sabato 26 aprile 2008

L’altra donna del re

Quando la Storia diventa una soap opera.



Inghilterra, 1500: due giovani e belle fanciulle di buona famiglia, le sorelle Mary (Scarlett Johansson) e Anne (Natalie Portman), stanno per prendere parte ad uno dei triangoli amorosi più torbidi della storia dell’umanità.
Sì, perché le due sorelle in questione non sono due ragazze qualsiasi: di cognome fanno Boleyn e l’uomo al vertice di questo triangolo è niente di meno che Enrico VIII (Eric Bana), re d’Inghilterra.
Enrico è impaziente di avere un figlio maschio in modo di assicurarsi una salda discendenza, ma la sua sposa, Caterina D’Aragona (Ana Torrent), gli ha dato solo una figlia femmina e una serie di bambini nati morti. Per rimediare alle “mancanze” della moglie Enrico cerca giovani fanciulle in grado di soddisfare le sue esigenze e, spinto dal suo consigliere il Duca di Norfolk (David Morrisey), va a far visita a Lady Elizabeth Boleyn (Kristin Scott Thomas), che ha due splendide figlie in età da marito.
Mary ha appena sposato William Carey (Benedict Cumberbatch), un modesto nobile, e quindi è fuori dai giochi, Anne invece è la figlia scelta per sedurre il re e convincerlo a fare di lei la sua amante. Anne però è troppo ambiziosa e orgogliosa e invece di sedurre il re lo umilia pubblicamente, causandogli una brusca caduta da cavallo. Entra in gioco allora Mary, più semplice e remissiva, che con la sua dolcezza conquista i favori del re.

Natalie Portman e Scarlett Johansson

Costretta ad andare a corte, Mary diventa l’amante di Enrico e finisce per innamorarsene. I due avranno un figlio maschio, ma Anne, decisa ad avere il suo momento, approfittando della gravidanza della sorella, tesse una sottile tela di seduzione e attira a sé il desiderio del re.
La sua abilità è tale da convincere Enrico a cacciare Mary e suo figlio, ad esiliare la regina e a sposarla, causando la rottura con la Chiesa Cattolica.
Anne diventa quindi regina, il massimo per una ragazza ambiziosa come lei, ma i problemi arrivano quando il primo figlio avuto dal re si rivela essere una femmina e la sua posizione crolla del tutto quando perde il secondo figlio prematuramente.
L’epilogo della vicenda è noto: Anne sarà decapitata, il re sposerà Jane Saymur (e successivamente altre quattro donne) e quella figlia apparentemente sfortunata e non voluta si rivelerà essere Elisabetta I, la più grande sovrana d’Inghilterra.
Il regista Justin Chadwik, fino ad ora solamente regista televisivo, confeziona una pellicola pomposa, patinata e più simile ad una soap opera che a un grande dramma in costume.
La vicenda presto abbandona i binari dell’intrigo politico per seguire quelli dei movimenti in camera da letto, costruendo un intreccio di amori e tradimenti che alla lunga annoiano anche il più pettegolo degli spettatori. Dalla pellicola sembra che Enrico VIII abbia regnato ragionando con i suoi attributi maschili piuttosto che con il cervello, arrivando a separarsi dalla Chiesa Cattolica Romana soltanto per il capriccio di avere una donna, e che si occupasse soltanto di chi avere nel letto piuttosto che amministrare un’intera nazione!

Eric Bana

Inoltre il tema centrale, il rapporto tra le due sorelle, non è ben trattato dato che il film si limita a presentare le due ragazze l’una l’opposto dell’altra: Mary è dolce, gentile e bionda, Anne è invece ambiziosa, manipolatrice e bruna; la caratterizzazione dei personaggi si ferma qui, non emerge infatti quel rapporto complesso di amore – odio che avrebbe dovuto catalizzare l’attenzione dello spettatore. Le due fanno a gara a chi è più seducente e bella, a chi riesce meglio a soddisfare il re, costruendo una storia degna della miglior puntata di Beautiful.
La regia si allinea perfettamente al taglio dato alla storia e risulta spesso ridondante - soprattutto nelle innumerevoli inquadrature ai palazzi con cielo plumbeo sullo sfondo - a volte quasi barocca, volendo strafare con l’effetto “occhio che guarda dal buco della serratura”.
La musica è ripetitiva e monotona, spesso anonima e per nulla incisiva.
La fotografia è cupa e si ispira spudoratamente a quella del film “Elizabeth” di Shekhar Kapur ma senza ottenere lo stesso effetto di intrigo e mistero.
Nota di merito invece ai costumi, fedeli ai quadri d’epoca e molto ricercati nei dettagli (come la collana con la “B” portata da Anna Bolena).

Natalie Portman e Eric Bana

L’unico punto di forza della pellicola è il cast: il duo Natalie Portman – Scarlett Johansson catalizza l’attenzione e tra le due attrici si instaura un duello di bravura. La Portman vince a mani basse sul piano dell’interpretazione e - ma forse non tutti saranno d’accordo - anche dal punto di vista estetico: la Portman ha un viso molto più espressivo ed è dotata di un grande talento, la Johnasson invece sembra avere a disposizione una gamma ben misera di espressioni e si riscatta soltanto nel finale.
Eric Bana se la cava discretamente, anche se il suo è un Enrico VIII decisamente più in forma di quello che la storia ci ha tramandato, riuscendo a modulare la sua interpretazione a seconda che si trovi ad interagire con l’una o l’altra sorella.
Ottimo il cast di contorno: ritroviamo, nei panni del fratello delle due Boleyn, il sorprendente Jim Sturgess (l’indimenticabile Jude di “Across the Universe”), la raffinata Kristin Scott Thomas (che dà una lezione a tutti), un perfido David Morrisey e un Benedict Cumberbatch viscido (visto nel ruolo di Paul Marshall in “Espiazione”).
Ma un ottimo cast non può salvare un film lacunoso nella sceneggiatura e nella regia, e la pellicola a lungo andare annoia, rovinandosi definitivamente in un finale frettoloso e non sfruttato appieno.
Peccato perché avrebbe potuto essere un buon film.

La citazione: "Ho lacerato questo paese in due per voi!"

Voto: ♥♥

Pubblicato su Superga Cinema.

1 commento:

  1. La johansson sembrava molto la serva della ragazza dell'orecchino di perla, con meno espressività.

    Natalie tutta la vita.

    Solo io ho notato la tendenza a morire della Portman?

    RispondiElimina

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