E’ diventato un pezzo di storia del cinema e una vera e propria leggenda impersonando Alex De Large nel film di Stanley Kubrick “Arancia meccanica”, ma Malcom McDowell non è solo quel personaggio, è un grande attore e un uomo simpaticissimo.
A Roma, al Palazzo delle Esposizioni, in occasione della proiezione del film “Never Apologize”, l’attore di Liverpool si è concesso alla stampa generosamente, allegramente e per un’ora intera.
Ecco le risposte, spesso very british, che ha dato alle domande della stampa.
Perché ha voluto realizzare un film su Lindsay Anderson?
MM: Perché amavo l’uomo. Volevo fare uno spettacolo su di lui nel 2004, in occasione dei dieci anni dalla sua scomparsa, ed avevo sei settimane per presentarlo al Festival di Edimburgo. Avevo il suo diario, ho scelto i pezzi ed è stato facile perché scriveva bene, era un grande scrittore. Ho voluto farlo perché nessuno si ricordava chi era. Mi ci sono voluti cinque anni per convincere la Paramount a fare il dvd. Li ho convinti ricordando quanti film importanti aveva fatto e quanti premi aveva vinto. Era un uomo straordinario, ho sempre amato stragli vicino, anche nei momenti in cui era furioso. Volevo raccontare la straordinaria influenza che ha avuto su di me: mi ha insegnato tutto quello che so sulla recitazione. Mi diceva:”Rendi tutto semplice”. Era un uomo colto: era stato ad Oxford, sapeva tutto sul teatro greco, scriveva le sceneggiature in maniera semplice
e si concentrava tantissimo sulla storia più che sui dialoghi.
In quegli anni c’era una rivoluzione culturale in Inghilterra, c’erano i Beatles, lei è anche di Liverpool, come ha vissuto quel periodo?
MM: Si i Beatles li vidi parecchie volte, loro cominciarono la rivoluzione contro l’establishment inglese. Anche Lindsay era un rivoluzionario, un anarchico. Anche se una volta gli dissi:”Se la regina ti offrisse il titolo di Sir che faresti?” e lui:”Lo accetterei” e io:”Ma come? Non sei un dannato anarchico?” e mi disse:”Non sempre”.
Nel film quando ha interpretato John Ford gli ha dato una voce solenne, come mai?
MM: Non l’ho mai sentito parlare, ma l’ho reso come immagino che parlasse.
Perché ha raccontato l’ultimo incontro tra Ford e Lindsay?
MM:Perché dovevo concludere il racconto e il modo migliore era parlare della morte. Ford stava per morire quando Lindsay andò da lui. E’ una scena molto vivida, commovente. E’ uno scritto molto bello. Anche il luogo dove morì Lindsay,un lago, aveva qualcosa di molto poetico, e ovviamente non era in Inghilterra.
E quando sul set di “Oh Lucky Man!” le ha dato 35 volte la sceneggiatura in testa?
MM: Fa parte dell’arte. Anche se poi usammo il terzo ciak…
A Roma, al Palazzo delle Esposizioni, in occasione della proiezione del film “Never Apologize”, l’attore di Liverpool si è concesso alla stampa generosamente, allegramente e per un’ora intera.
Ecco le risposte, spesso very british, che ha dato alle domande della stampa.
Perché ha voluto realizzare un film su Lindsay Anderson?
MM: Perché amavo l’uomo. Volevo fare uno spettacolo su di lui nel 2004, in occasione dei dieci anni dalla sua scomparsa, ed avevo sei settimane per presentarlo al Festival di Edimburgo. Avevo il suo diario, ho scelto i pezzi ed è stato facile perché scriveva bene, era un grande scrittore. Ho voluto farlo perché nessuno si ricordava chi era. Mi ci sono voluti cinque anni per convincere la Paramount a fare il dvd. Li ho convinti ricordando quanti film importanti aveva fatto e quanti premi aveva vinto. Era un uomo straordinario, ho sempre amato stragli vicino, anche nei momenti in cui era furioso. Volevo raccontare la straordinaria influenza che ha avuto su di me: mi ha insegnato tutto quello che so sulla recitazione. Mi diceva:”Rendi tutto semplice”. Era un uomo colto: era stato ad Oxford, sapeva tutto sul teatro greco, scriveva le sceneggiature in maniera semplice
e si concentrava tantissimo sulla storia più che sui dialoghi.
In quegli anni c’era una rivoluzione culturale in Inghilterra, c’erano i Beatles, lei è anche di Liverpool, come ha vissuto quel periodo?
MM: Si i Beatles li vidi parecchie volte, loro cominciarono la rivoluzione contro l’establishment inglese. Anche Lindsay era un rivoluzionario, un anarchico. Anche se una volta gli dissi:”Se la regina ti offrisse il titolo di Sir che faresti?” e lui:”Lo accetterei” e io:”Ma come? Non sei un dannato anarchico?” e mi disse:”Non sempre”.
