Arriva in America I hate my teenage daughter, nuova cattivissima sitcom della Fox sul rapporto tra madri e figlie che cavalca l'onda del successo degli shows scorretti
“Non ti sai vestire”.
“I tuoi capelli sono orrendi”.
“Se balli sembri una scimmia”.
“Esci in pigiama oggi?!”.
“Sei troppo noiosa per trovarti un uomo”.
Parole pesanti, da veri bulli della scuola. Situazione più volte descritta nei telefilm americani ma questa volta c’è una novità: a essere inediti sono i destinatari degli insulti delle adolescenti crudeli e dispettose. In I hate my teenage daughter le vittime del bullismo sono infatti le mamme: Annie (Jamie Pressley, la Joy di My name is Earl) e Nikki (Katie Finneran) sono due giovani madri che a scuola erano emarginate da ragazze più popolari e che rivivono l’incubo delle superiori grazie alle loro cattivissime figlie, Mackenzie (Aisha Dee) e Sophie (Kristi Lauren), le adolescenti più in vista del liceo.
La nuova sitcom della Fox, al via in America lo scorso 30 novembre, utilizza il rapporto madri-figlie per mettere alla berlina le insicurezze dei genitori di oggi, schiacciati da figli sempre più sicuri di sé, prepotenti, tecnologicizzati e ossessionati dalla bellezza e dalla popolarità. Mackenzie e Sophie sono infatti magre, curatissime e sfrontate, le mamme invece sono in continua lotta con il cibo, insicure, separate dai mariti e troppo dipendenti dalle figlie, a cui concedono ogni cosa: un rapporto decisamente sbilanciato che offre interessanti e gustosi spunti comici, fa capire come sia cambiato il mondo in poche generazioni e mostra come la figura dell’adolescente arrogante, meschino e pronto a tutto pur di emergere sia diventata un’icona da seguire.
Le “mean girls” di I hate my teenage daughter non sono però le sole a fare della scorrettezza il loro punto di forza: a cominciare dai politicamente scorretti per eccellenza, ovvero i Simpson di Matt Groening, passando per i caustici bambini di South Park, fino al brutale dottor House, in tv il ‘cattivo’ fa furore. Basta dare un’occhiata agli show di questi ultimi anni: i ragazzini terribili di Misfits, oltre ai superpoteri, sono dotati di lingue biforcute con cui dicono ogni nefandezza, la numerosa e sgangherata famiglia Gallagher di Shameless, sia nella versione originale inglese che nel remake americano, si macchia delle azioni più vili senza alcuna vergogna, Dexter è ematologo di giorno e serial killer di notte, i dissolutissimi vampiri di True Blood sono campionario di ogni nefandezza, i protagonisti di Romanzo Criminale sono diventati i nuovi miti degli adolescenti, le ricche protagoniste di Gossip Girl fanno del complotto, del sesso usato come arma e dell’abuso di alcol e droghe uno stile di vita, per non parlare dell’inquietante mondo delle casalinghe disperate di Wisteria Lane, dove dietro gli splendenti steccati bianchi succede di tutto.
La scorrettezza è quindi diventata una condizione necessaria per alcuni show, che spesso sono quelli più interessanti e accattivanti: essere cattivi paga perché i personaggi diventano più umani, più veri, più sfaccettati. La scorrettezza, purché non sia fine a se stessa, permette inoltre di riflettere su argomenti spesso ritenuti tabù, donando alla televisione una virtù eccezionale che spesso manca al cinema: la libertà di esprimere con forza un’opinione.
Pubblicato su TvZap.
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