Considerato uno dei migliori registi della storia del cinema, e da molti il più grande in assoluto, Stanley Kubrick con la sua opera ha rivoluzionato l’idea di cinema: con lui niente è intrattenimento e basta, niente è bell’ immagine senz’ anima, niente è “solo un film”. Il suo linguaggio simbolico, quasi metafisico, ci permette di arrivare fino all’ultimo strato del nostro subconscio e di capire cose che non pensavamo fossero possibili. Questo grande lavoro intellettuale è accompagnato da un insuperabile gusto artistico che ci ha regalato alcune delle immagini più belle del cinema: basti pensare all’osso impugnato dal cavernicolo che diventa un’astronave in “2001 Odissea nello spazio”, alle magnifiche scene girate con luce naturale in “Barry Lyndon” o ai primi piani delle maschere veneziane di “Eyes Wide Shut”. Kubrick poi non si limitava a girare e a scrivere la sceneggiatura, ma effettuava egli stesso il montaggio: insomma un genio a tutto tondo.
Per celebrare il suo cinema è stata realizzata una mostra al Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale a cura di Hans- Peter Reichmann, prodotta dal Deutsches Filmmuseum e dal Deutsches Architektur Museum di Francoforte in collaborazione con Christiane Kubrick e Jan Harlan del “The Stanley Kubrick Estate” che ha fornito materiale visibile per la prima volta al grande pubblico.
Un lavoro davvero sorprendente: l’intero primo piano è dedicato ai film del regista americano. Si comincia con una trovata davvero geniale: dodici schermi riproducono ininterrottamente i film di Kubrick. Si passa poi in una sala dove sono esposti oggetti davvero speciali: la scacchiera del regista (Kubrick era anche un gran giocatore), la sua prima macchina fotografica con cui entrò nel mondo delle immagini, il Leone d’Oro alla carriera e le foto che realizzò per la rivista “Look”.
Dopo questo primo assaggio già di forte impatto emotivo per un appassionato di cinema, comincia la mostra vera e propria: una sala per ogni film.
Si inizia con “Il bacio dell’assassino” con cui Kubrick già dimostrò di essere tutt’altro che uno dei tanti: memorabili l’inquadratura fatta attraverso l’acquario e la scena della lotta nel magazzino pieno di manichini.
Poi è la volta di “Rapina a mano armata” e qui ci sono dei pezzi che fanno commuovere come la sceneggiatura originale con gli appunti del regista. Si continua con “Orizzonti di gloria” primo grande capolavoro di Kubrick in cui il regista affronta i temi a lui più cari come la guerra, la follia umana, l’ingiustizia della sopraffazione degli innocenti, e qui a guardare i poster originali si ha un tuffo al cuore.
Passiamo velocemente per la sala dedicata a “Spartacus”, unico film che Kubrick ha dichiarato di aver fatto per soldi e su cui non ha avuto la completa libertà artistica, e arriviamo a quella dedicata a “Lolita” dove ci si diverte a guardare i servizi fotografici di Sue Lyon, la conturbante protagonista della pellicola, e la corrispondenza tra Kubrick e Nabokov.
Arriviamo a “Il Dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba”: fantastica la riproduzione della bomba sganciata dal soldato-cowboy e il modellino della sala ovale del presidente degli Stati Uniti.
A questo punto dovrebbe esserci la parte della mostra dedicata a “2001: Odissea nello spazio”, invece si passa subito ad “Arancia Meccanica”: dopo il primo momento di sconforto, si va in estasi mistica per la leggendaria bombetta indossata da Malcom McDowell, alias Alex il drugo, e per le statue del Milk Bar. Chi non è un amante del cinema e soprattutto un adoratore di Kubrick non può capire l’emozione che suscita la visione di questi oggetti quasi sacri!
Poi c’è un interessante approfondimento sulla passione che il regista aveva per Napoleone: l’intera collezione di libri sull’imperatore francese che Kubrick ha raccolto durante tutta la vita, l’imponente progetto del film “Napoleon” (purtroppo mai realizzato) e, una vera chicca, la lettera di risposta di Audrey Hepburn a Kubrick che l’aveva scelta per il ruolo di Paolina Bonaparte. Visto che si era già in aria di settecento, passiamo ai superbi costumi disegnati da Milena Canonero per “Barry Lyndon” (la costumista italiana fu premiata con l’Oscar) e la memoria ritorna con emozione a quella fotografia irripetibile, a quella luce soffusa che dona un’atmosfera magica alla pellicola.
Tocca poi a “Shining” e qui il cinefilo ha un’altra illuminazione cosmica ammirando l’ascia usata da Jack Nicolson nell’ormai storica scena dell’abbattimento della porta.
Per “Full Metal Jacket” ci sono vari documentari delle riprese del film, il fucile usato dal protagonista e come nelle altre sale molti poster, foto e curiosità.
Arriviamo così a “Eyes Wide Shut”: qui c’è l’intera collezione delle stupende maschere veneziane usate nella pellicola, oggetti che emanano mistero e inquietudine anche non indossate dagli attori.
Dopo questa sala il fan di Kubrick ha finalmente il modo di gioire fino in fondo: l’ultima parte della mostra è dedicata a “2001: Odissea nello spazio”, il capolavoro assoluto del regista americano. Si tira un sospiro di sollievo (non se l’erano dimenticato!) e si arriva direttamente al Nirvana con il costume da cavernicolo, il casco dell’astronauta Bowman, la riproduzione di Hal 9000, il feto stellare originale e la riproduzione del monolito. In più c’è anche un marchingegno che permette agli spettatori di vedersi proiettati nella scenografia del film.
