La libertà di scelta è un diritto inviolabile degli esseri umani.
Anche quando vogliono fare colazione con crackers e gorgonzola al mascarpone.
Anche quando per andare ad una festa in stile anni '80 si vogliono vestire come delle prostitute vintage.
Anche quando impazziscono per cose assolutamente e preminentemente nerd come The Big Bang Theory.
Insomma qualsiasi cosa uno si senta di fare ha il diritto di avere la possibilità di decidere se farla o no.
Quindi quando ho saputo che il film tratto dal capolavoro La strada di Cormac McCarty (sul podio dei miei scrittori contemporanei preferiti) in Italia non sarebbe stato distribuito perchè considerato troppo "deprimente" ho letteralmente sclerato.
Ma come?
Adesso si fa censura anche sui sentimenti?!
Cose assurde.
Ho quindi recuperato questo film, che tra l'altro è stato presentato proprio da noi a Venezia, per principio.
Viggo Mortensen
Ora: tentare di ricreare esattamente sullo schermo le sensazioni che ti dà un libro è impossibile e anche stupido. La carta stampata vince in partenza e secondo me un bravo regista deve cercare di ricreare la stessa atmosfera del romanzo mettendoci però del suo.
D'altra parte penso che se ogni lettore avesse la possibilità di realizzare un film del romanzo che ha appena letto avremmo milioni di film differenti.
John Hillocoat si è cimentato con l'impresa difficilissima di rendere in immagini le parole scarne, dure e implacabili di McCarty, uno che usa le parole come fossero bombe a mano.
In The Road ci sono tutti gli ingredienti delle storie post-apocalittiche: la Terra è distrutta, non c'è più cibo, non c'è più tecnologia, non c'è più carburante, non c'è più la civiltà.
Un padre (Viggo Mortensen) e un figlio (Kodi Smith-McPhee), rimasti soli in mezzo alla distruzione totale, devono affrontare insieme la fine dell'era dell'uomo, o, se vogliamo, il suo ritorno alla barbarie più nera e cieca.
Ed ecco che una scatola di fagioli sembra improvvisamente il tesoro più prezioso del mondo, così come una coperta calda.
L'uomo deve cercare di far sopravvivere il bambino: una metafora allo stesso tempo semplice e complessa, arcaica e attuale.
Bellissima la scena in cui il padre e il figlio incontrano il vecchio (un irriconoscibile Robert Duvall): mi ha fatto pensare al quadro di Klimt "Le tre età della donna" al maschile.
Viggo Mortensen e Kodi Scott McPhee
Duro, grigio, inquietante, a volte quasi macabro, ma con una sua forza intrinseca che lo rende meritevole di essere visto.
Certo dovrete essere forti psicologicamente ma ne vale la pena.
E poco importa se il regista si è preso la libertà di inserire la figura della madre (Charlize Theron) che nel libro non c'era: la figura materna, che perde interesse per la vita vedendo la desolazione in cui deve crescere il prodotto del suo concepimento, è simbolo dolente della madre terra che prova pena e sconforto per l'irragionevolezza dei suoi figli.
Un film che una volta visto non invoglia ad una seconda visione perchè la prima è stata sconvolgente e piena in sè.
E un'ultima cosa: se davvero il mondo dovesse finire domani vorrei che il mio papà fosse come quello interpretato da Viggo Mortensen in questo film.
La citazione: "Papà noi siamo ancora quelli buoni?"
Voto: ♥♥♥ 1/2
in un paese in cui esiste il moige..mi ricordo della presetnazione a venezia, ma se non sbaglio è stato presentato non nell'ultimo festival ma in quello precedente (?)...a mio avviso il rapporto tra cinema e letteratura spesso è troppo banalizzato (da chi ne parla non da chi gira o scrive)..se si cerca una semplice replicazione ovvio che il prodotto sia debole..se invece il libro funge solo da punto di partenza ed il regista riesce a personalizzare l'opera allora il giudizio non è scontato ed il paragone con il libro è un qualcosa di potenzialmente sterile...come non ricordare esempi quali rashomon, apocalypse now o shining...film non certamente fedeli, però....
RispondiEliminaIo vorrei che fosse altro...non il mio papà, ahah! A parte questo, lo vedrò sicuramente!!! La questione della censura è davvero deprimente...altro che il film.
RispondiEliminaAle55andra
THE ROAD è uno dei libri più belli che io abbia mai letto e anch'io sono rimasto a dir poco basito quando ho letto della mancata distribuzione...
RispondiEliminaCmq, la tua bella recensione mi fa ben sperare: a questo punto non mi resta che cercarlo su canali "meno convenzionali"...
