martedì 12 febbraio 2008

Percorso di maturità

IL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO.
LETTURA INTERDISCIPLINARE DI “2001: ODISSEA NELLO SPAZIO”.

Tutti gli uomini sono protesi per natura alla conoscenza: ne è un segno evidente la gioia che essi provano per le sensazioni, giacchè queste, anche se si metta da parte l’utilità che ne deriva, sono amate di per sé, e più di tutte le altre è amata quella che si esercita mediante gli occhi. Infatti noi preferiamo, per così dire, la vista a tutte le altre sensazioni, non solo quando miriamo ad uno scopo pratico, ma anche quando non intendiamo compiere alcuna azione. E il motivo sta nel fatto che questa sensazione, più di ogni altra, ci fa acquistare conoscenza e ci presenta con immediatezza una molteplicità di differenze”.

ARISTOTELE







IL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO



Come Aristotele aveva brillantemente intuito, l’ uomo nella vita, nelle esperienze si basa principalmente sul senso della vista: attraverso gli occhi percepiamo immagini semplici o complesse che nel nostro animo diventano emozioni, ricordi, racconti. Il cinema è il senso della vista all’ ennesima potenza: è unione di immagini, musica, linguaggio; per questo, l’ arte cinematografica può essere considerata come una “super-arte” che racchiude tutte le altre. Un film, infatti, è sinolo di arte, letteratura e scienza: la musica e le immagini costituiscono la parte artistica, la storia, il sistema dei personaggi e la sceneggiatura sono le parti letterarie, e le tecniche, i macchinari, la pellicola stessa che costituisce un film sono il contributo scientifico. Mai nessuna arte è stata così complessa e completa come quella cinematografica: perché in essa ciò che era possibile soltanto grazie alla descrizione scritta, in un film diviene materiale, visibile, quasi palpabile, in un’ unione di sensi che produce emozioni e un livello di conoscenza più forte e immediato di quanto qualsiasi altra arte possa dare.



KUBRICK - 2001 : ODISSEA NELLO SPAZIO



Un film che si presta particolarmente a un’ analisi interdisciplinare è “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick.
Il film, uscito nel 1968, è il capostipite del genere “Fantascienza” d’autore ed è un vero e proprio capolavoro: pochi film hanno saputo unire tutte le espressioni artistiche e di pensiero proprie dell’ uomo in un unico prodotto che racconta la storia dell’ uomo stesso.



DATI DEL FILM


Titolo: 2001: A space Odyssey
Regia: Stanley Kubrick
Cast: Keir Dullea (David Bowman), Gary Lockwood (Frank Poole)
Anno: 1968
Durata: 160’

Trama: All’ alba dell’ uomo un misterioso monolite nero compare sulla terra e sembra influenzare i primi uomini – scimmia: uno di loro scopre che un osso può essere usato come arma di difesa e strumento di caccia: è il primo passo verso lo sviluppo tecnologico e scientifico dell’ umanità. L’ osso diventa, in una delle sequenze più belle e famose della storia del cinema, un’ astronave: siamo ora nel 2000 e l’ astronauta David Bowman sta andando verso la base spaziale Clavius, su Giove, dove è stato trovato un monolite nero. Durante il viaggio qualcosa va storto: il computer di bordo HAL 9000 impazzisce e elimina uno per uno i componenti della nave, tranne Bowman che riesce a disattivarlo e a fuggire. David compie così il suo viaggio verso l’infinito: dopo aver attraversato una strana dimensione spazio-temporale arriva in una stanza settecentesca dove invecchia, muore e rinasce all’ ombra del monolite.



Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico e allegorico del film. Io ho cercato di rappresentare un’ esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell’ inconscio”.

