venerdì 27 febbraio 2009

L'Onda


E’ possibile che il nazismo possa nuovamente prendere il sopravvento?
Questa è la domanda al centro del film di Dennis Gansel.
Germania, un’imprecisata città di periferia, giorni nostri: il professore di liceo Rainer Wenger (Jurgen Vogel), rocchettaro ed ex anarchico, deve condurre una serie di lezioni sull’autarchia.
I ragazzi non sembrano entusiasti delle lezioni perché ritengono abusato l’argomento: come potrebbe proprio la Germania, che ha causato gli orrori dell’olocausto e della seconda guerra mondiale, farsi trascinare di nuovo da questi sentimenti di distruzione e sete di potere?
Per dimostrare il contrario, il professore inventa una sorta di gioco di ruolo: la classe sarà la sua piccola nazione e lui il fuhrer. Ad ognuno viene assegnato uno specifico compito e tutti devono indossare una camicia bianca come segno distintivo. La classe trova anche un nome: saranno L’Onda. Quello che nasce come un semplice gioco educativo si trasforma presto in una bomba a orologeria: i ragazzi cominciano a diventare violenti con chi non fa parte dell’Onda e il meccanismo sfugge presto di mano al professore.

Jurgen Vogel

La pellicola di Gansel, ispirata ad una storia vera, è una piacevole sorpresa che conferma la nuova interessante linfa creativa del cinema tedesco contemporaneo.
La Germania si interroga ancora molto sul proprio passato - gioielli come “Goodbye, Lenin!” o “Le vite degli altri” lo dimostrano -, inevitabile quindi che le vicende presenti allarmino questa nazione.
La pesante crisi economica che si sta abbattendo su tutto il mondo, le differenze sociali, il lassismo di certi politici, il problema dell’integrazione con gli immigrati e il malcontento dei cittadini sono tanti campanelli d’allarme per l’eventualità che spinte razziste e fasciste possano nuovamente vedere la luce. E la pellicola di Gansel riflette proprio su questo: il liceo è una nazione in miniatura, con le classi come le varie regioni e gli alunni come cittadini. In una classe nascono amori, ostilità, ci si guarda con sospetto o con simpatia, proprio come tra popoli.
Seguendo passo passo l’evolversi nei personaggi di sentimenti forti e assoluti come la convinzione di essere più importanti degli altri, di appartenere ad un gruppo per cui si farebbe di tutto e di trovare finalmente integrazione, ci si rende conto che il pericolo di fascismo è sempre dietro l’angolo, perché nasce dagli istinti più primordiali e feroci dell’animo umano.
Il regista racconta il tutto con un ritmo incalzante, quasi come se si stesse assistendo a un thriller, in un crescendo di follia collettiva che monta proprio come “un’onda”.


Non manca certo qualche semplificazione di troppo - soprattutto nella caratterizzazione dei giovani d’oggi, visti come un gregge disperso senza prospettive sul futuro e intento solo a gozzovigliare e a stordirsi con musica e droghe – ma l’insieme è molto efficace e coinvolgente.
L’aspetto più interessante del film non è tanto come i ragazzi si facciano coinvolgere dall’esperimento - si sa che spesso i giovani se indirizzati in un certo modo rispondono più prontamente degli adulti - quanto piuttosto la fascinazione del professore per il piccolo potere ottenuto: proprio chi si erge al di sopra delle masse per guidarle è il più pericoloso, anche chi è mosso dalle migliori intenzioni.
La, ora, democraticissima Germania sente fortemente il problema.
Bisognerebbe che anche le altre nazioni si rendessero conto che non si tratta di fiction o speculazioni intellettuali, ma di problemi reali e inquietanti.

La citazione: "In pochi giorni sei diventato il capo degli stronzi!"

Voto:
♥♥♥1/2

Pubblicato su Cinema4stelle.it

10 commenti:

  1. perfettamente d'accordo sul pericolo esistente....ricordiamo tutti in che periodo nacque il partito nazionalsocialista.... inoltre mi sembra pacifico(almeno in italia) che i media vogliano fomentare l'odio nei confronti del diverso...mi ricordo quando ero piccolo erano gli albanesi..poi i cinesi...poi i nordafricani...ora i rumeni.... indirizzando la mente verso un nemico immaginario si presta meno attenzione a certi fenomeni nostrani...
    Vedi qui..
    http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?del=20090226&fonte=AGI&codnews=287318

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  2. Interessantissima questa analisi del film. Cercherò di vederlo in qualche modo, in sala da me non arriverà mai...
    Ale55andra

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  3. Un film che m'incuriosisce e che forse non potrò vedere al cinema (anche da me arrivano pochi film come questo).

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  4. Grazie per i complimenti!

    Vi consiglio proprio di vederlo!

    Anche perchè è una pellicola originale, mi ha proprio stupito!

    Mi aspettavo il solito polpettone tedesco e invece merita davvero.

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  6. che filmone, mi è piaciuto un sacco!! alla prossima anteprima ci saluteremo con il saluto dell'onda, mi raccomando!! :)

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  7. Da mesi prima che uscisse nelle sale italiane, già fremevo per andare a vedere questo film.

    Sono passati i giorni, le settimane, ed ancora lo devo vedere! Mi devo ricordare di metterlo in cima nella lista delle prossime pellicole da guardare.

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  8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  9. I films tedeschi non sono polpettoni. La Germania è l'unico posto nel mondo attuale in cui escono bravissimi attori giovani: guardate come recita Max Riemelt, non tanto ne "l'Onda" ma in "Napola-I Ragazzi del Reich".

    E non dimentichiamo il giovanissimo David Kross che ha aiutato la Winslet a vincere l'Oscar, con notevole valore aggiunto al primo tempo di "The Reader".

    E non dimentichiamo Daniel Bruhl, il più attore di tutti tra quelli citati, o Robert Stadlober.

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  10. Daniel Bruhl è un grande, amo Goodbye Lenin! Rivederlo nel film di Tarantino mi ha fatto un certo effetto..!

    Ultimamente la Germania sta facendo grandi film, basti ricordare, oltre "L'Onda", quel filmone sottovalutatissimo che è stato "La banda Baader-Mainhof"

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