Sul fatto che non lo abbiano distribuito,la questione probabilmente è più complicata di quello che potrebbe sembrare,dato che giustamente i distributori guardano gli incassi e non credo che il film abbia fatto benissimo in questo senso,in America.Comunque sono d'accordo sull'assurdità di non averlo distribuito in Italia,dove addirittura è stato presentato in anteprima MONDIALE,se non sbaglio.Pazzesco.
RispondiEliminaIn questo caso,se dovessi scegliere tra libro e film,direi libro,senza dubbi.Il film ha molti meriti,tra cui soprattutto quello di aver tagliato le parti più macabre,ma il libro è molto più evocativo e intenso (specialmente il finale,cui il film non ha saputo rendere affatto giustizia).Ma le cose per me non stanno sempre così,cioè non è detto che la carta stampata debba vincere sempre e comunque sulla pellicola.Ad esempio,se penso a Coraline,beh in quel caso libro e film quantomeno se la giocano alla pari,o no?...Poi alla fine è sempre e solo questione di gusti,si sa :)
Cinema e letteratura sono due mezzi diversi ognuno con le sue regole. In questo caso il libro è folgorante e il film si lascia vedere e ci fa riflettere, il che non è poco. Sul genere vi consiglio Blindness.
RispondiEliminaAncora non distribuito in italia, e che te lo dio a fare.
uscirà in sala il 28 maggio, ma quante ne so? ;)
RispondiElimina@Marco: infatti è assurdo! Che vuol dire che non ha incassato bene in America?! Portiamo tante schifezze qui da noi che non vede nessuno e poi viene ignorato un film tratto da un libro che è un capolavoro con 2 stelle di prima grandezza come Mortensen e Theron!!!
RispondiEliminaPer il rapporto libro/film sono convinta che il libro vinca sempre anche quando il film è migliore perchè il libro ti permette di vivere la storia secondo il tuo punto di vista, come fruitore hai un ruolo più attivo: puoi immaginarti i personaggi, gli oggetti, i luoghi. Invece in un film l'occhio è quello del regista, la musica è quella che vuole lui quando vuole lui, in sostanza i sentimenti sono "codificati".
Questo non vuol dire però che i film non siano essi stessi opere dall'immenso valore.
Sennò che ci scrivevo a fà qui?!??!
:-D
@3T: Vedrò di recuperare Blindness! Grazie del consiglio!
@Lessio: che diavolo che sei!!!
lo puoi ben dire baby!
RispondiEliminaNon so che intendi per schifezze,ma mi sa che gli incassi in quei casi vanno meglio,è così che va il cinema,oramai si sa.Mettici pure che questo è una sorta di film d'autore piuttosto deprimente e dai toni pesanti...e chi te lo compra più?Vuoi mettere con una storia d'amore (magari anche banale,ma quella va sempre),una commedia leggera,o anche il solito film d'azione...Mi rendo conto che sto generalizzando,ed è sbagliato,ma è solo per fare un esempio.
RispondiEliminaPoi per quanto riguarda la sfida libro vs. film,su quello che hai detto a proposito della fantasia è difficile darti torto: un libro,per quanto descrittivo possa essere,lascia certamente più spazio all'immaginazione (nel film hai suoni e immagini,nel libro ovviamente no :D).Però,per i sentimenti,il discorso cambia a favore dei film,secondo me: cioè,in questo caso musica e immagini diventano strumenti che il regista ha in più per suscitare emozioni nello spettatore.
Quello che voglio dire è che libro e film puntano più o meno allo stesso obiettivo (intrattenere ed emozionare chi legge/guarda): solo che,a seconda di cosa si prende in considerazione,i punti di forza di uno sono le "debolezze/mancanze" dell'altro,e viceversa.
Finalmente recuperato tra l'altro visto dopo Codice Genesi con cui condivide, ambientazione, il gusto del macabro, una scelta di fotografia monocromatica e qualche spunto qua è là... ma tutt'altro spessore! Il primo fila liscio, un bel po' di stereotipi (quando faranno fare a Gary Oldman un ruolo "normale"?) pescati a piene mani ovunque, da altri mille action movie ai post atomici, ecc..., The Road molto più denso, ecco per dirlo con una parola è proprio denso, per quanto sembra dilatarsi e sembra non avere una storia non c'è un momento di stanca in tutto il film, ogni scena sembra al posto giusto, i dialoghi pesati, i personaggi mai sopra le righe. E pensare che buona parte della critica l'ha stroncato, forse troppe aspettative vista l'origine letteraria (cavolo devo recuperare il libro ora!), ma avercene di film così, di storie così, per non parlare degli interpreti e dell'occhio del regista, è vero che ci toglie un po' il gusto dell'interpretazione ma è sicuramente riuscito a pervadere il film da un senso d'ansia, di ricordi indelebili e di speranza (forse?)... che goduria!
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