lunedì 8 dicembre 2008

Conferenza stampa Australia

Dopo sette anni di assenza dalle sale cinematografiche Baz Luhrmann torna con un nuovo film e insieme ai protagonisti Nicole Kidman e Hugh Jackman ne parla alla stampa romana

Nel 2001 Baz Luhrmann completò con “Moulin Rouge!” la sua “Red Curtain Trilogy” portando a casa due Oscar e la consapevolezza di aver rilanciato e reinventato con successo un genere, il musical, che sembrava ormai morto e superato.
Dopo i fasti del suo capolavoro, Luhrmann si è dedicato al teatro con una sua versione di “La Bohème” di Puccini e ha tentato di fare nel 2004 un film su Alessandro Magno a cui ha dovuto rinunciare a causa dell’uscita dell’ omonimo film di Oliver Stone.
Per oltre due anni ha lavorato alla sua nuova fatica “Australia”, annunciato come il nuovo “Via col vento” in versione australiana.
A Roma, all’ambasciata di Australia, il regista, insieme alla moglie e costumista di tutti i suoi film, Catherine Martin, e ai protagonisti Nicole Kidman e Hugh Jackman, ha parlato del suo nuovo lavoro.

Un film di più generi

“Australia” è un film che non può essere classificato in nessun genere cinematografico preciso perché comprende più generi: western, commedia romantica, musical, guerra, azione tutti mescolati in un’opera di quasi tre ore dall’immagine ricercata e patinata e dal forte gusto epico.
Interrogato sull’argomento e sull’impostazione shakespeariana del film Luhrmann ha detto: “La forma strutturale della sceneggiatura può sicuramente essere ricondotta a Shakespeare. Parto da Shakespeare quando trasporto in forma cinematografica una storia perché lo stile delle sue storie è molto cinematografico e consente di costruire una commedia che definisco “generica”: storia d’amore, azione, dramma tutto in un unico contenitore. E’ importante che io parli molto di questo perché nell’attuale linguaggio cinematografico questo stile non è usato comunemente. Il cinema di oggi funziona così: tu fai una commedia e cerchi di destinarla a un target che ami il genere e a cui si possa vendere e così è per i film d’azione o i film romantici o quelli drammatici, senza che tutti questi generi vengano mai mescolati, perché è troppo difficile vendere un film che contenga tutto questo. E quindi il racconto alla Shakespeare e questo vecchio modo di raccontare storie al cinema per me è molto interessante perché permette di fare un film che possa piacere a un bambino di sette anni così come a una donna di una certa età, un film che tutta la famiglia possa apprezzare. Forse è sciocco voler realizzare un film del genere, ma è una sfida che mi interessa molto. Questo film per me è come un mosaico di amore per il cinema, immagini che appaiono nella mia memoria, segni e simboli tratti dalla vita ”.

Baz Luhrmann (foto di Valentina Ariete)


Una dichiarazione d’amore per l’Australia


Con questo film il regista ha cercato di omaggiare il suo paese d’origine: “Nel realizzare questo film sin dall’inizio, anche se eravamo australiani, abbiamo preso la nostra terra e l’abbiamo usata come una tela per dipingere una terra molto, molto remota e quasi magica anche se tutto quello che è raccontato nel film si basa su avvenimenti storici. Il tutto è visto dal punto di vista di Lady Sarah Ashley, interpretata magnificamente da Nicole, e da quello del bambino aborigeno che vede l’Australia come “il suo mondo mistico”: due modi diversi di vedere il nostro paese e che ho voluto raccontare”.

