domenica 22 marzo 2009

Che - L'argentino


Il primo piano in bianco e nero del Che, all’anagrafe Ernesto Guevara de la Serna, è una delle foto più duplicate del novecento. Riprodotta su magliette, poster, spillette, adesivi e quant’altro, è diventata un’icona, un simbolo, un mito.
Ma perché questo giovane uomo dal volto bello e serio è diventato un’icona?
Il Che, nato da una famiglia della media borghesia argentina, è stato da subito una personalità di spicco e fuori dal comune: perseguitato da attacchi d’asma fin dall’età di due anni, non rinunciò mai ad avere un’adolescenza normale e praticò per anni il rugby, partecipò a tornei di scacchi, appassionato di poesia e letteratura, scrisse vari saggi, diari e poesie, una volta laureatosi in Medicina preferì fare esperienza in un lebbrosario piuttosto che svolgere il normale praticantato.

Benicio Del Toro

Era quindi una persona colta e con una buona professione tra le mani, ma alla tranquillità di una vita borghese preferì imbracciare un fucile e lottare per un ideale, per un’utopia di libertà e uguaglianza tra i popoli. Abbracciò infatti la causa cubana perché la vedeva come un tassello di un disegno più grande, un messaggio universale di lotta contro le ingiustizie, punto di partenza per l’unificazione di tutta l’America Latina.
Era una figura tormentata, una sorta di eroe tragico, romantico e affascinante.
Le sue azioni erano guidate da una forte coscienza morale, da un idealismo puro che lo portò a farsi da parte quando fu chiamato ad amministrare il potere, posizione che era forse in contrasto con i suoi ideali assoluti estranei al compromesso politico.
Non c’è da stupirsi dunque che un uomo così speciale abbia ispirato migliaia di giovani in tutto il mondo. Potenzialmente quindi la biografia del Che, per la sua stessa eccezionale natura, è materiale adatto a produrre un capolavoro cinematografico. Purtroppo però Soderbergh non ha capito cosa simboleggia e quanto è importante e complessa la figura del Che: il regista americano si è messo in testa di costruire un’opera definitiva sul combattente argentino, e per far questo ha pensato di girare non uno ma ben due film e di dargli una confezione a metà tra il documentario e il film d’azione.

Benicio Del Toro

Fin qui nulla di male, anzi, l’espediente di raccontare il periodo della lotta cubana inframmezzandolo con l’intervista che il Che realizzò nel 1964 per la CBS in occasione del suo discorso alle Nazioni Unite è anche buono, ma a mancare è il vero spirito del Che.
Per quanto Benico Del Toro sia un bravo attore e abbia cercato il più possibile di avvicinarsi all’iconografia del Che, non traspare nemmeno in un fotogramma l’emozione, il fervore che si prova anche solo leggendo una piccola frase del combattente argentino.
Così la perfezione formale e stilistica di Soderbergh, la fotografia ricercata e il gusto per il particolare si riducono a una somma di insignificanti aneddoti da biografia commerciale, privi di fascino e sentimento, freddi e vuoti.
Nel film di Soderbergh il Che sembra un combattente qualsiasi, un uomo come un altro, che ha deciso di darsi alla lotta armata per un vago e imprecisato ideale.
In questa pellicola, eccessivamente e inutilmente lunga, che racconta gli anni dei combattimenti nella Sierra Maestra fino alla presa di Santa Clara, il Che rimane niente di più che una foto stampata su una maglietta. Un marchio di fabbrica glamour fatto per vendere gadget. Non c’è niente dell’uomo che ha detto frasi come: “Dobbiamo lavorare per il nostro perfezionamento interno quasi come un’ossessione, come una pulsione costante; ogni giorno analizzare onestamente ciò che abbiamo fatto, correggere i nostri errori e tornare a incominciare il giorno appresso”.

La citazione: "Quello che guida un rivoluzionario è l'amore"

Voto: ♥♥

Uscita italiana: 10 aprile 2009

Pubblicato su Cinema4stelle.

