Se Ulisse nascesse oggi sarebbe un profugo
L’Odissea di un ragazzo che abbandona il proprio paese per cercare un futuro migliore in occidente. La sua Itaca è Parigi e le sirene le ricche ospiti di un lussuoso Hotel.
L’Odissea di un ragazzo che abbandona il proprio paese per cercare un futuro migliore in occidente. La sua Itaca è Parigi e le sirene le ricche ospiti di un lussuoso Hotel.
“Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque…”
cantava Foscolo. Come Ulisse, costretto a navigare per anni e anni, così oggi migliaia di uomini e donne ogni giorno tentano viaggi della speranza a bordo di malsicuri scafi clandestini.
A rappresentarli tutti nel nuovo film di Costa-Gavras è Elias, un sorprendente Riccardo Scamarcio, giovane dalla provenienza indefinita e dall’aspetto forte e invitante.
Giunto per mare in una bella isola greca, Elias si mescola agli ospiti del lussuoso Hotel Eden, per poi proseguire la sua odissea verso la terra promessa: Parigi.
ove il mio corpo fanciulletto giacque…”
cantava Foscolo. Come Ulisse, costretto a navigare per anni e anni, così oggi migliaia di uomini e donne ogni giorno tentano viaggi della speranza a bordo di malsicuri scafi clandestini.
A rappresentarli tutti nel nuovo film di Costa-Gavras è Elias, un sorprendente Riccardo Scamarcio, giovane dalla provenienza indefinita e dall’aspetto forte e invitante.
Giunto per mare in una bella isola greca, Elias si mescola agli ospiti del lussuoso Hotel Eden, per poi proseguire la sua odissea verso la terra promessa: Parigi.
Il viaggio, da sempre al centro dei racconti umani come metafora di percorso interiore e sete di conoscenza, nel nuovo film del regista greco naturalizzato francese raggiunge nuovi significati. Da una parte c’è il viaggio visto attraverso gli occhi degli occidentali: la vacanza, fatta di ricchi buffet e abbronzatura ottenuta su spiagge esclusive, dall’altra il viaggio per la sopravvivenza di tutti coloro che non riescono ad ottenere che le briciole dell’ opulenza del mondo occidentale.
Grazie a toni a tratti surreali, a tratti grotteschi, Costa-Gavras parla di uno dei principali problemi di oggi: l’immigrazione clandestina. Elias, che non parla che qualche parola di francese, si presenta nudo all’ingiustizia del mondo. Muto per quasi tutto il film, il ragazzo è simbolo di tutte quelle persone che per l’Occidente non sono altro che corpi: forza lavoro da sfruttare, oggetti sessuali di cui servirsi e bocche in più da sfamare. Elias deve lottare per tutto ciò che lo identifica come essere umano: i vestiti, la lingua, il rispetto. Tutti sono pronti a sfruttare la sua bellezza rozza e quasi innocente, simbolo di una parte di mondo che non ha voce per far valere i propri diritti.
E se dal canto suo Elias fa di tutto per adattarsi ai luoghi e alle persone che man mano incontra, lo stesso non si può dire dei “cittadini per bene”: o diffidenti e sprezzanti, o vogliosi del suo corpo, o intolleranti e violenti. Ma le critiche del regista non si limitano alle persone comuni: più volte nel corso del film, mentre al ragazzo succedono cose terribili, si vedono troupes cinematografiche impegnate a riprendere tutt’altro, come a dire che mentre i cosiddetti “intellettuali” si ostinano a riprendere cose insignificanti come i trattori (forse un riferimento al Lynch di “Una storia vera”?) all’altro angolo della strada la realtà più violenta, dura e disperata viene volutamente taciuta e ignorata. Alla fine però Elias, contro tutto e tutti, continua il suo viaggio, come a dire che, nonostante le resistenze del mondo occidentale, questo processo è ormai inarrestabile e inevitabile.
Costa-Gavras, autore da sempre provocatorio e voce fuori dal coro, ha cercato di dare una sua visione del fenomeno, farcendo il film di metafore più o meno evidenti: il turista che fotografa i cadaveri col cellulare, il buffet sprecato, la speranza di prosperità vista come magia.
Non tutto risulta convincente - come il passeggino con la tv incorporata - ma la pellicola ha una sua forza che spinge lo spettatore a riflettere, ad interrogarsi o quanto meno a cedere al dubbio.
Sorprendente Scamarcio, al suo primo ruolo impegnato, che dà una prova convincente, molto fisica, fatta di fughe, lotte, urla e gesti, riuscendo ad essere espressivo anche senza parlare. In quegli occhi lucidi che chiudono il film c’è tutta la nostalgia e la disperazione di colui al quale “il fato prescrisse illacrimata sepoltura”.
La citazione: "Voi mi avete detto se vieni a Parigi vienimi a trovare..."
Voto: ♥♥♥
Pubblicato su Meltin'Pot.
ma viaggio lineare o circolare?...per intenderci...omero o musil?
RispondiEliminaDunque Scamarcio è riuscito ad essere pienamente convincente? No, perchè a me è sempre sembrato un buon attore che però non si impegnava, lasciandosi coinvolgere in progetti non proprio interessanti. Magari questa è stata la sua buona occasione. Cercherò di vederlo al più presto, la tua recensione mi ha incuriosta e non poco.
RispondiEliminaAle55andra
Devo ammettere che non avrei mai pensato di vedere Scamarcio recitare in un film di Costa-Gravas. Questo significa che nell'arte non bisogna avere mai, in ogni caso, pregiudizi. Dovrò infatti superarli e dirmi: vado a vedere il film non perché è di Costa-Gravas, ma perché mi interessa proprio vederlo. E questo è dovuto alla tua recensione.
RispondiEliminasiete tutti invitati su dirty gossip blog! http://dirtygossipboy.blogspot.com
RispondiEliminadal lun al ven taaaaanti post carini per movimentare le vostre giornate... vi aspetto! ;)
ps. complimenti per il blog. veramente carino :)
Purtroppo non sono rimasto per nulla colpito da questo film...la morale è troppo spicciola e basata fin troppo sulla bellezza fisica di scamarcio e del suo personaggio. Peraltro Scamarcio ha praticamente un paio di espressioni durante il film...non di più...
RispondiElimina