S. KUBRICK




LETTURA INTERDISCIPLINARE DEL FILM




Il film, come è proprio del genere della “Science Fiction”, è basato sul tema del viaggio che in questa particolare pellicola è sia un viaggio fisico, sia interiore.
Il viaggio qui proposto, infatti, è il tipico “viaggio dell’ eroe” che, cercando di raggiungere una meta/obbiettivo, si confronta con un altrove misterioso: deve affrontare prove, ostacoli, antagonisti e alla fine matura spiritualmente e intellettualmente. Kubrick scelse, quindi, di adottare il mito per raccontare la sua storia: si ispirò ai grandi poemi greci, in particolare all’ “Odissea” di Omero e al mito degli “Argonauti”, che fin da bambino lo appassionò particolarmente. Il film però, oltre al tema del viaggio, evidenzia il legame che c’ è tra l’ uomo, lo spazio e il tempo e i suoi rapporti con la scienza e la tecnologia. Infatti, per le sue riflessioni filosofiche, per le immagini suggestive e oniriche, il film è stato più volte definito come “capolavoro metafisico”, ed è adattissimo ad essere letto in chiave pluridisciplinare dato che tratta tutti i temi-chiave del Novecento.




1. - 2001 E UNGARETTI: SENTIMENTI E IDEE COMUNI



GIROVAGO

Campo di Mailly maggio 1918

In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare

A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto

E me ne stacco sempre
straniero

Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute
Godere un solo
minuto di vita
iniziale

Cerco un paese
innocente


Ungaretti in questa poesia presenta temi che si ritrovano anche nel film: “Godere un solo/ minuto di vita/ iniziale” (vv. 21-23) è la condizione propria di colui che è sdradicato dalla patria, di chi si sente girovago, appunto, o perché vive in un paese lontano dalla propria casa o perché, come gli astronauti, sono ad anni luce di distanza dalla terra. La solitudine, la lontananza provata sia nello spazio sia nell’animo causano un sentimento di estraneità esistenziale “In nessuna/ parte/ di terra/ mi posso/ accasare” (vv.1-5). Inoltre, nella poesia c’ è anche un ritorno all’ origine, che è, però, un tornare da epoche già vissute, che richiama “l’ eterno ritorno dell’ eguale” di Nietszche “Nascendo/ tornato da epoche troppo/ vissute” (vv. 18-20), e un desiderio di trovare l’ innocenza primitiva, che nel film è simboleggiato dal feto stellare e in questa poesia è espresso negli ultimi due versi “Cerco un paese/ innocente” (vv.24-25). Oltre a questi temi - il sentimento del tempo, il desiderio di un ritorno all’ innocenza, la sensazione di estraneità esistenziale, la figura del nomade e l‘ idea dell’ eterno - anche altre suggestioni, proprie di Ungaretti, sono presenti nel film: l’idea della notte e della morte. In una scena drammatica e simbolica di 2001, uno degli astronauti viene ucciso dal computer ribelle che lo abbandona nello spazio freddo e nero: il corpo senza vita dell’ uomo è inghiottito dall’ immensa oscurità spaziale e scompare a poco a poco.



In Ungaretti, inoltre, c’è un sentirsi in stretto rapporto con l’ universo: sono sue le parole “Sono ubriaco dell’ universo” e in Kubrick anche c’è questo annullarsi e riemergere nell’ oscurità dello spazio, che è scendere nella parte più nascosta del proprio animo per poi tornare con una maggiore consapevolezza.




2. - 2001 E S. AGOSTINO: IL SENTIMENTO DEL TEMPO


Ad un occhio disattento lo scorrere temporale lentissimo e quasi estenuante delle sequenze del film può sembrare noioso, ma in realtà il tempo è dilatato proprio per creare una sorta di non-tempo: tutto sembra fermarsi in un momento, che però si estende in un continuo mutamento sicché passato, presente e futuro sembrano coincidere e il tempo è solo nell’ uomo, oltre non esiste, come dice Agostino nell’ XI libro delle “Confessioni”. Secondo Agostino, nella sua analisi del tempo, non ha senso parlare di un “prima” della creazione divina. Il tempo consta di passato, presente e futuro: il passato è ciò che non è più e dunque non esiste se non nella nostra memoria, il futuro – ciò che non è ancora- esiste solo in noi, come attesa; quanto al presente, esso non è che l’attimo incommensurabilmente piccolo, in cui il futuro diventa passato. Dunque il tempo non ha una sua realtà oggettiva. Eppure lo misuriamo: che cosa misuriamo? Misuriamo il tempo che è in noi perché l’unico tempo che potrebbe dirsi esistente oggettivamente, cioè il presente, non ha estensione. “Il futuro e il passato, dovunque siano, non possono sussistere come futuro e passato, ma come presente” ( cioè come memoria presente del passato e come attesa presente del futuro). Il presente, invece, è intuizione. Dio è eterno presente; noi, realtà mutevoli e passeggere, abbiamo del presente -cioè di Dio- solo una scintilla.
“ Concedi mio Signore, speranza mia, che io cerchi ancora: fa che la mia intenzione non ne resti smarrita. Se passato e futuro esistono, io vorrei sapere dove sono. E se non arrivo a tanto, so almeno che dovunque siano, là non sono futuro o passato, ma presente. Perché se anche là fossero futuro o passato, non ci sarebbero ancora o non ci sarebbero più. Perciò dovunque e comunque siano, non esistono che come presente.” ( Agostino- Confessioni; XI, 18.23).






