lunedì 9 febbraio 2009

Il primo respiro

L’incredibile miracolo della nascita


Quei pochi secondi che seguono il parto sono forse il momento più angosciante ed emozionante a cui si possa assistere: l’attesa di sentire quel vagito, quel primo pianto che testimonia il passaggio dell’aria nei piccoli polmoni del neonato, facendo aprire bronchi e alveoli, e che porta alla vita un nuovo essere umano.
Il regista Gilles De Mastre, affascinato da questo atto così intimo e allo stesso tempo universale, ha realizzato un documentario in cui assistiamo a ben dieci parti: dal Messico al Giappone, passando per l’India e la Francia, dieci donne e i loro bambini lottano per far trionfare la vita.



Conosciamo così Kokoya donna Masai al suo settimo parto: questo è il settimo figlio per lei e quasi il centesimo per il marito, un poligamo con ben dieci mogli.
Ci spostiamo poi in Messico dove Gaby e Pilar vogliono partorire nell’oceano insieme ai delfini e da qui in Brasile dove Majtonrè, appartenente a una tribù guerriera dell’Amazzonia, partorisce attaccata a un ramo. All’altro capo del mondo troviamo Yukiko che vuole far nascere il suo secondo figlio secondo la tradizione giapponese e senza andare in ospedale; rifiuta l’intervento dei medici anche Vanessa, un’attivista americana che vive in una comune con altre otto persone, che vuole avere un parto naturale alla presenza dei suoi amici. In India troviamo invece Sunita, alla quarta gravidanza, che non può permettersi di andare in ospedale, così come Manè, donna nigeriana costretta a partorire sulla sabbia del deserto, lontano da occhi maschili. Dall’austerità della Nigeria passiamo al caos dell’ospedale Le Tu Du in Vietnam: qui i parti sono in media 120 al giorno e fanno della struttura il più grande e affollato reparto maternità del mondo. Deve ricorrere al cesareo invece Elisabeth, siberiana appartenente a una tribù nomade, costretta ad andare in ospedale in elicottero perché la temperatura è a meno cinquanta gradi sotto lo zero. Arriviamo così nella, a noi, più familiare Francia dove Sandy, una ballerina di cabaret, danza con il pancione fino al rassicurante e assistito parto in ospedale.



I dieci parti avvengono tutti nell’arco di 48 ore nei giorni a cavallo del 29 marzo 2006: giorni in cui c’è stata un’eclissi solare visibile da ogni angolo del pianeta.
Ad ogni parto l’emozione è sempre alta e le domande le stesse: andrà tutto bene? Il bambino sarà sano? La mamma se la caverà? Proprio per questo fa rabbia la scelta di chi, pur potendo usufruirne, rifiuta l’intervento medico correndo in contro a grandi rischi e fa invece compassione chi è costretto ad affidarsi a stregoni e simili piuttosto che ad esperte ostetriche.
Allo stesso modo impressiona l’ospedale vietnamita in cui più che in un reparto maternità sembra di trovarsi in una fabbrica dove i bambini vanno avanti e indietro come su una catena di montaggio e vengono identificati grazie a grosse cifre scritte sulla pelle con un pennarello.
Fa inoltre riflettere il fatto che i parti più emozionanti siano quelli in cui donna e uomo assistono insieme alla nascita del loro bambino, dove i mariti danno coraggio e si fanno incoraggiare dalle mogli, dove la famiglia è una famiglia ancora prima che il bambino nasca e non quelli in cui la madre è una macchina sforna-bambini costretta a partorire nella totale indifferenza del consorte.
La nascita è un atto che abbiamo affrontato tutti, che avviene ogni giorno in ogni angolo del pianeta e che permette all’umanità di andare avanti: nell’istante in cui il bambino piange e la madre lo abbraccia c’è un’ esplosione di ormoni, di impulsi elettrici, di sensazioni fortissime. La nascita porta con sé tutta la forza della vita e il suo insondabile mistero: è una storia che riguarda tutti e non può che affascinare e commuovere.

La citazione: "Secondo una leggenda talmudica, al momento di venire al mondo, il neonato possiede tutte le conoscenze che ha acquisito nelle vite precedenti. In quel momento gli appare un angelo che gli intima di non rivelarle a nessuno. L'angelo posa il dito sul labbro del bambino e il neonato dimentica tutto per entrare nella vita. Del gesto dell'angelo resterà una sola traccia: la piccola fossa tra il labbro superiore e la base del naso...Ed è in quel momento che il neonato emette il suo primo grido"

Voto: ♥♥♥

Uscita italiana: 13 febbraio 2008

Pubblicato su Meltin'Pot.

4 commenti:

  1. E' un film stupendo, io ho il dvd in francese, la traduzione del titolo originale mi pare sia "il primo vagito". E' bellissimo, dovrebbero vederlo tutti. Alcune scene sono stupende.

    Da non dimenticare assolutamente il neonato esquimese tutto infagottato... bellino :

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  2. perchè dovrebbe far rabbia chi sceglie un parto naturale in casa propria?informati meglio l'OMS( organizzazione mondiale della sanità) sono almeno 20 anni che lo consiglia caldamente, ovviamente non nel terzo mondo.in nord europa è molto comune...ovviamente consigliato solo a donne sane con gravidanza fisiologica.

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  3. Fa rabbia eccome: il parto è un momento estremamente delicato.
    Ci possono essere mille cose che vanno storte.
    E scegliere di partorire in casa senza nessun assistenza medica per partito preso nel 2000 francamente mi sembra da imbecilli.

    Nel film l'hippie che sceglie questa strada anche quando ci sono complicazioni gravi si rifiuta ostinatamente di chiamare un medico.
    Si decide a chiedere aiuto solo quando sta per lasciarci la pelle.

    L'OMS sicuramente non consiglia di fare a meno dell'assistenza del medico o almeno di un'ostetrica.

    Fa rabbia perchè magari una donna in Africa che non può permettersi di chiamare un dottore perde il suo bambino perchè non assistita o un'altra in India magari muore.

    Noi che siamo così fortunati da poter avere assistenza medica non dovremmo assolutamente prendere queste inutili e rischiose prese di posizione.

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