Quanti di voi sanno chi è Lindsay Anderson?
Secondo Malcom McDowell, il leggendario Alex di “Arancia Meccanica”, in pochi lo ricordano e per questo ha voluto omaggiare il suo mentore e grande amico con un film presentato lo scorso anno al Festival di Cannes.
Lindsay Anderson è stato uno dei fondatori del movimento “Free Cinema”, nato alla fine degli anni cinquanta, che collaborava spesso con il circolo degli “Angry Young Men” di John Osborne, Harold Pinter e Doris Lessing. Il loro scopo era contestare l’establishment inglese, il cinema del dopoguerra e puntare l’attenzione sulle classi popolari.
Lindsay nato a Bangalore, figlio di un militare scozzese, fin da molto giovene mostrò la sua natura ribelle e la voglia di esprimersi: nel corso della sua carriera è stato regista di sei film, critico cinematografico, autore e regista teatrale, scrittore ed ha pubblicato un libro su John Ford “About John Ford” ,il suo regista di culto, secondo McDowell “il più bel libro di un regista su un regista”.
McDowell conobbe Lindsay alla fine degli anni sessanta, quando il regista lo scelse come protagonista del film “If…”: un successo in Gran Bretagna, premiato con la Palma d’Oro a Cannes e l’inizio di una grande amicizia.
Nel film-documentario “Never Apologize" Mcdowell racconta vari aneddoti del suo rapporto lavorativo e d’amicizia con il regista e legge alcune parti del diario che Lindsay scrisse dal 1942 al 1992. Sulla scena ci sono solo lui, un leggio con una lampada, un tavolo con sopra la bandiera inglese e sullo sfondo una foto di Lindsay a cinque anni e una dell’attore e del regista insieme.
Detto così potrebbe sembrare un prodotto sterile e noioso, invece la grande presenza scenica di McDowell, la sua voce ipnotica, l’intensità dell’emozione nel ricordare l’amico e i pensieri suggestivi di Lindsay coinvolgono lo spettatore come se fosse a teatro: si ride, ci si commuove, si riflette. A scandire i ricordi di McDowell ci sono foto e spezzoni di film.
Il tutto è aiutato dalla regia dinamica di Mike Kaplan, che ha usato cinque telecamere per dare alla rappresentazione un aspetto meno statico.
Un film, che è in realtà un one-man-show, assolutamente imperdibile per gli appassionati di cinema: McDowell, infatti, racconta il suo primo provino, i retroscena dei film girati con Lindsay, i rapporti con i vari attori con cui ha lavorato - come Bette Davis, Rachel Roberts, Richard Harris, Alan Bates- e tante altre chicche su personaggi come Steven Spielberg, John Ford e persino Lady Diana.
Un racconto su come “art is sometimes a happy accident” (l’arte a volte è un incidente felice).
La citazione: "Art is sometimes a happy accident"
Voto: ♥♥♥
Pubblicato su Meltin' Pot.
Secondo Malcom McDowell, il leggendario Alex di “Arancia Meccanica”, in pochi lo ricordano e per questo ha voluto omaggiare il suo mentore e grande amico con un film presentato lo scorso anno al Festival di Cannes.
Lindsay Anderson è stato uno dei fondatori del movimento “Free Cinema”, nato alla fine degli anni cinquanta, che collaborava spesso con il circolo degli “Angry Young Men” di John Osborne, Harold Pinter e Doris Lessing. Il loro scopo era contestare l’establishment inglese, il cinema del dopoguerra e puntare l’attenzione sulle classi popolari.
Lindsay nato a Bangalore, figlio di un militare scozzese, fin da molto giovene mostrò la sua natura ribelle e la voglia di esprimersi: nel corso della sua carriera è stato regista di sei film, critico cinematografico, autore e regista teatrale, scrittore ed ha pubblicato un libro su John Ford “About John Ford” ,il suo regista di culto, secondo McDowell “il più bel libro di un regista su un regista”.
McDowell conobbe Lindsay alla fine degli anni sessanta, quando il regista lo scelse come protagonista del film “If…”: un successo in Gran Bretagna, premiato con la Palma d’Oro a Cannes e l’inizio di una grande amicizia.
Nel film-documentario “Never Apologize" Mcdowell racconta vari aneddoti del suo rapporto lavorativo e d’amicizia con il regista e legge alcune parti del diario che Lindsay scrisse dal 1942 al 1992. Sulla scena ci sono solo lui, un leggio con una lampada, un tavolo con sopra la bandiera inglese e sullo sfondo una foto di Lindsay a cinque anni e una dell’attore e del regista insieme.
Detto così potrebbe sembrare un prodotto sterile e noioso, invece la grande presenza scenica di McDowell, la sua voce ipnotica, l’intensità dell’emozione nel ricordare l’amico e i pensieri suggestivi di Lindsay coinvolgono lo spettatore come se fosse a teatro: si ride, ci si commuove, si riflette. A scandire i ricordi di McDowell ci sono foto e spezzoni di film.
Il tutto è aiutato dalla regia dinamica di Mike Kaplan, che ha usato cinque telecamere per dare alla rappresentazione un aspetto meno statico.
Un film, che è in realtà un one-man-show, assolutamente imperdibile per gli appassionati di cinema: McDowell, infatti, racconta il suo primo provino, i retroscena dei film girati con Lindsay, i rapporti con i vari attori con cui ha lavorato - come Bette Davis, Rachel Roberts, Richard Harris, Alan Bates- e tante altre chicche su personaggi come Steven Spielberg, John Ford e persino Lady Diana.
Un racconto su come “art is sometimes a happy accident” (l’arte a volte è un incidente felice).
La citazione: "Art is sometimes a happy accident"
Voto: ♥♥♥
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