3. - 2001 E NIETZSCHE: L’ETERNO RITORNO DELL’ EGUALE E IL SUPERUOMO



All’ inizio del film, sulle note di “Così parlò Zarathustra” di Richard Strauss, un misterioso monolite nero appare sulla terra all’ alba dell’ uomo durante una congiunzione Sole-Terra-Luna. Nietzsche è chiamato in causa oltre che nel nome del brano, che ripropone il titolo della sua maggiore opera, anche nei temi filosofici affrontati: “la teoria dell’ eterno ritorno dell’ uguale” e il concetto del “superuomo”. In “Così parlò Zarathustra” Nietzsche dice: “L’ uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo […] La grandezza dell’ uomo è di essere un ponte e non uno scopo: nell’ uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto.”. Kubrick ci presenta l’ uomo proprio in questo modo : in origine una scimmia e poi un uomo che attraverso una tecnologia avanzatissima è riuscito a superarsi e a cambiarsi in un nuovo essere: il feto stellare che si vede alla fine del film è, appunto, il superuomo.




Il feto, però, simboleggia anche il ritorno dell’ uomo: Bowman dopo aver attraversato la dimensione spazio-temporale, approda in una stanza del Settecento, in stile rococò, che rappresenta il ritorno al passato: l’ astronauta qui invecchia, muore e poi rinasce di fronte al monolite nero, che sembra la causa di tutto, ma non si capisce da dove venga e che cosa significhi. Queste immagini simboliche esprimono visivamente ciò che la teoria di Nietzsche afferma: il tempo non ha fine, il divenire non ha scopo. Il tempo, infatti, non è lineare, non procede in modo rettilineo, non va verso un fine trascendente o una finalità immanente: l’ uomo è condizionato dal passato irreversibile e il futuro è un evento incombente sul presente. Kubrick ha espresso tutto ciò tramite simboli, di cui il più difficile da interpretare è proprio il monolite sempre presente ad ogni cambiamento dell’ uomo: forse rappresenta proprio la ciclicità degli eventi umani, destinati a ripetersi all’ infinito.




4. - 2001 E L’ “ULYSSES” DI JOYCE: IL MITO COME LEGAME TRA PASSATO E PRESENTE



Il film di Kubrick e l’ opera di Joyce hanno in comune il fatto di aver usato il mito come cornice e ponte di confronto tra il passato e il presente. Nel film l’astronauta Bowman è un moderno Odisseo che compie un viaggio pieno di pericoli per raggiungere il suo obbiettivo: per l’ eroe omerico la meta era la sua patria, Itaca, per Bowman, non lo sappiamo con certezza, potrebbe essere la nuova dimensione del superuomo. In Joyce, invece, il confronto con il poema omerico mette in evidenza la mancanza di eroismo, di ideali e di sentimenti propria del mondo moderno; inoltre, il mito secondo il “mythical method” permette di unire e ordinare tutti quei frammenti di cui, secondo i modernisti, la realtà è costituita. In entrambe le opere, poi, l’ esempio di Ulisse è ripreso come allegoria, che rappresenta il viaggio di ogni uomo attraverso la vita e la sua ricerca di identità: Bloom, il protagonista dell’ “Ulysses”, è alla ricerca di un figlio ideale, Bowman ricerca la propria identità di uomo dopo che ha capito di essere stato per troppo tempo schiavo della macchina. In più, anche il tema dell’ esilio è presente in entrambe le opere: Bloom è un irlandese ebreo e per questo è un outsider, Bowman abbandonato al suo destino rimane solo e disperso per lo spazio.
Quindi, possiamo dire che sia Kubrick che Joyce hanno cercato di rappresentare un viaggio soprattutto spirituale proprio di tutta l’ umanità: ogni uomo con il suo occhio interiore cerca di affrontare la vita per capire la propria identità.






