Gabriele Salvatores insieme allo scrittore Niccolò Ammaniti e al cast parlano alla stampa romana di “Come Dio Comanda”.
Il nuovo film di Gabriele Salvatores è un evento che in molti aspettavano con trepidazione: a riprova di ciò, la sala del cinema Quattro Fontane di Roma stracolma di giornalisti e addetti ai lavori corsi in massa per l’occasione.
Il regista napoletano insieme a Niccolò Ammaniti, Filippo Timi, Elio Germano, Alvaro Caleca e Angelica Leo hanno parlato alla stampa di “Come Dio Comanda”.
Salvatores e Ammaniti di nuovo insieme
Salvatores e Ammaniti hanno di nuovo unito le loro forze a cinque anni da “Io non ho paura”. Il regista ha spiegato il perché di questa fruttuosa collaborazione artistica: “Io e Niccolò è un po’ che ci si conosce e abbiamo un rapporto di amicizia. Quando lui ha cominciato a pensare a “Come Dio comanda” mi ha fatto sapere qualcosa: mi ha parlato di questo padre cattivissimo che insegna l’odio con tanto amore. Ci ha messo un po’ a scriverlo, quando è uscito io ero in Australia e c’era tanto materiale da poter fare due film. Quindi insieme abbiamo deciso di concentrarci su questa storia in particolare”. Ammaniti ha aggiunto: “Nel libro volevo inserire tanti personaggi perché mi piace gestirne tanti in un romanzo, ma per il cinema era meglio puntare sul rapporto padre-figlio e sono stato male per aver dovuto togliere tanti personaggi, soprattutto quello di Danilo, che Diego Abatantuono voleva interpretare. Volevo un finale in cui si intuisce che il bambino vuole qualcosa di più ma allo stesso tempo non volevo che fosse troppo ottimista”.
Una figura paterna particolare
Filippo Timi interpreta Rino, un neonazista violento che insegna l’odio al figlio ma che paradossalmente è molto presente come genitore. Salvatores si è detto estremamente affascinato da questo personaggio: “Questo aspetto mi interessava molto. Per un ragazzo è importante sentirsi dire che una cosa è bianca o nera perché poi semmai si può contestare. Dire “vediamo insieme cosa è giusto o sbagliato” può essere controproducente. La cosa più importante comunque è dare l’esempio e essere coerenti: l’80% dei delitti avviene in famiglia e bisogna vedere perché. Citando De Andrè questi sono tre personaggi che hanno preso la cattiva strada”. Anche l’attore Filippo Timi ha molto amato questo personaggio: “Per un attore è bello interpretare un personaggio border-line perché vivono le loro emozioni in maniera estrema. A me è piaciuto il fatto che si vede che nessuno è totalmente innocente. Tutti siamo animali feriti, alcuni a morte altri no. Il problema è che se la ferita è ancora aperta poi muori. Io nella vita poi non riesco a amare, odiare, urlare fino in fondo. E per questo interpretare un personaggio così è interessante”.
Il matto e i ragazzi
Oltre al personaggio di Rino, molto importanti per la storia sono suo figlio Cristiano, Quattro Formaggi e Fabiana. Elio Germano del suo personaggio ha detto: “I personaggi sono di una bellezza incredibile. Per quanto mi riguarda è il personaggio più bello che mi sia capitato. Sono personaggi totali: amano in maniera totale, sono shakespeariani, teatrali, una cosa difficile per il cinema. Noi abbiamo lavorato così, provando molto, abbiamo costruito i personaggi come a teatro. Quattro Formaggi è un personaggio talmente bello che vorrei poterlo reinterpretare altre sessanta volte! Non ha tempo, è universale”. Alvaro Caleca invece ha affermato: “Io mi sento molto diverso da Cristiano. E forse questo è un bene: ognuno di noi ha tanti personaggi chiusi dentro di sé, con lui ho sfogato quella parte di me che non esce mai fuori”. Angelica Leo ha detto di Fabiana: “Il mio personaggio non è cupo, si trova invischiato nella vicenda per caso. Lei in realtà è una ragazza normale. Una delle cose più difficili per me è stata la scena nel fango: impegnativa anche fisicamente e forte perché ero talmente coinvolta che anche quando arrivava lo stop continuavo a essere dentro quella situazione e in questo caso la pioggia mi ha aiutato molto”.
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