giovedì 23 febbraio 2012

Hugo Cabret


Parlare di Hugo Cabret è difficile.
Film d'autore travestito da blockbuster, classico girato in 3D, operazione cinefila e originale allo stesso tempo, rievocazione del passato e proiezione verso il futuro.
Hugo Cabret è tutto questo e molto di più, è un film complesso, denso, costituito da strati, o meglio, composto da tanti piccoli ingranaggi che formano un meccanismo perfetto.
Il nuovo film di Martin Scorsese è una macchina così stupefacente e maestosa, da meritare un'analisi dettagliata di ogni rotella e bullone.


Hugo Cabret e il rapporto con la letteratura

La storia del piccolo Hugo Cabret deriva dall'omonimo libro di Brian Selznick, opera composta da parole e soprattutto disegni, rigorosamente in bianco e nero, che racconta, come se fosse un film muto, la storia di un bambino che vive nella stazione Montparnasse di Parigi e che, per una serie di incredibili coincidenze, conosce il primo grande maestro del cinema: Georges Méliès, dimenticato dopo il suo ritorno dalla Grande Guerra e ridotto a commerciante di giocattoli nella medesima stazione.

La storia incontra la letteratura e Mèliés, relamente dimenticato dopo la Prima Guerra Mondiale, può tornare a vivere attraverso gli occhi di un bambino che rappresenta l'amore per il cinema, le storie e soprattutto la voglia di sognare: il piccolo Hugo, rimasto orfano e costretto a controllare gli orologi della stazione per sopravvivere, ama le storie, il cinema e i trucchi, ma non ha molta dimestichezza con i libri. Quando incontra la coetanea Isabelle, grande appassionata di romanzi ma del tutto digiuna di pellicole, i due si completano a vicenda: lei gli fa leggere i libri e lui la porta per la prima volta a vedere un film. 

Scorsese sa che alla base di un buon film c'è una buona storia e la figura del libraio Labisse, interpretato dalla leggenda vivente Christopher Lee, è necessaria quanto irrinunciabile: uno degli attori più longevi della storia del cinema, che ha interpretato Dracula così come Il Signore degli Anelli, si fa portavoce dell'imprescindibile rapporto che c'è fra letteratura e cinema. E' proprio lui infatti a regalare Robin Hood a Hugo, che aveva visto solo la versione cinematografica con Errol Flynn, affermando che "i libri devono andare dove ce n'è bisogno". Solo una mente affamata di storie può poi tramutarle in sogni fatti di immagini.



Hugo Cabret e l'amore per il cinema

Vedendo Hugo Cabret i maligni hanno pensato che Scorsese, regista di criminali e di violenza, che non ha mai raccontato favole o storie per bambini, abbia voluto cambiare genere soltanto per aumentare il suo pubblico e accattivarsi la giuria degli Oscar.

Guardando il film invece si ha piuttosto la sensazione di vedere lo Scorse appassionato ed emozionato di Viaggio nel cinema americano, lo strepitoso documentario in cui il buon Marty rivive i film più significativi della sua vita, quelli che ha amato e che hanno influenzato la sua opera.

La figura dello studioso di cinema Rene Tabard, interpretato da Michael Stuhlbarg, rappresenta quella parte di amanti del cinema che hanno fatto dell'analisi filmica la propria vita, che studiano e preservano la settima arte: grazie a questa passione l'opera di Mèliés non è andata perduta, e con il film di Scorsese può anzi essere ricordata e fatta conoscere alle nuove generazioni che forse non hanno mai sentito il nome del primo grande regista della storia del cinema.

La seconda parte del film, quella incentrata su Mèliès, è dunque una vera e propria dichiarazione d'amore per l'arte cinematografica, vista come fabbrica di sogni, arte in movimento e racconto all'ennesima potenza. 
Nel film di Scorsese, perfino il rumore di un proiettore è emozionante per chi ama il cinema.



Hugo Cabret e le storie

Per raccontare una storia sono essenziali dei buoni personaggi: ogni personaggio deve essere ben caratterizzato, avere il suo passato e intrecciare il suo percorso con quello di altri personaggi, solo così si può creare un grande meccanismo che dà vita ad una storia complessa e avvincente.

