Pensavate di esservi liberati dell'ormai storico (?) Diario di un Festival di Eyes Wide Ciak!, vero?
E invece no!
Nonostante i tagli, nonostante i cambiamenti di direttore, nonostante il forfait di Tarantino e Baz Luhrmann noi siamo ancora una volta qui, per raccontare dall'interno il Festival Internazionale del Film di Roma.
Causa problemi tecnici ci stiamo mettendo più del solito a pubblicare i video, ma a breve arriveranno anche quelli, addirittura su un canale tutto nuovo: venghino sssiori, venghino!
Questa volta niente interviste al pubblico e agli addetti ai lavori: semplicemente un racconto per immagini dei fatti salienti della giornata e qualche commento dell'accaduto.
Perché niente domande al pubblico?
Perché il Festival del nuovo direttore Marco Müller, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per la sua natura ancora ibrida tra manifestazione popolare e d'élite, presenta un grande assente: il pubblico.
In questi primi due giorni infatti all'Auditorium Parco della Musica si sono visti solo accreditati, e sono Paolo Ferrari e Marco Müller stesso a confermare la notizia: secondo i loro dati ci sono molti più accreditati ma le vendite dei biglietti sono scese del 15% rispetto alla precedente edizione.
Come mai?
La risposta forse è semplice: pochi film di grande effetto, quasi nessun incontro con il pubblico ed eliminazione della sezione Extra. Praticamente una tragedia.
Nato come festa popolare in cui il pubblico aveva finalmente la possibilità di incontrare registi e attori, il festival si sta piano piano trasformando in una manifestazione più classica, cosa che lo priva del suo fascino unico e lo mette in competizione con altri festival molto più consolidati.
La sezione Extra curata da Mario Sesti, sostituita dalla Maxxi, era l'altro grande fiore all'occhiello di Roma, e quest'anno la qualità della selezione non è all'altezza delle precedenti.
Marco Müller e la "teoria dei pantaloni"
Ad oggi, secondo giorno, non c'è un solo film che sia veramente forte.
Le cose migliori viste fino ad ora, ma senza troppo entusiasmo, sono due commedie, Main dans la main di Valérie Donzelli e Mental di P.J. Hogan, e il film di Miike.
Fatto che si spiega con l'ormai leggendario metodo di selezione di Müller e soci, descritto da Müller in persona come "la teoria dei pantaloni": pare che il buon Müller selezioni un film solo se vede che i suoi collaboratori alla fine della visione hanno i pantaloni perfettamente stirati. Perché? Perché se sono sgualciti vuol dire che durante la proiezione si sono mossi, quindi non erano presi dal film, quindi la pellicola non è buona.
Giuro che l'ha detto davvero.
La giuria per fortuna sembra più promettente: Jeff Nichols, regista dell'ottimo Take Shelter, è un presidente giovanissimo, ad affiancarlo l'attrice Valentina Cervi, il regista Timur Bekmanbetov (sì, proprio quello di Abraham Lincoln Vampire Hunter), P. J. Hogan, Leila Hatami, Chris Fujiwara e Edgardo Cozarinsky.
Jeff Nichols, presidente della giuria
Un ensemble molto variegato, che vede un regista di commedie come Hogan accanto ad uno di blockbuster trash come Bekmanbetov, che si è dichiarato "not a festival persona" e che non crede in registi che giudicano altri registi, e ad uno più impegnato come Cozarinsky che ha affermato di voler vedere film originali e che lascino qualcosa anche 2-3 ore dopo la visione.
Vedremo se nei prossimi giorni e con diverse star in arrivo, tra cui Sylvester Stallone e Jude Law, la situazione del Festival migliorerà, fatto sta che per giudicare seriamente l'operato di Müller bisognerà aspettare il prossimo anno.
Se ci sarà ancora un Festival di Roma.
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