giovedì 2 ottobre 2008

Paul Newman – The man behind blue eyes

Si sono chiusi per sempre gli occhi più belli che il cinema abbia mai visto.


Paul Newman


Sui suoi occhi leggendari si è detto, scritto, sognato, commentato per decenni.
Di un blu quasi alieno, freddi ma allo stesso tempo ardenti.
Occhi che non si dimenticano.
Occhi che anche dal bianco e nero dello schermo colpiscono dritto al cuore lo spettatore.
Eppure il mito di Hollywood, il bello – anzi bellissimo - per eccellenza, quegli occhi pare non li amasse alla follia.
Per prima cosa gli impedirono di diventare un pilota della marina (era daltonico), in secondo luogo l’attore ebbe spesso la sensazione che la fama dei suoi occhi precedesse quella del suo talento recitativo, tanto da arrivare a dire che sulla sua tomba voleva fosse scritto “Qui riposa un uomo che divenne finalmente qualcuno quando i suoi occhi diventarono castani”.
Ma dietro quel blu da profondità marine inesplorate e a quella faccia da statua greca, c’era una delle personalità più spiccate di Hollywood e un grande talento d’attore.
In una classifica dei migliori attori di sempre il suo nome di solito non compare immediatamente, ma ripercorrendone la filmografia si capisce che è stato protagonista di alcune pellicole che hanno segnato la storia del cinema: “Hud il selvaggio”, “Lo spaccone”, “Butch Cassidy”, “La stangata” e molti altri. Re del botteghino negli anni ’60 e volto scelto da molti grandi registi - da Hitchcock ai Coen, passando per Scorsese e Lumet – Newman era in grado di passare in un attimo da un’espressione folle a un broncio cupo per poi illuminare tutto con un sorriso ironico e inconfondibile.


Joan Woodwoard e Paul Newman


Nato il 26 gennaio del 1925 a Shaker Heights, in Ohio, a 25 anni era stato espulso dal college (si dice per aver sbattuto una cassa di birre sull’auto del preside), si era sposato, aveva avuto un figlio e non era stato ammesso nella marina. Decise allora di tentare la carriera d’attore.
Allievo del rinomato Actor’s Studio, il suo debutto sul grande schermo, dopo una gavetta in teatro e televisione, fu nel “Il calice d’argento” del 1954, performance di cui disse: “E’ una schifezza!”.
Nel 1956 arrivò “Lassù qualcuno mi ama”: nel ruolo del pugile Rocky Graziano convinse finalmente pubblico e critica. Era nata una stella. Il resto è storia: in “Una lunga estate calda” incontrò quella che sarà sua moglie (in seconde nozze) per i successivi 50 anni, Joanne Woodward, seguirono “Furia selvaggia”, in cui interpretò Billy The Kid, “La gatta sul tetto che scotta”, in cui recitò insieme alla diva Liz Taylor, “Exodus” di Otto Preminger, “Paris Blues”, “Hud il selvaggio”, ruolo con cui diventò un’icona, “Il sipario strappato” di Hitchcock, “Nick mano fredda”, “Butch Cassidy” e “La stangata”, in cui recitò insieme a Robert Redford formando una delle coppie più affiatate, famose e belle del grande schermo, “L’agente speciale Mackintosh” di Houston, “Il verdetto” di Lumet, “Il colore dei soldi” di Scorsese, per cui ottenne, nel 1986, il premio Oscar (che rifiutò per protesta), “Mr & Mrs Bridge” di Ivory, “Mister Hola Hoop” dei fratelli Coen, fino all’ultimo film “Era mio padre” di Sam Mendes del 2003.

Paul Newman


Oltre al divo glamour e all’attore poliedrico c’era anche il regista di film apprezzati dalla critica per la sensibilità e l’attenzione per i dettagli, film in cui diresse la moglie, tra cui “La prima volta di Jennifer”, “Sfida senza paura” e “Gli effetti dei raggi gamma sui fiori di Matilda” ; l’ uomo con la passione per le auto da corsa, tanto da mettersi in gioco in prima persona come pilota; il padre di sei figli, cinque femmine e l’unico figlio maschio perso per overdose nel 1978; il marito fedele, cosa che suscitò sempre curiosità visto il suo stato di superstar e sex-symbol – chiacchere a cui rispose con la frase: “Perché andare in giro a cercare hamburger quando in casa ho una bella bistecca?” –; l’attivista politico, sostenitore da sempre dei democratici e negli ultimi tempi tra i finanziatori della campagna elettorale di Hillary Clinton e il filantropo, che con i profitti della sua linea di condimenti biologici, la “Newman’s Own”, ha donato circa 200 milioni di dollari in beneficenza per aiutare i bambini bisognosi.

Robert Redford e Paul Newman in "Butch Cassidy and The Sundance Kid"


Malato da qualche anno di cancro ai polmoni, nel luglio di questa estate ha fatto sapere con una conferenza stampa che stava per morire e che preferiva passare gli ultimi giorni con la famiglia, salutando pubblico e colleghi.
L’amico di una vita Robert Redford ha commentato la scomparsa di Newman dicendo che: “Certe amicizie sono troppo profonde per poterne parlare”; lascia un forte senso di amarezza il fatto che il progetto che avrebbe dovuto vedere nuovamente sullo schermo questa coppia leggendaria sia sfumato: Newman e Redford avrebbero dovuto interpretare “A walk in the woods”, dal libro di Bill Byrson, storia di due amici con passato da avventurieri ormai anziani. Un po’ come vedere Butch Cassidy e Sundence Kid da nonni.
A 83 anni, dopo film memorabili, successo, premi, una famiglia grande e affezionata, una delle ultime leggende di Hollywood se n’è andata.
Addio a un mito: lassù sicuramente qualcuno lo ama.
Qua giù in tanti continueranno ad amarlo.

Pubblicato su Meltin' Pot.

1 commento:

  1. uomo e attore indimenticabile, che ha dato tanto sia al cinema che alla gente.

    gran bel post, complimenti.

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