mercoledì 12 marzo 2008

Onora il padre e la madre

Quanto è importante la famiglia?




Quest’anno i registi sembrano essersi messi d’accordo: hanno tutti deciso di demolire la famiglia.
A cominciare dai fratelli omicidi di “Sogni e delitti” di Woody Allen, passando per lo Sweeney Todd di Burton e “Il petroliere” di Anderson fino a “Onora il padre e la madre” dell’ottuagenario Lumet.
I cattivi la fanno da padroni in questa stagione cinematografica.
A dir la verità cattivi è riduttivo, è più appropriato dire diabolici, mefistofelici, discendenza diretta del Faust di Goethe.
Uomini malvagi al punto da sacrificare il bene più caro che ognuno ha: la famiglia.
Vista da sempre come nido in cui rifugiarsi, come fonte d’affetto incondizionato e di legame indissolubile, ora sembra essere un peso, anzi no, un insopportabile e soffocante fardello di cui liberarsi e, cosa ancora più tremenda, per cui provare un profondo odio carico di rancore.

Philip Seymour Hoffman e Hethan Howke

I fratelli Andy (Philip Seymour Hoffman) e Hank (Ethan Hawke) non potrebbero essere più diversi: il primo non è certo attraente, ma lavorando sodo ha saputo conquistarsi una buona posizione sociale e ha sposato una donna bellissima, Gina (Marisa Tomei), il secondo invece, molto più bello, manca totalmente di forza di volontà, ha divorziato dalla moglie e non riesce a pagare gli alimenti per la sua adorata figlioletta. Una cosa però li unisce: il disperato bisogno di soldi.
Hank ha debiti su debiti che non sa come pagare, Andy, dipendente dalla droga, per pagare il suo costoso vizio ha sottratto denaro dalle casse della sua società e deve immediatamente porvi rimedio.
Per risolvere la situazione Andy architetta un piano: rapinare una gioielleria a conduzione familiare coperta da assicurazione e situata in provincia. Il gioco è facilissimo: i fratelli conoscono gli orari di lavoro e le abitudini dei proprietari, come disattivare l’allarme e aprire la cassaforte. Infatti la gioielleria in questione è quella dei loro genitori.
Inizialmente contrario, Hank alla fine si fa convincere da Andy: è tutto così facile e per giunta l’assicurazione rimborserà mamma e papà.
Hank allora, con l’aiuto di un complice, rapina la gioielleria.
Ma la tragedia è in agguato: nel giro di pochi minuti sia il complice che la madre di Hank rimangono uccisi. I fratelli cercheranno di mantenere la calma, ma il rimorso sarà difficile da contenere, soprattutto di fronte all’immenso dolore del padre Charles (Albert Finney).

Albert Finney

Sarà l’inizio di una spirale di inaudita violenza, in cui ogni personaggio si mostrerà per quello che è veramente. E la verità sarà terribile.
Sidney Lumet, all’età di ottantaquattro anni, ha realizzato un film inquietante e bellissimo: il racconto, spezzettato in tanti segmenti alternati in senso non cronologico, che raccontano la storia dal punto di vista dei vari personaggi, è un sincopato avvicendarsi di delitti terribili e mostruosi visto che la vittima è la famiglia. Per i soldi un figlio vende sua madre, è pronto a uccidere il fratello, a sacrificare la moglie, a mentire al padre.
Anche qui il futuro è nerissimo: le persone pensano soltanto al denaro, che però non è fonte di felicità e orgoglio, ma acuisce il senso di estraneità e alienazione che ognuno di noi sente, chi più chi meno, amplificando i difetti che il singolo ha. Così Hank l’inetto diventa un criminale meschino e piagnucolone, che si porta a letto la cognata, Gina, moglie annoiata e delusa da un marito che non la appaga mai sessualmente, non si fa scrupolo di abbandonare il consorte mentre sta perdendo tutto, Charles è ossessionato dalla vendetta e Andy, arrivista drogato e subdolo, capace di architettare un piano ai danni dei genitori e di sfruttare il fratello per metterlo in atto, che ha sposato una donna bella e appariscente per nascondere la sua omosessualità, è il malefico privo di sentimenti umani, spinto solo dall’avidità e dal desiderio di manovrare gli altri, che, non amando nessuno, non prova pietà per nessuno e che si fa qualche scrupolo solo quando deve proteggere se stesso.

