mercoledì 4 agosto 2010

House 2.0

Ovvero la dimostrazione di come tutti gli show degli ultimi anni debbano qualcosa a LOST.



Nel 2004 gli schermi americani erano pieni zeppi di shows sui medici. A dirla tutta, in realtà i serial sui medici sono sempre stati ben presenti sul piccolo schermo, basti pensare a Dr. Kildare, General Hospital, Quincy, Chicago Hope fino al nostrano Un medico in famiglia. Le serie tv sui camici bianchi infatti appartengono al santissimo ed intoccabile trittico medici-poliziotti-avvocati di cui la tv, soprattutto americana, è piena. Dicevamo quindi che nel 2004 il panorama televisivo era saturo di serie mediche: E.R. su tutti, forse la serie di maggior successo sull'argomento fino a quel momento, Scrubs, che prendeva in giro i toni drammatici di E.R. e poi il cult, un po' più di nicchia, Nip/Tuck (Grey's Anatomy è del 2005 ma comunque rientra in questo filone). Che si trattasse di prontosoccorso, chirurgia plastica, amori e battute tra colleghi la medicina era lo spunto per mostrare vari tipi di persone e di situazioni della vita di tutti i giorni (beh magari nel caso di Nip/Tuck non proprio di tutti i giorni...).

Poi la svolta: nel 2004 spunta fuori House M.D. E tutto è cambiato. In Italia è partito in sordina, all'inizio non se lo filava nessuno, poi il boom: un successo clamoroso nella nostra affusolata penisola, di come non se ne vedevano da anni. Già perché il protagonista della serie, il dottor Gregory House (Gregorio Casa per gli amici), ha spiazzato tutti. Cinico, bastardo, geniale, infantile, irriverente, brutale, disperato ma sotto sotto con una sensibilità acutissima è molto probabilmente il personaggio più fico ed affascinante che abbia mai solcato il piccolo schermo. Con lui la medicina (per la prima volta trattata con rigore e vera e propria protagonista della storia) è più vera del vero: grazie ai suoi casi eccezionali ci si appassiona e ci si può quasi fare una cultura. Ma la cosa veramente particolare sono i temi trattati e il modo in cui vengono raccontati: come una sorta di Sherlock Holmes della medicina, House non visita il paziente, indaga su di lui. Su di lui e su tutto ciò che capiti nel suo campo visivo. Il dono principale di House infatti è notare le cose, associarle e capirle. Il fatto che sia un medico rende possibile applicare le sue riflessioni alle persone e quindi raccontare storie.


Già perché in House non si parla solo di pneumotorace, rush e brucellosi: ma della vita. I temi però non sono banali, ma di altissimo livello: libero arbitrio, scienza e fede, spensierata banalità del quotidiano contro tormentati eccessi, intelligenza che porta ad essere infelici e beata ignoranza che invece protegge. Il tutto trattato con situazioni, dinamiche e dialoghi complessi, colti, raffinati. In effetti House non è un prodotto adatto al grandissimo pubblico, è un'opera impegnativa e complessa, forse un po' elitaria. Nonostante questo, ha un grandissimo successo. Segno che è il personaggio a creare un'empatia talmente forte da arrivare a tutti.

E qui sta l'arcano: come fa un uomo che è geniale, colto, che sa di esserlo e tratta gli altri come imbecilli, che dice sempre la verità anche a costo di essere brutale, che intellettualizza qualsiasi cosa, anche i sentimenti, che si mantiene distante dagli altri senza riuscire a costruire un rapporto veramente intimo con nessuno, ma che però ha bisogno di loro, che anche fisicamente rimane distante da tutto e tutti a causa della gamba claudicante, insomma un personaggio così fuori dagli schemi e anti-eroe in tutto e per tutto (e soprattutto lontanissimo dalla figura rassicurante di Capitan America che tanto piace agli americani), come fa a piacere al grande pubblico? Nella vita normale un uomo del genere sarebbe bollato come un lurido bastardo misantropo, invece sullo schermo (potendone approfondire la storia, le motivazioni e i pensieri) ci si identifica intensamente con lui. Oppure lo si odia. Ma se lo odiate, non credo che siate andati oltre la visione delle prime puntate.


