Alex (Raoul Bova), 37 anni, pubblicitario, è stato appena lasciato dalla sua fidanzata, Elena (Veronica Logan), a cui aveva chiesto di sposarlo.
Niki (l’esordiente Michela Quattrociocche), 17 anni, adolescente in cerca dell’amore, passa tutto il tempo con le sue amiche che si fanno chiamare “le Onde”.
Una precedenza non rispettata e le loro vite si incrociano, o sarebbe meglio dire si scontrano. Fin dal momento dell’incidente i due si piacciono, ma dovranno portare avanti la loro storia d’amore tra mille difficoltà, a cominciare dalla grande differenza d’età e dagli ex che si rifanno vivi.
Moccia porta sullo schermo il suo fortunato romanzo sulla scia del successo di “Tre metri sopra il cielo” e “Ho voglia di te” e il risultato è il solito film adolescenziale sdolcinato e irrealistico, filone che negli ultimi anni ha enorme successo in Italia.
Tutto suona falso: possibile che nei racconti di Moccia le persone si incontrino solo facendo incidenti stradali? Com’è possibile che i personaggi frequentino posti di lusso, abitino in attici favolosi, siano ricchi ma sembrino non lavorare mai? E soprattutto perché le ragazze rappresentate in queste storie sembrano non avere altri interessi oltre ad un’idea dell’amore infantile e banale: possibile che non abbiano progetti per il futuro, delle passioni, una veduta più ampia della vita? Questi film e questi romanzi ci hanno abituato ad un’idea dei giovani limitata e anche offensiva per tutti quei ragazzi che non sono figli di papà e basta, ma che si impegnano, studiano, hanno sogni da realizzare e vivono le loro relazioni in maniera più consapevole e sincera. Quante ragazze si possono identificare davvero nel personaggio insopportabile di Niki? Una ragazza viziata, prepotente, abituata a comandare a bacchetta gli altri, che parla con una vocina stridula aprendo in maniera ridicola le vocali e gesticolando a più non posso: fin dai primi minuti ci si domanda come faccia a sopportarla il personaggio dell’uomo adulto che nella realtà l’avrebbe liquidata
dopo cinque minuti.
La regia, scontata, da spot pubblicitario, di Moccia si limita ad inquadrare i protagonisti, in più c’è anche il tocco kitch: a scandire i momenti del film ci sono la voce narrante di Luca Ward - una delle più belle del cinema italiano, ma qui assolutamente sprecata - e frasi d’amore prese da vari autori (tra cui Shakespeare, Balzac, Whitman), che compaiono sull’immagine con tanto di animazioni. I Baci Perugina non avrebbero saputo fare di meglio. L’unica nota positiva del film è Raoul Bova sia per la sua bellezza, sempre piacevole da ammirare, che per l’impegno che ci mette: è migliorato molto, ma dispiace vedere che dopo la svolta impegnata che aveva dato alla sua carriera, con film come “La finestra di fronte” di Ozpetek, sia tornato ai tempi e ai livelli di “Piccolo grande amore”.
Un film che piacerà alle fedelissime lettrici di Moccia, alle fan di Raoul Bova e alle ragazzine.
Niki (l’esordiente Michela Quattrociocche), 17 anni, adolescente in cerca dell’amore, passa tutto il tempo con le sue amiche che si fanno chiamare “le Onde”.
Una precedenza non rispettata e le loro vite si incrociano, o sarebbe meglio dire si scontrano. Fin dal momento dell’incidente i due si piacciono, ma dovranno portare avanti la loro storia d’amore tra mille difficoltà, a cominciare dalla grande differenza d’età e dagli ex che si rifanno vivi.
Moccia porta sullo schermo il suo fortunato romanzo sulla scia del successo di “Tre metri sopra il cielo” e “Ho voglia di te” e il risultato è il solito film adolescenziale sdolcinato e irrealistico, filone che negli ultimi anni ha enorme successo in Italia.
Tutto suona falso: possibile che nei racconti di Moccia le persone si incontrino solo facendo incidenti stradali? Com’è possibile che i personaggi frequentino posti di lusso, abitino in attici favolosi, siano ricchi ma sembrino non lavorare mai? E soprattutto perché le ragazze rappresentate in queste storie sembrano non avere altri interessi oltre ad un’idea dell’amore infantile e banale: possibile che non abbiano progetti per il futuro, delle passioni, una veduta più ampia della vita? Questi film e questi romanzi ci hanno abituato ad un’idea dei giovani limitata e anche offensiva per tutti quei ragazzi che non sono figli di papà e basta, ma che si impegnano, studiano, hanno sogni da realizzare e vivono le loro relazioni in maniera più consapevole e sincera. Quante ragazze si possono identificare davvero nel personaggio insopportabile di Niki? Una ragazza viziata, prepotente, abituata a comandare a bacchetta gli altri, che parla con una vocina stridula aprendo in maniera ridicola le vocali e gesticolando a più non posso: fin dai primi minuti ci si domanda come faccia a sopportarla il personaggio dell’uomo adulto che nella realtà l’avrebbe liquidata
dopo cinque minuti.
La regia, scontata, da spot pubblicitario, di Moccia si limita ad inquadrare i protagonisti, in più c’è anche il tocco kitch: a scandire i momenti del film ci sono la voce narrante di Luca Ward - una delle più belle del cinema italiano, ma qui assolutamente sprecata - e frasi d’amore prese da vari autori (tra cui Shakespeare, Balzac, Whitman), che compaiono sull’immagine con tanto di animazioni. I Baci Perugina non avrebbero saputo fare di meglio. L’unica nota positiva del film è Raoul Bova sia per la sua bellezza, sempre piacevole da ammirare, che per l’impegno che ci mette: è migliorato molto, ma dispiace vedere che dopo la svolta impegnata che aveva dato alla sua carriera, con film come “La finestra di fronte” di Ozpetek, sia tornato ai tempi e ai livelli di “Piccolo grande amore”.
Un film che piacerà alle fedelissime lettrici di Moccia, alle fan di Raoul Bova e alle ragazzine.
La citazione: "Io per la roscetta me pijerei trent'anni de galera. Ce stanno tutti!"
Voto: ♥
Uscita italiana: 25 gennaio 2008
Pubblicato su Meltin' Pot.
Purtroppo il quadro della situazione non è molto irrealistico. L'orizzonte di molti adoloscenti e ragazzi non è molto ampio, non si riesce a vedere oltre quello che ci è dato vedere. Ma chi decide cosa ci è dato vedere? Mi viene in mente quello che disse Pasolini qualche anno fa(per usare un eufemismo) sulla televisone.... "Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione) non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre" ..
RispondiEliminaPer quanto riguarda la tv ti do perfettamente ragione, è sempre peggio! Per i giovani io non dispero, è vero che i giovanissimi ormai sono rimbambiti da grande fratello, cellulari e film trash, ma ci sono tantissimi altri giovani che frequento, vedo e conosco che non sono assolutamente così: si impegnano, studiano, solo che non vanno di moda in tv! Bisogna che ci rimbocchiamo le maniche e che facciamo vedere che ci sono anche delle teste pensanti in questo paese!
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento, è stato molto interessante!
Quello che mi preoccupa è che il processo sia mirato enon casuale. Ma basta così, non voglio aprire una discussione qui. Aspetterò con ansia la tua prossima recensione.
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