: sull’aereo per Venezia ho visto “The Normal Heart” e mi è piaciuto molto. Ho visto la prima parte di “True Detective” perché volevo scoprire come mai tutti fossero impazziti e ho visto le prime due stagioni di “Breaking Bad” e “Game of Thrones”". 

Cominci ma poi ti fermi sempre… 

“Sì…non so perché. Riconosco che sia coinvolta una quantità enorme di talento in questi progetti ma per qualche motivo non riesco mai a guardare una serie per intero. Sarà che quando torno a casa esausto per il lavoro mettermi in poltrona a guardare la tv non è il mio primo pensiero. Sono però ossessionato dal mio iPad: sono sempre a leggere notizie, a fare download, a sentire musica su iTunes. Non ho tempo per la tv!”. 

Pensi quindi che il cinema e la televisione diventeranno sempre più una sola cosa? 

“Sì assolutamente: siamo solo all’inizio, ma penso che prima o poi si fonderanno”. 

Interpreti sempre ruoli molto intensi che hanno a che fare con la morte, come in “Before I disappear” e “The Vampire Diaries”, è una scelta oppure ti piacerebbe fare anche qualcosa di più leggero come una commedia? 

“Amo le commedie e credo che le persone più tormentate siano le più divertenti: se qualcuno mi offrisse la possibilità mi piacerebbe molto interpretarne una. Ho preso parte a una commedia anni fa, si intitola “Roll bounce”, in cui ero un campione di skateboard e indossavo canotte luccicanti: quando la gente vede questo film dice “ma davvero quello è Stefan di The Vampire Diaries?!”. Non voglio essere confinato solo in un genere: adorerei fare delle commedie”. 

Quindi sei geloso di Ian Somerhalder che in “The Vampire Diaries” è il vampiro divertente?

“Sì! È stato fortunato, ha avuto il ruolo divertente: è sempre più divertente essere il cattivo! È più facile per un attore: è stancante mostrarsi continuamente vulnerabile e mostrare emozioni come invece fa il mio personaggio”.


Pubblicato su TvZap.

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