venerdì 5 marzo 2010

The Hurt Locker


L'afa insistente e sfibrante del territorio brullo e aspro dell'Iraq.
Un sole accecante che appiattisce ogni forma e colore.
Il silenzio assordante di una terra ostile pregna di risentimento e rabbia.
La tracotanza di un popolo che pensa di risolvere tutto con armi e bombe.

The Hurt Locker comincia così, buttandoci immediatamente al centro dell'azione, non spiegando perchè e come quei soldati sono arrivati lì, ma mostrando direttamente cosa fanno in quel luogo.
In particolare i soldati che vediamo disinnescano bombe.
Un mestiere tanto pericoloso quanto assolutamente folle.
Con la precisione e la calma di un chirurgo il disinnescatore sente l'adrenalina scorrergli sotto la pelle alla vista dei fili rossi e verdi da tagliare, con la differenza che se sbaglia non è il paziente a rimetterci, ma lui in prima persona.

Anthony Mackie e Jeremy Renner

Il film della Bigelow presenta la guerra in una prospettiva originale: può il combattimento diventare una droga? Può l'adrenalina che provoca l'essere continuamente in bilico tra la vita e la morte diventare una condizione irrinunciabile?
Senza giudicare e senza mettere a fuoco le ragioni politiche del conflitto in Iraq, la Bigelow fa una riflessione quasi metafisica sulla guerra, riconducendola ad uno stato mentale e istintivo irrinunciabile per l'uomo.
O almeno per un certo tipo di uomo.
Quello per cui trovarsi davanti al supermercato per scegliere una confezione di cereali è molto più inquietante che disinnescare una bomba.

Per rendere palpabile e vivo questo flusso di coscienza continuo la regista americana si serve di una regia quasi istintiva: la macchina da presa segue ossessivamente i personaggi, quasi fosse una delle mosche fastidiose che ronzano intorno ai protagonisti.
Il tutto sembra così vero e allo stesso tempo ricercato da rendere il racconto sia crudo che astratto.
Con il suo stile originalissimo la Bigelow è una regista unica nel suo genere: estremamente tecnica, grandiosa nella messa in scena, spesso brutale e violenta ma in fondo padrona, sotto la scorza dura, di una grande sensibilità. E' un'artista completa e originale, che sa gestire benissimo gli attori. Tra tutti spicca la lucida follia di Jeremy Renner - qui per la prima volta protagonista - che, con il suo sguardo allucinato e a volte quasi diabolico, incarna alla perfezione l'istinto naturale alla lotta e al conflitto, quella parte così primitiva e incontrollabile dell'animo di ognuno di noi.


Jeremy Renner

A proposito di attori: nel film ci sono anche nomi di spicco come Guy Pearce, Evangeline Lilly e il grande Ralph Phiennes. Incredibile come la Bigelow faccia un uso quasi hitchcockiano di queste stelle di prima grandezza: come in Psyco, l'uso di attori di spicco per parti brevi lascia lo spettatore disorientato e sconcertato, rendendo alla perfezione il senso di incertezza e tragicità che la guerra comporta.


La citazione: "Ma ti rendi conto che ogni volta che indossi quella tuta, ogni volta che usciamo, possiamo lasciarci la pelle? Lanci il dado e non sai come va... lo sai che è così, vero?"

Voto: ♥♥♥♥

2 commenti:

  1. un bel film, che varrà - secondo me - l'oscar per la regia alla Bigelow.

    RispondiElimina
  2. Sì bel film.
    Guarda per me se proprio non deve vincere Tarantino, che è quello che se lo merita sicuramente di più, vorrei che vincesse proprio la Bigelow perchè è un'artista unica e spesso poco valorizzata.

    ^_^

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...