I Rolling Stones devono avere più di una semplice simpatia per il diavolo.
Hanno sicuramente stretto un patto con Satana: non si spiega altrimenti la loro incredibile longevità artistica e di performers dal vivo.
Basta assistere ad una loro esibizione per rendersene conto: Mick Jagger, all’età di sessantacinque anni, sul palco è un demonio scatenato, uno spiritello dirompente ed energico, che esegue passi di danza a ritmo frenetico, donando al pubblico adrenalina pura.
Che dire poi del mefistofelico Keith Richards: il sorriso più ambiguo e irresistibile della storia del rock! Un chitarrista leggendario, un pirata della musica, tanto da diventare un’icona citata anche nel film “Pirati dei Caraibi” con protagonista Johnny Depp (che gli ha interamente copiato il look).
Per celebrare questa band, che ha fatto la storia del rock, è stato chiamato in causa un regista del calibro di Martin Scorsese, che di musica se ne intende e che ha realizzato numerosi film e documentari su personaggi del mondo delle sette note: “No Direction Home: Bob Dylan”, “Feel like going home” sulla storia del blues, “L’ultimo valzer” e l’indimenticabile “New York, New York”. Dal canto suo, Scorsese ha voluto con sé una troupe veramente d’eccezione: il direttore della fotografia Robert Ridcharson, due volte premio Oscar, che ha guidato una vera e propria squadra di direttori della fotografia di fama mondiale tra cui i premi Oscar John Toll e Andrew Lesnie e i candidati all’Academy Award Stuart Dryburgh, Robert Elswith e Ellen Kuras. Per il montaggio è stato scelto David Tedeschi, che con Scorsese aveva già lavorato al documentario su Bob Dylan.
La pellicola è divisa in due parti: un’introduzione racconta di come Scorsese abbia letteralmente inseguito la band durante il tour negli States, abbia definito i dettagli per le riprese ed elemosinato la scaletta definitiva del concerto che fino alla fine non arriva mai.
Irresistibile questa prima parte in cui il regista ha potuto seguire i Rolling Stones nei camerini: la loro simpatia, la follia, l’energia sono così dirompenti da contagiare Scorsese, che per tutte le riprese non fa che ridere e lo spettatore con lui.
Introdotti così i personaggi, si passa alla seconda parte: il concerto tenutosi al Beacon Theatre di New York nell’autunno del 2006. Prima che lo show abbia inizio, come in una processione, vediamo personaggi importantissimi, tra cui la famiglia Clinton al completo, che va ad omaggiare questa sorta di dei pagani: incredibile come ogni componente della band si presenti a tutti come se nessuno sapesse chi sono!
Finiti i preparativi, giunto tutto il pubblico in sala, si accendono le luci e comincia lo spettacolo: con un’energica “Jumpin’ Jack Flash” il pubblico può subito entrare nello spirito vitale, scanzonato e senza tempo della band. I quattro inglesi, nei loro vestiti luccicanti, ipnotizzano il pubblico, lo esaltano e gli donano un’enorme voglia di vivere e di divertirsi.
Tra camaleontici cambi di abiti Mick Jagger canta con la voce graffiante di sempre, balla come un indemoniato e scherza con gli altri componenti della band: un Keith Richards, che entra in estasi mistica ad ogni assolo di chitarra e che tra un pezzo e l’altro trova il tempo di fumare una sigaretta e gettare il plettro al pubblico, un Charlie Watts, impassibile come sempre ma che all’improvviso fa una smorfia direttamente in camera, e un Ron Wood, che insieme a Richards fa dei duetti di chitarra memorabili. Ad arricchire il concerto contribuiscono tre fantastici guest artists: Jack White dei White Stripes, Buddy Guy e una scatenata Christina Aguilera. In più Scorsese ha intervallato le canzoni con spezzoni di vecchie interviste della band, tra cui una particolarmente significativa: un Jagger poco più che ventenne dice al giornalista che spera di poter continuare a suonare almeno per altri tre o quattro anni.
Le quasi due ore di concerto sono una vera e propria scarica di elettricità: impossibile non canticchiare e muoversi, fino al pezzo conclusivo, l’immortale “I can’t get no satisfaction”.
Se nei primi piani non si vedessero le profonde rughe che segnano i visi di questi arzilli giovanotti ultrasessantenni, nessuno crederebbe che questa band esiste da più di quarant’anni: in un certo senso si potrebbe dire che la loro musica è una fonte meravigliosa in grado di dare l’eterna giovinezza.
In fondo è solo rock and roll: ma che rock and roll ragazzi!
La citazione: "Cool yeah?!"
Voto: ♥♥♥♥
Uscita italiana: 11 aprile 2008
Pubblicata su Meltin' Pot.
che coincidenza....l'altro giorno un professore si interrogava sulla possibilità di mettere in discussione il motto della crescita, nel senso, il pensare che si sta bene solo consumando di più, solo desiderando di più non può costituire la premessa di un inferno?(I can’t get no satisfaction)....alla prossima....
RispondiEliminaindovina un pò qual'è la traduzione di Eyes Wide Shut in italiano?
RispondiEliminaguarda un pò qui....: http://xanadu.splinder.com/post/16396080/Colpo+d%27occhio
Ciao!
bonek
Avevo l'anteprima di questo film ma non so cosa mi impedì d'andarci.
RispondiEliminapoi però mi dissi "vabbè alla fine è un documentario film, e a me un po' stanno sulle palle, di sicuro chi legge il mio blog non lo va a cercare..." invece eccaàllà che una delle mie attuali lettrici piu' assidue se l'è visto e l'ha pure recensito... che smacco!
mo tocca pagà il biglietto, almeno c'è cin cin cinema...
VL