Ecco perché Scorsese ha introdotto i vari personaggi della stazione: il poliziotto interpretato da Sasha Baron Cohen, la fioraia Lisette di Emily Mortimier e i vecchi innamorati Emilie (Frances de la Tour) e Frick (Richard Griffiths). Tutti frequentano la stazione, luogo metaforico che rappresenta le storie, la vita, le aspirazioni umane, dove i loro destini si intrecciano  e vanno inconsapevolmente ad arricchire quel meccanismo che è la vita umana, il film, il cinema. Le storie sono fatte di persone, e l'occhio dello scrittore-regista-spettatore deve osservare queste persone per avere una visione generale e completa del quadro.

Il cinema stesso diventa metafora: il grande meccanismo è la vita, certo, ma anche la lavorazione di un film. Ogni procedimento ha bisogno del suo ingranaggio, ogni figura professionale contribuisce a realizzare l'opera. 
Non c'è un'opera democratica, universale e rappresentativa dell'umanità come un film.



Hugo Cabret tra Mèliés, Scorsese, il 3D e la storia del cinema

La cosa che però rende veramente speciale il film di Scorsese è la sua incredibile rilevanza storica: il cinema muto che viene ricordato, citato e convertito in 3D costituisce un incredibile cerchio perfetto che si chiude, un discorso meta-cinematografico che commuove e traccia un segno nella storia del cinema. Scorsese rigira la scena del treno, prima immagine al cinema, e la rigira in 3D (usato tra l'altro in maniera divina, con grande attenzione alla profondità di campo), la tecnica più moderna attualmente. 

Il film di Scorsese è quindi un grande contenitore che racchiude in sé tutta la storia del cinema, la omaggia, la mostra, la rigira, la rielabora e la proietta verso il futuro.
Opera totale, cinema all'ennesima potenza: Scorsese ha realizzato un vero e proprio capolavoro, che è già un classico. Un'opera imprescindibile, da vedere e rivedere, da analizzare, studiare, e soprattutto da vivere. Perché oltre ai tecnicismi, alle lezioni di cinema e di regia, se ci si lascia trasportare dalla storia di Hugo e dalla bellezza delle immagini ci si può anche commuovere.



La citazione: "Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu!"

Hearting/Cuorometro: ♥♥♥♥♥

Titolo originale: Hugo
Regia: Martin Scorsese
Anno: 2011
Cast: Asa Butterfield, Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Chloe Grace Moretz, Helen McCrory, Michael Stuhlbarg, Jude Law, Emily Mortimer, Christopher Lee

19 commenti:

  1. Avrei voluto essere entusiasta come te, mannaggia, visto che amo Scorsese.
    E invece nonostante la regia, la fotografia, le citazioni e gli aspetti metacinematografici della pellicola siano splendidi e per molti versi irraggiungibili, non sono stata coinvolta né dalla storia né dai personaggi.
    Peccato, perché avrebbe potuto essere un capolavoro se avesse avuto un briciolo di "cuore" in più!

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    1. Secondo me ce l'ha il cuore!
      Mi sono anche commossa alla fine.
      C'è pure tutto il discorso sul cuore (quello dell'automa, la chiave), nel senso dell'opera d'arte che dà vita alle storie...boh ha a me ha coinvolto parecchio.

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  2. Anche a me è piaciuto moltissimo. Un film per ragazzi che però appassionerà di più gli adulti, in special modo quelli 'cinefili', i quali non potranno non commuoversi rivedendo la storia (vera!) di Georges Méliès.
    Splendida la citazione, è la 'chiave' del film! ;-)

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    1. Vero?! :)
      Adoro quella citazione, sì è proprio il succo del film.
      Ma ti è piaciuto più di The Artist o tifi sempre per lui agli Oscar?

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    2. Guarda... sono due film bellissimi. Difficile scegliere. 'Hugo' mi ha più coinvolto emotivamente (nel secondo tempo, quando entra in scena Méliès, ho pianto in continuazione ;-D ). Ma 'The Artist' è più 'film', è impeccabile e senza età.
      Diciamo che... comunque vada sarà un successo! Davvero! Di sicuro non mi arrabbierò come l'anno scorso per la vittoria di un film mediocre come 'Il discorso del re' :-D

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  3. Val, sto con Babol.
    Io l'ho bottigliato mica poco.
    Girato da dio, elegantissimo, eppure completamente privo di anima.
    Melies avrebbe meritato più di una favoletta in stile Disney.