A questo punto la mostra è finita ma c’è il tempo di emozionarsi ancora un po’: custodita sotto una vetrina c’è l’originale sedia da regista di Stanley Kubrick.
Adesso il cinefilo è proprio saturato dalla felicità!
Insomma la mostra è veramente ben pensata, ricca, esauriente, decisamente degna del sommo regista.
Se non l’avete ancora vista sbrigatevi: avete tempo fino al sei gennaio 2008.
Pubblicato su Meltin' Pot.
Per celebrare il suo cinema è stata realizzata una mostra al Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale a cura di Hans- Peter Reichmann, prodotta dal Deutsches Filmmuseum e dal Deutsches Architektur Museum di Francoforte in collaborazione con Christiane Kubrick e Jan Harlan del “The Stanley Kubrick Estate” che ha fornito materiale visibile per la prima volta al grande pubblico.
Un lavoro davvero sorprendente: l’intero primo piano è dedicato ai film del regista americano. Si comincia con una trovata davvero geniale: dodici schermi riproducono ininterrottamente i film di Kubrick. Si passa poi in una sala dove sono esposti oggetti davvero speciali: la scacchiera del regista (Kubrick era anche un gran giocatore), la sua prima macchina fotografica con cui entrò nel mondo delle immagini, il Leone d’Oro alla carriera e le foto che realizzò per la rivista “Look”.
Dopo questo primo assaggio già di forte impatto emotivo per un appassionato di cinema, comincia la mostra vera e propria: una sala per ogni film.
Si inizia con “Il bacio dell’assassino” con cui Kubrick già dimostrò di essere tutt’altro che uno dei tanti: memorabili l’inquadratura fatta attraverso l’acquario e la scena della lotta nel magazzino pieno di manichini.
Poi è la volta di “Rapina a mano armata” e qui ci sono dei pezzi che fanno commuovere come la sceneggiatura originale con gli appunti del regista. Si continua con “Orizzonti di gloria” primo grande capolavoro di Kubrick in cui il regista affronta i temi a lui più cari come la guerra, la follia umana, l’ingiustizia della sopraffazione degli innocenti, e qui a guardare i poster originali si ha un tuffo al cuore.
Passiamo velocemente per la sala dedicata a “Spartacus”, unico film che Kubrick ha dichiarato di aver fatto per soldi e su cui non ha avuto la completa libertà artistica, e arriviamo a quella dedicata a “Lolita” dove ci si diverte a guardare i servizi fotografici di Sue Lyon, la conturbante protagonista della pellicola, e la corrispondenza tra Kubrick e Nabokov.
Arriviamo a “Il Dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba”: fantastica la riproduzione della bomba sganciata dal soldato-cowboy e il modellino della sala ovale del presidente degli Stati Uniti.
A questo punto dovrebbe esserci la parte della mostra dedicata a “2001: Odissea nello spazio”, invece si passa subito ad “Arancia Meccanica”: dopo il primo momento di sconforto, si va in estasi mistica per la leggendaria bombetta indossata da Malcom McDowell, alias Alex il drugo, e per le statue del Milk Bar. Chi non è un amante del cinema e soprattutto un adoratore di Kubrick non può capire l’emozione che suscita la visione di questi oggetti quasi sacri!
Poi c’è un interessante approfondimento sulla passione che il regista aveva per Napoleone: l’intera collezione di libri sull’imperatore francese che Kubrick ha raccolto durante tutta la vita, l’imponente progetto del film “Napoleon” (purtroppo mai realizzato) e, una vera chicca, la lettera di risposta di Audrey Hepburn a Kubrick che l’aveva scelta per il ruolo di Paolina Bonaparte. Visto che si era già in aria di settecento, passiamo ai superbi costumi disegnati da Milena Canonero per “Barry Lyndon” (la costumista italiana fu premiata con l’Oscar) e la memoria ritorna con emozione a quella fotografia irripetibile, a quella luce soffusa che dona un’atmosfera magica alla pellicola.
Tocca poi a “Shining” e qui il cinefilo ha un’altra illuminazione cosmica ammirando l’ascia usata da Jack Nicolson nell’ormai storica scena dell’abbattimento della porta.
Per “Full Metal Jacket” ci sono vari documentari delle riprese del film, il fucile usato dal protagonista e come nelle altre sale molti poster, foto e curiosità.
Arriviamo così a “Eyes Wide Shut”: qui c’è l’intera collezione delle stupende maschere veneziane usate nella pellicola, oggetti che emanano mistero e inquietudine anche non indossate dagli attori.
Dopo questa sala il fan di Kubrick ha finalmente il modo di gioire fino in fondo: l’ultima parte della mostra è dedicata a “2001: Odissea nello spazio”, il capolavoro assoluto del regista americano. Si tira un sospiro di sollievo (non se l’erano dimenticato!) e si arriva direttamente al Nirvana con il costume da cavernicolo, il casco dell’astronauta Bowman, la riproduzione di Hal 9000, il feto stellare originale e la riproduzione del monolito. In più c’è anche un marchingegno che permette agli spettatori di vedersi proiettati nella scenografia del film.
A questo punto la mostra è finita ma c’è il tempo di emozionarsi ancora un po’: custodita sotto una vetrina c’è l’originale sedia da regista di Stanley Kubrick.
Adesso il cinefilo è proprio saturato dalla felicità!
Insomma la mostra è veramente ben pensata, ricca, esauriente, decisamente degna del sommo regista.
Se non l’avete ancora vista sbrigatevi: avete tempo fino al sei gennaio 2008.
Pubblicato su Meltin' Pot.
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