Nel film quando ha interpretato John Ford gli ha dato una voce solenne, come mai?
MM: Non l’ho mai sentito parlare, ma l’ho reso come immagino che parlasse.
Perché ha raccontato l’ultimo incontro tra Ford e Lindsay?
MM:Perché dovevo concludere il racconto e il modo migliore era parlare della morte. Ford stava per morire quando Lindsay andò da lui. E’ una scena molto vivida, commovente. E’ uno scritto molto bello. Anche il luogo dove morì Lindsay,un lago, aveva qualcosa di molto poetico, e ovviamente non era in Inghilterra.
E quando sul set di “Oh Lucky Man!” le ha dato 35 volte la sceneggiatura in testa?
MM: Fa parte dell’arte. Anche se poi usammo il terzo ciak…
E del suo lavoro con Kubrick? Cosa ne pensava Lindsay?
MM: Mi mandò un telegramma:”Ho visto Arancia Meccanica. Stop”. Quando gli feci leggere la sceneggiatura mi disse:”O mio dio, meno male che non devo fare questa roba!”. Ma mi diede dei consigli su come recitare nel film di Kubrick, mi disse di far ridere il personaggio di Alex, come in una scena di “If…” in cui aggredivo un uomo. In realtà mi ha diretto lui in “Arancia Meccanica”.
Lindsay faceva dei film molto moderni, forse spesso non capiti perché troppo avanti, come mai?
MM: Perché era un grande artista, come Van Gogh, precorreva i tempi. E i suoi film, come tutti i grandi capolavori, sono apprezzati veramente solo dopo molto tempo. Non era un regista “naturalista”, voleva fare le cose sempre “bigger than life”, teneva moltissimo alla sceneggiatura e fu molto influenzato dallo stile di Bunuel.
Cosa accomuna Lindsay e Kubrick?
MM: Erano entrambi registi straordinari. Stanley era molto diverso, non si interesseva della gente in particolare, vedeva più in ampio. Era più distaccato. Lindsay è stato il mio migliore amico per tutta la vita, con Stanley dopo il film non ho più parlato.
Quando ha deciso di diventare un attore?
MM: C’è sempre una ragazza di mezzo.
Visto che ha recitato in Heroes , pernsa che i telefilm oggi siano ad un lievello artistico superiore rispetto ai film?
MM: Secondo te? Io sono un attore professionista, quindi interpreto qualsiasi ruolo, ma a voi piace davvero questa roba? Io non ci ho capito nulla! Per fortuna il mio personaggio è morto, ma i produttori della serie mi hanno detto:”A Heroes nessuno muore mai veramente” quindi non si sa mai.
E di Rob Zombie con cui ha lavorato in Halloween cosa pensa?
MM: Sembra Charles Manson! Ma è un ottimo regista. Per quanto riguarda il film è quello che è, a me non piacciono molto gli horror.
Pubblicato su Meltin' Pot.
MM: Mi mandò un telegramma:”Ho visto Arancia Meccanica. Stop”. Quando gli feci leggere la sceneggiatura mi disse:”O mio dio, meno male che non devo fare questa roba!”. Ma mi diede dei consigli su come recitare nel film di Kubrick, mi disse di far ridere il personaggio di Alex, come in una scena di “If…” in cui aggredivo un uomo. In realtà mi ha diretto lui in “Arancia Meccanica”.
Lindsay faceva dei film molto moderni, forse spesso non capiti perché troppo avanti, come mai?
MM: Perché era un grande artista, come Van Gogh, precorreva i tempi. E i suoi film, come tutti i grandi capolavori, sono apprezzati veramente solo dopo molto tempo. Non era un regista “naturalista”, voleva fare le cose sempre “bigger than life”, teneva moltissimo alla sceneggiatura e fu molto influenzato dallo stile di Bunuel.
Cosa accomuna Lindsay e Kubrick?
MM: Erano entrambi registi straordinari. Stanley era molto diverso, non si interesseva della gente in particolare, vedeva più in ampio. Era più distaccato. Lindsay è stato il mio migliore amico per tutta la vita, con Stanley dopo il film non ho più parlato.
Quando ha deciso di diventare un attore?
MM: C’è sempre una ragazza di mezzo.
Visto che ha recitato in Heroes , pernsa che i telefilm oggi siano ad un lievello artistico superiore rispetto ai film?
MM: Secondo te? Io sono un attore professionista, quindi interpreto qualsiasi ruolo, ma a voi piace davvero questa roba? Io non ci ho capito nulla! Per fortuna il mio personaggio è morto, ma i produttori della serie mi hanno detto:”A Heroes nessuno muore mai veramente” quindi non si sa mai.
E di Rob Zombie con cui ha lavorato in Halloween cosa pensa?
MM: Sembra Charles Manson! Ma è un ottimo regista. Per quanto riguarda il film è quello che è, a me non piacciono molto gli horror.
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