lunedì 14 aprile 2008

Conferenza stampa Alla Ricerca dell’isola di Nim: conversazione con Jodie Foster

Alla Casa del Cinema la due volte premio Oscar Jodie Foster si è concessa alle domande della stampa.

Jodie Foster alla Casa del Cinema di Roma, foto di Valentina Ariete


Il 10 aprile in una sala gremita della Casa del Cinema, il fior fiore dei critici cinematografici italiani ha potuto intervistare Jodie Foster, più che un’attrice un mito: quarantadue anni di carriera su quarantacinque di vita! L’attrice due volte premio Oscar (per “Sotto accusa” e “Il silenzio degli innocenti”), che ha esordito nella pubblicità a tre anni nello spot della Copperton e si è fatta notare al cinema a quattordici in “Taxi driver” di Scorsese, si è mostrata sorridente e solare, gentile e disponibile: tutto il contrario dei personaggi che solitamente interpreta. Ecco come ha risposto alle domande della stampa.

Jodie Foster in "Alla ricerca dell'isola di Nim"


Come si è trovata a interpretare finalmente una commedia dopo tanti ruoli drammatici?
E come si è trovata a lavorare con Gerard Butler?

J.F.: Devo dire che è da tanto tempo che cerco di interpretare un ruolo un po’ più leggero. In realtà sono più di quindici anni che cerco di fare una commedia, da quando ho recitato in “Maverick”, ma finora non ero riuscita a trovare nulla che mi attirasse e quando finalmente ho trovato questa sceneggiatura sono andata a bussare a parecchie porte, perché nessuno mi vedeva credibile in un ruolo di questo genere. Ovviamente i ruoli drammatici sono un elemento importante della mia vita, tornerò comunque sempre a fare ruoli drammatici, però devo dire che in questo film mi sono divertita parecchio. Mi è piaciuta molto questa cosa dell’alter ego, che era Gerry Butler, sia io che Gerard siamo attori conosciuti per i nostri ruoli drammatici, io soprattutto per i thriller e lui per personaggi eroici tutti muscoli, quello che ci è piaciuto moltissimo è stato prenderci in giro: prendere in giro noi stessi nei ruoli drammatici che spesso interpretiamo. Io in un personaggio pieno di paure e nevrosi e lui nell’eroe tutto pose. E’ stato molto divertente.

Quanto è avventurosa Jodie Foster rispetto al personaggio del film? Ha pensato di poter migliorare il dialogo con i suoi figli facendo un film che i bambini possono vedere?

J.F.:
I miei figli per la prima volta hanno potuto vedere un mio film! E’ stata la prima volta che hanno partecipato ad una prima cinematografica e hanno avuto la possibilità di venirmi a trovare sul set. Quindi è stato un momento fantastico per noi. Inoltre hanno letto il libro prima ancora che io interpretassi il film, quindi mi hanno immaginato nel ruolo. Sul set hanno potuto incontrare gli animali e per loro è stata una cosa fantastica.
Per quanto riguarda le fobie sono l’esatto opposto di Alexandra, non ho particolari paure. Non amo particolarmente i serpenti, ma non è nulla di grave. Per l’avventura devo dire che in effetti sono abbastanza avventurosa: mi piace sciare, fare le immersioni, fare scalate, poi però mi piace tornare a casa e fare una bella doccia. Non sono tipo da campeggio.

I tempi della paura e quelli della commedia sono molto diversi. Ha dovuto imparare quelli comici? E quali difficoltà ha avuto? Inoltre la scena sul tapis roulant come l’ha fatta, era un effetto speciale?

J.F.: Un talento è un talento. E’ vero i tempi della commedia sono diversi da quelli drammatici, però io mi muovo sulla base dell’istinto, sono molto istintiva quando recito, anche perché, soprattutto in questo caso, se ci pensi troppo rischi di non essere abbastanza brava. Quanto alla scena del tapis roulant è l’unica scena in tutto il film in cui ho avuto una contro-figura. Io l’avrei fatta senza problemi, ma la produzione non ha voluto saperne.