5. - 2001 E LE ARGONAUTICHE: IL TEMA DEL VIAGGIO




Quando era un bambino Kubrick ricevette in regalo dal padre il libro delle “Argonautiche” e ne restò molto impressionato. Fin da piccolo il regista americano amò molto i miti greci e la cultura della Grecia antica in generale e questo suo amore è evidente soprattutto nel titolo del film: l’ “Odissea” di Omero è chiamata esplicitamente in causa. Ciò che accomuna il capolavoro di Omero all’ opera di Apollonio Rodio è il tema del viaggio che è anche il punto centrale del film di Kubrick: l’ odissea, infatti, c’è, è semplicemente stata spostata nello spazio. In effetti, nel film è mantenuta la struttura tipica del mito: c’è un eroe (l’ astronauta Bowman) che deve affrontare un viaggio pieno di pericoli e insidie e che è ostacolato da un antagonista (in questo caso, il computer impazzito HAL). L’ eroe di Kubrick, però, è molto più vicino a quello di Apollonio che a quello di Omero: Bowman, infatti, non è un personaggio totalmente positivo e forte, ma subisce passivamente la ribellione del computer e soltanto quando vede vicina la morte reagisce energicamente. L’ eroe di Apollonio Rodio, Giasone, allo stesso modo non decide di compiere la sua impresa, ma questa gli viene imposta, proprio come per l’ astronauta, e il suo unico desiderio è quello di tornare in patria, non di ottenere la gloria. Questi eroi sono entrambi fragili perché subiscono gli eventi (il Fato) senza opporvi una forte resistenza: i valori eroici assoluti presenti nei poemi omerici non sono più possibili in periodi di crisi come l’ Ellenismo e il dopoguerra. Un altro punto di contatto è la concezione del tempo: mentre in Omero il tempo era lineare, nelle “Argonautiche” e nel film ci sono diversi piani temporali e mentre Apollonio fa uso dell’ “aition”, Kubrick compie un grande salto temporale quando passa dall’ epoca delle scimmie a quella delle astronavi e in questa prima parte, che è una sorta di prologo, il regista tenta di fornire una spiegazione razionale dell’ evoluzione dell’ uomo - causata, forse, dal monolite - proprio come fa Apollonio nel suo lavoro quando tenta di spiegare razionalmente ogni cosa. Infine, Kubrick tenta di analizzare l’ uomo nel suo percorso evolutivo e nei suoi impulsi e sentimenti più profondi e ce lo presenta come un “deinos”: una creatura stupefacente e terribile allo stesso tempo che grazie alla tecnologia è riuscita a conquistare lo spazio: ricorda molto il primo stasimo dell’ Antigone di Sofocle quando si dice: “Molte sono le cose inquietanti e nessuna/ è più inquietante dell’ uomo” (Antigone vv.332-333) e ancora: “Padrone assoluto dei segreti della tecnica/ può fare il male e il bene” (Antigone vv. 365-367) e Ciment sul film di Kubrick ha detto: “ Questo è quel che esprime 2001: l’uomo oltrepassa lo stadio animale per mezzo della tecnologia, egli conquista lo stadio del superuomo liberandosi da questa tecnologia” (M. Ciment, Kubrick, 1981).






6. - 2001 E LA GUERRA FREDDA: ASTRONAUTI AMERICANI E RUSSI SULLA STESSA ASTRONAVE ?




