venerdì 6 novembre 2009

Cinema on the road

Il viaggio è la metafora per eccellenza della vita umana: tra l'inizio e la fine serie impreviste e sorprendenti di eventi formano la vita di un uomo e danno senso alla sua esistenza.

Kirsten Stuart e Emile Hirsh in Into the wild


Zaino in spalla, motori rombanti e senso di libertà.

Fuga da qualcosa o da se stessi, ricerca di un senso più profondo delle cose, nostalgia per la famiglia che aspetta.

Fin dagli albori della civiltà, l'uomo ha fortemente sentito dentro di sé l'importanza del viaggio: non un semplice spostarsi da un punto A ad una meta B, ma un insieme di eventi, di imprevisti, di incontri, di scoperte che formano una persona e la collocano nel grande disegno dell'universo.

Che si tratti di viaggio per terra, mare o nello spazio, che sia in compagnia o da soli, il viaggio diventa metafora della vita stessa dell'uomo e la strada una compagna a volte amica a volte ostile.

Il più grande racconto a tema viaggio è senz'altro l'Odissea di Omero: nell'antichità, quando il mondo era ancora parzialmente sconosciuto, viaggiare simboleggiava l'ignoto, l'avventura, il coraggio, il desiderio di sapere. E così moltissimi sono i racconti di viaggi avventurosi arrivati fino a noi: l'Odissea, l'Eneide, Gli Argonauti, Beowulf. Il viaggio diventa poi lo spunto per riflessioni ancora più ampie, come il rapporto con il divino, il libero arbitrio e la natura dell'uomo come nella Divina Commedia, la Gerusalemme Liberata, il Candido, La ricerca del tempo perduto e l'Ulisse.

James Dean in Giovenù bruciata

Nell'ottocento, le scoperte scientifiche e il progresso hanno portato al desiderio di scoprire cosa nasconde lo spazio, se c'è altra vita intelligente oltre a noi, se le stelle sono solo ghiaccio e polvere o qualcosa di più. Così è nata la Fantascienza, grazie ai viaggi sotto i mari e dalla terra alla luna di Jules Verne o a quelli nel tempo di Herbert George Wells.

In America, a cavallo tra la prima e la seconda metà del Novecento, dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, anche i figli di quel “nuovo mondo” cominciano a interrogarsi e a cercare di descrivere il proprio tempo, un tempo moderno e inquieto, contestano le imposizioni sociali della vita borghese, non vogliono conformarsi al pensiero comune e vedono nell'asfalto della strada il simbolo del proprio presente. Con On the road, manifesto della Beat generation, Jack Kerouac ha dato vita a un filone fondamentale della cultura contemporanea, ripreso da altri autori, dal cinema, dai cantanti e dai fumetti.

Il cinema, immagini in movimento, forse meglio di altre forme artistiche può descrivere il senso del viaggio e della scoperta di sé.

Christopher Lloyd e Michael J. Fox in Ritorno al futuro


L' avventura del viaggio


Il viaggio al cinema è sinonimo di avventura: il protagonista si trova catapultato in situazioni spesso assurde, incontra personaggi singolari e deve affrontare numerose prove. L'industria cinematografica ha tradotto in immagini le pagine di romanzi di successo a volte superando l'impatto della carta stampata. Walt Disney con capolavori come Pinocchio e Alice nel paese delle meraviglie ha reso la magia delle storie con cui siamo cresciuti, aggiungendo un po' di zucchero qua e là ma mantenendo il senso del viaggio di formazione alla base della storia originale. Romanzi come Moby Dick e Il giro nel mondo in ottanta giorni hanno dato un volto di carne ai loro carismatici protagonisti grazie all'energico capitano Nemo di Gregory Peck e al gioviale David Niven nei panni di Phileas Fogg.

Spielberg grazie al suo personalissimo Peter Pan che deve tornare all'Isola che non c'è ci ha regalato un viaggio nei nostri ricordi d'infanzia: in Hook Robin Williams è un ex ragazzo volante che ha lasciato la calzamaglia per la toga di avvocato e a fare la parte del leone è lo straordinario Capitan Uncino di Dustin Hoffman. Con E.T. invece ci ha fatto commuovere con il viaggio spaziale di un extraterrestre molto umano.