Jodie Foster in "Sotto accusa"

Lei che ha cominciato così presto ha recitare, che rapporto ha avuto con questa bambina fenomeno che è Abigail Breslin? Si è rivista in qualche modo in lei?


J.F.:
Abigail è una bambina eccezionale. Per me è sempre molto divertente poter lavorare con i bambini, che in un certo senso mi ricordano me quando recitavo alla loro età. Abigail è una bambina con la testa sulle spalle e una fantastica famiglia alle spalle che la sostiene. Nel film i percorsi dei nostri personaggi sono speculari: entrambe vivono isolate e di creano un mondo immaginario e contemporaneamente hanno bisogno tutte e due di qualcuno che si prenda cura di loro. Ed è proprio per questo che il mio personaggio nonostante tutte le sue fobie riesce a uscire di casa e andare da Nim, anche se alla fine è lei che salva me.


Il Festival Gay di Torino le dedica un filmato intitolato “Jodie Foster un’icona”. Ne era a conoscenza? Che ne pensa?

J.F.: Mi fa paura questa cosa. Non ne so niente.

E’ vero che ha intenzione di aspettare a lungo prima di fare un altro film?


J.F.: Negli ultimi 10-15 anni ho deciso di far passare un po’ di tempo tra un film e l’altro, anche perché adesso ho dei figli e voglio dedicare più tempo a loro. Lavorare ad un film mi sottrae molte energie e mi ci vuole molto tempo poi per riprendermi. Quest’anno ho fatto due film, il “Buio nell’anima” e questo, e per me è troppo. Al momento quindi non ho intenzione di recitare. Sto lavorando alla sceneggiatura e sto cercando i fondi per realizzare, da regista, un film su Leni Riefenstahl.

Jodie Foster in "Il silenzio degli innocenti"

Questo film è diretto a dei ragazzi: che insegnamenti vorrebbe che desse loro?


J.F.: Credo che questo film trasmetta un grande messaggio. Prima di tutto che bisogna difendere il pianeta e la natura, poi che bisogna stabilire un’alleanza tra donne, questo vale soprattutto per le bambine che devono capire che debbono rendersi autonome e indipendenti e avere cura di se stesse, perché oggi, anche se siamo nell’era post-femminista, ancora passa il messaggio che ci deve essere intorno alle future donne una figura paterna o comunque maschile, sia esso il padre, il fratello o il marito. Inoltre il film fa vedere ai bambini un mondo reale, ed è importante perché oggi con tutti questi videogiochi hanno perso un po’ il contatto con la natura.

Secondo lei c’è un cambiamento in atto nell’industria cinematografica americana? Dai recenti Oscar sembra che qualcosa si stia muovendo: c’è più spazio per le idee?


J.F.:
Sono ben 42 anni che recito, quindi ho visto gli anni sessanta, i settanta, gli ottanta, i novanta e adesso il duemila, e devo dire che più che di cambiamenti si può parlare di fasi. Per quello che mi riguarda per me queste fasi sono legate principalmente all’aspetto finanziario: sono i soldi disponibili che dettano le regole. In alcuni anni sembra che i ruoli femminili prevalgano, poi magari l’anno dopo non ce n’è nemmeno uno. Non si può giudicare l’andamento del cinema dalla cerimonia degli Oscar. In questi ultimi 2-3 anni le major hanno finanziato parecchi film indipendenti perché si sono resi conto che potevano attrarre una grande fetta di pubblico e trarne profitto, come “Babel”, “I figli degli uomini”, “Il petroliere”. L’industria cinematografica dipende molto anche dall’andamento dell’economia globale.


Ieri Clooney ha detto che alle elezioni voterà Obama, lei è una democratica: chi voterà?


J.F.: Che io sia democratica è un dato di fatto, lo si può leggere anche su internet, non è un segreto. Però non è nel mio stile parlare delle mie preferenze politiche. Apprezzo il fatto che altre attori si esprimano sulle loro preferenze politiche, ma io preferisco non parlarne.

Jodie Foster in "Il buio nell'anima"


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