Marisa Tomei

Grande prova per tutto il cast: bravo Hawke che sveste i panni del bello arrogante e dà vita a un personaggio fragile e ingenuo, ottimo Finney che sa passare dal dolore all’ossessione fino all’odio più profondo, brava la Tomei, che è anche in ottima forma fisica, e strepitoso Hoffman: uno dei più grandi interpreti del cinema mondiale, luciferino e freddo, rabbioso, anaffettivo, vero cuore e anima nera del film, recita uno dei più bei monologhi che si siano visti da anni. Andy, seduto nell’appartamento del gay che gli dà l’eroina, fa un discorso su come la vita non corrisponda ad una logica e lineare equazione matematica, ma di come sia scomposta in varie parti, vari aspetti, segmenti che riuniti insieme non fanno di lui un io intero. Da applausi.
La regia di Lumet è perfetta: spesso in soggettiva, frammentata, con i vari livelli temporali mescolati, anticipati e ripresentati, che rispecchiano il concetto espresso dal personaggio di Andy.
Non c’è possibilità di redenzione, non c’è perdono, non c’è speranza.
Uno dei film più belli dell’anno.
Da vedere assolutamente.

La citazione:
"E' come se tutti questi segmenti della mia vita non facessero un me intero".

Voto:

Uscita italiana: 14 marzo 2008

10 commenti:

  1. "the problem is in fact
    money money...." Battiato, il vuoto...

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  2. Si è vero, i soldi.
    Ma credo che l'analisi qui sia ancora più sottile.
    Il denaro è visto come l'unico mezzo per raggiungere serenità: ma la sua ricerca, il suo possesso non rendono più felici le persone.
    Credo che non siamo mai stati così infelici, soli e alienati (ed è questa la cosa più preoccupante)come in questi ultimi vent'anni.

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  3. ovviamente.... eh va be'..danni collaterali della tesaurizzazione...quando capiremo che i soldi sono un mezzo per noi stessi e non un fine di noi stessi..magari vivremo meglio....

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  4. Certo che te sei proprio forte...Ma sei sicuro di avere solo 20 anni???
    Magari sei Buddah reincarnato!
    Posso farti una domanda personale?
    Ma per caso sei di Fiuggi?
    Perchè lì c'è il Bar del castagno...
    Ma forse non c'entra nulla! :-)
    Grazie per i tuoi commenti, mi fanno sempre tanto piacere!

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  5. In effetti a maggio ne faccio 21.... grazie del complimento... no... abito a milano per studiare ma sono campano...Bar Del Castagno è un bar presente in un libro che mi piace molto... 1984(Se hai visto il film è quello della scena finale).... P.S. Ti posso chiedere una cosa io? fai recensioni su richiesta? hai mai visto il settimo sigillo?

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  6. Ma certo!!!
    1984!!!!!!!!!!
    Che scema....
    Non ci avevo pensato.
    Scusa se ho fatto questo accostamento poco ehm..."alto"! :-)

    Certo che ho visto il Settimo sigillo: ce l'ho anche in dvd!
    Bergman insieme a Kubrick e a Malick è il mio autore preferito (e poi ci sono anche Luhrmann e Burton).

    Vuoi che faccio la recensione di questo film?
    Potrebbe essere un'idea: la sezione "classici"!

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  7. however...
    spiderwick è uno di quei film che vedo aggratis alle anteprime perchè ho il blog piu' fico del tuo gne gne gne.
    ischerzo!
    Comunque "prima che il diavolo sappia che sei morto" lo vedro' pure domani o dopodomani!

    ah, se ti va, emmessennami valeriolundini@hotmail.com

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  8. Abbello guarda che io alle anteprime stampa ci vado eccome!
    Solo che siccome siamo una redazione mica posso andare a vedere tutti i film!
    Ci sono anche gli altri redattori.
    Onora il padre e la madre infatti l'ho visto in anteprima.
    Ma perchè anche tu vai alle anteprime stampa?
    Ma scrivi da qualche parte?
    O semplicemente te lo sei scaricato?
    Adesso ti aggiungo.
    Sono quella col nome strano!

    :-)

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  9. Un altro film che dovrò vedere.....
    Comunque l'idea di scrivere anche di film classici non è male! :-)

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  10. Me lo guardo adesso....poi ti faccio sapere....
    buonanotte!

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