Mark Hamill, Carrie Fisher e Harrison Ford in Star Wars


Al cinema il viaggio è un terreno così fertile da fornire materiale per intere saghe: le mitiche trilogie di Ritorno al futuro, Indiana Jones e la serie di Guerre Stellari sono diventate fenomeno di costume, con personaggi e frasi ormai cult: chi non ha mai sognato di indossare cappello e frusta e partire all'avventura o di avere come amico il folle dottor Brown o il saggio Obi -Wan? Negli anni ottanta pellicole come I Goonies, La storia fantastica e La storia infinita hanno entusiasmato un'intera generazione e nel duemila Peter Jackson ha riportato in auge il Fantasy grazie alla trilogia del Signore degli Anelli, tratta dall'omonimo romanzo di J. R. R. Tolkien. Anche le avventure di pirati di salgariana memoria sono tornate di moda, grazie all'irresistibile capitano Jack Sparrow impersonato dal poliedrico Johnny Depp nella trilogia Pirati dei Caraibi.


Dennis Hopper, Peter Fonda e Jack Nicholson in Easy Rider


Compagni di strada


Motori rombanti, rock'n'roll, battutacce, droghe di ogni tipo, sudore e giubbotti di pelle: questi i punti cardine di Easy Rider, il film “on the road” per eccellenza. Pellicola del '69 scritta, diretta e interpretata da Dennis Hopper - nel cast anche i grandissimi Peter Fonda e Jack Nicholson - è l'equivalente cinematografico del libro di Keruac. Il film, considerato il capostipite della New Hollywood insieme a Il Laureato e Gangster Story, è la storia di Billy e Wyatt che tra cocaina, marijuana e LSD, viaggiano verso New Orleans a bordo dei loro luccicanti chopper. Un film che ha saputo cogliere il sentire di una generazione, a metà tra la cultura hippy e la ribellione di Gioventù bruciata.

Non solo i duri si mettono al volante: in Thelma & Louise di Ridley Scott, i premi Oscar Susan Sarandon e Geena Davies sono due donne esasperate dal continuo atteggiamento maschilista a cui sono sottoposte che decidono di partire per un viaggio in auto. Durante il percorso però tutta l'arroganza e la violenza degli uomini si ripresenta nelle forme più varie e subdole. Messe alle strette dalle circostanze, le due diventano delle criminali costrette a fuggire verso il Messico. La scena finale al Gran Canion è una delle più celebri del cinema contemporaneo e il film è un importante manifesto della violenza fisica e psicologica sulle donne.


Susan Sarandon e Geena Davies in Thelma & Louise


Anche nel film di Terrence Malick La rabbia giovane una coppia si dà alla fuga: in un viaggio attraverso l'America segnato da delitti e ferocia, la bellissima e sconfinata natura del Montana sta a guardare silenziosamente la gelida follia omicida di Kit Carruthers, interpretato da Martin Sheen e accompagnato nel suo viaggio da una giovanissima Sissy Spacek. Un film in cui i giovani sono ribelli e omicidi senza una causa: il distacco emotivo è il loro tratto distintivo. Un ritratto inquietante della cultura giovanile, qui presentata allo sbando e priva di coscienza.

In Italia il re dei road movie è il capolavoro di Dino Risi Il sorpasso: uno straordinario Vittorio Gassman interpreta i difetti dell'italiano medio invadente, chiaccherone, sbruffone, superficiale, un po' ladro e arraffone, ma allo stesso tempo vitale e generoso. Un ritratto impietoso e duro della società italiana, immortale nel suo splendido bianco e nero e nell'assordante clacson suonato dal vitellone Bruno.


Martin Sheen in La rabbia Giovane


Viaggio alla scoperta di se stessi


Il viaggio oltre ad essere un evento tangibile tramite i chilometri di strada percorsi, è anche e soprattutto un viaggio alla scoperta di se stessi. Conoscere persone, visitare nuovi posti, ci mette sempre a confronto con noi stessi e con le nostre esperienze personali. In Into the Wild di Sean Penn un giovane fresco di laurea brucia tutti i suoi risparmi e parte da solo verso l'Alaska. Durante il viaggio conosce un'umanità varia e interessante, che pian piano, insieme alla natura selvaggia e bellissima, lo porta a una maturazione personale e ad una nuova consapevolezza.

Così come accade in Balla coi Lupi a John Dunbar, soldato che durante la Guerra di Secessione preferisce lo stile di vita dei nativi americani al prepotente modello americano. Il film diretto e interpretato da Kevin Costner ha dei momenti altissimi di riflessione e introspezione, spesso sublimati in immagini quasi liriche. Nel suo diario Dunbar annota ogni momento del suo viaggio e scrive frasi come: “Stavo pensando che di tutte le piste di questa vita, la più importante è quella che conduce all'essere umano”.