Catherine Martin (foto di Valentina Ariete)


Una lavorazione tormentata


La moglie di Luhrmann, Catherine Martin, costumista e scenografa di tutti i film del marito, ha raccontato come sia difficile lavorare ai film di Luhrmann e in particolare come sia stata travagliata la realizzazione di “Australia”: “Ogni volta che leggo una storia di Baz mi innamoro letteralmente dei personaggi, ma sono sempre storie così ricche di costumi e ambientazioni che ogni volta è un’impresa assurda realizzarle! Inoltre per questo film siamo stati perseguitati dalle catastrofi naturali: la casa di “Far Away Down” è stata sommersa dall’acqua a causa di una pioggia caduta in un posto dove per otto mesi all’anno non piove mai…Poi dovevamo girare delle scene con i cavalli ma non abbiamo potuto trasferirli sul set perché nel posto dove stavano a Sydney si erano presi un’influenza equina. Così abbiamo dovuto trovare le controfigure per i cavalli! Ci sono stati dei contrattempi e ci abbiamo lavorato tanto e a lungo ma è stata un’impresa molto bella da realizzare”.

Hugh Jackman (foto di Valentina Ariete)


Il lavoro degli attori


Nicole Kidman e Hugh Jackman hanno dovuto imparare ad andare a cavallo e per la Kidman in particolare il lavoro è stato più faticoso perché doveva cavalcare in scomodi costumi: “Lavorare di nuovo con Baz e Catherine è stato fantastico perché ti permettono di costruire il personaggio con i costumi, il set, con tutto quello che ti circonda, ti permettono di creare il personaggio sia dall’esterno che dall’interno. I costumi seguono l’evoluzione del personaggio: le scarpe e le gonne all’inizio del film sono così strette che è difficile muoversi, mentre alla fine il mio personaggio assume un aspetto da maschiaccio che ho amato molto. Anche per cavalcare è stato così: all’inizio ho un atteggiamento molto inglese, mentre alla fine sono in grado di governare una mandria e Baz e Cathrine mi hanno aiutato in questo processo”.
A Hugh Jackman è stato fatto notare che nel film ha una smagliante forma fisica e con molta auto-ironia l’attore ha risposto così: “Gli uomini australiani sono tutti così! Venite in Australia!” e poi ha ribattuto: “Adesso vi dico perché non è così: non tutti gli uomini australiani sono posizionati, inquadrati, illuminati e truccati come nei film di Baz Luhrmann. Ed è per questo che voglio annunciare il mio ritiro: questa è la mia ultima apparizione pubblica. Grazie!”.

Nicole Kidman (foto di Valentina Ariete)


Un importante messaggio politico


Nel film oltre alla storia d’amore e ai paesaggi da sogno c’è anche un importante messaggio politico e una testimonianza delle “generazioni rubate”: i bambini figli di bianchi e aborigeni venivano strappati alle proprie famiglie e rinchiusi in comunità separate. A tal proposito Luhrmann ha detto: “Quello delle “generazioni rubate” rappresenta un capitolo molto, molto buio della nostra storia. Per darvi un’idea è come se il neoeletto presidente degli Stati Uniti, Obama, fosse stato preso e chiuso in una missione per il fatto di avere i genitori di colori diversi. Magari gli avrebbero potuto far credere che i suoi genitori erano morti e gli avrebbero cambiato nome. Quindi pensate a quanto grave è questo fatto storico per noi. E purtroppo in Australia è ancora difficile parlare di queste cose: si sono fatti film sull’argomento ma sono sempre stati indirizzati e visti da persone che già erano a conoscenza di questi fatti e se ne interessavano. Con il mio film invece ho reso la questione nota a livello mondiale e spero di contribuire anche in minima parte a far parlare di questi argomenti. Per me la più grande soddisfazione è stata che all’inizio di quest’anno il Primo Ministro australiano ha invitato alcuni aborigeni in Parlamento e ha chiesto scusa a tutto il popolo aborigeno”.


Pubblicato su Meltin' Pot.

2 commenti:

  1. La memoria è davvero importante..forse noi non siamo che il nostro passato...forse...

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  2. Sembra proprio un film da non perdere. Complimenti a Luhrmann e a te che hai pubblicato questa interessante conferenza

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