venerdì 12 marzo 2010

Mine Vaganti

Ferzan Ozpetek è una mina vagante


Dopo le pesanti critiche ottenute da Un giorno perfetto, Ozpetek è tornato a raccontare storie dai temi a lui più cari e familiari, dimostrando ancora una volta come l'imperativo categorico di Martin Scorsese “filma quello che conosci” sia valido per tutti.
Ozpetek infatti ha dimostrato, nella sua filmografia, di prediligere i toni del melò, in cui sono presenti delle costanti: l'omosessualità, un gruppo di amici che diventano la famiglia che ci si è scelti, la condivisione del cibo, le tavolate numerose.
Le uniche due volte in cui si è distaccato da questo tipo di storie - con Cuore sacro parlando di religione e con Un giorno perfetto adattando per il grande schermo il romanzo di Melania Mazzucco – il risultato è stato quasi imbarazzante, ragione per cui è meglio che il regista turco sia tornato a temi a lui più congeniali.

Alessandro Preziosi e Ilaria Occhini

In Mine Vaganti Ozpetek abbandona l'amata e onnipresente Roma per allestire un racconto corale nella bella Lecce, dove protagonista è la famiglia Cantone, da anni nel campo della produzione di pasta. Tutta la famiglia è in fermento per l'arrivo di Tommaso (Riccardo Scamarcio) da Roma, che tutti credono laureato in Economia e pronto a prendere le redini dell'azienda di famiglia. Il ragazzo in realtà si è segretamente laureato in Lettere e sogna di fare lo scrittore. Non solo. Tommaso è omosessuale, ha una relazione con un altro uomo e vuole dire la verità ai suoi iper-tradizionali genitori. Unico confidente di Tommaso è il fratello Antonio (Alessandro Preziosi), che rimane sconvolto dalla verità.
Ozpetek per illustrare come nel 2010 le scelte personali siano ancora considerate scandalose dai più, allestisce un racconto corale, in cui spiccano i genitori di Tommaso, il bravissimo Ennio Fantastichini e la sempre troppo sottovalutata Lunetta Savino, supportati da una quasi irriconoscibile e molto auto-ironica Elena Sofia Ricci e da un cast giovane che si rivela all'altezza della situazione. I due fratelli Scamarcio e Preziosi sono convincenti, così come Nicole Grimaudo, volto televisivo qui valorizzato da Ozpetek che ultimamente (come i casi di Ambra Angiolini e Luca Argentero insegnano) fa ampio uso di volti noti del piccolo schermo.
Ottima re-entry è la sempre affascinante Ilaria Occhini, qui nel ruolo centrale della nonna, cuore pulsante e pilastro solido della famiglia, anticonformista per i suoi tempi e modernissima per quelli di oggi, unica a sapere cosa vuol dire rinunciare ai propri sogni per mantenere “la facciata” buona per la società.

Riccardo Scamarcio e Ennio Fantastichini

Il film, nonostante parli di temi più che seri e attuali, è prevalentemente comico, e spesso anche divertente, ma si perde in un racconto in cui ci sono troppi personaggi spesso non approfonditi a sufficienza. E' il caso per esempio di Alba, la giovane imprenditrice impersonata dalla Grimaudo, che fa intuire un passato sofferto ma che poi non ha una reale risoluzione all'interno della storia.
Inoltre se è vero che auto-citarsi e mantenere certe costanti è segno di un proprio consolidato stile, è anche vero che non si può raccontare sempre la stessa storia. A Ozpetek piacciono le tavolate, i dolci, le scene madri, lo abbiamo capito, ma dovrebbe cercare di raccontare questi stessi temi magari con altre soluzioni, creando storie nuove, anche più impegnate.
Altrimenti continuerà a proporre sempre lo stesso film.

La citazione: "Quella è la vera me, io la trattengo ma PAF! Me viè fori!"

Voto: ♥♥1/2

Uscita italiana: 12 marzo 2010

Pubblicato su MPnews.it

4 commenti:

  1. Non so se avrò il tempo e la voglia di vedere questo film e la tue impressioni confermano i miei pregiudizi su questo regista.

    (Scusami per la mia proungata assenza dovuta a problemi di salute).

    Ciao.

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  2. WOW!!!!
    Grandissimo!
    Che onore e piacere riaverti sul web!
    In effetti ultimamente si sentiva la mancanza delle tue stupende analisi.
    Spero che il resto vada tutto bene.
    Corro a leggerti.
    ^_^

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  3. Mine Vaganti ci mostra un Ozpetek più leggero, pur mantenendo il suo vecchio stile, nel senso buono del
    termine. Una partenza coinvolgente che riesce a strappare anche qualche sorriso. La storia corre per buona parte del film, quando rallenta per approfondire i personaggi, e purtroppo finire a
    sedersi. Oz. sembra abbandonare le redini del purosangue per nascondersi nella diligenza e sfuggire alle frecce degli indiani. Nonostante un inaspettato e timido passaggio verso il cinema orientale di Way e uno strano e inspiegabile omaggio a Ferreri, perchè solo questo può essere il suicidio della vecchia con la pasticceria leccese, e nonostante un insufficiente valorizzazione della città stessa, non si rende
    giustizia a Lecce, lo stile di Ozpetek non sembra intaccato e resta riconoscibile, in tutta la sua solida e magnifica gradibilità.

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  4. Finalmente visto... ti dirò che di comico c'è giusto il momento degli amici di Tommaso. Invece questa volta ho trovato un Ozpetek che, malgrado i suoi temi, ha trovato un altro occhio per filmarlo, meno "gruppo di amici gay" e più centrato sulla "normalità" dei personaggi, aiutato anche da volti in alcuni casi in stato di grazia (come la Grimaudo e Preziosi) meno bizzarri e esasperati del solito. Nulla è risolto nel film, ma forse è proprio così che deve essere. Forse dovrebbe iniziare a togliere un po' di tavolate e di stereotipi... la cinepresa che ruota intorno alla tavolata ormai è come il rallenty per Michael Bay!

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