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    1. Noooo!
      Oh niente, questa stagione non andiamo d'accordo su nulla!
      Prima mi smonti quel capolavoro di The Tree of Life, poi questo....
      A parte che non lo trovo affatto una "favoletta", comunque assomigliare ai film Disney che sono anche loro dei capolavori, non sarebbe una cosa negativa! :D

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    2. Sai che i Disney piacciono molto anche a me, ma dall'uomo che ha portato sullo schermo Taxi Driver, Toro scatenato e L'età dell'innocenza mi aspetto ben altro che queste cose un pò troppo zuccherose! :)

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  4. a me è piaciuto e molto, trovo che sia un esperimento riuscitissimo, soprattutto perchè è stato girato col cuore da un autore che generalmente non fa film per ragazzi :)

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    1. Per me invece non è affatto stucchevole, favolistico o zuccheroso. Ricordiamoci che si tratta di un omaggio, se vogliamo anche citazione, del cinema fantastico e per certi versi anche "infantile" del grande Méliés. Per cui credo che la "semplicità" della storia sia anche voluta, e molto ricercata. Aggiungiamoci tutto quello che ha già scritto Vale, e cioè lo straordinario discorso metacinematografico, nonché la spettacolarità di regia e 3D, e secondo me abbiamo a che fare con un grandissimo film.

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    2. Grandissimaaaaaaaa!!!!!!!
      Sono con te al 110%!!!! :D

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    3. @Arwen: vero, verissimo! Anche se per me non è proprio un film per ragazzi, comunque è un genere insolito per Scorsese. ^^

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  5. mm a me non ha convinto del tutto. mi sono mezzo commosso quando proiettano voyage dans la lune, e anche quando sfogliano il libro di storia del cinema e si vedono tutte quelle immagini dei film di griffith, lumiere e compagnia bella, ma il resto non mi ha esaltato particolarmente. sicuramente molto bello, ma non mi ha coinvolto esageratamente: forse perché l'ho visto in 2D?

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    1. Grande Ale! Sei tornato dal tuo viaggio spettacolare! Che foto!
      :))))

      Cmq: noooooo!!!! Pure tu nooooo!!!!! Il 3D secondo me questa volta era assolutamente da vedere, però non credo che avrebbe cambiato la tua idea se l'hai sentito freddo. Questo film divide: ho sentito solo persone che l'hanno trovato noioso e senza cuore o persone come me che l'hanno trovato meraviglioso. E già non è poco! :)

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    2. Se posso permettermi Lessio... guardandolo in 3D hai visto un altro film. 'Hugo' è stato concepito e realizzato per il 3D, che in questa pellicola ha un valore che, secondo me, va aldilà dell'aspetto strettamente tecnico: l'uso del 3D è visto come una continuazione della strada aperta da Méliès, un omaggio alla sua arte, un modo per far capire allo spettatore che la magìa del cinema è fatta ANCHE dalla tecnica (vista come illusione), oggi come allora.
      Il 3D in questo film, per me, è basilare.

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    3. Grandissimo Kelvin!
      Sottoscrivo col sangue!!!! :D

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  6. probabilmente è così..! però il 2D a 5 euri.. c'è la crisi ragazzi! :)

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  7. secondo me vedere il film in 3d era obbligatorio, perché una parte del senso del film riguardava proprio la capacità dei film di meravigliare, di proiettarti dentro un mondo con più forza rispetto ad altre opere d'arte (senza esprimere giudizi di superiorità).....
    L'omaggio è solo un (magnifico) pretesto, per poter parlare di tempo e cinema, cinema e meraviglia, tempo e meraviglia....

    P.S. faccio un doppio salto mortale: a proposito di dichiarazioni d'amore per il cinema, ho appena visto cigarette burns, dichiarazione totale d'amore.. prendendo spunto da carpenter... ma come la vedi questa seconda stagione di spartacus??????????
    ecco, leggo ora il commento di kelvin, non aggiungo altro....
    Film globale!!!!

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