martedì 27 ottobre 2009

A Serious Man


Parlare della nuova fatica - che poi fatica non credo proprio, visto che i due terribili fratelli si divertono un mondo a fare i loro film - dei Coen è difficile.

E' difficile perchè non siamo di fronte a un film strutturato come gli altri.

Intanto si comincia con una sorta di "cortometraggio" nel film, un prologo - spettacolare tra l'altro - ambientato nella vecchia Russia, parlato in Yiddish, dove una coppia di contadini entra in contatto con un corpo posseduto dal demonio. Divertentissimo.

Si passa poi all'improvviso all' epoca contemporanea, anni 60-70 per la precisione, non ci sono nè computer nè cellulari, ma comunque c'è già la tv. Che si rompe sempre.


Michael Stuhlbarg


Il nostro "uomo serio" è Larry Gopnik, un professore ebreo di matematica onesto e coscienzioso, che cerca di fare tutto con il massimo della precisione e della correttezza. E per questo tutto gli va male! La moglie vuole divorziare, i figli sono dei piccoli mostri insopportabili, il fratello è mezzo suonato, la vicina di casa è disinibita e gli passa droghe leggere, i vicini goy sono assassini muniti di fucili e i suoi studenti cercano di corromperlo.
Come se non bastasse il sostegno religioso di cui avrebbe tanto bisogno è al limite del ridicolo: la serie di rabbini che il povero Larry incontra per un consiglio sono delle macchiette comiche leggendarie.

Un film che ha una storia esile, in fondo si tratta semplicemnte delle disavventure quotidiane di un professore ebreo di provincia, ma la rappresentazione è davvero geniale.

I Coen allestiscono una serie di scene che vanno dal surreale al grottesco, dal comico al drammatico. Sembra che abbiano unito lo stile assurdo di Bunuel alle gag dei fratelli Marx. Un mix insolito, nero, geniale: l'ironia dei due fratelli prende in giro tutti, anche il pubblico!


Richard Kind


Dopo il capolavoro Non è un paese per vecchi e il, a torto, sottovalutatissimo Burn after reading i Coen tornano a disorientarci e sorprenderci allo stesso tempo. Ad essere sbeffeggiate questa volta sono soprattutto le manie della comunità ebraica, ma i vicini non ebrei fanno una figura altrettando ridicola. Per non parlare dello studente coreano. Insomma i Coen non risparmiano nessuno: dall'alto della loro intelligenza si divertono a ironizzare su tutto e tutti, anche su se stessi.

Menzione di merito al grande protagonista Michael Stuhlbarg che farà sicuramente strada.

Questa volta i terribili fratelli non hanno risparmiato proprio nessuno: con una risata hanno seppellito proprio tutti.


La citazione: "When the truth is found to be lies, and all the joy within you dies..."

Voto: ♥♥♥♥

Uscita italiana 5 dicembre 2009

4 commenti:

  1. Ciao, scusa se mi intrometto, ma sono costretto a un doverosa precisazione: la lingua che viene parlata nel prologo non è russo, bensì Yiddish, dialetto che mischia l'ebraico al tedesco.
    E poi, tu giustamente poni l'accento sull'ironia coeniana, ma sottolinerei il fatto che, come sempre nei coen (e qui in modo ancora più evidente) questa sia solo il lato gottesco di un pessimismo cosmico che in A serious man è votato, come mi ha giustamente sottolineato un mio amico, perfino "alla fine del mondo" - vedasi la catena di peggioramenti degli eventi nel finale fino alla tromba d'aria.
    A serious man in questo senso è forse il film più "strutturato" dei Coen almeno per quanto riguarda il geometrico e cristallino impianto narrativo "a spirale" (impianto, tra l'altro, lacerato verticalmente dalla linearità del prologo, sintesi/detonatore del film) che in qualche modo avvicina il film - per tante cose (il dybbuk del prologo, la struttura narrativa speculare e falsamente circolare, l'insistere su alcuni dettagli - i dischi, le carrellate ad uscire dall'orecchio come nell'ellissi/carrellata dello straordinario incipit) a una poetica di tipo lynchano che decreta una vera e propria svolta nel cinema coeniano - senza comunque insistere sul vuoto che è sempre più fulcro e motore della narrazione - checchè ne dicano loro, ma i coen fanno così da sempre.
    praticamente un capolavoro.

    lor

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  2. Hai raggione è Yiddish!!!!
    Correggo subito!

    Eccellente analisi!

    Grandissimo film, sicuramente uno dei migliori dei Coen.

    Grazie per il tuo interessantissimo commento!

    Alla prossima! ^_^

    RispondiElimina

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