Il "papà" del serial-cult firma una nuova serie che viaggia nel tempo, fra flashback e fatti inspiegabili. Come la sorte di quelle 300 persone rinchiuse nel carcere, sparite nel nulla alla sua chiusura, quarant'anni fa
E’ davvero instancabile. Sceneggiatore, compositore, produttore, regista. J. J. Abrams possiede la rara capacità di creare sempre grande aspettativa intorno a tutto ciò che fa. Diventato ormai un regista di successo – il suo “Super8″ è stato uno dei migliori film del 2011 ed è grazie a lui che c’è stato il rilancio in grande stile di “Star Trek” – Abrams è arrivato però al grande pubblico producendo serie tv: “Felicity”, “Alias”, “Fringe”, “Undercovers”, “Person of Interest” e soprattutto il fenomeno cult “Lost”. E’ comprensibile quindi che per il suo ultimo nato, “Alcatraz”, ci sia tanta attesa.
La prima puntata è andata in onda in America il 16 gennaio e ha mostrato subito il tocco distintivo dell’autore: la musica è del fedelissimo Michael Giacchino (che ha firmato le colonne sonore di “Alias”, “Lost”, “Fringe”, “Mission Impossible III” e “Super8″), tra i produttori esecutivi figura Jack Bender, regista degli episodi più importanti di “Lost” e nel cast c’é Jorge Garcia alias Hugo “Hurley” Reyes, attore simbolo dei superstiti del volo Oceanic 815.
Gli elementi cari ad Abrams non mancano. “Alcatraz” parla di come la chiusura del carcere di massima sicurezza più famoso del mondo, avvenuta nel 1963, copra uno dei fatti più inquietanti e inspiegabili nella storia dell’umanità. La storia dice che il 21 marzo di quell’anno la prigione fu chiusa per i costi troppo elevati e che tutte le persone che ospitava, ben 300 individui tra detenuti e personale, furono trasferite in altre strutture: la tesi della serie è che invece quelle 300 persone scomparvero nel nulla.
A scoprire questo risvolto incredibile è la detective Rebecca Masden (Sarah Jones), che trova sul luogo di un delitto delle impronte appartenenti ad un detenuto di Alcatraz dichiarato morto quasi 40 anni prima. A confermarle il fatto è l’agente dell’FBI Emerson Hauser (Sam Neill), a capo di una squadra speciale che si occupa proprio del “caso dei ragazzi del ’63″. La task force comandata da Hauser rivela a Rebecca che i detenuti scomparsi all’epoca stanno infatti tornando nel presente, senza essere invecchiati di un giorno e con obiettivi precisi. Come se qualcuno ordinasse loro di compiere dei crimini. Per investigare, Rebecca chiede l’aiuto del maggior esperto americano di Alcatraz, il dr. Diego Soto (Jorge Garcia), criminologo e appassionato di fumetti.
Un’isola, fatti inspiegabili, salti temporali, flashback che svelano il passato dei personaggi. Questi elementi arrivano direttamente da “Lost” ma le analogie finiscono qui. La struttura portante della serie è infatti da ricollegare principalmente a “Fringe”, con cui ci sono diversi punti in comune: la protagonista Rebecca somiglia molto alla Olivia Dunham interpretata da Anna Torv, il personaggio del dr. Soto ricorda in parte quello del dr. Walter Bishop interpretato da John Noble, l’agente dell’FBI interpretato da Sam Neill ricorda Broyles (Lance Reddick) e il tecnico di laboratorio Lucy (Parminder Nagra, la dottoressa Neela di “E. R.”) è praticamente lo stesso personaggio dell’agente Fransworth (Jesika Nicole). La narrazione inoltre è identica a quella di “Fringe”: ogni episodio è auto-conclusivo, anche se aggiunge man mano dei tasselli alla trama generale.
Abrams ha quindi unito molti dei punti di forza delle sue serie di maggior successo creando un ibrido che per il momento sembra avere buone potenzialità: ogni personaggio ha un passato misterioso da approfondire e il grande mistero che fa da traino all’intera serie è sufficientemente intrigante per catturare l’attenzione dello spettatore.
Inutile dire che la maggior attrattiva di “Alcatraz” è senz’altro la presenza di Jorge Garcia nel ruolo del dr. Soto, personaggio che offre gli unici spunti comici del telefilm e che ricorda molto l’Hurley di “Lost”.
La prima stagione prevede 13 episodi e in America è solo alla seconda puntata, mentre in Italia sarà trasmessa a partire dal prossimo 30 gennaio dal canale Premium Crime di Mediaset.
Pubblicato su TvZap.
Alcuni passaggi non mi convincono, il racconto a volte è un po' superficiale, anche se l'idea ha enormi potenzialità... vediamo come si sviluppa la cosa....
RispondiEliminacerto l'impatto della prima puntata di fringe è un'altra cosa...
P.S. ormai spadroneggi nella colonna destra di repubblica, eh?
Tutto vero.
RispondiEliminaPerò c'è Hurley che fa il consulente FBI: stupendo!
^^
Vedremo, se non elaborano sceneggiature decenti chiude alla prima stagione.
Ma che davvero?!
Pensa che non mi becco mai, me lo dicono sempre quando è tardi!
^^
E comunque, a proposito di impatto di puntate pilota, penso che il primo episodio di Lost rimarrà insuperabile per decenni.
RispondiElimina:)
ahah, lo sapevo che mi avresti ripreso... ho citato fringe perché nella mia testa l'associavo di più a questa serie, se non altro per via degli episodi auto-conclusivi...(P.S., a proposito di episodi auto-conclusivi, delusione dell'anno person of interest, senza parlare di terra nova e falling skies)...
RispondiEliminaMea culpa....
^^ vabbé ormai lo sanno tutti che sono parecchio fissata con Lost.
RispondiEliminaHai ragione, anche a me questo ricorda molto più Fringe, ma siamo ben lontani da quel livello.
Falling Skies è una zozzeria immonda, di Person of Interests ho visto solo il pilota per BEN, ma non mi aveva entusiasmato più di tanto.