lunedì 1 giugno 2009

Coco avant Chanel - l'amore prima del mito

La rivoluzione nelle gonne

Prima dei leggendari tailleurs e tubini neri, prima delle ambitissime borsette e dei profumi indossati dalle dive c'era una ragazza abbandonata dal padre e costretta ad arrangiarsi tra lavoretti di sartoria e fumosi cabaret, che capì per prima che le donne avevano il diritto di portare i pantaloni.





Il nome e il marchio Chanel sono diventati sinonimo di eleganza e moda.

Quando si pensa all'alta moda forse è il primo nome che viene in mente e non c'è donna che non subisca il fascino delle creazioni di questa storica maison.

Ma quando si parla di Chanel non si sta parlando semplicemente di vestiti: si parla di uno stile di vita, di un modo diverso di concepire la donna e la femminilità che ha contribuito enormemente all'emancipazione delle donne.

Intrappolate in bustini che non permettevano loro di respirare, oppresse da cappelli ricchi di piume e lustrini, impossibilitate a correre e muoversi secondo i loro desideri, le donne fino ai primi anni del '900 non erano nulla più che begli ornamenti per il piacere degli uomini.

L' abbigliamento rispecchiava dunque il loro ruolo sociale.

Di questa condizione se ne accorse prima di tutti una ragazza francese dalle modeste origini, orfana di madre e abbandonata in un orfanotrofio dal padre venditore ambulante, costretta a fare umili lavori da sartina e a cantare in squallidi cabaret per sopravvivere.


Audrey Tautou

Gabrielle Bonheur Chanel non lo sapeva ancora ma con il suo forte temperamento e la sua grande intelligenza avrebbe fatto fare un enorme passo avanti alle donne delle future generazioni.

Prima orfana, poi sartina, cantante di cabaret e amante di ricchi uomini, Chanel seppe cogliere il desiderio di indipendenza ed emancipazione delle donne, liberandole da quella divisa sociale che le relegava a semplici ornamenti. Ecco quindi che i suoi vestiti dalle linee semplici ed eleganti, dalle gonne corte, senza fronzoli e dai colori sobri sono diventati un mito e un punto di riferimento che si è tramandato fino ai nostri giorni.

E a compiere questa rivoluzione - Chanel è stata una delle prime donne a portare i pantaloni - non poteva che essere una donna costretta dalla vita a rendersi conto che non si può dipendere dagli altri per vivere, ma si deve lavorare ed essere indipendenti così da poter essere padroni del proprio destino.

Il film di Anne Fontaine cerca quindi di mettere in luce proprio questo: le esperienze che hanno forgiato la personalità così singolare e dirompente che tutti noi conosciamo.

Risulta quindi appropriata l'idea di concentrarsi non sui successi della famosa stilista, ma sulla sua infanzia e giovinezza, dagli anni dell'orfanotrofio fino all'apertura del suo primo negozio. Il lavoro fatto dalla Fontaine è accurato e interessante, vediamo infatti come Chanel abbia preso spunto per i suoi abiti dalle esperienze delle sua vita: il tweed e il jersey, tessuti che diventeranno il caposaldo dei suoi tailleurs, le sono stati ispirati dall'imprenditore inglese e suo grande amore Boy Capel, o come le famose bluse a righe provengano dai pescatori incontrati la prima volta che ha visto il mare. Si può dire che Chanel è stata la prima a mettere la sua vita nelle proprie creazioni e forse l'unica che ha dato una parte della sua anima e del suo essere alla moda.


Alessandro Nivole e Audrey Tautou

Audrey Tautou che dà volto e corpo alla stilista è perfetta nel ruolo: magrissima, ironica e orgogliosa allo stesso tempo, misurata ed elegante nei gesti. A farle da spalla altri due ottimi attori: il francese Benoit Poelvoorde è perfetto nel ruolo del barone Balzan, l'amante di Chanel che la sostenne economicamente per anni, e Alessandro Nivola veste bene i panni di Boy Capel, grande amore della stilista che la spinse a rendersi indipendente e ad aprire il suo primo negozio.

Ottima anche la ricostruzione degli arredi e la ricercatezza dei vestiti.

Unica pecca della pellicola è un ritmo forse poco sostenuto in alcuni punti che potrebbe provare chi non è molto interessato alle vicende della stilista, ma la scelta di seguire in punta di piedi le vicende della giovane Coco non è così deprecabile ed evita di scadere nel melodrammatico.

Di grande impatto la scena finale, quasi onirica: la Chanel degli esordi vede sfilare davanti a sé alcune delle sue creazioni più significative che hanno segnato tutto il '900.

E in quegli occhi a metà tra la soddisfazione e la malinconia c'è tutto un mondo femminile che forse è incomprensibile agli uomini ma che per le donne è insieme una vittoria e un senso di amarezza.

La citazione: "L'unica cosa interessante dell'amore è fare l'amore, peccato che ci voglia un uomo!"


Voto: ♥♥1/2

Pubblicato su Meltin'Pot.


4 commenti:

  1. da quanto leggo mi sembra che l'intento sia stato di bissare il successo internazionale de La Vie en Rose attraverso una pelicola molto affine. Il giudizio è comunque positivo, dunque lo segno tra i film da vedere.

    RispondiElimina
  2. Perché hai raccontato il finale? :(

    RispondiElimina
  3. @Mario: oddio a un sacco di gente che ho sentito non è piaciuto...non mi voglio prendere la responsabilità se poi non ti piace!!!

    @Paolo: oddio raccontato il finale...è un accenno alla scena finale, non è che ti ho rovinato la sorpresa! In fondo non è un colpo di scena, in fondo si sa prima di entrare in sala come va a finire la storia...
    Cmq chiedo umilmente perdono!!!
    Non lo farò mai più!
    ^_^

    RispondiElimina
  4. Il film mi incuriosisce ma non sono riuscito a vederlo. Spero di poter rimediare.

    @Mario. (mi scuso con Valentina) E' un piacere rivederti! Linkerò presto il tuo blog, ma... non è possibile lasciare commenti?

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...