12 commenti:

  1. se è così..peccato..davvero un peccato...

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  2. Bè, però in effetti per quanti di quei ragazzi che hanno il poster o la maglietta del Che, la cosa non è solo per seguire la moda? Io direi per la maggior parte, almeno credo.
    Detto questo molto probabilmente Soderbergh ha cercato di non "santificare" la figura della persona che ha deciso di mostrare al cinema (un pò come Van Sant con Milk per fare un esempio più recente).
    Tutto questo lo dico senza aver visto il film eh, quindi sono solo supposizioni.

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  3. da quanto leggo è una mezza occasione persa, questa di Soderbergh. Peccato!

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  4. ciao valentina..io sarò a roma la sera del primo aprile...se avrai tempo e voglia ci potremo salutare..altrimenti sarà per un'altra volta...

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  5. ciao!
    buon film..aspetiamo più così.
    saluti da Spagna.

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  6. @ Ivan: peccatissimo! In tutti i sensi...E sentiamoci su FB!

    @ Ale55andra: In Milk Van Sant e soprattutto Sean Penn sono riusciti a dare un'idea dell'uomo Harvey oltre che della figura pubblica.
    C'era il sentimento e l'emozione delle sue idee, della sua lotta, mentre guardavo il film mi sono emozionata e ho partecipato.
    Qui non c'è niente di tutto questo: non c'è l'uomo, non c'è il mito, non c'è emozione.
    E' tutto freddo, vago, pesante.
    La mia reazione è stata questa.
    Poi magari a te piacerà tantissimo non so, ma a me non ha trasmesso nulla.
    E io, visto che amo molto il personaggio, VOLEVO emozionarmi!

    @ Paolo: purtroppo secondo me si. Magari se a te invece piacerà ne potremo discutere.

    @ Juanjo: ciao!

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  7. valentina..c'è un problema..non ho più FB..ho eliminato il mio account..ti mando una mail su flickr?

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  8. Vale ho capito, io pensavo che tu cercassi una sorta di eroicizzazione del personaggio che non c'è stata, invece hai ravvisato proprio una mancanza di spessore del personaggio. Comunque prima o poi guarderò coi miei occhi ^^

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  9. Ecco.. lo sapevo!
    Una Soderberghata, come pensavo..

    Malgrado la delusione, xké hai confermato le mie perplessità rispetto al progetto (dal momento che a me Soderbergh proprio non mi garba!), noto con piacere che anche tu sei una guevariana convinta, specie rara di questi tempi..

    Felice di averti conosciuto!
    Federica aka Trinity, che un tempo sproloquiò sull'argomento..

    A presto

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  10. Te l'ho aggiunto io il linka al post su cineblogger e comunque a me il film è piaciuto per l'intereptazione di Bencio del Toro davvero notevole.

    Un caro saluto.

    Rob.

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  11. Grazie mille Roberto!

    Pensa che a me non ha convinto del tutto nemmeno l'interpretazione di Del Toro che in genere amo molto.

    Magari il secondo capitolo mi prenderà di più.

    :)

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  12. Io credo la sua sia un'operazione compelssa ha voluto usare un registro particolare per non mitizzare troppo un uomo che è già un mito. Questa cosa io l'ho molto apprezzata. restituirci il Che anche con una vena di Pazzia, debole e forte nella sua malattia, deciso ed infelssibile nei suoi discorsi alle Nazioni Unite, ma al tempo stesso stupito quando la giornaliste gli chiede: "Che cosa si prova ad essere un simbolo?" e lui :"Un simbolo di cosa esattamente?" e la giornalista
    : "ma della rvoluzione". Ecco in questa battuta c'è tutta la linea sulla quale si è mossa l'intereptazione di Benicio del Toro.

    Un mito dal volto umano e credo che questa cosa emergerà ancora di più nel racconto delle gesta meno fortunate in Bolivia.

    Oggi ti aggiungo tra i miei link cinefili sarei lieto se facessi altrettanto ma ovviamente non è un obbligo.

    Con stima,

    Rob.

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