Vita, ossessioni e segreti di J. Edgar Hoover.
Dopo la biografia di Nelson Mandela, Clint Eastwood torna a parlare di un personaggio storico, fondamentale nella storia americana: quel J. Edgar che, per 35 anni, è stato a capo dell'FBI guidandola con pugno di ferro e sopravvivendo a 8 presidenti degli Stati Uniti.
Il film tratta un arco temporale di 50 anni, partendo da un giovanissimo Hoover entrato a far parte a soli 24 anni dell'FBI, che nel corso degli anni diventa la figura chiave dei servizi segreti americani, introducendo tecniche di investigazione innovative basate sul metodo scientifico, una selezione rigidissima di agenti e collaboratori ed intuizioni geniali come l'archiviazione delle impronte digitali.
Al regista dagli occhi di ghiaccio però non interessa il racconto storico, almeno non principalmente, e così i gangster, la lotta per i diritti dei neri, il maccartismo e l'omicidio dei Kennedy passano in secondo piano rispetto alle ossessioni personali e ai conflitti interiori del suo ambiguo protagonista.
Maniaco della precisione, dell'ordine e della puntualità, con il complesso dell'altezza, la passione per i bei vestiti, la fobia dei germi e la mania del controllo Hoover è una figura complessa, ambigua, chiusa in se stessa e difficilmente analizzabile: le sue straordinarie intuizioni e la sua efficienza si scontrano con metodi non sempre ortodossi nell'ottenere le informazioni e con motivazioni che, nel racconto di Eastwood, a volte sembrano nate più da frustrazioni personali che non dall'interesse per il bene del paese.
La figura pubblica di Hoover, visto ora come un paladino della giustizia ora come un uomo che abusa del proprio potere, è rigida ed impenetrabile: nel film Leonardo DiCaprio, che interpreta il protagonista, è ripreso infatti sempre in ambienti chiusi, in quegli uffici che diventano la sua casa e la sua tomba. La figura privata invece, di cui si sa pochissimo, è ritratta come un uomo pieno di insicurezze, schiacciato da una figura materna esigente, una perfetta Judy Dench, e da un padre che è poco più di un'ombra marginale nella sua esistenza. Un privato fatto di piccole manie soffocate, di aspirazioni frustrate, di un senso di grandezza mai del tutto appagato. Ma è soprattutto sulla sua, presunta, omosessualità sempre negata e mortificata che si concentra il racconto: il rapporto di Hoover con il suo fedele braccio destro Clyde Tolson, interpretato da Armie Hammer, è sofferto e commovente, un rapporto impossibile durato oltre 30 anni, che in alcune scene del film regala dei momenti veramente toccanti.
Proprio come il suo protagonista, J. Edgar è un film non facile: condensare in due ore oltre 50 anni di storia americana e di una vita è una vera impresa, che ad Eastwood è parzialmente riuscita.
Il tocco del regista c'è sempre, asciutto e privo di moralismi ingombranti, ma la narrazione a volte fa fatica a procedere, forse per i troppi avvenimenti da raccontare che spesso rendono prolisso il racconto. Il lavoro fatto sul personaggio è però notevole: la parte finale del film, quella della vecchiaia di Hoover, è una commovente analisi di un uomo che, ormai giunto alla fine della propria vita, riflette sul suo vissuto, sugli errori, le occasioni mancate e che rispecchia il percorso umano del regista, che, a più di 80 anni, sembra interrogarsi sempre di più sulla morte.
Straordinario Leonardo DiCaprio, che si evolve insieme al suo personaggio, fornendo un' interpretazione eccellente, nonostante il pesante trucco impostogli.
Bravo anche Hammer, alla sua prova più convincente, la già citata Judy Dench e un po' sacrificata invece Naomi Watts, nel ruolo di Helen Gandy, segretaria storica e fedelissima di Hoover, il cui personaggio non è analizzato a dovere.
E' interessante inoltre notare come Eastwood sia estremamente attento ai talenti che vengono dalla televisione, presenti in grande quantità nel cast: lo stesso Hammer viene da Gossip Girl, così come Ed Westwick, nel ruolo di un agente che raccoglie le memorie di Hoover, da True Blood arrivano invece Denis O'Hare e Stephen Root, nel ruolo di due consulenti della scientifica, da Dexter Geoff Pierson nel ruolo di Palmer e da Burn Notice Jeffrey Donovan, che ha già lavorato con Eastwood in Changeling.
In una piccola scena è commovente inoltre vedere Lea Thompson, alias Lorraine McFly di Ritorno al futuro, qui realmente anziana e non invecchiata dal trucco.
Criminale il doppiaggio italiano che toglie non poca forza alla performance degli attori.
Leonardo DiCaprio
La citazione: "Una società che non impara dal passato non ha futuro".
Hearting/Cuorometro: ♥♥♥
Titolo originale: J. Edgar
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2011
Cast: Leonardo DiCaprio, Armie Hammer, Naomi Watts, Judy Dench
Io purtroppo l'ho visto in italiano, anche perché trovare sale che proiettino in lingua originale è difficile...
RispondiEliminaUna cosa che mi ha colpito è stato non tanto il racconto sull'evoluzione del fbi quanto q (spesso solo riflesso) di alcuni aspetti della storia americana..
ad esempio la questione della protezione degli individui dallo stato, che nell'ottocento rappresentava il primo nemico, l'evoluzione di questo rapporto (stato cittadino) tramite l'espansione di leggi federali oppure con la possibilità per un corpo federale di detenere armi: oggi sembra un paradosso, ma nella scena della retata i federali in quanto tali non potevano detenere armi, ma in quanto cittadini potevano farlo benissimo...
comunque io ormai con clint ho solo pregiudizi, quindi anche stavolta grande clint!