mercoledì 4 febbraio 2009

Ti amerò sempre


Non lasciatevi ingannare dal titolo.
Nonostante il titolo comprenda la parola “amore”, tanto inflazionata in Italia nelle ultime stagioni cinematografiche, il film di Philippe Claudel non ha niente della commedia romantica scacciapensieri. Anzi.
Lo scrittore francese, molto apprezzato in patria, dopo diversi romanzi di successo ha deciso di trasformare in immagini una sua storia, scritta appositamente per il film, e compiere il grande passo nel mondo del cinema.
La storia segue da vicino il personaggio di Juliette (una splendida Kristin Scott Thomas), quarantenne ricongiunta con la sorella minore, Léa, dopo quindici anni di prigione.
Il film parte in sordina: non sappiamo perché Juliette è stata imprigionata, quale fosse la sua vita prima della pena e perché a Léa sia stato imposto di dimenticare la sorella maggiore.
Pian piano i misteri si svelano, il dolore riemerge e questioni rimaste in sospeso per anni tornano più violente di prima.
Claudel non ci va leggero: in una sola pellicola affronta temi importanti e difficili come il problema della riabilitazione per chi è stato recluso, l’atrocità dei sensi di colpa, la fatica di reintegrarsi nel mondo e tornare alla vita, la solitudine, la difficoltà di aprirsi con gli altri, il rapporto genitori-figli, l’eutanasia.

Kristin Scott Thomas

La pellicola è concepita e costruita come se fosse un romanzo: lo spettatore, alla stregua del lettore, non ha punti di riferimento e non conosce la storia dei personaggi, non dispone di informazioni da “narratore onnisciente” e deve scoprire la verità a poco a poco, seguendo la maturazione del personaggio di Juliette. Da questo punto di vista il film è molto interessante: sembra quasi di vedere in immagini un romanzo, provando lo stesso piacere che si ha riflettendo sui piccoli dettagli che aiutano a svelare la storia. D’altro canto la pellicola soffre di un forte senso di auto-referenzialità e intellettualismo a tutti i costi - tendenza spesso presente nel cinema francese - che in qualche modo tiene a distanza il pubblico dalla vicenda privata dei personaggi, risultando spesso forzata e poco sincera. Con tanta carne al fuoco è molto facile fiaccare lo spettatore meno colto e appassionato, e, a causa di una regia non all’altezza della situazione, dovuta all’inesperienza del regista-scrittore, anche il pubblico più esigente può storcere il naso di fronte a scelte poco incisive.

Elsa Zyberstein e Kristin Scott Thomas

A salvare la pellicola però ci pensa la straordinaria interpretazione di Kristin Scott Thomas, che andrebbe apprezzata in lingua originale: l’attrice inglese premio Oscar padroneggia alla perfezione la lingua francese e dona al personaggio il giusto spessore, raggelando lo spettatore nell’intenso finale. La basta uno sguardo, l’accenno di un sorriso, una ciocca di capelli scostata con noncuranza dal viso a rendere tutta l’intensità e la drammaticità del suo personaggio.
Un’opera prima non priva di lacune quindi, ma l’interpretazione della Thomas vale da sola l’intero film.

La citazione: "Che cosa potevate fare?!"

Voto:
♥♥♥

Uscita italiana: 6 febbraio 2009

Pubblicato su Cineforme.


3 commenti:

  1. proprio ora stavo leggendo la tua recensione...amore è un tema che va di moda ultimamente..

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  2. Un fim che potrebbe interessarmi molto. Spero di riuscire a vederlo.

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  3. mi è piaciuto tantissimo, forse il finale tende a dare troppe spiegazioni che non servivano, ma il film è proprio bello bello per me!

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