Il film fu realizzato nel 1968, ma Kubrick impiegò diversi anni prima di poterlo finalmente terminare, e ciò significa che sviluppò l’ idea originale in piena Guerra Fredda. In effetti la Science Fiction nacque negli anni cinquanta e fu influenzata dal fantasma della guerra: sia da quello della Seconda Guerra mondiale sia da quello della Guerra Fredda, in più si aggiunsero i test nucleari e l’intenso spionaggio sia degli U.S.A che dell’ Unione Sovietica: in questo clima di paura sorse il genere della fantascienza basato soprattutto sul mistero e sull’ oscurità, simboli dell’ atmosfera di sospetto tipica di quegli anni. Kubrick allora, che era un pacifista e che non sopportò mai l’ atteggiamento arrogante dell’ America tanto da farsi “adottare” da quella che poi divenne la sua seconda patria, l’Inghilterra, immagina nel suo film che in un futuro non lontanissimo le due superpotenze siano alleate e collaborino nelle imprese spaziali: l’ equipaggio della nave “Discovery” è composto da astronauti russi e americani. Questo è molto interessante, se si pensa che proprio in quegli anni c’era una terribile competizione tra i due paesi proprio per andare nello spazio: nel 1969 “vinsero” gli U.S.A, che mandarono il primo uomo sulla Luna (da notare la grande modernità di Kubrick che aveva realizzato un film su uomini che viaggiano nello spazio prima che ciò accadesse realmente).







7. - 2001 E LA TEORIA DELL’ INFLAZIONE





In una delle sequenze più belle del film, l’ astronauta Bowman, dopo essersi liberato del computer impazzito, cerca di salvarsi dall’ avaria dell’ astronave lanciandosi nello spazio: in “Verso l’infinito e oltre”, questo il nome della sequenza, Kubrick ha cercato di spiegare come è fatto l’universo, possiamo dire, quindi, che ha costruito una sua cosmologia. Infatti, Bowman, dopo aver percorso distanze enormi nello spazio nero e misterioso, entra in una strana dimensione spazio-temporale in cui ogni cosa sembra distorcersi e annullarsi in un tripudio di colori: alla fine l’ astronauta arriva nella stanza settecentesca e lì invecchia, muore e rinasce.
Kubrick ha reso in immagini la così detta “teoria dell’ inflazione” che ipotizza l’ Universo come un enorme frattale in cui coesistono e anzi si formano continuamente diversi universi che si espandono e si evolvono incessantemente. Inoltre, questi universi, che sono immaginati come delle bolle, sarebbero collegati tra loro tramite dei “ponti” spazio-temporali costituiti dai buchi neri.
Secondo un particolare modello di questa teoria, la “teoria dell’ inflazione eterna”, l ’ Universo nel suo complesso è eterno ed è costituito dall’ insieme di tutti questi particolari universi di cui si è parlato prima.
Questa teoria così suggestiva non poteva essere rappresentata meglio da Kubrick che ha reso poetico questo concetto così difficile raffigurandolo come un vortice magico di colori.









8. - 2001 E IL CAMPO ELETTRO-MAGNETICO





Il monolite nero, che costituisce il simbolo-chiave del film, appare tre volte ed è portatore di grandi cambiamenti.
Oltre a portare apparentemente la civiltà, il monolite si presenta ogni volta come il punto d’ origine di un campo magnetico così forte da produrre un rumore assordante: possiamo quindi supporre che il monolite sia una sorta di grosso magnete composto da una sconosciuta sostanza ferromagnetica.
Il monolite, infatti, così liscio e perfetto sembra proprio una grossa calamita attirata ogni volta da qualcosa di imprecisato: prima si manifesta sulla Terra, poi su Giove infine nella diversa dimensione spazio-temporale; sembra, quindi, che esso interagisca con i campi magnetici dei diversi pianeti e che non possa fare a meno di esserne attirato. Oltre ad essere oggetto d’ interesse per il suo significato simbolico, il monolite viene analizzato anche scientificamente nel film: in una scena, infatti, sulla schermata di un computer è rappresentata l’ immagine grafica del campo magnetico composto da innumerevoli linee di campo; in un’altra, per individuare il campo, degli scienziati utilizzano degli strumenti che sono costituiti da magneti di prova .
La scienza e l’ arte in questo film si fondono perfettamente.







