giovedì 21 febbraio 2008

Into The Wild

"Non amo di meno gli uomini, ma la natura di più".


Sean Penn mi ha stupito.
Che fosse un ottimo attore lo ha dimostrato in molte occasioni, ma, con la fama di dongiovanni, con la passione per l’alcool e le droghe che ha, non pensavo potesse essere una persona così sensibile e attenta ai dettagli.
Mi sbagliavo.
Con “Into The Wild”, Penn ci ha regalato non un film ma un delicato acquerello, una brezza leggera, una melodia delicata e armoniosa.
La storia è tratta dall’omonimo libro di Jon Krakauer e narra le vicende di Chistopher McCandless, figlio di ricchi borghesi, che, esasperato dalla falsità e dalla mancanza di affetto della sua famiglia, decide di abbandonare tutto e tutti e di partire alla scoperta delle terre più selvagge d’America.
Moderno San Francesco con un pizzico del Sal kerouachiano, Chris si spoglia di tutti i suoi beni materiali, brucia la carta d’identità e ne assume una nuova: si fa chiamare Alex Supertramp, “estremista e viaggiatore esteta”.
Il suo viaggio lo porta a vedere luoghi bellissimi, fino alla tanto sognata Alaska, ma alla fine, nonostante la natura selvaggia in cui Chris si immerge sia davvero splendida, ad affascinare è l’umanità che il ragazzo incontra lungo il suo cammino: un’umanità composta da personaggi assai diversi tra loro, ma con un particolare messaggio da donare, un pensiero, un’emozione unica e irripetibile che solo gli esseri umani nella loro straordinaria complessità sanno dare.
Incontriamo così gli hippies altruisti e vagabondi, tra cui spicca l’intensa Jan Burrens interpretata dalla fuoriclasse Catherine Keener, che sembrano senza pensieri ma che in realtà nascondono drammi personali, la giovane Tracy (Kirsten Stewart) che si innamora di Chris, i danesi allegri e senza pudore, il rude ma buono Wayne Westerberg (Vince Vaoughn), che tra una bevuta e l’altra regala delle vere e proprie perle di saggezza, e il commovente ex-militare Ron Franz, magistralmente impersonato da un Hal Holbrook da Oscar (infatti è nominato), che addirittura vorrebbe adottare il giovane girovago.
Man mano che il viaggio di Chris procede scopriamo che il suo percorso è contemporaneamente un fuggire dai suoi genitori (i premi Oscar William Hurt e Marcia Gay Harden) e un cercare di raggiungere un qualcosa che in realtà non è in un luogo, ma dentro se stesso.
Il racconto è spezzettato in vari piani temporali e suddiviso in capitoli, con flashback che ci raccontano qualcosa dell’infanzia tormentata di Chris. Scopriamo così che in fondo è solo un giovane alla ricerca della sua identità, di un personale codice di valori e soprattutto di affetto.
Il tutto è scandito da una natura imponente, che sta a guardare in silenzio, ed è a volte amica e altre volte ostile, ma, a differenza delle persone, non per scelta o per cattiveria.
La chiave del film è tutta qui: la natura esiste di per sé, senza bisogno di affermarsi o di trovare uno scopo, perché lo scopo sembra averlo già intriso nella sua stessa essenza, l’uomo invece ha bisogno di auto-affermarsi, di capire che cosa vuole e di essere felice e soprattutto di condividere la propria felicità con altri esseri umani.
Chris alla fine capirà tutto questo, ma sarà troppo tardi.


Hal Holbrook e Emile Hirsch

Penn ha creato un’opera dalla bellezza selvaggia, un viaggio metafisico, dilatando il tempo fino a renderlo quasi immobile, un vero percorso di iniziazione con in più una critica alla frenesia e alla mancanza di rispetto per il prossimo della società moderna, una società che ha perso di vista il fatto che il successo personale, senza altre persone con cui condividerlo, è inutile e senza significato.
Tutto il cast è veramente eccezionale e una nota di merito va al giovane Emile Hirsch: appena ventiduenne, ha saputo dare a Chris tutte le sfumature che il personaggio richiede, mantenendo allo stesso tempo un’aria da eterno bambino e un’espressione dura, malinconica e molto matura. E’ nata una stella!
Note assolutamente straordinarie sono quelle composte da Eddie Vedder, cantante dei Pearl Jam, che ha scritto la colonna sonora del film: un capolavoro.
L’unica critica è che forse sarebbe stato meglio non utilizzare una voce narrante (quella della sorella di Chris) e le scritte tratte dal diario del ragazzo, ma far parlare soltanto le immagini e la musica per un impatto emotivo ancora più forte.
Un film assolutamente da vedere, che ha colto il bisogno delle nuove generazioni di tornare ad avere ideali in cui credere e per cui impegnarsi e di recuperare lo spirito di fiducia e di solidarietà verso il prossimo che era proprio della fine degli anni sessanta.

La citazione: "Io non capisco perchè la gente è così cattiva con il prossimo così spesso!"


Voto: ♥♥♥♥

5 commenti:

  1. Non è il suo esordio alla regia, comunque il film è stupendo.. Ho pianto.. Addio.

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  2. Hai ragione!!!
    Ho controllato su Imdb, escludendo i video musicali, è il suo quinto film!
    Mi era proprio sfuggita questa cosa.
    Grazie per avermi corretto!

    E cmq anche io ho inumidito gli occhietti! :-)

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  3. "society, you're a crazy breed
    hope you're not lonely without me..."

    un film davvero straordinario. Peccato sia stato snobbato agli oscar.

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  4. la carriera è solo un'invenzione del ventesimo secolo..

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