Jean-Louis Trintignant e Vittorio Gassmann in Il sorpasso


Sempre di viaggio interiore parla Bergman nei suoi film più famosi: in Il settimo sigillo un cavaliere torna dalle crociate e si trova faccia a faccia con la morte, che in più momenti lo sfida a scacchi. Bergman mette in scena un dramma in cui vari tipi di esseri umani affrontano la morte e la paura di essa: il viaggio del cavaliere è la metafora della lotta dell'uomo contro la paura del nulla e dell'ignoto, del suo rapporto con il divino e con la propria coscienza. In Il posto delle fragole invece, un vecchio professore deve andare a ritirare un premio e durante il suo viaggio incontra dei giovani: Bergman ci porta per mano nella rievocazione dei ricordi di un uomo che si trova alla fine della vita e che si confronta col suo vissuto e con le nuove generazioni che rimarranno dopo di lui.


Max Von Sydow in Il settimo sigillo


Infine, il viaggio dentro il subconscio umano più spettacolare e allo stesso tempo profondo è quello dell'astronauta Bowman di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick: il regista arriva all'essenza della natura umana tramite un viaggio nello spazio. Paradossalmente allontanandosi dalla realtà terrestre e umana, il film delinea con maggior forza quelle che sono le caratteristiche dell'uomo. L'evoluzione, l'istinto, la tecnologia, avere delle emozioni ed essere capaci di superare i limiti imposti dalla natura: da Omero a Kubrick l'uomo è descritto come un essere che ha dentro di sé la necessità di perdersi per ritrovarsi, di viaggiare per poter tornare a casa e riappacificarsi con il senso di irrequietezza che lo accompagna dalla sua genesi, da quando ha impugnato un osso per affermare la sua personalità.


Keir Dullea in 2001 Odissea nello spazio


Non solo rombi di motori quindi: il cinema “on the road” è un punto fondamentale e imprescindibile della cultura contemporanea.

5 commenti:

  1. quando fai questi "speciali" sono sempre molto contento... :-)))..forse l'ho già scritoo altrove..ma il viaggio a volte ha delle conseguenze...e tramite queste si può connotare ulteriormente il viaggio... viaggio circolare o viaggio rettilineo...riscoperta finale dei valori da cui ci si era staccati(alla ulisse) o abbandono definito dei valori del luogo natio(in generale stato da cui si parte) con conseguente impossibilià di ritorno(alla malick o alla musil)....l'unico appunto che ti posso fare è che sei stata un po' etnocentrica nel trattare questo argomento...forse sono solo io che proietto i miei gusti in quello che leggo... (come tutti del resto facciamo o siamo portati a fare)...

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  2. Gran bel post e approfondimento dei road-movie. Tutti film spettacolari hai citato poi!

    Ale55andra

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  3. "l'uomo ha fortemente sentito dentro di sé l'importanza del viaggio: non un semplice spostarsi da un punto A ad una meta B, ma un insieme di eventi, di imprevisti, di incontri, di scoperte che formano una persona e la collocano nel grande disegno dell'universo"

    eeeh, il grande motivo che muove i miei viaggi. questa frase mi sa te la rubo per il mio taccuino di viaggio...

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  4. @ Ivan: grazieeee! Etnocentrica? Cioè troppi film stranieri? Ho parlato di tutti quelli che ho visto che mi hanno colpito di più... Se hai qualche bel "road movie" italiano da consigliarmi aspetto! ^^

    @Ale55andra: grazieee milleeee!!!

    @ Lessio: basta che citi la fonte! Sennò riceverai una lettera dai miei avvocati!!! XD

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  5. scusa dovevo spiegarmi meglio...intendevo sei stata un po' troppo entocentrica..hai citato solo film occidentali o cmq facenti parte della nostra cultura..nel trattare questo argomento (universale) hai messo al centro del discorso solo l'espressione di una cultura (quella occidentale, ammesso che si possa generalizzare così), la nostra, non tenendo conto delle espressioni sul medesimo tema di altre culture... ma il discorso sarebbe molto più ampio...il succo è questo..anche se grezzo...ma ripeto: probabilmente il fatto che io la pensi così dipende da me e basta... un saluto..

    P.S. alla fine ho ceduto alla lusinghe ammaliatrici di FB...

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