Comunque tra alti e bassi, vicodin e diagnosi, siamo arrivati alla fine della 6 stagione.
E la cosa interessante è il totale cambiamento di rotta che ha preso la serie.
Nelle prime tre stagioni infatti si è parlato principalmente di casi e di House. Sullo sfondo c'erano gli altri personaggi: gli assistenti di House, Foreman, Cameron e Chase, il migliore amico del dottore, l'oncologo Wilson, e il direttore sanitario dell'ospedale, Lisa Cuddy. Le prime tre stagioni sono state affascinanti, rigorose, ci hanno introdotto per bene il personaggio e hanno insistito sul suo lato geniale. Il problema era che ogni episodio era un caso a sé e la storia generale era abbozzata o poco più, rischiando di rendere lo show ripetitivo.
Invece con lo scoccare della 4 serie (e incredibilmente in pieno sciopero degli sceneggiatori!) il telefilm ha avuto una svolta impressionante: dal punto di vista della storia è diventato molto più dinamico, grazie a una story-line ben definita e portata avanti puntata per puntata, ha introdotto nuovi personaggi, e, soprattutto, ha sperimentato molto di più. Non più la solita routine ospedale e divano di House, ma prologhi sempre più diversi (basti pensare a quello di ambientazione medievale o quello con visioni dello spazio nella stagione 6) e tecniche narrative innovative: come l'episodio ripreso tutto attraverso telecamere televisive, o quello visto attraverso la web-cam per visitare una paziente residente al Polo Sud (una fantastica Mira Sorvino) o la puntata thriller in cui un paziente sequestra House e getta il panico nell'ospedale minacciando tutti con una pistola (e che a Grey's Anatomy hanno copiato pari pari per il finale della 6 stagione). Fino allo splendido finale, raccontato come un trip allucinato nei meandri della memoria che rimanda tanto a Memento.


Una stagione secondo me bellissima e che ha segnato la svolta dello show. Show che oltre al lato cerebrale ha aggiunto quello artistico e soprattutto il cuore. Già perché se grazie alla quarta stagione la qualità del racconto è migliorata tantissimo (basti pensare all'episodio Locked in ripreso tutto dalla prospettiva del paziente che si rifà al film Lo scafandro e la farfalla), è stata introdotta anche un'altra componente essenziale: l'approfondimento dei personaggi. Oltre ad House, abbiamo scoperto che anche gli altri hanno vite interessanti e cose da dire: nella 6 stagione infatti il dottore passa in secondo piano in più episodi e possiamo scoprire che il genio ha bisogno anche degli altri, così come una buona storia. Con questa abilissima, e inaspettata, mossa lo show ha cambiato nettamente il suo stile, trasformandosi e riuscendo a reinventarsi. Un colpo di coda intelligente ed efficace. Ed essenziale: dopo LOST infatti (lo so sono fissata, ma è tutto vero!) gli altri show sono entrati in crisi. La routine episodio auto-conclusivo/colpo di scena finale a fine stagione è superata e non funziona più. Inoltre il grandissimo approfondimento fatto sui personaggi praticamente assente prima di LOST è diventato un requisito imprescindibile: non si può più abbozzare un personaggio, ormai vogliamo entrare nella sua mente, nei suoi ricordi, nelle sue emozioni. Essendo il team di sceneggiatori dello show molto attento nei confronti dei titoli concorrenti (nella sesta stagione vengono citati il Jack Bauer di 24, la Sookie di True Blood e c'è una situazione alla Fringe), House e soci hanno imparato la lezione e sono riusciti egregiamente nell'impresa rendendo memorabili alcuni personaggi (il grandissimo Wilson su tutti) che in precedenza, all'ombra dello strabordante protagonista, non esprimevano la loro totale potenzialità. A dimostrazione che nelle grandi storie, come nella vita, non basta solo il cuore o il cervello: ci vuole un cuore gestito con cervello.


3 commenti:

  1. Avevo abbandonato la serie alla terza stagione proprio per la ripetitività del format:
    1)apertura con la presentazione del malato e suo ricovero in ospedale..
    2)situazione critica del paziente
    3) prima diagnosi sbagliata
    4)in extremis ci sono due possibilità... una salverà il paziente e l'altra potrebbe ucciderlo
    5)lieto fine
    6)accenni di altre storie potenzialmente interessanti ma mai drammatiche nel corso del telefilm
    insomma... dopo 3 stagioni mi ero un po' rotta...
    questa tua disamina però mi sa che spingerà a recuperare il tutto....!

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  2. Incredibilmente (per me) ho visto alcune puntate di questa serie tv e confesso che mi hanno affascinato non poco. Peccato di non avere avuto il tempo di seguirlo.

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  3. @Cinefilante: eh ti capisco. Anche per me è stato così. Poi spinta da amici e fratello ho ripreso dalla quarta e sono rimasta davvero sorpresa: hanno veramente dato una svolta a tutto. Secondo me merita, se hai tempo te la consiglio!

    @Luciano: e Gregory House è un personaggio troppo fico! Non può non affascinare.
    ^^

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