9. - I COLORI DI KANDINSKIJ E LA VOCE DEL SUPERUOMO DI STRAUSS





A proposito di 2001 Kubrick dice:” Non ho pensato di dare con questo film un messaggio traducibile in parole. 2001 è un’esperienza di tipo non verbale. Ho cercato di creare un’esperienza visuale che trascendesse le limitazioni del linguaggio e penetrasse direttamente nel subcosciente con la sua carica emotiva e filosofica.” Questi effetti vengono raggiunti dal regista con la creazione di immagini certamente ispirate alla pittura astratta teorizzata e messa in opera da Kandinskij, il quale, nel suo libro “ Sullo spirituale nell’arte”, definisce la “terza dimensione” in pittura come fatto interiore, ossia come profondità dello spazio psichico, come emozione in cui si comprende la vastità dell’universo, come apertura al mondo dell’inconscio. Così il colore viene adoperato dall’artista per il suo valore intrinseco, indipendentemente da ogni imitazione della natura. Kubrick, nell’ultima sequenza “Verso l’infinito ed oltre”, si serve del colore nel susseguirsi parossistico di immagini astratte in movimento per trasportarci in una dimensione atemporale seguendo la lezione di Kandinskij come nella tela “Blu cielo”: “ Quanto più il blu è profondo, tanto più richiama l’uomo verso l’infinito, suscita in lui la nostalgia della purezza e infine del soprasensibile.”
Per 2001 si è parlato di “estetica del muto” poiché su 160 minuti di durata non ve ne sono che 45 di dialogo; il silenzio però è percepito non come mancanza assoluta del sonoro - come nel cinema muto -, ma come assenza di voce umana, come “silenzio”, dunque, anche quando la musica accompagna lo scivolare dell’astronave ( J. Strauss: Il bel Danubio blu). Così la musica ha un ruolo fondamentale sostituendo la verbalità. Particolare significato assume - nella colonna sonora - lo Zarathustra di R. Strauss , che sottolinea con i tre accordi ascendenti , e perciò “eroici” i momenti più importanti del film: il passaggio dalla scimmia all’uomo, dall’uomo al superuomo, in concomitanza con l’apparizione del monolite.






BIBLIOGRAFIA:



D. Dalla Mura, E. Peloso – Il linguaggio cinematografico. Ed. Il Capitello
L. Aimeri, G. Frasca – Manuale dei generi cinematografici. Ed. Utet
G. Canova – Cinema. Ed. Garzanti
P. Mereghetti – Dizionario dei film 2002. Ed. Baldini & Castoldi
L., L., M. Morandini – Dizionario dei film 2002. Ed. Zanichelli
E. Ghezzi – Stanley Kubrick. Ed. Il Castoro
G. Ungaretti – Vita d’ un uomo. Tutte le poesie. Ed. Mondadori
S. Agostino – Confessioni. Ed. Garzanti
A. Lesky – Storia della letteratura greca III. Ed. Il Saggiatore
M. Ciani – Antigone: Sofocle, Anouilh, Brecht. Ed. Marsilio
D. Massaro – La comunicazione filosofica III. Ed. Paravia
M. Manzoni, F. Occhipinti – Le storie e la storia III. Ed. Einaudi
J. Joyce – Ulisse – Ed. Mondadori
A. Gimigliano, G. Gonnella – Astrogeo. Ed. La Scuola
U. Amaldi – Corso di fisica II. Ed. Zanichelli
P. Tordella – Kandinskij. Ed. Elemond Arte
A.A.V.V. – Enciclopedia della Musica. Ed. Garzanti




3 commenti:

  1. Beh, che dire... E' stupefacente!"2001: Odissea nello spazio" è un film meraviglioso, e a Nietzesche e Ulisse c'ero arrivato anch'io, ma tutto il resto... Adesso sono in ospedale per lavorare alla tesi, ma appena torno a casa vado a leggere tutto il tuo splendido post dalla prima all'ultima riga.
    Complimenti!
    PS. Una volta ho scritto un minisaggio su una serie animata, "Neon Genesis Evangelion", in cui facevo un confronto su alcuni aspetti dell'anime con alcuni di "2001". Se ti va, potrei mandartelo, così mi dici, da vera esperta, se quello che ho scritto io c'entra qualcosa o ho soltanto travisato...

    RispondiElimina
  2. Certo manda pure!
    Fino a qualche anno fa anche io ero una superappassionata di fumetti giapponesi, Dragon Ball, Ranma 1/2, Lady Oscar, Rayheart, Marmalade Boy, Sailor Moon....poi ho smesso di comprarli. Cmq Evangelion anche se non l'ho mai letto, l'ho visto qualche volta in tv e deve essere veramente bello, anche se non ci ho capito molto vedendo una puntata qua e là. Sono curiosa di leggere il tuo lavoro.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...